Musica, hi-fi e gergo da iniziati

Paolo mi scrive:

Salve Claudio,

mi fa molto piacere aver scoperto il tuo sito da cui ho ricavato numerose positive impressioni specialmente quelle riguardanti la posizione che ognuno di noi ha nei confronti dell’Alta Fedeltà. Prima di tutto mi complimento perché ritengo tu sia un musicologo e non un impiantologo (come il 95% di quelli che dicono di amare la musica!). Già questo mi può spingere a parlare serenamente di musica senza condizionamenti dei soliti stereotipi di giudizio dei vari componenti: non sono mai riuscito a capire cosa significano i vari sproloqui tipo setosità, liquidità, rotondità, eufonicità e via dicendo. In passato ero lettore saltuario delle riviste di HIFI che sinceramente suscitavano una certa diffidenza per la continua esaltazione del componente in prova senza il minimo aspetto critico (e dalla tua esperienza che hai descritto si capisce perché), poi, per mancanza di spazio, cambiando casa e mancanza di..liquido! mi sono accontentato di quello che avevo senza rinunciare alla cosa più bella del mondo. la MUSICA!

Grazie Claudio

Paolo

 

 

Ciao Paolo,

grazie dell’attenzione e dell’apprezzamento.
Non penso mi si possa definire come un musicologo. Sono molto appassionato di musica, questo si, fin dalla prima adolescenza, e la mia inclinazione caratteriale mi ha portato ad approfondire i temi ad essa legati, quindi anche la sua riproduzione.
A questo proposito ho sempre sostenuto che senza musica gli impianti non avrebbero motivo di esistere, valutazione che in questi ultimi tempi sta trovando una sostanziale smentita: soprattutto nell’ambito della riproduzione sonora di qualità molto elevata, sembra se ne voglia fare sempre più a meno. La musica utilizzata per la dimostrazione degli impianti e da numerosi appassionati che li acquistano è sempre la stessa, caratterizzata da un livello artistico e di creatività parecchio migliorabile, difetto numero 1 di troppa parte delle cosiddette registrazioni audiophile.

Quanto al gergo utilizzato dalla pubblicistica specializzata, e alle espressioni idiomatiche che tanto di frequente si possono incontrare nei relativi testi, hanno un’origine nella difficoltà concreta di esprimere a parole le sensazioni suscitate dall’ascolto di impianti audio sempre più raffinati. A lungo andare si è formata così una sorta di neolingua, per larga parte comprensibile soltanto al pubblico degli iniziati, che se da un lato si è ritenuto facilitasse le cose, dall’altro li ha separati ulteriormente dalle persone “normali”, scavando un solco via via più profondo e rendendo ancora più difficoltoso l’accesso delle nuove leve, il cosiddetto sangue giovane di cui questo settore è in carenza cronica.
Proprio perché oltre all’intrinseca complessità della materia è necessario acquisre padronanza con un lessico criptico alfine di potersi avvalere di uno strumento che aiuti a orientarsi tra le diverse opportunità di un’offerta sempre troppo ampia, e in larga parte differisce poco o nulla dalla concorrenza.
Come succede quasi sempre inoltre, se una cosa nasce per uno scopo preciso, in breve va a soddisfarne uno del tutto diverso, se non addirittura opposto.
Così quel lessico è diventato un pretesto, che abbinato all’annichilimento di qualsiasi forma di analisi critica ha prodotto effetti devastanti, andando a danno di quel che ha creduto di favorire.
Cosa del resto ovvia: se insieme ai prodotti che lo meritano effettivamente se ne incensano altri che sono ben lontani dall’eccellenza con cui li si dipinge, inizialmente si può verificare un incremento d’interesse e delle vendite, ma a lungo termine la perdita di credibilità, il diffondersi del sospetto e infine il disamoramento di percentuali sempre maggiori di pubblico sono inevitabili.
Malgrado ciò, e pur avendo sotto gli occhi i danni enormi che ha causato, la pubblicistica di settore prosegue imperterrita sulla sua strada, secondo una vocazione all’autolesionismo prezzolato che è uno tra i paradossi più evidenti di un settore che di essi fa il proprio pane quotidiano.
Quanto al denaro necessario a migliorare l’impianto, se si seguono le ricette della pubblicistica di settore ne serve effettivamente molto. Tuttavia, come scrivo spesso, ci sono tante cose che si possono fare e hanno costo zero.
Riviste e siti allineati non ne parlano, perché dall’impegno personale degli appassionati volto al miglioramento del loro impianto non si guadagna nulla in termini economici, anche se è l’attività per mezzo della quale si possono ottenere i miglioramenti più cospicui.
Soprattutto a partire da certi livelli, la messa a punto dell’impianto e il perfezionamento delle condizioni in cui opera assumono un’importanza ancora maggiore delle apparecchiature stesse, proprio perché sono gravate in larga parte dagli stessi limiti, causati dalle logiche realizzative di tipo industriale e dalla stessa mentalità che ne deriva, tendenti a trascurare tutto quanto abbia un costo sia pur minimo e per contro a dare la massima enfasi a soluzioni molto spesso di facciata, cui si attribuiscono doti miracolistiche che una volta sul campo trovano fatalmente un riscontro limitato o nullo.
Oltretutto le rare volte che si sono cimentate sull’argomento, le riviste hanno dato consigli del tutto errati, o meglio dalle conseguenze devastanti. Ulteriore dimostrazione della competenza del personale che opera al loro interno, riguardo a tutto ciò che non sia produrre grafici e valori numerici cui attribuire la massima enfasi, il cui scopo primario non è definire le modalità di funzionamento delle apparecchiature, nei confronti delle quali hanno dimostrato di essere ingannevoli, ma attribuire un’aura di falsa scientificità e autorevolezza alle loro figure e alle testate per cui operano, gabbando i lettori che in buona fede credono ancora a roba del genere.
In casi simili si parla di circonvenzione di incapaci: qui ci troviamo in una situazione diversa e per certi versi peggiore: si cerca in ogni modo di ridurre il proprio pubblico a una massa di incapaci, alfine di procedere più facilmente alla loro circonvenzione, eseguita in conto terzi.
Quindi anche se hai cambiato casa da poco, con tutte le spese che ne derivano, curando l’installazione e la messa a punto dell’impianto potrai apportare dei miglioramenti a costo zero o quasi, con risultati che possono essere più significativi di quelli ottenuti con l’acquisto di apparecchiature che, per quanto costose, restano comunque gravate sempre dagli stessi limiti.
Ti ringrazio di nuovo per l’attenzione, sperando che continui a seguire il mio sito con assiduità
Claudio