“L’alba di una nuova era”

Tra le stranezze più curiose dell’essere umano c’è quella che pur con la sua intelligenza, ritenuta tale da non avere confronti in un qualsiasi altro essere vivente dell’universo conosciuto, si lascia influenzare nelle sue idee e percezioni, quindi nei suoi atti, dalle convenzioni che lui stesso si è dato per i motivi più vari. Il più comune di essi è la comodità.

Finisce così col credere a cose del tutto inesistenti, malgrado basti l’impiego del minimo di raziocinio ricevuto in dono da Madre Natura per rendersi conto che sono tali e portano a eseguire azioni sostanzialmente prive di senso compiuto.

In questo modo perviene a un livello di stupidità del tutto precluso agli animali, malgrado siano ritenuti invariabilmente molto meno intelligenti di lui.

Un esempio è dato dal suo affaccendarsi in maniera particolarmente ostinata negli anni che segnano il passaggio da un secolo all’altro. Come noto, il conteggio degli anni è il frutto di una convenzione. Ossia di un accordo che nessuno si sogna di mettere in discussione, anche se basato su accadimenti di cui già l’effettiva collocazione temporale resta tuttora incerta. Se questo accade a ogni cambio di secolo, figuriamoci cosa può avvenire quando si passa da un millennio all’altro. La retorica va alle stelle e gli annunci di nuovi e inimmaginabili prodigi per quello che verrà si susseguono senza posa.

In certi ambienti sembra addirittura si faccia un dovere del dare il proprio contributo, possibilmente significativo, a questo modo di fare.

Come sempre, più si batte con forza sulla grancassa della propaganda e meno sono le energie che restano per pensare a quel che si sta facendo.

A scadenze fisse l’uomo va a celebrare con zelo moltiplicato i progressi inarrestabili del progresso tecnico e scientifico, mentre dimentica sempre più quello sociale che quindi è in netta regressione. Questo provoca squilibri sempre più insostenibili, che mettono quantità sempre maggiori di potere nelle mani di un numero di persone sempre minore e sempre più irraggiungibili.

Ulteriore riprova di quanto detto in apertura.

Dunque gli anni immediatamente precedenti e successivi al cambio di secolo e di millennio sono in genere caratterizzati da una certa euforia. Che come tutte le cose può essere pompata a piacimento, e anche strumentalizzata per gli scopi più vari.

Questo avviene un po’ a tutti i livelli, anche nel settore di nostro interesse, caratterizzato dalla necessità di ricordare con frequenza sempre maggiore che è dedicato alla riproduzione sonora amatoriale piuttosto che alla produzione e diffusione di totem dinnazi ai quali raccogliersi in devota meditazione.

Appunto nelle primissime fasi del nuovo millennio, arrivò un momento in cui la redazione tutta era in piena sovraeccitazione. L’aria che si respirava al suo interno era letteralmente satura di elettricità, mentre sul volto dei suoi pezzi da novanta, o forse sarebbe meglio dire da trenta, denari, si poteva leggere senza difficoltà un’espressione oltremodo ispirata. Il loro sguardo era pervaso da una sorta di estasi mistica, come quella conseguente all’arrivo di un nuovo Messia.

Dimostrazione ennesima che la particolarissima branca della scienza esercitata in certi luoghi, quella a fini di lucro, non è altro che scientismo. Ovvero metamorfosi, o per meglio dire devianza del pensiero, che nelle intenzioni dei suoi artefici vorrebbe essere scientifico ma in realtà è pseudo tale. Proprio in quanto coniugato secondo le norme dell’ortodossia religiosa più vieta, paludata e intransigente, che si fonda come noto sul principio indiscutibile della sua infallibilità, attraverso il quale perviene all’assolutismo e all’imposizione del dogma.

Tutto questo mentre i suoi profeti e guardiani della sua osservanza dichiarano solennemente il loro altissimo spirito democratico.

Come sempre avviene in casi simili, solo un numero ristrettissimo d’individui si trova al corrente di quel che sta avvenendo, secondo il meccanismo di conferma e riconoscimento reciproco tra quanti a suo tempo hanno potuto accedere al rito iniziatico e ne hanno superato le prove durissime, che hanno valutato e infine proclamato l’attitudine alla sfera del comando, oltreché dell’obbedienza agli ordini provenienti da più in alto.

Tutti gli altri verranno a sapere quel che accade a tempo debito, ossia molto dopo, attraverso le stesse pagine della rivista.

Certe cose, insomma, sono alla portata esclusiva degli eletti, gli appartenenti al cerchio magico, i soli cui è permesso assurgere alle vicinanze dell’occhio che tutto vede e tutto sa poichè iscritto nel triangolo, simbolo di perfezione assoluta e dunque di valenza divina e onnisciente dal quale vengono illuminati.

Chi non be fa parte invece, resta all’oscuro. Stiamo parlando dei manovali o portatori d’acqua che dir si voglia, secondo l’immutabile suddivisione in caste rigidissime vigente in quei begli ambientini. Il passaggio tra di esse, in senso ascendente, può avvenire solo qualora il candidato metta in evidenza doti di livello inusuale. Nell’arte di mentire, innanzitutto a sè stesso, dimenticando un istante dopo di averlo fatto e restando convinto di aver detto la verità più limpida. Di trarre sommo piacere dal leccare deretani ridondanti dello sterco più ripugnante e nauseabondo, osservando nello stesso tempo ogni passaggio, anche il più sottile, della liturgia che contempla questa funzione di altissimo valore morale e civico.

Più di tutto, ci si deve dimostrare capaci di vedere solo ed esclusivamente quanto prescritto e riconosciuto dalle Leggi Sacre, non scritte. Dunque il pervenire a conoscenza di esse può realizzarsi solo per il tramite della Scienza Infusa, rigorosamente falsificata, appunto secondo la prassi tipica della cooptazione ai ranghi supremi del sistema fondato sull’inganno.

Chi di essi non fa parte verrà a sapere della Lieta Novella solo in una fase successiva. Per una somma di concause anche più tardi rispetto al comune lettore. Trovandosi di fatto subordinato persino nei suoi confronti ,in quello che è a tutti gli effetti il fondamento primario nel mondo dell’informazione, sia pure di settore. Dato proprio dalla tempestività con cui si ha conoscenza di una qualsiasi notizia e dall’esaustività delle fonti e degli elementi al suo riguardo cui viene concessa la possibilità di attingere.

Non solo è un aspetto paradossale in sé, ma è anche significativo rispetto alla realtà delle logiche e dei meccanismi vigenti nell’ambito di pertinenza, in cui la necessità della continua precisazione delle gerarchie e delle posizioni attribuite a chiunque ne faccia parte viene di fatto anteposta alle modalità di produzione e quindi ai risultati concreti che ne derivano.

Infatti se quanti sono adibiti a realizzare la stragrande maggioranza dei contenuti diffusi dal prodotto mediatico restano sistematicamente tenuti all’oscuro dei fatti salienti, appunto per ragioni di rafforzamento della gerarchia interna e della volontà di matenerla inalterata il più a lungo possibile, si può comprendere facilmente quale possa essere la qualità di quei contenuti e del loro contenitore.

Ovviamente la responsabilità ne è attribuita a chi pone la sua firma in calce invece che a chi usa tutto il suo tempo non per coordinare l’attività editoriale, attività per cui è lautamente retribuito, ma per imporre e ampliare il suo predominio. Come spesso avviene in questi casi, soprattutto per mezzo della menzogna e del sotterfugio.

Per forza di cose, nel lungo termine sono proprio queste le attitudini che si vanno a sviluppare, invece di quelle più indicate per descrivere nel modo più approfondito e comprensibile la realtà del settore di cui ci si occupa.

Questa a sua volta è la condizione più indicata affinché si realizzi quello che osservato superficialmente può sembrare un fatterello privo d’importanza, ma che in realtà è il metro più efficace per mostrare l’inadeguatezza di fondo di chi ha la presunzione di mettersi ai vertici di un settore e per forza di cose lo va a influenzare, in maniera profonda.

 

Il nuovo che avanza

Il fermento all’interno della redazione era dunque palpabile, ma la cortina di silenzio stesa sull’avvenimento, nei confronti di chi non facesse parte del suo girone più elevato era altrettanto ferrea.

Per forza di cose, allora, le voci più inverosimili si rincorrevano e si accavallavano l’una con l’altra, alla stregua delle più squallide saghe fantozziane. Nello stesso identico modo in cui tra gli inferiori, secondo la sintesi di precisione e cinismo implacabili fatta dal Ducaconte Barambani, rinchiusi nella sala cinema aziendale per assistere alla milionesima replica consecutiva della “Corazzata Kotiomkin“si diffondevano le voci incontrollate più pazzesche. Che l’Italia stesse stesse vincendo 20 a 0 la partita di calcio con l’Inghilterra che si svolgeva in contemporanea, e che avesse segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo”.

La differenza più evidente tra la realtà di quei momenti e la farsa dei travet raccontata dall’attore genovese, è che l’inverosimiglianza della situazione creduta vera e quindi descritta sulle pagine della rivista dai suoi pezzi grossi con uno spreco inusitato di superlativi assoluti e figure retoriche le più roboanti che mente umana possa immaginare, non tardò a mostrarsi per quello che era: ancor meno verosimile dell’immaginario risultato che circolava tra i reclusi nella sala cinema a causa della mania di quel dirigente aziendale.

Purtroppo ormai anche le avventure fantozziane, pur se ridondanti di servilismo e indole al gregariato, dimostrano il loro scollamento dalla realtà attuale. Al grido di “La Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca”, da parte dello stesso Fantozzi, gl’impiegati-reclusi si ribellano e tengono per tre giorni il loro persecutore inginocchiato sui ceci. Fino al lancio di lacrimogeni dall’esterno del cinema, eseguito da forze dell’ordine il cui primo compito è appunto quello d’imporre l’immutabilità delle gerarchie sociali e quindi la sottomissione di chi si trova ai loro gradini più bassi.

Se Villaggio scrivesse oggi quell’episodio, non potrebbe far altro che rendere gl’impiegati felici e soprattutto convinti dell’ineluttabilità della persecuzione che devono subire e della quale si fanno collaboratori, grazie a un’azione mediatica ben mirata e ancora più martellante nel predisporli a subire il ricatto dirigenziale che si rileva anche nell’edizione originale, per quanto appena tratteggiato sullo sfondo.

Il motivo di tanta estasi era dovuto all’arrivo di una coppia di nuovi amplificatori, monofonici, che secondo le intenzioni di produttore, distributore, e per forza di cose della dirigenza della rivista talmente autorevole che c’era necessità di ripeterlo sulla copertina di ogni numero che arrivava in edicola, dovevano fare piazza pulita di tutto ciò che vi era stato fino ad allora.

Da un lato per le loro modalità funzionali, ma soprattutto per le prestazioni, in primo luogo strumentali, ritenute del tutto al di là delle classi di merito conosciute fino ad allora.

In effetti, dal laboratorio di misura pervennero dati oltremodo lusinghieri, probabilmente i migliori rilevati fino a quel momento, e di gran lunga.

L’attribuzione del predominio assoluto alla questione misuristica era notoriamente un tratto fondamentale in quel contesto, alla quale nel periodo di cui ci stiamo occupando venne coniugata una tendenza al sensazionalismo tutt’altro che sfumata, secondo le inclinazioni di chi in quella fase si trovava alla ruota del timone.

Mese dopo mese sulle copertine si susseguivano affermazioni sempre più roboanti e quindi sempre più inverosimili. Non è dato sapere se i loro artefici si rendessero conto della strada suicida che percorrevano a grandi passi con quel modo di fare. Approfondiremo questo aspetto in un articolo dedicato alla cosa.

Dunque, l’eccitazione per un prodotto dalle caratteristiche mirabolanti da un lato, e dall’altro la rozzezza che dava origine a quel gusto per un sensazionalismo tanto smaccato, portarono a una copertina in cui campeggiava uno strillo che si sarebbe rivelato profetico: l’alba di una nuova era.

Fu stampato a caratteri cubitali, proprio per essere sicuri che l’annuncio non potesse passare inosservato. Per dargli ancora maggior enfasi, gli venne messo sotto un blocchetto a fondo nero, così da aumentarne ancora la visibilità, in cui era scritto “L’amplificazione a distorsione zero”.

Proprio in questo si rileva l’inadeguatezza di fondo di chi ha voluto a ogni costo attribuirsi certi compiti, ossia il gruppo autonominato degli eletti di cui abbiamo parlato prima.

Ci aveva già pensato il cosiddetto Medioevo a sancire inoppugnabilmente l’assenza di significato e persino l’esito controproducente delle distorsioni ridotte oltre un determinato limite. Non in quanto tali, ma proprio perché per arrivare a tal punto è necessaria l’adozione di soluzioni che si rivelano negative ai fini della qualità sonora. Allora oltretutto era ancora relativamente poco il tempo trascorso da quell’epoca, che pertanto conservava un significato rilevante nel vissuto collettivo della comunità interessata alla riproduzione sonora.

Ancor più avrebbe dovuto rappresentare un monito tale da mettere in guardia chiunque avesse un minimo di sale in zucca, tantopiù accampando la pretesa d’imporsi nei ranghi dirigenziali del settore.

Invece niente. Non era questione di mancata conoscenza della storia, che so per certo non fosse possibile, quanto invece di ostinazione a volerne trascurare l’insegnamento. A fini di propaganda, per un modernismo tanto ostentato quanto fuori luogo, o solo per imporsi quali unici profeti di un avanzamento tecnologico che mai come in questo caso prestava il fianco a dubbi.

Insomma, “L’alba di una nuova era” doveva essere e l’alba di una nuova era fu.

Dunque il numero in questione della rivista arrivò in edicola, con le solite valutazioni entusiastiche, a suon di superlativi come se piovessero.

Ma che dico, si trattò di una vera e propria alluvione, per non parlare delle figure retoriche ancor più deliranti che mai, con l’inevitabile corredo delle foto di apertura a tutta pagina, dell’enfasi con cui vennero magnificate le rilevazioni tecniche scaturite al banco di misura e soprattutto i peana nei confronti delle doti mirabolanti e della sonorità di quell’amplificazione, innalzati come sempre dal Coro Degli Entusiasti A Prescindere fino al cielo ed oltre.

Il loro entusiasmo quella voltà non andò solo alle stelle, ma varcò proprio i limiti dell’universo conosciuto.

Del resto, la corrispondenza tra misure e sensazioni d’ascolto era il traguardo più fortemente ricercato e voluto in quell’entourage. Pertanto si era convinti di trovarla anche laddove non esisteva.

I canti di gloria e di osanna erano così convincenti che forse più di qualcuno ci avrà creduto. Per primi gli stessi coristi, ovviamente, e ancor più chi li aveva incaricati, gongolante che infine si fosse riusciti a trovare la quadra, e soprattutto nella direzione che da sempre propugnava, per quello che era il traguardo numero 1 di un personale già di per sè inadeguato a livello tecnico.

Proprio per via della sua incapacità di osservare, prima ancora che accettare, il significato inesistente ai fini della realtà concreta di tutto il fardello nozionistico che patrocinava da decenni e a livello percettivo si trovava proprio nel sottosuolo, malgrado velleità che sarebbe stato molto meglio mettere da parte.

Un noto adagio spiega che è meglio dedicarsi a quel che si sa fare, cercando possibilmente di farlo al meglio che sia possibile. E’ altrettanto vero però che quando è il tarlo destato dal sospetto dell’inconsistenza, innanzitutto la propria, che inizia a rodere, si cerchi di tutto pur di metterlo a tacere.

Insomma, non si erano mai viste fino ad allora lodi tanto smaccate, sia pure in un contesto di per sé dimostratosi fisiologicamente tendente a magnificare le eventuali qualità e soprattutto a vederne laddove non esistono.

Anche sotto questo aspetto, allora, si era aperta una nuova era, che avrebbe portato agli eccessi inverosimili dai quali la fase attuale non è solo caratterizzata ma proprio dominata, come vedremo tra breve. Almeno spero.

Chi ha coniato quello strillo, si definiscono in tal modo tali slogan da copertina il cui fine è appunto fare il maggior rumore possibile, e quanti lo hanno approvato, dovevano essere realmente convinti di quel che avevano scritto.

Riguardava in effetti un amplificatore di tecnologia relativamente nuova, caratterizzato da un comportamento davvero fuori dall’ordinario in quello che per costoro rappresentava l’unico e solo universo conosciuto e concepibile: quello del laboratorio e del banco di misura troneggiante al suo interno.

Oracolo infallibile dalle capacità divinatorie ultraterrene.

Dunque secondo i suoi adepti ci si trovava davvero dinnanzi all’alba di una nuova era. Credevano lo fosse per il livello tecnico-prestazionale di quelle apparecchiature, che per forza di cose doveva rispecchiarsi in un comportamento all’ascolto di consistenza tale da essere del tutto fuori della portata di qualsiasi oggetto le avesse precedute.

Soprattutto, quegli amplificatori avrebbero dovuto aprire la via a una nuova epoca di delizie sonore.

Questo in sostanza emergeva dalla lettura dei titoli e dei commenti pubblicati al riguardo, espressi con un trasporto inusitato. E finché si restava sulla carta, andava tutto bene, per carità.

Al momento di passare all’atto pratico però, come sempre, si sarebbe presentato qualche lievissimo problema. Cosa che avviene del resto ogniqualvolta si tratta di compiere quel dannato passaggio dall’immaginario predittivo al fatto concreto.

In questo si nota l’insopportabile testardaggine della realtà, che si ostina ormai da millenni a fare come le pare invece di piegarsi una volta e per tutte alle previsioni altissime e alla dotta volontà di cotanti scienziati. I quali d’altronde, nell’iperurano delle loro concezioni, non possono certo perdersi con sciocchezzuole di livello tanto infimo, come appunto la differenza sottilissima e come tale trascurabile che persiste tra teoria e pratica.

Arrivò così il bel giorno in cui potei anch’io ascoltare quei finali galattici. Ovviamente non nella redazione di cui bene o male facevo parte da circa un quindicennio, ma come qualsiasi altro appassionato presso un rivenditore ben fornito di materiale audio. Uno di quelli che allora andava per la maggiore.

Quando arrivai al loro cospetto, essendo già belli che sistemati nella sala d’ascolto principale di quel negozio, ebbi un moto di sorpresa e soprattutto di curiosità, proprio per via del clamore che avevano suscitato.

Come venne spiegato dagli addetti, erano accesi non già da qualche ora ma dalla sera prima, nell’attesa della nota prrsonalità del mondo audio che anche con il loro aiuto avrebbe proceduto alla sua dimostrazione/conferenza. Ci sedemmo così fianco a fianco per una valutazione iniziale delle condizioni effettive della sonorità ascoltabile nella sala.

Sulle prime, a dire il vero, non sembrò che la sonorità fosse nulla di eccezionale, tuttaltro. Col succedersi dei brani non si ebbe poi miglioramento alcuno. Si pensò allora di procedere a qualche cambio di diffusori, dato che con ogni probabilità quelli scelti inizialmente non erano all’altezza della situazione.

Cambiane uno, cambiane due, con sforzo notevole degli addetti, trattandosi del meglio della produzione allora disponibile, che in genere non riguarda cassettine trasportabili senza difficoltà ma monoliti del peso di qualche quintale ciascuno. Il risultato tuttavia restava lo stesso: una sonorità gravemente inadeguata a quel contesto.

Fu così che uno dei presenti se ne uscì con quella che a chiunque sarebbe apparsa come una provocazione. Forse anche lui stesso la vedeva come tale. Cambiamo finale, disse, proponendo di collegare al posto dei due mostruosi monofonici un amplificatore dieci volte meno costoso e per di più stereo. Tra l’altro era ritenuto il meno dotato, proprio in termini di qualità sonora, della serie cui apparteneva.

Così si fece, più per tenere botta alla provocazione che per altro, con dipinto sulla faccia il tipico sorrisino di chi la sa lunga e sa che si sta andando incontro non a un destino già scritto ma proprio a una disfatta epocale. Di quelle che una volta avvenute non hai più nemmeno il coraggio di presentarti.

Capirai, contro due giganti simili…

Dunque si tira fuori il finaletto designato e, senza il minimo riscaldamento che gli altri avevano avuto per ore e ore, fin dalla prima nota mette in evidenza l’inopinata, orribile realtà.

Quel nanerottolo, tale ovviamente nel confronto con i mastodonti che secondo gli altissimi prelati della religione audiofonica divevano essere gl’iniziatori di una nuova era, già dalla prima nota rese innegabile la vera origine del problema. Risiedeva appunto nei finali ultraosannati, dalla potenza strabordante, dalla distorsione inesistente e ovviamente costosissimi, fatti entrare a forza nei sogni proibiti di qualsiasi appassionato e anche di più di qualche addetto ai lavori.

Avevano però un piccolissimo difetto, quasi impercettibile: non suonavano manco a calci.

Tanto è vero che il finaletto basato su una tecnica vergognosamente obsoleta, del tutto fuori luogo nella realtà futuribile del nuovo millennio, e soprattutto dieci volte meno costoso, non solo li surclassava ma li ha proprio azzerati.

I poderosi giganti vennero messi da parte e dimenticati. Non per il resto di una giornata che sarebbe stata lunghissima e quantomai istruttiva, ma per gli anni a venire.

Il destino ha spesso un comportamento beffardo, proprio come la natura lo è stata nei confronti di certuni convinti in cuor loro di essere i massimi esponenti di una specialità, quando purtroppo hanno dimostrato di non sapere nemmeno da che parte comincia. Per un suo scherzo quei finali che erano gli Halcro DM68, prezzo di listino oltre 58 mila euro di allora, la coppia, l’alba di una nuova era l’hanno segnata per davvero.

Lo hanno fatto però in senso alquanto diverso rispetto alle intenzioni degli sciagurati coniatori di quello slogan. Nuova era sarebbe stata, proprio perchè i DM 68 hanno inaugurato di fatto quella affermatasi in questi anni, fatta di apparecchiature dai prezzi folli mentre in termini di qualità sonora, che mi ostino a considerare come valore primario e imprescindibile in prodotti destinati all’ascolto di musica, non valgono nemmeno la ventesima parte di quello che costano.

Del resto una sonorità adeguata al loro costo non servirebbe a nulla e quindi sarebbe uno spreco.

Il loro fine non è dar vita a un ascolto verosimile in proporzione al prezzo di listino, cosa peraltro improbabile da ottenersi, ma di soddisfare le velleità della loro clientela d’elezione, interessata in primo luogo a porre in evidenza la sua capacità di spesa.

Tantopiù in un momento in cui le cosiddette organizzazioni umanitarie, che proprio gli eventi attuali fanno sorgere il dubbio si tratti di paraventi atti a nascondere fin qui una realtà storica resa infine evidente dai suoi ricorsi inerenti la sperimentazione di preparati su soggetti obbligati, quindi non consenzienti, certificano che la psico-pandemia ha prodotto nuova povertà in almeno centocinquanta milioni di esseri umani in età infantile.

Va ricordato inoltre che quei preparati hanno quali ingredienti tessuti di feti non abortiti, ma uccisi al quinto mese di gravidanza e oltre, dissezionati VIVI. I loro organi servono intatti e sono prelevati in una fase in cui l’organismo è formato ma non ha ancora sviluppato la capacità di produrre endorfine, anestetici naturali tali da ridurre almeno in parte il dolore conseguente al sottostare a pratiche simili.

Cos’è l’aborto di parzialmente nati, ammesso dallo staff di Planned Parenthood, si noti l’ipocrisia della denominazione, praticato in quanto “migliorativo nella coltura dei tessuti”, riportato in uno dei link più in basso?

Eccoci di fronte a un esempio tipico di quella che Hannah Arendt ha definito “La banalità del male“. Forse però neppure lei immaginava si potesse arrivare a tal punto.

Di quegli organi si fa un turpe mercato, con tanto di domanda, offerta, listini e procuratori. La loro richiesta è in crescita esponenziale, date appunto le priorità inerenti una vaccinazione di massa che in realtà è una terapia genica. Infatti è inutile per una malattia che si cura in casa senza difficoltà ma soprattutto dannosa, dato che così facendo si costringe l’eventuale virus che la causa a mutare. Come spiegano i manuali del primo anno di medicina.

Non è un caso che big farma sia nelle mani delle élite che da oltre un secolo proclamano la necessità assoluta di ridurre fortemente il numero di esseri umani al mondo. Naturalmente senza che ciò vada a toccare i suoi esponenti o che senta almeno il bisogno di dare il buon esempio, quale proclamatrice della giustezza di tale misura. Si potrebbe ottenere nel medio termine quel risultato mediante politiche di disincentivazione alla natalità, ma forse non sarebbe abbastanza.

Allora non è un caso nemmeno che la figura dello scienziato pazzo, nota fin dall’Apprendista Stregone di Goethe (1797), già da tempo sia stata del tutto cancellata, dal vocabolario e dall’immaginario collettivo. L’impressione tuttavia è che al riparo delle mura di laboratori di ricerca e ospedali sia invece ben rappresentata.

A parte gli esecutori delle pratiche di tortura anzidette, quanti saranno quelli che hanno avuto dubbi riguardo alla prassi terapeutica da loro eseguita su un numero imprecisato di individui, messi a tacere per uno stipendio più lauto di circa 3000 euro/mese e il tenore di vita ad esso collegato, come impone la legge del capitalismo che svela così la sua realtà dittatoriale?

Ritengono che al momento fatidico saranno risparmiati per via della loro buona condotta?

https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000690_049314_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3

(capoverso 6 o usare embrioni come parola di ricerca)

https://www.repubblica.it/cronaca/2021/02/19/news/vaticano_feti_abortiti_vaccini-288312963/

https://thefederalist.com/2021/04/15/federal-government-caught-buying-fresh-flesh-of-aborted-babies-who-could-have-survived-as-preemies/

https://thefederalist.com/2020/10/30/planned-parenthood-lied-to-congress-about-selling-aborted-fetuses/

https://thefederalist.com/2020/08/24/planned-parenthood-staff-admit-to-performing-illegal-partial-birth-abortions-for-better-tissue-harvesting/

https://thefederalist.com/2020/12/01/pro-lifers-arrested-for-protesting-san-francisco-research-hospital-transplanting-aborted-baby-organs-into-lab-rats/

Può dar fastidio a benpensanti, anime belle e vittime del terrorismo mediatico, ma anche questo fa parte della nuova era annunciata da tali apparecchiature e dallo strillo che ne salutava con tanta enfasi l’arrivo sul mercato.

Il piccoletto che le ridusse al silenzio senza neppure un accenno del rispetto doveroso nei confronti di prodotti di rango tanto superiore fu il Graaf GM 100, che come abbiamo detto era ritenuto dai suoi stessi realizzatori il più rinunciatario della serie cui apparteneva.

Anche di esso parleremo tra breve.

Quel che ci spiega il fatterello descritto è sempre lo stesso: le misure non sono soltanto inutili come dicono in tanti, ma sono proprio dannose. In quanto ingannevoli essendo la loro prima attitudine il raffigurare una realtà del tutto inesistente.

Come accennato, già qualche decennio prima vi era stata un’era in cui le distorsioni si erano ridotte a livelli men che infinitesimali. Solo che invece di dare luogo al miglioramento definitivo delle tecniche e delle qualità di riproduzione come si volle sostenere per anni, instaurarono quello che in seguito venne definito giustamente Medioevo. Proprio per la povertà timbrica delle apparecchiature che lo caratterizzarono.

D’altronde anche il Coro Degli Entusiasti A Prescindere, con le cronache rosa delle sue estasi onaniste, aveva dato il proprio avallo, ancora più caloroso del solito nella sua elencazione di prerogative oltre i limiti del surreale. D’altronde sta li apposta per quello.

Negli ambienti misuristici i suoi componenti sono ritenuti alla stregua di visionari in preda ad allucinazioni uditive a carattere permanente. Tranne ovviamente quando le loro valutazioni sono allineate al responso del banco di misura, caso in cui si trasformano miracolosamente in portatori di verità evangelica.

Sarebbe bastato davvero poco, allora, non dico per rendersi conto di trovarsi di fronte a qualcosa di assolutamente inadeguato, non si può pretendere tanto. Ma almeno che fosse il caso di adottare un minimo di cautela, prima di lasciarsi andare a tanto trionfalismo.

Se lo stimolo incoercibile è proprio quello, e a tale proposito sarebbe interessante capire il perché, ma conoscendo certa fauna è da temere si tratti più che altro di questioni da manuale di psichiatria invece che di relettronica o di acustica e sua percezione, non c’è niente da fare. Anche il peggio scarrafone agli occhi di certuni non può che apparire come la Piramide di Cheope, se è proprio di quella che vanno alla ricerca spasmodica.

Non è un caso allora che la loro carriera sia costellata di topiche del genere, come spesso avviene per chiunque si ostini con tale pervicacia a ignorare la storia che da che mondo è mondo è maestra di vita. Ancora peggio se preferisce insistere a vivere nell’eterno presente che egli stesso s’industria a edificare mese dopo mese, con l’annesso neoprimitivismo conseguente, e come abbiamo avuto più volte modo di rilevare, di essi diventa inevitabilmente la prima vittima.

 

 

 

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