Nell’ambito delle apparecchiature destinate alla riproduzione sonora amatoriale, i prodotti Naim fanno caso a sé per soluzioni tecniche, utilizzative e più che mai per la clientela potenziale cui si rivolgono.
Al tempo erano indicati come l’unica alternativa alle elettroniche Linn per chi utilizzasse giradischi di quel costruttore, ovvero il Sondek, macchina pluriosannata e per molto tempo ritenuta dai suoi estimatori l’unica in grado di riservare al supporto vinilico il trattamento ad esso congeniale.
Non solo, per trarne il meglio era opinione comune, o meglio legge non scritta e come tale mille volte più efficace, che fosse imprescindibile abbinarvi elettroniche e diffusori dello stesso marchio, secondo una logica contraria rispetto agli usi e costumi del settore, forse più vicina a quella degl’impianti coordinati. Una forma d’integralismo ante litteram se vogliamo, che ebbe i suoi fedelissimi in molti tra gli estimatori del marchio.
A dire il vero non avevano tutti i torti, essendo il Sondek macchina complessa da gestire, mettere a punto e più che mai da mantenere allineata alla realtà del momento, stanti gl’innumerevoli aggiornamenti sfornati a intervalli regolari dal suo costruttore. Oltretutto a costi sempre sostenuti, ma anche dall’efficacia difficilmente imitabile in termini di qualità sonora, quantomeno nella sua epoca d’oro.
Naim dunque fece la sua comparsa sul mercato e in breve si affermò come la sola alternativa possibile al monomarca Linn, almeno volendo restare entro i canoni dell’ortodossia che buona parte dei possessori del Sondek si sentiva tenuta a osservare.
I prodotti Naim si segnalarono per la loro impostazione ancor più rigorosa, o meglio ai limiti della maniacalità. Quello che chiunque avrebbe definito come un fattore controproducente, e quindi penalizzante in termini di vendite, ne divenne di fatto la bandiera e contribuì alla formazione di un manipolo di seguaci, forse non così folto ma particolarmente agguerrito.
Con la scelta a prima vista incomprensibile riguardante l’impiego in esclusiva delle connessioni DIN, chi voleva un’elettronica Naim doveva in pratica rassegnarsi ad abbinarvi solo apparecchiature dello stesso marchio. Più che una costrizione, la cosa fu vista dagli estimatori del marchio come una conseguenza logica della scelta iniziale. Così quello che a qualsiasi osservatore sarebbe apparso come un azzardo si rivelò invece un propulsore di buona efficacia per i volumi di vendita.
Si arrivò persino a sostenere che quelle connessioni fossero parte integrante di un progetto pensato con un’organicità e una coerenza ben superiori rispetto alle apparecchiature più comuni, e come tali fossero una scelta imprescindibile che chiunque desiderasse la superiore resa sonora attribuita alle elettroniche Naim non potesse far altro che apprezzare o meglio ancora farsene portabandiera.
Con la mentalità che mi ritrovo, questo tipo di dinamiche mi sembrano più indicate per sette alla Scientology piuttosto che a una specialità tecnica come quella di nostro interesse, sia pure osservata con il disincanto e l’autonomia di pensiero che ritengo imprescindibili per un rapporto con essa che non sia di subalternità.
Vedremo più avanti quali sono le conseguenze di quella scelta.
Il trittico
I tre oggetti di cui andiamo a occuparci costituiscono l’ossatura di un impianto basato su una sorgente digitale e un’amplificazione a due telai. Il lettore CD è il modello CD 5i, il preamplificatore è il NAC 92, il finale il NAP 90. Come anticipato tutti e tre hanno le loro peculiarità.
Iniziando dal lettore, colpisce la particolare modalità di apertura del vano per il disco, a sportello di credenza. In pratica si afferra la piccola maniglia e si tira quel tanto necessario a vincere l’attrazione effettuata dal magnete interno. L’elemento è imperniato in corrispondenza dello spigolo destro. Tirando esce fuori in pratica tutta la meccanica, montata su un supporto decisamente robusto, realizzato in pressofusione come il resto del telaio. Il disco è tenuto in sede mediante un pressore di dimensioni e peso contenuti.

Il display è parco d’indicazioni, come di consueto per le macchine inglesi coeve del CD 5i. Per mezzo di due coppie di pulsanti si controllano le funzioni di trasporto, accessibili anche da remoto.
Il CD 5i è l’unico fra i tre a permettere una connessione mediante gli usuali connettori RCA. S’indirizzava dunque all’impiego anche con eletroniche non dello stesso marchio. Pre e finale invece dialogano tra loro mediante i famigerati connettori DIN e relativi cavi. E’ possibile scegliere tra un quadripolare e un pentapolare, con quest’ultimo che riporta anche i contatti per l’alimentazione del pre mediante quella del finale. Si tratta di una scelta alquanto inconsueta, che tra le altre cose rende l’interno del preamplificatore sostanzialmente vuoto. Infatti a parte una scheda dalle dimensioni neppure così ampie non c’è niente altro, giusto le due aste necessarie al collegamento al frontale dei potenziometri di volume e bilanciamento. Sono realizzate in plastica, oltretutto di qualità scarsa e fermate sugli alberini dei potenziomentri mediante coppiglie come quelle che si potrebbero trovare in una realizzazione meccanica di scarsa raffinatezza. Si tratta di un elemento che riassume in sostanza la filosofia realizzativa di quest’amplificazione, improntata a una spartanità fin troppo esasperata.
Personalmente sono sempre stato contrario all’esaltazione dell’estetica delle apparecchiature, che ormai da qualche decennio a questa parte si è fatta orpello e di fatto è l’elemento su cui si gioca una parte fin troppo importante della differenziazione tra quel che è disponibile sul mercato. Per forza di cose un’estetica cui si attribuisce una valenza tanto sproporzionata, mancando evidentemente gli elementi necessari a differenziarsi altrimenti, assume un peso fin troppo rilevante anche e soprattutto nella ripartizione dei costi relativi alla produzione.
In questo caso però si è andati fin troppo oltre. Scelte come quelle delle elettroniche Naim sarebbero accettabili per apparecchiature (molto) economiche, non certo per oggetti posizionati in una fascia di mercato di ben altro rilievo. Anche perché ad esse non corrisponde una contropartita a livello di realizzazione interna, allineata invece con buona precisione alle prerogative dell’esterno.
Se poi si osservano le modalità di assemblaggio dei pannelli di copertura c’è da restare basiti. Invece delle consuete, funzionali, economiche e durature viti, che oltretutto sono sostituibili, c’è un sistema cervellotico basato su spine in materiale plastico. Vanno inserite in elementi anulari dello stesso materiale che dovrebbero incastrarsi nei fori previsti sui pannelli metaliici costituenti il telaio, ma in realtà restano laschi. Il tutto ha una resistenza gravemente inadeguata alle masse che deve sopportare, ancor più quando il materiale col passare degli anni perde le sue caratteristiche. Pertanto dovendo accedere per qualunque motivo all’interno del telaio le probabilità di romperne qualcuno sono numerose, mentre i ricambi non sono più forniti da parecchio tempo.
I telai di pre e finale sono identici, quindi su quello del secondo sono presenti le forature necessarie per alloggiare le prese DIN a corredo del primo. Sono ricoperte per mezzo di plastica adesiva, a formare quello che all’apparenza è un normale pannello posteriore.
Con lo stesso materiale, stavolta non adesivo, sono realizzati i frontali delle due elettroniche. In sostanza, allora, pur nelle sue limitazioni solo il lettore CD ha una realizzazione meccanica all’altezza delle caratteristiche del prodotto. La sua robustezza anzi è persino ridondante, quando invece dei tre è quello che ne ha meno bisogno. Osservando il resto si rimane colpiti dalla mancanza di proporzionalità delle soluzioni realizzative nei confronti delle rispettive necessità, ma anche da una logica del tutto contraria a quel che suggerirebbe il minimo del buon senso.
La condivisione dei telai tra pre e finale fa si che non vi sia neppure lo spazio necessario per alloggiare una presa IEC tale da accogliere finalmente un cavo d’alimentazione decente. In origine infatti c’era il solito filettino da abat-jour, ancor più inadeguato in considerazione del fatto che deve fornire l’energia necessaria anche all’alimentazione del preamplificatore. Per non restare con i buchi delle prese DIN in bella vista, l’unica è stata adottare un passacavo di dimensioni adeguate, oltre a un cavo realizzato apposta per connettersi direttamente ai piedini interni dell’interruttore di attivazione e del portafusibili.

Sul finale sono stati montati anche dei nuovi morsetti d’uscita, al posto di quelli utilizzati in origine. Aspetto a parte, davvero poco lusinghiero, la loro superficie di contatto era ormai ossidata, con gli effetti immaginabili sul trasferimento del segnale ai cavi di potenza. Il costruttore oltretutto raccomanda di non sostituirli, probabilmente per la loro fattura che presenta un doppio punto di contatto rispetto alle piste provenienti dai componenti attivi della sezione d’uscita. Allo scopo allora sono stati realizzati dei cavi appositi, con cui si è replicato lo sdoppiamento appena menzionato, ottenendo modalità di transito del segnale nettamente più favorevoli rispetto al lamierino tipico delle terminazioni d’origine. Già che si era in ballo, sono stati anche adottati dei connettori RCA, resi operativi mediante la realizzazione ex novo di un cablaggio interno, sempre con cavo realizzato a mano, partendo dai punti dello stampato in cui è direttamente inserito il connettore DIN.
Lo stesso lavoro, riguardo alle connessioni di segnale, è stato eseguito sul preamplficatore. Solo con questi interventi, in effetti non da poco, il trittico ha perso quella sua voce sottile, caratteristica delle elettroniche Naim dell’epoca, che pure tanti estimatori hanno acquisito nel corso del tempo.
Nuovi connettori sono stati montati anche al posto degli RCA dedicati all’ingresso Linea 1. Anche nel caso del preamplificatore sono stati realizzati, manualmente, i cavi destinati al cablaggio interno.

Non si potrebbe avere esempio migliore del grado particolarmente ampio di soggettività nell’apprezzamento delle caratteristiche sonore proprie delle apparecchiature audio: in questo caso si tratta di quanto di più lontano da ciò a cui si possa attribuire una sia pure lontana idea di realismo, comportando in tal modo la negazione sostanziale del concetto steso di alta fedeltà.
E’ bello quel che piace e non vi è dubbio alcuno al riguardo. Inevitabile chiedersi però su quali presupposti possa basarsi l’apprezzamento di sonorità tanto prive di solidità e di corpo, di energia manco a parlarne.
Per un appassionato che sia alla ricerca in primo luogo di una sensazione di realismo nella riproduzione sonora, invece che di una sua riproduzione marchianamente parziale, è piuttosto difficile riuscire a comprendere non l’apprezzamento da parte di molti per sonorità di questo genere, ma come sia stato possibile, su quei presupposti, trovare un consenso come quello arriso ai Naim.
Per completare l’intervento sulle connessioni, anche gli RCA in dotazione al lettore CD, di qualità scarsa, sono stati sostituiti.

Non dovendo utilizzare lo stesso telaio del pre NAC 92, il lettore CD dispone già all’origine di una presa IEC per il cavo di alimentazione.
Il resto dell’intervento
Data l’età degli oggetti in questione che in parte traspare anche dalle foto pubblicate, si è proceduto anche alla sostituzione totale dei condensatori elettrolitici, a partire da quelli presenti nell’alimentazione dell’amplificatore finale e del lettore CD, a quelli disseminati nelle circuitazioni delle tre apparecchiature.
Così facendo, insieme ad alcuni accorgimenti di contorno, le si è ulteriormente recuperate a un nuovo vigore e la timbrica sottile, tendente quindi a conferire una sostanziale preponderanza al medioalto, di scarsa vitalità e sostanzialmente priva di dinamica è diventata un ricordo.
Qualcuno dirà: hai travisato completamente la sonorità Naim. E’ proprio così, ma almeno ora si ha qualcosa di concreto e non le limitazioni causate da scelte opinabili e accentuato da anni di utilizzo, fatto passare per traguardo tecnico-musicale di chissà quale levatura.
In sostanza si ha l’impressione che ora il passaggio di energia, che pure è nelle corde del trittico, sia reso finalmente possibile e non più mortificato da una serie di strozzature. Al di là di certi proclami non si sa quanto siano realizzate ad arte e quanto invece frutto di scelte forzatamente controcorrente le cui conseguenze non si valutarono a fondo.
Non si tratta oltretutto di energia fine a sé stessa, ma legata, direi strettamente, al segnale musicale e alla sua fruizione, che ora avviene finalmente in maniera completa e non forzata a passare attraverso un filtro implacabile come avveniva in precedenza. Viene emessa anche in maniera più fluida, e tale da mantenere tridimensionalità anche a pressioni sonore rilevanti, laddove prima si percepiva la tendenza ad appiattire tutto, segno evidente del debito d’ossigeno in cui l’impianto si veniva per forza di cose a trovare. In quelle condizioni per forza di cose gli spigoli venivano aguzzati, mentre ora la maggior rilassatezza dell’emissione, anche a pressioni sonore non indifferenti, è in piena evidenza.
In definitiva, il trittico Naim è emblematico rispetto al come si possano affossare apparecchiature pur valide per mezzo di scelte che hanno il loro movente in elementi che nulla hanno a che fare con la qualità di riproduzione. Attengono molto di più al marketing e peggio alla volontà di pilotare masse più o meno consistenti verso obiettivi prestabiliti. Azione tipicamente orwelliana, e non a caso le apparecchiature in questione provengono proprio dalla terra di quello che insieme ad Aldous Huxley può essere indicato come lo scrittore più profetico dell’era moderna.
Nella fattispecie ciò è avvenuto peggiorando deliberatamente un oggetto, alfine di porre ostacoli insormontabili al suo utilizzo qualora non ci si sottomettesse a imposizioni non solo gravose, ma in totale e definitiva contraddizione con la realtà della riproduzione sonora ad alta fedeltà. Uno dei suoi capisaldi è appunto la massima specializzazione dei componenti dell’impianto, da cui deriva la libertà di scegliere allo scopo i più indicati, in funzione delle proprie necessità, di quelle dell’ambiente d’ascolto e dei generi musicali che si prediligono.
Negandola, si torna per forza di cose indietro ai concetti tipici della cosiddetta mid-fi, quella del coordinato, qual è a tutti gli effetti l’insieme che gli oggetti in esame vanno a comporre.
In tutto questo, se vogliamo, l’aspetto più rilevante non è la cosa in sé, ma come sia stato possibile mettere insieme un gruppo di persone non promettendo loro una maggiore libertà, sia pure delimitata al settore di cui queste apparecchiature entrano a far parte, ma negando persino quella poca che si aveva in precedenza, ossia quando non si era ancora acquistato il tal prodotto. Non solo, in quel gruppo di persone si è creato un sottoinsieme caratterizzato da una sorta di fanatismo nei confronti dell’oggetto posseduto, non in funzione dalle sue sue buone qualità ma per le sue limitazioni oggettive, oltretutto marchiane, che a colpi di propaganda vengono innalzate addirittura a punti di forza.
Una sorta di sindrome di Stoccolma quindi, sia pure applicata al settore di nostro interesse, portata alle sue conseguenze più estreme.
Stante la soggettività con cui le apparecchiature audio e le loro doti sonore sono valutate dall’ascoltatore, le conseguenze di tali limitazioni diventano addirittura motivo di presunta superiorità nei confronti di quanto non sia gravato da esse in maniera altrettanto pesante, secondo una logica non si sa fino a che punto prestabilita in sede di delibera delle apparecchiature in questione, e delle altre similmente caratterizzate. Non vogliamo neppure parlare di calcolo, per quanto la possibilità esista.
Che quelle scelte siano state oltremodo limitative per le possibilità soniche del trittico non lo dico io ma è la riproduzione stessa a mostrarlo con particolare evidenza, nella sua veste originaria e più che mai una volta che ne siano stati neutralizzati gli effetti, sia pure con un lavoro che nei fatti ha richiesto tempo e applicazione.
Del resto come diceva Miles Davis, la musica parla per sé stessa.
Per forza di cose la sua riproduzione non può fare diversamente.
Vediamo infine le valutazioni dell’utilizzatore del trittico, anch’egli critico rispetto a certe scelte dato che altrimenti non avrebbe espresso la volontà di aggirarle.
Personalmente ne vedo l’aspetto più significativo non nelle valutazioni emerse a lavoro finito, in fin dei conti nell’ordine delle cose stante la sua mole, ma perché va di fatto a confermare una tendenza di cui ho parlato nel recente passato: quella di colpevolizzarsi in funzione delle limitazioni dell’oggetto, attribuendo a quest’ultimo una sorta di perfezione, in osservanza sia pure involontaria ai dogmi della realtà parallela costruita dal martellare incessante della propaganda eseguita dalla pubblicistica di settore.
Uno degli effetti di quel bombardamento è proprio il costruire un rapporto di subalternità da parte dell’utilizzatore nei confronti del prodotto, tale che riscontrando un eventuale difetto si è portati ad attribuirlo a una propria inadeguatezza piuttosto che a una sua limitazione.
Per altri versi ci troviamo ancora una volta di fronte alla conferma di quello che dico spesso e non mi stancherò mai di ripetere: se comprendere l’esistenza di un difetto è relativamente facile, per quanto proprio la storia dei Naim suggerisce che non di rado lo si prende per un pregio e viceversa, stabilirne correttamente la causa è tutto un altro paio di maniche.
Ciao Claudio,
la prima impressione è stata di grande pulizia della gamma alta e anche di maggiore presenza. Prima c’era come una nebbia che avvolgeva gli alti sia con CD che con vinile. Mi ero convinto di avere un calo dell’udito sulla gamma alta, d’altronde con l’età il nostro udito peggiora. Anche questa è una considerazione che spesso gli appassionati ignorano (invece si trattava solo delle limitazioni dell’impianto ndC.C.).
Altra miglioria nella gamma bassa che adesso appare più profonda e morbida, meno concentrata nel mediobasso e meno monocorde. Il medio che a volte era pungente e in primo piano adesso è più equilibrato. In definitiva è tutto più armonico e più piacevole e i dischi che adesso suonano meglio sono aumentati. Non ho ancora collegato l’alimentatore al pre perchè volevo prima provare la configurazione a tre sottoposta a modifica. Insomma un bel risultato, è strano che quel timbro tipicamente Naim che ha molti adepti ora sia meno evidente. Forse la cavetteria DIN è la responsabile di quel medio in evidenza e portato in primo piano dell’originale.
Ovviamente adesso il tutto è anche condizionato dai cavi che non sono più i din Naim ma cavi diciamo di classe media della MIT e Audioquest. Magari miglioreremo anche quello con i tuoi artigianali. Il cavo di alimentazione è veramente impressionante!
Proseguendo con l’utilizzo dell’impianto, noto che dopo un periodo di rodaggio il suono è migliorato ancora. Tuttavia ciò che mi ha stupito più di tutto è che avevo dimenticato una cosa che da decenni sapevo, e cioè che quello che entra può essere solo peggiorato (che era stata la fortuna della Linn con il Sondek). Negli anni avevo dato troppo peso alle casse. Ora con tre diffusori molto diversi il suono tende a uniformarsi in meglio.
Gli LP di rock anni 70 e le loro riedizioni su CD degli anni 80, che spesso sono bollati come scadenti, ora suonano anch’essi molto piacevoli.
Un caro saluto e grazie ancora per tutto!
A presto
Massimo
Buongiorno Claudio, mi presento.
Sono un tuo lettore da pochissimo tempo, essendo entrato in contatto con il tuo sito quando mi sono imbattuto nella lettura del tuo articolo del giradischi Blackstone del buon Lucchini – Audiosilente.
Complimenti per la passione e la competenza! Anch’io, come te, storco molto il naso su marchi e tecnologie per così dire chiusi che decidono strategicamente di non rendere agevole l’interfacciamento con altri marchi e sistemi. Si creano, così facendo, nicchie settarie di estimatori che poco hanno a che fare col senso critico delle cose…ciò è vero ad esempio anche nel campo dell’elettronica di consumo per i sistemi della mela Apple. Sono davvero superiori gli i-phone al resto degli smartphone sul mercato? La mia azienda, che aveva da poco sposato la la filosofia Apple, tempo fa mi avrebbe fatto omaggio (si trattava dei cosidetti benefit, o malefit?) di smartphone e laptop della mela…dopo 1 sola settimana di utilizzo li ho riconsegnati e chiesto un ritorno al passato! Era come se dovessi sforzarmi, da destro, a lavorare su sistemi concepiti per mancini. Noooo, grazie! Perché odiassi Apple? Forse perché anch’io sono un po’ uno smanettone sugli oggetti e quegli strumenti mal si interfacciavano col resto della mia tecnologia già disponibile o forse perché odio in fondo chi si proclama elite senza poi esserlo fino in fondo. Boh?
Vengo al punto. Sono un audiofilo moderato. Non spendo soldi a vuoto nella ricerca di chissà cosa. Ho speso nel tempo più in dischi e cd che sull’impianto e me ne vanno!
Il mio impianto viene tutto dal mercato dell’usato e tutto sommato ne sono abbastanza soddisfatto. Poco più di un anno fa ho acquistato, di nuovo usato, un ampli integrato della Naim, il Nait 5i. Debbo dirti sono molto soddisfatto della sua resa. Lo trovo estremamente piacevole e dettagliato e all’occorrenza profondo. Non riscontro il suono fino dincuintu parli nelntuo articolo. Forse perché alcuni elementi che limitavano le precedenti versioni di ampli sono stati rimossi? Infatti il Nait 5i è dotato di presa IEC che permette di inserire cavi di alimentazione di tutte le forge e oltre alle usicte DIN sono comunque in dotazione della macchina anche le più diffuse uscite RCA che con mia soddisfazione mi hanno permesso di interfacciare l’ampli con il lettore CD76se della Marantz che, valore aggiunto, ora piloto con lo stesso telecomando del Naim. Niente male avere 1 solo telecomando, no!
Credo che Naim abbia messo in discussione il disegno originale di realizzare sistemi chiusi per interfacciamento esclusivo con elementi della stessa casa…questa scelta a mio avviso paga perché travalica i confini della setta per raggiungere anche liberi pensatori che si fidano delle proprie orecchie!
Risultato, il mio piccolo impianto ha potuto godere di un marcato miglioramento rispetto al precedente NAD350C, che ancora conservo, con una spesa sempre estremamente contenuta: 400 euro per il Naim usato, cifra con la quale non tiri via nulla di nuovo dal mercato minimamente paragonabile…
Che ne dici?
Sono, è evidente, estremamente favorevole al tuo approccio di pescare nel vintage e nell’usato, piluccando possibilmente fra prodotti di medio alta fascia, piuttosto che farsi prendere dalla smania del nuovo ad ogni costo per rimanerne deluso subito dopo ed essere di nuovo spinto al mercato…
Vengo, infine, a chiederti un consiglio.
Vorrei portare un piccolo miglioramento nella mia sezione digitale. Cosa ne pensi del mio lettore Marantz CD67se? È sicuramente una vecchia gloria. Ho fatto al mio piccole modifiche di insonorizzazione con dei fogli di antirombo ma non mi sono ancora avventurato a sostituire alcunche…c’è qualcosa che suggeriresti in termini di modifiche/sostituzioni? Oppure ritieni, mantenendo la filosofia appena sopra delineata di piluccare chicche nell’usato, sia meglio cambiare macchina?
Un grazie anticipato e a rileggerti presto!
Giacomo
Ciao Giacomo,
grazie dell’apprezzamento.
Come hai detto giustamente, oggi con 400 euro si fa ben poco. Specialmente nell’ambito delle amplificazioni.
Poi le valutazioni sono ovviamente personali, figlie dei parametri che si hanno e dei risultati che ci si prefiggono.
In ogni caso non stento a credere che rispetto all’integrato di prima il miglioramento ci sia stato e anche di entità considerevole.
Probabilmente i particolari da te rilevati hanno la loro importanza sul rendimento complessivo dell’amplificatore.
Combinazione, pochi giorni fa mi ha scritto un appassionato che ha sostituito un integrato della stessa marca di quello che avevi tu con uno di classe e costo maggiori, oltretutto al di sopra di ogni sospetto, rimanendo alquanto deluso.
Quindi anche quando si è convinti di cambiare per il meglio si può andare incontro a sorprese.
Per finire, se il tuo lettore si comporta ancora come deve, invece di sostituirlo puoi pensare a un intervento di ripristino, dati gli anni che ha sulle spalle, e di ottimizzazione. Trattandosi di una macchina dalle doti sonore interessanti, non potrà che giovarsene.
Al riguardo, eventualmente, puoi riscrivermi in privato usando il modulo contatti.