OTL, senza trasformatori di uscita

OTL sta per Output Transformer Less, Senza Trasformatori di Uscita. A un certo punto sembrò potesse diventare una soluzione tra le più praticate nel campo degli amplificatori di classe elevata, ma poi il diffondersi dello stato solido l’ha fatta tornare nell’ombra.

Pur essendo in grado di eliminare alcune tra le limitazioni maggiori degli amplificatori a valvole, ha sempre trovato problemi difficili da risolvere nella sua realizzazione pratica. Una volta eseguito in modo corretto, però, l’OTL ha dato vita ad amplificatori irripetibili e a sonorità tra le più affascinanti nella storia della riproduzione audio.… Vai all'articolo

Analogico, il punto della situazione

Nello stato di crisi che si trascina ormai da tempo immemore, e a questo punto dà l’impressione di essere virtualmente irreversibile, c’è stata una fase in cui alcuni settori della riproduzione sonora amatoriale hanno evidenziato una tendenza al rialzo. Tra questi possiamo annoverare quello delle cuffie, dei convertitori D/A e soprattutto dell’analogico.

Per ognuno c’è stata una motivazione particolare. In special modo per le cuffie, che hanno potuto beneficiare dell’effetto di trascinamento prodotto dai telefonini dotati delle funzioni di riproduzione, oltreché dai lettori MP 3, fino ad imporsi quale unico sistema di riproduzione di qualità superiore alla media, deprimente, di questi anni, noto alla fascia di pubblico più giovane.… Vai all'articolo

L’hi-fi non è una lampadina

E neppure un frigorifero.

Bella scoperta, dirà qualcuno. Certo, non ci vuole molto per capirlo.

Eppure l’impressione è che sia stato fatto tutto il possibile affinché non solo li si trattasse alla stessa stregua, ma neppure ci si accorgesse della differenza.

L’impianto audio del resto, come le lampadine, i frigoriferi e gli altri elettrodomestici funziona grazie all’energia elettrica distribuita nelle nostre case. E forse proprio per questo si può essere indotti ad assimilare l’uno con gli altri.Vai all'articolo

I dischi di Ottobre

 

Eccoci al primo appuntamento che mese dopo mese passerà in rassegna le nuove uscite e le ristampe, più o meno “audiophile” del mercato discografico.

Direi che questa volta la precedenza sia dovuta a due anteprime, che faranno la felicità di molti: per il prossimo 18 novembre è prevista l’uscita della riedizione di “Live At The Hollywood Bowl” dei Beatles su supporto vinilico da 180 g. Avrà una copertina doppia, la cosiddetta gatefold, e un libretto interno di 24 pagine, contenente un essay del noto giornalista musicale David Fricke.… Vai all'articolo

Fabio Morgera, intervista a una delle punte di diamante del jazz italiano

Tra le dichiarazioni dell’ex ministro Tremonti che a suo tempo fecero più scalpore, c’è quella con cui ha sottolineato che “con la cultura non si mangia”.

Posizione alquanto paradossale per il ministro di un paese che ha un retroterra culturale tra i più ricchi a livello planetario, che oltretutto ha fatto parte di governi capeggiati da chi controlla un gruppo di aziende tra le quali vi sono case editrici come Mondadori e Laterza.

Quello di Tremonti è purtroppo un abito mentale comune un po’ a tutti i livelli, ma tipico di una classe dirigente di ignoranza surreale, confacente al complesso di inferiorità e al conseguente servilismo nei confronti delle politiche imposte dall’estero che hanno causato un degrado per la cosa pubblica e le condizioni di vita italiane semplicemente inimmaginabili solo poco tempo fa.Vai all'articolo

La cuffia delle meraviglie?

Durante una conversazione via PC, mentre mi diceva di apprezzare le cuffie, oggetti parecchio di moda al momento, l’amico Roberto Mugnaini mi ha inviato il link a un oggetto piuttosto interessante.

Si tratta appunto di una cuffia, ma non una delle solite. Stiamo parlando infatti di un oggettino da 50.000 euro, esposto all’ultima edizione del CES, da dove un ragazzotto dall’aria spiritata, e vestito con una polo debitamente sponsorizzata, ha decantato via youtube le meraviglie di questa nuova follia.… Vai all'articolo

Toni Esposito, un “progger” trascurato

Il rock progressivo italiano sta conoscendo ormai da anni un forte ritorno di interesse. Non solo tra chi ebbe la fortuna di viverlo direttamente, ma anche da parte di chi per motivi anagrafici non ha potuto farlo.

Le ristampe dei dischi del genere sono all’ordine del giorno e hanno permesso di recuperare un patrimonio musicale di ampiezza sorprendente. Molti infatti passarono del tutto inosservati al momento della loro pubblicazione, insieme ai loro autori. Soprattutto quelli distribuiti dalle etichette minori, ostacolate da problemi economici non di rado insormontabili.… Vai all'articolo

La percezione della qualità

Da diversi anni a questa parte uno tra i concetti di marketing più in voga è quello che riguarda la qualità percepita. In poche parole consiste nell’attribuire a un prodotto caratteristiche tali affinché il suo osservatore gli attribuisca una connotazione di qualità, anche e soprattutto qualora essa non trovi una motivazione concreta.

Lo scopo è sempre lo stesso: fare in modo che la commercializzazione di un prodotto sia la più proficua possibile in termini economici.

Tra le numerose modalità possibili atte a pervenire a un risultato del genere, c’è la cosiddetta politica del “premium price”.… Vai all'articolo

L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana

Queste parole provengono dal testo di “ZYG-Crescita Zero”: ne avevo fatto il titolo per la rievocazione del primo album degli Area, in occasione del quarantennale dalla sua uscita.

Venne sostituito dalla rivista con cui collaboravo con un ossequiente e banale “Tributo agli Area”, ovviamente senza neppure preoccuparsi di avvertirmi. Forse un concetto come quello di “merce umana” potrebbe essere ritenuto fin troppo crudo e potenzialmente scandaloso dalle anime belle che non tollererebbero di vederlo nero su bianco.… Vai all'articolo

Perché le riviste parlano bene di tutto

Uno tra gli elementi che alla lunga ha causato il definitivo disamoramento nei loro lettori, riguarda il parlare bene, da parte delle riviste, di tutto quanto sottopongono a prova tecnica o d’ascolto.

I motivi di tale stato di cose sono molteplici.

Il primo lo si deve alla consuetudine, sempre da parte delle riviste, di provare quasi solo i prodotti realizzati o distribuiti da società con cui hanno in essere contratti pubblicitari. Ci sono poi le dovute eccezioni,  pronte per essere usate come una sorta di foglia di fico allo scopo di dissimulare questa realtà, peraltro verificabile facilmente.… Vai all'articolo