Dispositivi regali

Antonio di Roma mi scrive:

Buonasera Claudio,
vorrei chiederti di valutare gli oggetti posti in questo sito, aldilà delle citazioni “esoteriche”, “olistiche” ed “eterne”, quasi da rasentare una sorta di (ridicola) religiosità (o assurdità) più che estremistica:
Se mi si consente, un appunto di lode lo faccio, a dispetto della derisione dei poveri mortali, a tutti i costruttori audio che si immedesimano in una sorte di ‘Ulisse’ dell’Odissea e che vogliono, ma non riescono, a far ritorno ad Itaca…
Laddove ognuno di noi potrà definirsi innovatore, dove regole fisiche e matematiche impongono freddamente la certezza dei propri ‘paletti’, c’è sempre il pensiero controcorrente e il dettame dato dalla pochezza dell’inesperienza (o ignoranza da leoni da tastiera).
Il caro ing. Bartolomeo Aloia aveva capito bene ciò che voleva realizzare con le sue corazzate di elettrolitici, e per un po’ ha avuto fortuna.
Ma il mondo andava in altre direzioni, arrivava il surround, l’innovazione, il mondo tridimensionale ed avvolgente del suono.
Oggi invece, a distanza di tanti anni, mai come prima si ritorna al passato violentemente con la Stereofonia con la ‘S’ maiuscola…

Ciao Antonio e grazie della domanda.

Hai toccato talmente tanti argomenti che al riguardo più di una risposta ci vorrebbe una serie di articoli. Allora cercherò di fare quello che posso.

Riguardo al primo dei tuoi quesiti, purtroppo non posso darti una valutazione precisa, dato che conosco quegli oggetti solo di nome e per aver visitato come tanti altri il sito di cui hai inviato il link.

Posso dire che personalmente adotterei uno stile di comunicazione del tutto diverso, per i motivi che ho descritto qui. E’ altrettanto vero che molti prodotti che puntano in primo luogo su un nome altisonante, anche se dietro c’è poco altro, hanno trovato un buon successo. Quindi sotto il profilo strettamente commerciale politiche simili non sarebbero del tutto sbagliate, mettendo da parte le questioni etiche. Del resto tenendo conto anche di quelle, il 99% di quel che gira sul mercato della riproduzione sonora sarebbe da stigmatizzare.

Questo non vuole assolutamente dire che reputi quei prodotti privi di fondamento: in questo settore più che in ogni altro non si deve mai dare nulla per scontato.

Quanto alle regole fisiche e matematiche, conosciamo talmente poco della riproduzione sonora, del modo con cui la percepiamo e dello stesso ambiente che ci circonda da esporci al rischio concreto che, credendo di applicarle nel modo più corretto e rigoroso, potremmo trovarci invece di fronte alla dimostrazione di aver sbagliato su tutta linea. Quantomeno nel momento in cui si mettono da parte schermi di PC e tracciati dei grafici ottenuti al banco di misura per dar retta al nostro orecchio. Che per conto mio resta sempre il giudice supremo e implacabile.

Una conferma ci viene dall’esperienza che ho descritto in “Percorsi alternativi“. Se non l’avessi fatta in prima persona, leggendone forse troverei difficile dar credito a cose simili.

Dico questo perché nel piccolo, o meglio nel microscopico della mia ricerca personale, mi è capitato di fare l’esatto contrario di quello che vorrebbero le regole più o meno codificate, riscontrandone un vantaggio. A volte, anzi, i passi avanti più consistenti li ho fatti proprio nel momento in cui sono andato contro quelli che si definirebbero principi basilari della materia di nostro interesse.

Un altro dato di fatto è che certuni in questo settore usano tutto quanto messo a disposizione dall’arsenale della malafede peggiore. Anche con modi che si definirebbero del tutto controintuitivi, e senza curarsi del fatto che quanto fanno è non solo autolesionista ma va a mettere pesantemente in discussione la loro stessa competenza di operatori. Se si tiene conto anche di questo, davvero non si sa più cosa pensare e a cosa si possa credere o meno.

Mi spiego meglio: è alquanto diffusa in questo periodo, o forse lo è da molto di più ma ero io che non me ne avvedevo, l’abitudine di prendere posizioni del tutto strumentali, al fine di sfruttare per il proprio tornaconto economico la scarsa esperienza di tanti appassionati. Al riguardo si nega non solo l’utilità di certi oggetti, ma proprio la loro stessa funzione, solleticando così la pancia di certe frange di appassionati, per giocare sporco sulla mancata comprensione delle questioni primarie e sull’assenza di fondamentali riguardo alla riproduzione sonora. Allo scopo si fa alle persone un discorso implicito che suona più o meno come un “vedi, io non ti faccio spendere tutti quei soldi per cavi che costano troppo e per altre cose che non servono a nulla, malgrado ci potrei guadagnare bene”, carpendo così la loro fiducia.

Personaggi simili non dicono però che è proprio in quel modo, ovvero inducendo gli inesperti a sorvolare sull’uso di elementi indispensabili ai fini del raggiungimento di determinati risultati qualitativi, che li spingono a cambiare di continuo apparecchiature. Per andare regolarmente su quelle più costose, sulle quali i guadagni sono ben altri, promettendo oltretutto la luna e quindi causando la loro insoddisfazione. Che alla lunga, ovvero a furia di spendere soldi per restare sempre con gli stessi problemi, o meglio per vederli crescere sempre più, di pari passo alle frustrazioni, li spinge infine ad abbandonare questo settore credendo si tratti di una truffa generalizzata. Malgrado abbiano una grande passione per la musica e la sua riproduzione.

In realtà di disonesto c’è solo il comportamento di quei personaggi, del tutto disinteressati del fatto che perseguendo in modo simile il loro interesse pecuniario non fanno altro che distruggere questo settore, dato che è proprio questo il modo con cui lo si è ridotto a uno stato di crisi ormai endemico, dal quale ormai non c’è più via d’uscita.

D’altronde a loro non interessa nulla della crisi che alimentano nel settore in cui operano. Per il semplice motivo che dopo averne devastato uno passano tranquillamente a quello successivo. La loro passione infatti non sta in nessuno di essi, ma solo nell’accumulare denaro diffondendo con astuzia menzogne convincenti, presso chi non ha gli strumenti culturali necessari a comprenderne l’essenza.

Ecco allora che si perviene al capovolgimento dei ruoli e quindi al paradosso: il disonesto si traveste da benefattore. Proprio in conseguenza dei metodi che utilizza, trasforma chi cerca di rappresentare una visione più corretta in un impostore.

Poi è senz’altro vero che ci sono in giro cavi dai costi improponibili. Ma non è certo approfittando della difficoltà dei meno avvertiti nel discernere l’elemento tecnico dall’aspetto commerciale della questione che li si aiuta a crescere e a migliorare la loro esperienza.

Lo stesso peraltro avviene per tante apparecchiature dal prezzo elevatissimo, che magari una volta sul campo si comportano parecchio peggio di cose che costano il 10% del loro prezzo di listino, senza che nei loro confronti si verifichi un’alzata di scudi altrettanto chiassosa.

I costi tipici dei cavi, oltretutto, non sono altro che una conseguenza della realtà propria della filiera di distribuzione operante in questo settore, della quale gli stessi di cui parliamo sono parte attiva. In tale ambito, se si prospettano margini di ricarico inferiori a una data soglia, le possibilità di vedere il proprio prodotto presente nei punti vendita, che peraltro hanno costi di gestione ben precisi, crolla allo zero. Quale che sia il suo livello di efficacia. Di questo però solo pochi mostrano di voler tenere conto.

Eccoci allora al paradosso nel paradosso, in cui sono gli stessi che hanno parte attiva ai fini di certe distorsioni a livello commerciale a mostrarsi nemici acerrimi dello stato di cose dovuto in buona parte a loro stessi.

Tutto questo, oltretutto è la conseguenza di politiche commerciali e di comunicazione del tutto avulse dalla minima coscienza etica, che sempre più spesso fanno del prezzo un sinonimo di eccellenza tecnica, imponendolo quale garanzia di contenuti esclusivi. Questo è un problema che ho affrontato nell’articolo “La percezione della qualità“, che suggerisco a te e ad eventuali altri lettori.

Se vogliamo, il discorso del multicanali cui hai accennato attiene logiche non dissimili: la ricerca di profitti idealmente illimitati, come quelli conseguenti alle possibilità di ampliamento del bacino di utenza potenziale che sembrava indurre, ha causato danni enormi su molti piani diversi. Anche questo, ovviamente, ha dato il suo contributo all’emorragia di appassionati che sta andando avanti da decenni. Si tratta di un aspetto che ho affrontato in maniera approfondita nell’articolo “Quel che si vede è di camicia…

Siccome da alcuni vocaboli che hai utilizzato per il tuo quesito mi sono fatto l’idea, magari sbagliata, che anche tu sia alquanto incline allo scetticismo su certi argomenti, mi sento di dirti ancora una volta che, ai fini del poco di esperienza che ho messo insieme, ho sempre cercato di non dare mai nulla per scontato, e di dare a ogni cosa l’opportunità di dimostrare il proprio valore. Proprio nella consapevolezza che se ne sa troppo poco di questa materia per dire a priori cosa sia giusto e cosa no. E poi che c’è sempre da imparare.

Tutto questo tenendo presente che non si può pretendere di trovare miglioramenti di un qualche rilievo quando si dispone di un mezzo di verifica gravato da problemi di entità maggiore di qualche ordine di grandezza rispetto ad essi. Insomma, se il nostro schermo non riesce a farci vedere manco gli scarafaggi, di sicuro non potremo usarlo per cercare formiche. Fermo restando che anch’esse, in numero opportuno, possono sollevare pesi che si riterrebbero inverosimili.

Già il semplice sentirsi in dovere di rispiegare ogni volta cose tanto lapalissiane, ti da un’idea di quale possa essere la deliberata dissociazione dalla realtà che predomina tra gli appassionati di riproduzione sonora. Le cui frange più deteriori sono definite da alcuni con un termine che detesto, idiofili, ma che più vado avanti e più devo ammettere non sia del tutto fuori luogo. Almeno nei confronti di alcuni.

A parte questo, sono sempre più convinto che chi nega l’influsso dei cavi e di altri elementi non abbia fatto mai prova alcuna al riguardo, ma sostenga certe cose solo per partito preso.

Inevitabile allora chiedersi se sia più estremista chi presto o tardi ha preso atto di certe cose o chi si ostina ancora a negarle, anche a tanti anni di distanza dalla dimostrazione concreta di determinate realtà.

E’ anche vero che ci sono certuni che pur percependo differenze le negano ugualmente, prima di tutto con sé stessi. Dimostrando in tali evenienze tutto il disagio che procura la collisione tra quello che viene loro evidenziato dall’udito e la disperata volontà di non tenerne conto da parte della mente.

A questo punto, però, non siamo più nell’ambito della riproduzione sonora, ma andiamo a finire in quelli della sociologia e della psichiatria. Allora meglio lasciar perdere, altrimenti non se ne esce più.

Tanto chi ha sincera intenzione di verificare certe cose, e soprattutto di prenderne atto per imparare qualcosa, se vuole può trovare i mezzi per farlo, dato che gliene viene frequentemente offerta la possibilità. Chi non lo desidera, invece, credendo di aver capito tutto, resti pure nelle proprie convinzioni: ci penserà poi la definitiva mediocrità dei suoi mezzi di riproduzione, al di là del loro costo, a dimostrarne la fondatezza.

Con questo spero di aver risposto almeno in parte ai tuoi quesiti, e nel caso non esitare a riscrivere, nonché di averti tra i frequentatori abituali di Il Sito Della Passione Audio.

A presto.