Graaf GM 100, il bell’anatroccolo

Per molto tempo il GM 100 è stato il meno considerato tra gli amplificatori finali Graaf di costo maggiore. Stretto com’era nella morsa tra due esemplari di gran razza come il GM 20 e il GM 200 non ha avuto vita comoda, cosa che del resto, in quelle condizioni, sarebbe stata ardua per chiunque.

Il GM 100 non era un vero e proprio OTL, come lo erano invece gli altri due. La sua sigla infatti portava il suffisso TL, che sta per Transmission Line, significando l’impiego di una tecnica basata sulla presenza di un trasformatore prima delle uscite. Scelta resa necessaria dal numero di valvole finali dimezzato rispetto al modello maggiore, il GM 200, del quale riprendeva comunque la maggior parte delle soluzioni tecniche e progettuali, inserite in una veste più abbordabile.

Stando le cose in questo modo lo si potrebbe vedere come un né carne né pesce o altrimenti come un vorrei ma non posso. Tuttavia Giovanni Mariani in persona, nel corso di un’intervista che mi ha concesso alcuni anni fa, in un momento in cui l’esperienza di Graaf si era purtroppo già conclusa, ha detto che il rimpianto maggiore lo aveva proprio per il GM 100 e le sue soluzioni realizzative. Non aveva avuto modo di approfondire a fondo ma erano quelle che secondo lui avevano il margine di sviluppo non solo più ampio, ma anche più ricco di possibilità concrete in termini di sonorità.

Cose del genere destano grande curiosità e anche più di qualche rimpianto, già nel semplice appassionato, sia pure nelle vesti d’intervistatore. Figuriamoci in chi quel progetto l’ha ideato, poi fatto nascere e infine portato avanti, anche ben oltre le opportunità concesse dall’evolversi dei fatti e dalla piega che hanno preso.

Oggi purtroppo Graaf non c’è più già da parecchio, nella sua prima incarnazione. Quella che appunto ha dato luogo agli OTL e al resto delle apparecchiature che ha prodotto, tutte di grande interesse per l’appassionato alla ricerca in primo luogo del bel suono. Anche della seconda, concretizzatasi  con l’ultimo progetto di Mariani, il GM 400 a stato solido, da qualche tempo si sono un po’ perse le tracce.

Ancora una volta è un peccato, dato che il GM 400 è forse il miglior finale a stato solido che abbia mai avuto modo di ascoltare, raffinatissimo e strapotente, cose che è oltremodo difficile far stare insieme. Si tratta in definitiva di una tra le elettroniche migliori in assoluto, sempre in termini di qualità sonora, con cui ho avuto l’opportunità di prendere confidenza.

Come avviene spesso in casi del genere, le amplificazioni Graaf godono forse di maggior successo ora rispetto a quando erano reperibili nei negozi. Destino tipico di tutto quanto è troppo più avanti dei tempi in cui vive.

La storia di Graaf inoltre è una tra le testimonianze migliori che a questo mondo il merito conta poco o nulla. In caso contrario il marchio modenese non sarebbe soltanto vivo e vegeto, ma avrebbe una collocazione d’importanza capitale nel panorama della riproduzione sonora.

Invece i ruoli di preminenza li hanno marchi che producono catafalchi che non suonano neppure per intercessione dei santi protettori della riproduzione audio. Tuttavia coi loro occhi blu dipinti di blu o altrimenti tutti d’oro, incontrano maggiormente non i gusti del pubblico ma forse il suo immaginario, costruito nel corso dei decenni con una narrazione che per forza di cose, e come avviene sistematicamente quando è necessario fare riferimento a termini del genere, con la realtà non ha molto a che vedere.

Con ogni probabilità sono molto più profittevoli dal punto di vista commerciale, come d’altronde è reso evidente dal loro costo, del tutto fuori contesto rispetto alle loro attitudini.

Tanti appassionati tuttavia insistono a sceglierli, per le ragioni più varie, la maggior parte delle quali potrebbe avere a che fare poco o nulla con la qualità sonora intesa nel senso più appropriato del termine.

Dunque l’azienda di successo non è quella che realizza il prodotto meglio in grado di cogliere le sue finalità primarie, ma quello che assicura i margini più sostanziosi.

Si dice che recriminare sia inutile, ma personalmente non la penso così. Ritengo anzi che sia la parola stessa a essere fuori luogo. Una sana e approfondita riflessione sugli eventi passati certo gira il coltello nella piaga, non di rado in maniera dolorosa. Tuttavia fa in modo che gl’insegnamenti dati da ciò che è stato divengano più chiari e significativi, e se ne possano cogliere elementi magari sfuggiti in un’analisi precedente, seppure vi è stata.

Pertanto si fissano ancor meglio nel bagaglio di esperienze che dovrebbe permetterci di affrontare con maggiore consapevolezza la realtà cui ci troviamo di fronte e, nello stesso tempo, lo rendono più vasto e soprattutto ragionato.

Il GM 100 tra l’altro è l’amplificatore che a suo tempo ha ridicolizzato, sul campo, l’amplificatore dieci volte più costoso, idolatrato da tutta la stampa di regim… ehm di settore,  per via delle caratterisitche stratosferiche che ha dimostrato sul banco di misura.

Al punto da indurre alcuni tra i suoi esponenti di visibilità maggiore a metterlo sulla copertina del loro organo di partito accompagnandolo con lo slogan “L’alba di una nuova era” scritto a caratteri cubitali.

Di una nuova era in effetti si è trattato, ma purtroppo per quegli scapestrati non nel significato da essi immaginato e desiderato ma per l’esatto contrario: quell’amplificatore infatti è stato l’iniziatore della fase che stiamo vivendo, caratterizzata da apparecchiature di costo folle, ma che dal punto di vista della qualità sonora non valgono neppure alla lontana il loro prezzo d’acquisto.

A volte il destino si dimostra cinico e beffardo. A maggior ragione se lo si va a stuzzicare a tal punto.

Il fatto ha reso evidente una volta di più, inoltre, che quelle misure non hanno nulla a che vedere con ciò che è possibile riscontrare all’atto pratico. Come tali non sono inutili ma dannose, in quanto ingannevoli. Vanno infatti a raffigurare una realtà del tutto inesistente.

 

Il GM 100, ora

Veniamo all’oggi, ossia al momento in cui mi contatta Alessio e in breve comprendo che è in preda alla più totale costernazione, per non dire altro.

Mi racconta che da tanto tempo cercava un Graaf della serie GM e nel momento in cui ne ha trovato uno, non solo si è preciptato a vedere di cosa si trattasse, ma non ha resistito all’istinto di farlo suo.

Il problema è che fin dal suo ascolto di verifica, eseguito presso il rivenditore da cui lo ha acquistato, uno di quelli di più grande rinomanza, conosciuto anche per l’ampiezza fin quasi sterminata dei prodotti che è in grado di offrire e per questo è meta del pellegrinaggio di appassionati provenienti anche da zone parecchio lontane, si è accorto che c’era qualcosa che non andava.

Infatti secondo il suo racconto, il woofer di uno dei diffusori ad esso collegati si muoveva a vuoto in maniera vistosa, con escursioni decisamente rilevanti.

Lui però aveva deciso di prenderlo lo stesso, tanto era il desiderio di entrarne in possesso.

Una volta rientrato nella sua abitazione, dopo un viaggio di varie centinaia di chilometri, e collegato l’agognato GM 100 all’impianto, ha fatto in tempo ad ascoltare si e no qualche nota e l’amplificatore si è ammutolito, non prima di fare un discreto botto.

Qualcuno ora, convinto di saperla lunga, penserà che come sempre gli amplificatori Graaf sono una fonte di guai a causa della loro sostanziale inaffidabilità. Tra qualche tempo è probabile che avremo modo di ascoltare un’altra storia che dal mio punto di vista taglia la testa al toro a questo riguardo, ma per il momento restiamo sul GM 100 protagonista di quest’avventura.

Tanto è l’amore che malgrado tutto il suo possessore prova nei suoi confronti che non decide di riportarlo dove l’ha preso, con annesso cazziatone nei confronti del venditore che ha dimostrato tanta leggerezza e soprattutto i soldi li ha chiesti buoni e pure tanti.

Reazione che, come vedremo tra breve sarebbe stata più che giustificata.

Invece ha deciso di provare a salvarlo, tenendolo meritoriamente a distanza da mani che hanno dimostrato già nel modo più plateale di essere del tutto inadeguate a oggetti di livello simile. E, a questo punto, chissà che fine gli farebbero fare.

La sfida è di quelle che istigano ad affrontarla e così, senza promettere nulla, mi accordo per eseguire quantomeno una verifica esplorativa.

 

Oltre i confini della realtà

Nel momento in cui rimuovo il pannello di fondo del GM 100, mi trovo di fronte al panorama più desolante che abbia mai avuto modo di osservare in tutta la mia dimenticabile carriera. Ognuna delle schede da cui è composto il finale è letteralmente ricoperta da lerciume grasso e nerastro, accumulatosi per via delle quantità al di fuori di ogni ragionevolezza del contenuto di quelle bombolette disossidanti, cui troppo spesso si fa ricorso con disinvolta abbondanza nei laboratori di riparazione. E soprattutto senza mai ripulire l’inzaccherata, o meglio la panzanella, prodotta in quel modo.

Persino la più ricca di quelle gustose pietanze non potrebbe aspirare ai livelli di untume cosparso con rara e puntigliosa uniformità su tutto l’interno del nostro amplificatore, pareti del telaio comprese.

Ora, è ben noto che nel caso di apparecchiature di una certa anzianità, in particolare preamplificatori o comunque caratterizzate dalla presenza di un buon numero di potenziometri, selettori e contatti elettrici di vario tipo, esposti all’ossidazione, l’indisponibilità di ricambi faccia si che a volte il ricorso a determinati ripieghi sia fin quasi obbligato.

Nel caso del finale in questione però non c’è nulla di tutto questo.

Come si puà pensare allora che nell’evidenziarsi di un malfunzionamento di un’apparecchiatura della raffinatezza, complessità e delicatezza di equilibri operativi proprie di un Graaf GM 100 si possa risolvere alcunché a colpi di bomboletta. Peggio ancora se s’insiste fino a ridurre a tal punto l’apparecchiatura, che oltretutto mostrava evidenti i segni di interventi ripetuti più volte.

Cosa pensereste di un meccanico che decida di riparare il motore e l’elettronica della vostra Ferrari lanciandole contro secchiate d’olio, terminando il “lavoro” a colpi di cric? Non credo vi sia bisogno di dirlo.

Se poi vedendo l’assenza di risultati decide che l’olio lanciato a secchi non è abbastanza e passa direttamente ai barili, neppure più il dizionario ci aiuta a trovare una definizione consona.

E non è ancora tutto, perché le schede relative alle funzionalità più critiche dell’apparecchiatura erano diverse nel canale sinistro dal destro e utilizzavano ognuna componentistica non corrispondente all’altra. Non per un componente o due, ma per la maggior parte di essi.

Ecco dunque un’ulteriore possibile voce riguardante l’inventario delle inaffidabilità per le elettroniche Graaf. Causate appunto dalla disinvoltura con cui si eseguono rabberciamenti tanto indegni. Roba inaccettabile persino per un venditore di patate del mercato rionale, con tutto il rispetto per gente che il pane quotidiano se lo suda alzandosi ogni giorno prima dell’alba.

Poi, per carità, un errore ci sta tutto, ma se non te ne accorgi sei un incompetente ed è la soluzione meno dolorosa, dato che se per caso sei a conoscenza della situazione, la parola indicata non la menzioniamo per carità di patria.

Tanto per non farsi mancare nulla, i connettori sono ricoperti da uno strato di ossido assai consistente, diffuso persino nelle gole dell’isolante in teflon di quelli di segnale. Probabilmente a causa di spine RCA che definire malandate al punto da essere reperibili forse all’interno di scavi archeologici è ancora poco.

Dunque, anche il precedente utilizzatore non dev’essere stato questo modello di virtù.

Personalmente non sono mai stato un maniaco delle apparecchiture tirate a lucido fino allo spasimo ed esenti dal benché minimo granello di polvere, tuttaltro. Qui però mi sembra si sia andati ben oltre. Viene da chiedersi allora il motivo per cui spendere cifre mai indifferenti se poi si usano gli oggetti acquisiti per il loro tramite in maniera così trascurata.

Arrivando infine ad accorgersi che non vanno più e quindi prenderne dei nuovi, cui far fare con ogni probabilità la stessa fine.

Con Alessio facciamo il punto della situazione e lui, tanto è l’amore che prova per la sua creatura, nuova ma  sfortunata, decide di tentare un intervento di ripristino, che dati i presupposti non potrà che essere parecchio approfondito e come tale avrà anche i suoi costi.

Del resto occorre ricostruire da capo a piedi il GM 100, intervento dal quale si salvano soltanto i circuiti stampati, ancora utilizzabili, e le resistenze, che per fortuna non denotano gravi segni di sofferenza. Per questa serie Graaf utilizzava esemplari fortemente sovradimensionati, che hanno retto senza difficoltà i maltrattamenti subiti da manomissioni e successivi tentativi d’impiego tanto scriteriati.

Il rimanente però era tutto da buttare, a iniziare dai componenti attivi, dato che quando si è verificato l’evento infausto, le placche erano tutte diventate incandescenti. Magari sarebbero state ancora utilizzabili, ma data la delicatezza degli equilibri funzionali tipici di apparecchiature di questo livello, il ricorso a una serie completa di valvole nuove, selezionate e accoppiate con la massima cura, era di ritenersi indispensabile.

Poi, ovviamente sono stati sostituiti tutti i condensatori elettrolitici, nessuno escluso, facendo ricorso a quanto di meglio la produzione attuale sia in grado di offrire e sia compatibile con gli spazi interni e le misure d’interasse tra i fori di fissaggio concesse dalla realizzazione originaria. Ovviamente si è anche recuperata la perfetta corrispondenza tra le schede relative a ciascuno dei canali, come abbiamo visto compromessa da un intervento eseguito in tutta evidenza con materiale di risulta, preso chissà dove e chissà come.

A questo proposito ho svolto indagini che hanno escluso categoricamente la possibilità che esemplari siano usciti in condizioni simili dalla linea di montaggio del costruttore.

Oltretutto il GM 100 in questione appartiene alla serie prodotta inizialmente, riconoscibile dalla finitura delle griglie di protezione delle valvole finali, oltreché dal numero di matricola. In quella fase è alquanto improbabile esistesse una carenza di componenti che possa aver consigliato di portare a termine la fabbricazione del prodotto in condizioni simili. Inoltre, conoscendo personalmente e avendo avuto riconfermata più volte la puntigliosità con cui veniva prima realizzato e poi collaudato l’amplificatore, prima d’inviarlo alla sua destinazione, è da escludere che quella possa essere stata la veste con cui il nostro GM 100 ha visto inizialmente la luce.

Dunque quell’obbrobrio deve essere stato realizzato in seguito, capolavoro di disinvoltura che non saprei come altro definire.

Poi, per carità, è noto che tanti dettaglianti sono ancora più alla canna del gas di quanto già fossero tempo addietro. Però, se ci si rende conto di aver preso un oggetto ridotto in condizioni simili, magari facendo buon viso a cattivo gioco per concludere la vendita di un altro oggetto, non si dovrebbe scaricare in modo simile il tarocco sul primo malcapitato che capita a tiro.

L’amplificatore lo si può sempre rivendere, ma illustrando all’acquirente fino in fondo le condizioni in cui si trova. Le sue condizioni visibili erano tali, del resto, da consigliare un’accurata verifica dell’interno. Basta togliere quattro viti.

Secondo lo stato effettivo del GM 100 e le modalità che si riterrebbero indispensabili ai fini del minimo livello di professionalità, un mancato ricavo di qualche centinaio di euro era facilmente prevedibile.

Con ogni probabilità quella somma sarebbe rientrata in breve, dato che lo stesso acquirente, di fronte a un atteggiamento improntato alla necessaria trasparenza non avrebbe esitato a dare di nuovo fiducia allo stesso rivenditore.

Invece no, e la proverbiale furberia dell’italiota-tipo ha avuto ancora una volta il sopravvento. costringendo a prenderne atto anche chi come me detesta certi discorsi e ancor più i luoghi comuni.

Come una sorta di monito per i posteri, ho deciso di pubblicare la foto del retro nelle stesse condizioni, inconfondibili, con cui è pervenuto nelle mani del suo possessore attuale. A parte il quartetto di grossi elettrolici posto tra i trasformatori, che al momento dello scatto era già stato sostituito con esemplari nuovi di pacca.

 

L’intervento

In sostanza il GM 100 è stato ricostruito completamente. Sono stati sostituiti anche i condensatori a film, nella loro interezza. Dopo tanti anni anch’essi denotano segni d’invecchiamento, tantopiù operando in un’elettronica all’interno della quale il calore certo non manca. La scelta d’origine denota le disponibilità e le idee tipiche dell’epoca, oggi migliorabili in maniera parecchio consistente, a tutto vantaggio delle doti sonore dell’amplificatore. Insieme all’apporto di elettrolitici freschi, scelti anch’essi con la massima cura, e di nuove valvole di uscita ha comportato in pratica l’ottenimento di prestazioni che, probabilmente, sono ancora migliori di quelle dell’elettronica da nuova.

Questa è l’impressione destata dal primo ascolto del GM 100 dopo l’intervento di ripristino, sulla base della conoscenza di quest’elettronica nella veste di serie che ho avuto modo di approfondire nel passato.

Col passare delle ore e l’assestarsi della componenstica, oltre al rodaggio necessario per i condensatori a film e i tubi di uscita, la sonorità del GM 100 è migliorata ulteriormente e in maniera sostanziale, come mi ha raccontato il suo possessore, entusiasta.

Dopo un due o tre settimane d’impiego mi ha telefonato apposta per dirmi che in termini qualitativi il GM 100 restaurato suonava allo stesso livello di nitidezza, pulizia e raffinatezza del valvolare monotriodo 2A3 che è anche in suo possesso. Solo che qui stiamo parlando di un 100 watt per canale.

Potenze del genere erogate da amplificazioni valvolari, oltretutto di tale livello, possono essere comprese nel loro significato solo nel momento in cui le si sperimenta di persona, all’interno di un impianto all’altezza della situazione e ben messo a punto.

Qualche settimana dopo ho trovato un messaggio nella mia casella di posta elettronica, che riporto qui di seguito.

Caro Claudio,

avevi proprio ragione: il suono del Graaf GM 100 è veramente magico e unico. Quando l’ho preso malconcio e con grossi problemi di funzionamento ho avuto paura di aver buttato i miei soldi, poi tu con professionalità, competenza, onestà e amore hai fatto rivivere questo gioiello…

Perchè è un vero gioiello  questo amplificatore finale.T i ringrazio per lo splendido lavoro effettuato e per le innumerevoli ore di buona musica riprodotta ad altissimo livello che mi hai dato.

GRAZIE CLAUDIO

Alessio

Grazie a te Alessio, per la fiducia che mi hai accordato, insieme alla possibilità di verificare ancora una volta cosa significhi l’esecuzione di un intervento approfondito a tal punto e quali siano i risultati davvero lusinghieri che si ottengono per il suo tramite.

 

 

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2 thoughts on “Graaf GM 100, il bell’anatroccolo

    1. Buonasera ing. Aloia, grazie della considerazione.
      A quanto ne so Giovanni Mariani è tuttora in vita, anche se non si occupa più di apparecchiature e riproduzione sonora.
      Per qualsiasi domanda o altro non esiti a inviare un messaggio.
      A presto

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