Come anticipato nei giorni scorsi, il 25 giugno presso la Chiesa Evangelica Luterana di Via Sicilia 70 a Roma, si è tenuto il concerto dell’organista Francesco Finotti.
Purtroppo solo qualche decina di persone ha potuto essere presente, a causa delle limitazioni in vigore attualmente.
Quei pochi, comunque, hanno potuto ascoltare un’esecuzione di altissimo livello, da parte di un virtuoso dello strumento quale è il Maestro Finotti.
I brani eseguiti all’inizio e alla fine dell’esibizione appartengono al repertorio classico, elencati nell’anteprima dedicata all’evento. Il corpo centrale del concerto, invece, si è imperniato su composizioni decisamente più moderne e con numerosi punti di contatto con quella che viene definita musica contemporanea. Il loro autore è Jean Guillou, scomparso lo scorso anno, cui Finotti ha voluto tributare un doveroso omaggio. Non soltanto per la statura artistica del compositore e organista francese, ma anche perché è stato il suo maestro.
I brani di Guillou sono definiti come “quadri” dalla stesso Finotti, data la loro breve durata e il loro contenuto spiccatamente figurativo, che li rende alquanto insoliti nei confronti del repertorio più tipico della musica per organo.
Il concerto pertanto è stato un’ottima occasione non solo per evadere dai cliché tipici del repertorio organistico, ma anche per apprezzare i contenuti sperimentali di quel che ne è l’accezione di maggiore modernità.
Sotto questo aspetto emerge anche un nuovo aspetto delle doti di esecutore di Finotti, del tutto a suo agio con i brani più classici e con modalità espressive decisamente più attuali.
L’approccio dell’ascoltatore con i brani di Guillou può non essere facile: personalmente non ho trovato grandi difficoltà apprezzando maggiormente la musica dei nostri tempi rispetto a quella dei secoli passati e anche per via della relativa dimestichezza coi compositori del ‘900.
Oltretutto avevo avuto la possibilità di assistere anche alle prove del concerto, tenutesi il giorno precedente. Occasione in cui ho potuto eseguire una registrazione per mezzo del Tascam DR 40 di cui ci siamo occupati non molto tempo fa, affiancato per l’occasione da una coppia di microfoni Rode NT5, di cui sono entrato in possesso da qualche tempo e per la prima volta ho potuto utilizzare durante un’esecuzione dal vivo.
L’occasione è venuta buona anche per un confronto con l’altra coppia di microfoni in mio possesso, degli AKG C1000S, utilizzati per la registrazione che ho eseguito lo scorso anno nello stesso luogo.
Per quanto si tratti di esemplari privi di pregio particolare e acqustabili senza andare incontro a spese troppo rilevanti, sono comunque tra le scelte più adatte per la registrazione amatoriale e quindi anche per gli appassionati della specialità.
Spero di riuscire a pubblicare entro breve un resoconto dedicato ai due microfoni e alle impressioni ricavate dal loro utilizzo.
Nella mia “carriera” di appassionato di musica e di frequentatore di concerti, ho avuto modo più volte di constatare come nel momento in cui si ha l’opportunità di assistere a delle prove, non di rado queste mostrino motivi d’interesse superiori a quelli delle esibizioni vere e proprie.
Da un lato perché gli esecutori le affrontano con uno spirito diverso, in cui prevale forse la rilassatezza, rispetto alla tensione tipica dell’esibione di fronte al pubblico, e poi perchè eseguono talvolta brani ritenuti non indicati per l’esecuzione in pubblico o anche in una forma più sperimentale.
Stavolta, inoltre, ho avuto la possibilità di entrare all’interno dell’organo della chiesa in cui si è tenuto il concerto, un esemplare del 1930. L’occasione è stata data da un parziale malfunzionamento della pedaliera, che ha reso necessario l’intervento dell’organaro che si occupa della manutenzione dello strumento, e poi anche dell’accordatura di alcuni suoi registri, in particolare del cromorno.
Ho potuto anche scattare alcune foto, da una prospettiva alquanto insolita, che ritengo siano d’interesse per gli appassionati di musica e di riproduzione sonora.
Ognuno di noi è abituato a pensare all’organo a canne secondo l’immagine più usuale dello strumento, quella che ne ritrae le canne più lunghe.

Oltre a quelle ce ne sono molte altre, relative ai diversi registri, ognuno dei quali ne ha una serie dedicata, come appare evidente nell’immagine qui di seguito.
Ho potuto catturare queste immagini grazie alla disponibilità dell’organaro, che avendo notato il mio interesse, con grande gentilezza ha aperto l’accesso ai segreti dello strumento.
Ho potuto anche eseguire una ripresa dell’accordatura del registro del cromorno, con cui s’inaugura il mio canale video.
Di seguito vediamo un’altra serie di canne, non visibili dall’esterno.
Più in basso ci troviamo nella parte opposta alla precedente, in quella che è una vera e propria stanza separata dall’altra, documentata per mezzo delle immagini precedenti.

La pedaliera torna al suo posto dopo la riparazione. Nelle immagini successive l’organaro alle prese con l’accordatura di alcune canne. Prima individua con la mano quella su cui agire, verificando se da essa esce aria, poi ruotandola sul proprio asse e picchiettandola con gli appositi strumenti, vi attribuisce l’intonazione necessaria.
Il concerto di Francesco Finotti era il secondo appuntamento della rassegna “Organizzando”, realizzata dall’Istituzione Universitaria dei Concerti, iniziata con l’esibizione di Livia Mazzanti il 18 giugno scorso.
Il terzo e ultimo appuntamento sarà quello che vedrà all’opera Daniel Matrone, organista titolare della Chiesa di san Luigi Dei Francesi a Roma. Si terrà il 7 luglio e ancora una volta i posti disponibili sono limitati causa DPCM. La prenotazione è obbligatoria, presso il numero 06-3610051/2. www.concertiiuc.it
Un sentito ringraziamento va al Maestro Francesco Finotti per la sua disponibilità nel permettermi l’accesso alla Chiesa anche in occasione delle prove, genere di occasione in cui di solito gli estranei si tengono alla larga, per motivi che non credo sia necessario spiegare. Invece mi lasciato la massima libertà di movimento, grazie alla quale ho potuto scattare le foto pubblicate, e mi ha dato persino la possibilità di registrare, dimostrazione ulteriore per le sue doti umane, che per forza di cose si rispecchiano nel suo approccio allo strumento e all’esecuzione, di grande espressività e comunicativa.







