Marantz CD 6006

Sostituito da pochissimo nel catalogo Marantz, il CD 6006 è stata una tra le macchine più diffuse in un settore che sta conoscendo il periodo forse più buio della sua vita ormai quasi quarantennale.

Infatti è stretto in una sorta di morsa a tenaglia in cui l’analogico da un lato e l’audio liquefatto dall’altro ne stanno erodendo sempre più gli spazi vitali.

Ottimo motivo per dedicargli la propria attenzione: non essendo un settore alla moda, è quello in cui è possibile spuntare i prezzi migliori, sia per i riproduttori che per i supporti.

A dire il vero il CD e tutto quanto vi ruota attorno hanno conosciuto ben di peggio. Iniziando dal momento del loro esordio e negli anni immediatamente successivi, quando la povertà delle loro doti sonore, nei confronti di un analogico che stava finalmente andando alla ricerca dei propri limiti, peraltro non ancora trovati, si mise in luce in tutta la sua drammatica evidenza.

Solo che all’epoca c’era la grancassa mediatica che batteva in maniera forsennata, a reti e testate unficate. Per maggior sicurezza si eseguì inoltre la rimozione forzata del supporto analogico dalle rivendite di materiale fonografico, evento dal ruolo d’importanza considerevole, riuscendo infine a imporre quel sistema nato zoppo e prematuro.

Paradossi della storia della riproduzione sonora amatoriale: nel momento in cui il digitale in formato CD non poteva nascondere la sua inferiorità nei confronti di quanto lo aveva preceduto riuscì comunque a prevalere sospingendo a una morte sia pure apparente l’analogico. Ora che è in grado di esprimere il meglio delle sue potenzialità, il che significa che rimane tuttora superiore al liquame ad alta definizione, non lo vuole più nessuno o quasi.

Però se si considera l’ipotesi che parte del pubblico interessato al nostro settore sembri agire obbedendo a impulsi impartiti in remoto, e con singolare sistematicità in antitesi ai valori in campo, c’è sempre qualcuno pronto a offendersi.

 

Aspetto e dotazione

Come tutti i lettori digitali di produzione recente, il CD 6006 reca omaggio alle modalità utilizzative oggi più seguite. Allo scopo dispone di un ingresso USB, che a scanso di equivoci è disposto proprio sul frontale. E’ possibile collegarvi lettori portatili, telefoni o memorie di massa. Il segnale digitale presente alla loro uscita viene quindi converito in analogico dalle circuiterie interne del lettore. Putroppo non c’è compatibilità con la codifica Flac, ma solo con MP3, WMA AAC e ovviamente WAV.

Benché sulla carta si tratti di un elemento di versatilità degno di rilievo, sarebbe interessante sapere quanti possessori del CD 6006 vi fanno ricorso effettivamente e con quale frequenza, in rapporto all’utilizzo della meccanica interna del lettore.

Tra l’altro la navigazione nelle cartelle interne del dispositivo di memoria è macchinosa, come sempre avviene in casi del genere e anche tra i cosiddetti music server, elemento inevitabile nel doversi confrontare con sistemi d’interfaccia pensati per l’impiego via personal computer.

Per il resto la dotazione della macchina ricalca il corredo tipico dei modelli di pari classe: oltre ai controlli di trasporto dispone di un’uscita cuffia, il cui livello è regolabile mediante l’apposito potenziometro, mentre a fianco del menzionato ingresso USB c’è il pulsante adibito alla sua attivazione, in alternativa all’ascolto mediante la meccanica interna.

L’estetica è senza dubbio un elemento d’attrattiva per il lettore Marantz, dato che riprende da vicino quella dei modelli superiori dello stesso costruttore, senza replicarne però la relativa pesantezza. Posizionato sul mobile portaimpianto, il CD 6006 fa bella figura e lascia immaginare si tratti di un esemplare più costoso di quanto sia in realtà.

L’impressione è data anche dal display, più ampio del solito e di grande leggibilità.

Per il resto non c’è molto da segnalare, riguardo al telecomando e al pannello posteriore, provvisto delle consuete uscite di linea, di quelle digitali elettrica e ottica, cui si aggiungono le connessioni per il controllo remoto tramite altre apparecchiature.

 

Tecnica

Dal punto di vista realizzativo, il CD 6006 si pone in evidenza soprattutto per la sezione d’uscita che rinuncia completamente all’impiego di amplificatori operazionali a circuiti integrati diffusi sulle macchine di ogni prezzo, dalle più economiche a quelle anche molto costose. Al loro posto ci sono i noti moduli HDAM, sui quali Marantz conta ormai da parecchio affinché i suoi prodotti esprimano un comportamento all’ascolto degno di attenzione. Particolare d’importanza fondamentale per l’immagine che i suoi prodotti hanno acquisito presso gli appassionati.

Per quanto realizzati in un numero di esemplari particolarmente elevato, con le economie di scala conseguenti, i moduli in questione costituiscono comunque una scelta più costosa rispetto ai più comuni circuiti integrati. Innanzitutto per il numero di componenti necessari alla loro realizzazioni da cui conseguono lavorazioni ben più complesse rispetto alla saldatura di un chip a otto piedini, A livello costruttivo sono poi decisamente più raffinati, aspetto che si ripercuote in genere sul comportamento all’ascolto delle elettroniche di cui entrano a far parte.

A questo proposito mi sono sempre chiesto perché si faccia un punto d’onore nell’evitare il ricorso agli operazionali integrati nei preamplificatori e più in genere nelle amplificazioni a due telai, con il conseguente rifiuto categorico da parte degli appassionati nel prendere in considerazione qualsiasi apparecchiatura del genere non basata interamente su componenti discreti. Invece per le sorgenti, che hanno un’importanza anche maggiore per la qualità sonora dell’impianto, il problema non si pone assolutamente e si accettano senza difficoltà alcuna le soluzioni a integrati, anche quelle in cui sono moltiplicati in numerosi esemplari posti in cascata.

In quest’ambito oltretutto, al di là delle diverse tipologie utilizzate, si vede spesso fare ricorso agl’integrati dei marchi che realizzano quelli più mediocri dal punto di vista della sonorità, come i JRC. Basta poco per rendersi conto che a parità di modello, quelli realizzati da altri costruttori suonano decisamente meglio. In questo settore specifico, oltretutto, molti esemplari diversi si sono succeduti nel corso degli anni, o meglio dei decenni. Tuttavia quelli di realizzazione più anziana, se di provenienza certificata, si impongono spesso come i migliori, sempre dal punto di vista soggettivo.

Personalmente sono sempre stato un assertore della superiorità delle circuitazioni a discreti, proprio in base all’esperienza fatta in tanti anni sulle apparecchiature più disparate.

Non ho problemi ad ammettere, tuttavia, che alcuni avvenimenti recenti hanno dimostrato la possibilità di ottenere sonorità non di rilievo ma proprio inattese anche per mezzo di circuitazioni a integrati, fondate comunque su una grande semplicità, almeno in questo confermando le mie convinzioni. Ne riparleremo presto.

Malgrado il CD 6006 abbia una sezione d’uscita completamente a discreti, soluzione utilizzata da alcune tra le macchine che ho maggiormente apprezzato in ambito digitale, la sua sonorità rimane un pochino insipida. Vero è che non si può pretendere la luna da una macchina di costo simile, ma a essere sincero quando mi è arrivato in casa e l’ho attaccato all’impianto sono rimasto alquanto deluso.

Intendiamoci, si tratta comunque di una macchina che se non proprio economicissima è senz’altro a buon mercato, tuttavia le sue doti sonore hanno lasciato parecchio a desiderare. In particolare ho rilevato l’assenza di carattere sostanziale della macchina. Non che prediliga sonorità particolarmente caratterizzate, anzi, tuttavia la difficoltà notevole di percepire buone qualità, o per meglio dire insormontabile, mi ha lasciato decisamente perplesso.

In casi del genere si provvede a supplementi di verifica, proprio alfine di trovare in ogni modo possibile un terreno su cui l’oggetto in esame riesca finalmente a operare nelle modalità consone.

Purtroppo però stavolta c’è stato poco da fare, a ogni tentativo di aggiustamento, a ogni disco che si provava per vedere se finalmente il 6006 potesse esprimersi, l’esito è rimasto sostanzialmente lo stesso: una piattezza di fondo, un’assenza di buone qualità piuttosto deprimenti.

Oltretutto la verifica interna non ha dato adito a particolari rimostranze. Già detto degli operazionali di uscita a discreti, anche la componentistica passiva è sembrata tuttaltro che deficitaria. Anzi il suo livello medio eccede largamente quel che si è abituati a trovare su macchine di classe paragonabile.

A quel punto la situazione si è fatta preoccupante. Proprio perché se a fronte di un comportamento come quello descritto si trovano all’interno magagne particolari, è facile andare a colpo sicuro e nel 90% dei casi i problemi si risolvono.

Stavolta invece, tranne che per qualche particolare, valutabile come insignificante o quasi, a livello di realizzazione interna, con particolare riguardo alla componentistica, anche il più rompiscatole degli incontentabili avrebbe trovato ben poco cui attaccarsi.

Che fare dunque? Manco a dire di togliere i circuiti integrati per sostituirli con operazionali a discreti, essendo questi ultimi utilizzati in esclusiva sulla macchina, così come esce dalle linee di montaggio.

Dopo qualche tentennamento ho deciso per il “o la va o la spacca”, iniziando con l’eliminare alla radice quanto presente, per sostituirlo con la componentistica su cui per esperienza so di poter contare ai fini dei risultati sonici di un qualsiasi intervento di ottimizzazione.

Ho deciso poi di sostituire anche i connettori di uscita , dato che quelli di serie sono come al solito quello che sono, rifacendo anche il tratto di collegamento alle uscite presenti sullo stampato.

Sembra un intervento di scarso rilievo, ma resta il fatto che proprio per quel tramite passa il segnale, quindi tanto vale fare in modo che ne venga penalizzato il meno possibile.

Data l’entità del lavoro svolto, i costi dell’intervento e anche l’impegno ad esso necessario sono stati un po’ superiori al solito. Tuttavia quando la macchina è stata riattaccata all’impianto non era più riconoscibile.

Ora finalmente è riuscita a porre in evidenza il suo carattere, iniziando da una gamma superiore ben dettagliata e definita. Il che, non lo nascondo, mi ha fatto tirare un bel respiro di sollievo. La sonorità generale ne ha tratto grande vantaggio, acquisendo in nettezza e precisione, ma soprattutto nella separazione tra i diversi strumenti, che prima restavano sempre parecchio impastati. Ne trae vantaggio anche la sensazione di presenza degli esecutori in ambiente, che pur non essendo ai massimi livelli attribuisce alla sonorità generale un realismo del tutto fuori dalla portata delle macchine digitali appartenenti alla stessa classe. Nonché a molte di quelle di costo maggiore. Il basso più solido ed esteso contribuisce in modo evidente a un comportamento dinamico che forse è il parametro ad aver beneficiato maggiormente dell’intervento, non essendo più neppure lontano parente dell’assenza di polso disarmante propria della macchina nelle condizioni in cui mi è stata consegnata. Oltretutto non è che avesse chissà quante ore di lavoro sulle spalle, dato che il suo possessore dispone anche di una sorgente analogica che per forza di cose prediligeva, e pertanto utilizzava per la maggior parte dei suoi ascolti.

Così messo a punto insomma, anche per mezzo degl’interventi di dettaglio che non trascuro mai d’inserire malgrado si ritengano ininfluenti, ovvero quelli  trascurati nella produzione di serie di qualsiasi prezzo, e invece una volta eseguiti dimostrano la loro importanza, il CD 6006 ha acquisito una vitalità direi sorprendente. In particolare se si tiene conto delle condizioni di partenza, tale da portarlo finalmente all’altezza di impianti di una certa pretesa, com’è appunto quello del suo possessore.

Non mi dilungo ulteriormente, anche se è notevole l’orgoglio da parte mia per i risultati ottenuti, confortato anche dalle valutazioni del possessore, piuttosto scettico riguardo alla possibilità di trarre più tanto da una macchina che riteneva un acquisto non del tutto sbagliato ma neppure tra i più felici.

Un conto infatti è la verifica qui da me, con un impianto che lo si voglia o meno riesce a tirar fuori anche l’anima da quel che gli si abbina. Altro invece è in quella che si potrebbe definire come utilizzazione del mondo reale, dove non è detto che le caratteristiche di amplificazioni e diffusori, insieme alle condizioni di contorno, riescano a far si che le migliorie derivanti da interventi del genere emergano nella loro piena entità.

Più di tutto, comunque, ritengo abbia importanza la possibilità di dotare il proprio impianto di una sorgente capace di assicurarne già in partenza il destino qualitativo, per forza di cose compromesso in mancanza di un’estrazione efficace dell’informazione sonora dal supporto su cui è fissata, a costi tutto sommato abbordabili. Quindi alla portata di molti: non è detto che per apprezzare una sonorità coinvolgente occorra spendere le cifre che oggi si sentono sparare con una noncuranza francamente sconcertante: La riproduzione sonora di qualità non deve e non può essere solo una specialità da oligarchi. Va riportata invece alle persone comuni, quelle che campano di stipendio e fanno sacrifici per ascoltare la musica come si deve. Almeno se si desidera non solo  spremere il limone indiscriminatamente, fino a che può dare succo, ma se si vuole far si che la passione nei suoi confronti non vada a terminare con l’invecchiarsi dei suoi cultori storici ma si diffonda come merita.

 

 

2 thoughts on “Marantz CD 6006

  1. Ciao Claudio,
    Da possessore del modello 6004, che suppongo abbia le stesse caratteristiche sonore del modello qui in prova, posso ritenermi molto soddisfatto, in particolare condivido con te la sensazione di robustezza percepita. Non avendo le tue conoscenze e competenze, essendo un neofita e apprezzando molto il lettore cd che posseggo, viene da chiedersi quanto oltre sia riuscito ad arrivare con i tuoi interventi… c’è sempre molto da imparare.
    Un saluto

    1. Ciao Alberto, grazie dell’attenzione.
      Tra il 6004 e il 6006 ci dovrebbe essere una differenza piuttosto evidente, dato che a quanto mi risulta solo il modello maggiore dispone di sezione d’uscita a componenti discreti.
      Come ho scritto nell’articolo, il salto qualitativo è stato rilevante un po’ su tutti i parametri. In tutta sincerità, per conto mio nella veste originaria è una macchina che spinge a spegnerla dopo qualche minuto per dedicarsi ad altro. Con l’intervento ha acquisito ben altra piacevolezza, anche per l’udito di un utilizzatore esigente.
      Andrebbe tenuto conto poi che la sorgente è la prima artefice del destino qualitativo di un qualsiasi impianto. Dato che anche il miglior amplificatore e diffusore di questo mondo, se non si fornisce loro un segnale in ingresso valido, non possono far altro che metterne le limitazioni nell’evidenza migliore.
      A presto

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