Cavi, concerti e break-in

di Russell Kingery

 

Molti non credono al fenomeno del “break-in”, pensano sia più psicologico che una funzione dell’impianto audio.

Vari costruttori di apparecchiature high end raccomandano comunque un certo numero di ore per il break-in delle loro apparecchiature. Se si chiedono prezzi così alti, per quale motivo non si effettua il break-in prima della vendita? Cosa può venire di buono dall’ascolto di un’apparecchiatura non rodata, se non che il possessore pensi che l’oggetto appena acquistato non suona come nella sala d’ascolto del negoziante?

Chi può avere 300 ore di tempo da usare per il break-.in di un’apparecchiatura? Tutto quel tempo può equivalere a un anno di utilizzo per una persona mediamente indaffarata. Se la la tua apparecchiatura non suona come deve prima di allora, tanto vale prevedere una postazione nella fabbrica in cui eseguire il burn-in, tanto più dal momento che il prezzo di vendita è il 500% del costo di produzione.

I cavi sono un altro soggetto di controversia. Molte opinioni al riguardo, ma pochi fatti. Le apparecchiature di oggi hanno circuitazioni dirette, non ci sono più i controlli di tono come una volta. Così ora alcuni credono di poter adoperare i cavi per variare il tono dei loro impianti, che è un modo molto complicato e costoso. A quel punto, allora, non c’è ragione per cui un buon equalizzatore parametrico non possa essere inserito nella catena audio. Ne sono stati usati a dozzine nel processo di registrazione, prima ancora che il disco che stiamo ascoltando fosse realizzato. E’ possibile rimuovere quegli equalizzatori? Malgrado ciò vedo sempre più persone bisticciare sui prezzi dei cavi. Si va sui siti e ci si lamenta al riguardo, per costi di migliaia e decine di migliaia di dollari.

Per l’upgrade del cablaggio interno di certi diffusori ci vogliono 40.000 dollari! Eppure la maggioranza di chi ha risposto al commento in cui se ne parla difende cose simili. Come è possibile che qualche metro di cavi possa costare come una Lexus coupé? L’industria ha influenzato le opinioni con il suo farfugliare tecnologico per far credere a degli appassionati facoltosi che si, senza dubbio ci può essere scienza per 40.000 dollari in un pezzo di cavo.

Si paga per la ricerca e lo sviluppo, ma è possibile che si debba rientrare di quei costi al primo paio di cavi venduto?

Personalmente credo che quando un cavo va oltre una certa cifra entri in una zona in cui non è più possibile giustificare il suo prezzo. Un’altra persona direbbe che sono troppo costosi quando superano una cifra molto maggiore di quella che ho in mente e così via.

Così quel post ha vagato avanti e indietro per giorni. A quel punto ho inviato un commento che ha ucciso la conversazione e nessuno ha commentato dopo di me.

Ho scritto che se si potesse tenere l’amplificatore a ridosso degli altoparlanti in modo che i rispettivi morsetti si tocchino, ci sarebbe il pilotaggio perfetto, niente più cavi. Niente perdita di segnale. Ma spostandoli c’è bisogno di un cavo per collegarli. Allora ogni differenza del suono è puramente sottrattiva. Tutto quello che può fare un cavo è rendere meno rispetto a un collegamento diretto. Non può fare musica, non può aggiungere nulla di buono al segnale. Può solo filtrare certe parti, così i progettisti sperimentano per vedere quello che suona meglio, e quali perdite rendono più desiderabile il risultato finale?

Dal momento che i materiali con cui si realizza la maggior parte dei cavi non sono intrinsecamente costosi, quasi tutto quello che si paga va alla ricerca del progettista: il suo intelletto personale, le sue decisioni riguardo a ciò che è meglio. E’ proprio li che va tutta la spesa. Così spetta a ogni individuo decidere se la scelta di quell’intelletto ha un valore simile? Dopo che ho scritto questo, nessuno ha commentato dopo di me. Mi piace proprio quando succedono cose simili.

Capisco che il costo di un prodotto non è solo nella sua produzione. Per averlo materialmente nei negozi e fare in modo che la gente lo comperi, c’è bisogno di dimostrarlo nelle mostre di hi-fi e di pubblicità invitanti sulle riviste. Si deve inviare il prodotto affinché sia provato, lasciandolo in giro per mesi, oltre a prevedere il margine per distributori e negozianti.

Per tutto questo ci vogliono molti soldi, dei propri o presi in prestito se si vuole tenere vivo il business, oltre a se stessi, fino a che le vendite decollano. Probabilmente buona parte di quei soldi se ne va prima ancora di aver venduto un solo prodotto.

E’ anche vero però che un cavo può essere acquistato per pochi soldi. Si può scegliere di comperare un Monster Cable per 25 dollari la coppia nel negozio più vicino. Comunque funziona. Qualcuno ha rilevato che tutti i cavi utilizzati nell’industria discografica, nella migliore delle ipotesi sono mediocri e un Monster Cable del genere potrebbe essere quanto di meglio viene usato per il master di una registrazione. Si tratta comunque di un marchio molto noto, che riesce a sopravvivere nell’attesa che un nuovo prodotto decolli.

Poi, che un cavo molto costoso suoni meglio di quella coppia da 25 dollari non è una sorpresa. Fino a che punto ne vale la pena? Questo è assolutamente soggettivo. Un miliardario può pensare che sia ragionevole spendere 25.000 dollari di cavi per equipaggiare il proprio impianto, in proporzione a quanto ha speso per tutto il sistema. Chi ha un impianto che costa molto meno di 25.000 dollari potrebbe considerare pazzesco spendere in cavi una cifra del genere.

In definitiva, il valore è nell’occhio di chi guarda.

Una buona domanda potrebbe essere quale percentuale del valore totale vada spesa per i cavi. Alcuni hanno cavi che costano la metà del loro investimento. Personalmente so di persone che hanno il 60% speso in cavi. Il commentatore di un forum diceva che ha speso 4.000 dollari per cavi di potenza che utilizza su diffusori che ne costano 3.000. L’essenziale è che lui sia contento, personalmente non potrei farlo.

Un’altra domanda è qual è il limite? A che livello di prezzo si arriva al top? Un cavo da 10.000 dollari è effettivamente migliore di uno da 5.000? A questo proposito la possibilità d’inganno è forte. Cavi che sembrano costosi ma in effetti sono solo conduttori economici ricoperti. Ho il dubbio di dichiarazioni poco realistiche anche quando vedo certe piastrine in fibra di carbonio da applicare alle pareti proposte a 300 dollari. Non riesco a capire nemmeno cosa si suppone di realizzare con esse. Un altro esempio sono quelle ciabatte da 5 dollari, che si dichiara di aver sottoposto a trattamento criogenico, vendute per 250: è questa gente che fa sorgere dubbi riguardo all’intera comunità high end. Venditori di olio di serpente.

Ho letto anche documenti tecnici di produttori di cavi molto noti che parlano di cose normali come se avessero inventato loro tutto il processo. Qualcuno sui forum parla del numero di attorcigliamenti per pollice per i cavi di potenza. Un altro costruttore parla del metodo di estrusione e ricottura come se ne fosse lo scopritore, quando è ancora una volta un metodo usato da tanto tempo.

Sono convinto che ci siano anche produttori onesti che fanno vera scienza e la applicano ai loro cavi. Ecco perché il mio impianto è cablato con un cavo che non è economico ma neppure esageratamente costoso, realizzato secondo tecnologie del mondo reale.

Di sicuro c’è che i cavi sono l’argomento preferito in ogni forum di riproduzione audio. Ne ho parlato proprio stanotte in un sito frequentato principalmente da appassionati inglesi. Si tratta delle persone probabilmente migliori che abbia mai incontrato in posti simili. I loro sono impianti da mondo reale, e in gran parte persino modesti. Altrove ho trovato post scritti da persone che dibattono riguardo a tre amplificatori da 20.000 dollari l’uno: sono rimasto di sasso nel vedere quanti dicono di averli posseduti tutti e tre!

Mi sento del tutto fuori posto in situazioni del genere.

 

Registrazioni audio e concerti rock

Almeno l’audio è un buon modo per chiudere fuori dalla porta i problemi del mondo: è così bello accendere l’impianto e ascoltare musica bellissima. E’ un modo per scaricare lo stress e mettere i problemi da una parte. Per me, meglio suona e più mi solleva dallo stress! Più si può entrare nella musica, più lontano si è portati dalle questioni di ogni giorno.

C’era un post in un forum, in cui si chiedeva se un impianto può ritrarre la musica meglio di uno show dal vivo. Naturalmente no, dal punto di vista tecnico. Nessun microfono è perfetto, come non lo è nessun banco di missaggio, ci sono perdite nel processo di registrazione che non possono essere recuperate.

Eppure, con le registrazioni moderne ci sono cose che non si hanno nell’evento dal vivo. Prendiamo “Dark Side Of The Moon” per esempio, tutti i battiti del cuore, i passi e gli altri suoni mixati nell’audio hanno creato un evento di fantasia che nessuno aveva sperimentato dal vivo.

Allora può essere anche meglio che dal vivo! Come altri hanno osservato, le sfumature del suono che arriva dove sei seduto, sono coperte dal pubblico che urla e tifa, specialmente ai concerti rock. Personalmente non sono mai stato a un concerto rock che suonasse bene. Le versioni in studio di quelle canzoni suonano quasi sempre meglio. E non avevo un ubriaco puzzolente che mi si buttava addosso.

I concerti sono favolosi. Sono stato a centinaia di essi, quando ero giovane. Andavo a tutti quelli che si tenevano in città e li ho apprezzati tutti, ma di sicuro non per la fedeltà. Ascoltare musica attraverso un impianto è un’esperienza del tutto diversa. E’ solo musica, non c’è il rumore della folla o il caos dei tanti decibel tipico degli show. La teatralità, il “pomp and circumstance”, è uno show nello show. Alla qualità sonora non si fa neppure caso. Fino a che è ad alto volume.

Non ho mai partecipato a un’orchestra sinfonica, a parte quella della scuola in cui ho suonato. È un’esperienza del tutto diversa. Sperabilmente, ognuno sta in silenzio abbastanza da permettere di sentire la musica, la musica dal vivo non amplificata è tutta un’altra cosa. Un impianto stereo può essere incapace di ricreare quel suono. Però è sorprendente quanto ci si può avvicinare. Il solo fare la domanda se sia così valido o meno, credo sia già dire molto!

Apprezzo moltissimo il design purista. Meno si disturba il percorso del segnale, più realistico è il risultato finale. A questo proposito anni fa ho pensato a qualche crossover che non interrompa il percorso del segnale. Tutti i condensatori, resistenze e induttanze sono verso massa. Così il segnale non deve passare attraverso alcun componente, le frequenze non desiderate vengono solo collegate a massa. Una resistenza verso massa può ridurre il livello e modificare l’impedenza. E’ molto semplice e in realtà e non è nulla di nuovo, sono circuiti conosciuti ma i progettisti scelgono di far passare il segnale attraverso condensatori e resistenze, per questioni di semplicità progettuale. Molti dei diffusori così realizzati suonano molto bene. Ho solo soppesato l’idea: posso progettare un crossover senza bloccare il segnale? Così ho scoperto che non è troppo difficile. Specialmente per un due vie. Molti crossover sono troppo complicati, cercando di aderire a qualche tipo di filtro. Suona meglio? Proprio non so. È solo una teoria. Spero di metterla alla prova nei diffusori che ho intenzione di costruire la prossima estate.

 

 

7 thoughts on “Cavi, concerti e break-in

  1. I cavi sono oggetti necessari che fanno la differenza, pertanto il loro costo va oltre il discorso sui materiali utilizzati.
    Vuoi un determinato risultato con elettroniche e diffusori da decine di migliaia di euro? Accetta di spendere qualche migliaio di euro in cavi, oppure di utilizzare il tuo armamentario al 20% delle sue possibilitá.
    Si, anch’io resto basito di fronte a cavi da 40mila €, ma semplicemente accetto non essere prodotti per me, ma per quegli appassionati RICCHI che avendo speso 100mila € per i diffusori, ritengono giusto collegarli con 40mila€ di cavo.

    La percentuale di spesa non ha senso secondo me; se, come me, hai diffusori da 8mila € di listino, e con 7mila € di cavi vanno molto meglio (e hai esperienza che spendendo meno hai un risultato proporzionale alla spesa fatt)…che male c’è?

    Ho un lettore e un ampli che quando prodotti facevano 20 e 10 mila € di listino … é una condivisibile regola imposta dal mercato che per ottenere il loro meglio possa tranquillamente spendere 3mila€ nel cavo che li collega.

    Il cavo deve acquisire dignitá di componente a tutti gli effetti, tuttavia é evidente un costante rialzo dei listini, o meglio, spesso vengono introdotte nuove linee a prezzi sempre più alti che scavalcano i precedenti top di gamma…beh, ci si può sempre comunque “accontentare” di quelli.

    1. Ciao Emanuele e grazie del tuo bel commento.
      Torna utile anche perché mi dà l’occasione di sottolineare che ai collaboratori di Il Sito Della Passione Audio è attribuita piena libertà di espressione, anche quando le loro opinioni non collimano o sono del tutto diverse da quelle dell’amministrazione.
      Dissento anch’io dal criterio spannometrico di chi si ostina a confondere le leggi della riproduzione sonora con quelle di cose che non hanno nulla a che vedere, come quelle dell’economia e del denaro.
      Proprio questo è uno tra gli elementi che ho sempre imputato alle avanguardie del fondamentalismo misuratorio con cui mi sono trovato a contatto per troppi anni: il pretendere di definire delle linee di massima su cose del tutto prive di relazione le une con le altre, spacciandole poi per leggi evangeliche e imponendole di conseguenza al loro pubblico.
      Così facendo hanno causato danni enormi, dei quali non intendono prendere atto e meno che mai assumersi le responsabilità. Tanto è vero che continuano allegramente su quella strada credendo oltretutto di essere un minimo credibili.
      Conoscendolo, credo che quello che Russell abbia voluto puntualizzare non è tanto il criterio di proporzionalità tra i costi di apparecchiature e cavi, fermo restando che chi spende 1.000 euro per un lettore o un amplificatore difficilmente ne spenderà 5.000 per un cavo, quanto l’assenza di correlazione tra i prezzi di certi cavi e apparecchiature con le materie prime utilizzate per il nocciolo duro della loro realizzazione. Il che va per forza di cose a influire sul loro comportamento sul campo.
      Quanto alla dignità del cavo, che ovviamente gli appassionati più attenti e dotati di sensibilità non hanno difficoltà a riconoscere, ti dirò di più: l’esperienza che ho fatto nella loro realizzazione, che ormai va avanti da qualche anno, mi ha fatto comprendere che i cavi, come le apparecchiature dell’impianto, andrebbero osservati in un’ottica di sistema invece che da quella di singolo elemento che in molti casi ci si ostina a mantenere.
      E’ da tanto tempo che voglio scrivere un articolo al riguardo, ma il tempo a disposizione è sempre meno. Cercherò di farlo al più presto.

  2. Insinui molti dubbi con la problematica del costo dei cavi. Cosa vuoi dire quando affermi che la maggior parte dei materiali con cui si costruiscono i cavi non sono intrinsecamente costosi, che la maggior parte dei produttori di cavi ci truffa?
    Ciao e complimenti per l’ottimo articolo.

    1. Ciao Luigi, grazie per l’attenzione e per i complimenti. L’articolo cui ti riferisci è di Russell Kingery ed è pubblicato all’interno della categoria opinioni. Quanto vi è contenuto quindi va inteso per quello che è, un’opinione dell’autore. Detto questo, Russell fa riferimento a qualcosa di concreto: la maggior parte dei cavi è realizzata a partire da rame e PVC che non sono materie particolarmente costose. Nell’articolo si accenna poi a una serie di costi che concorrono alla formazione del prezzo di listino di un qualsiasi prodotto. A questo proposito andrebbe sempre tenuto a mente che va prima di tutto scremato dal 22% dell’IVA e poi delle percentuali inerenti i margini di dettagliante, rappresentante, distributore e fabbricante, oltre alle spese di pubblicità e quelle per fiere e simili. Su quei margini, inoltre, fonti attendibili hanno calcolato che nel nostro paese si esegue un prelievo fiscale complessivo superiore all’80%, altro elemento da non trascurare quando si riflette su determinate questioni. Quello che rimane va appunto al prodotto. Chiunque voglia vendere qualcosa si trova a confrontarsi con questa realtà. Dunque è tutto un sistema che funziona secondo modalità ben precise, alle quali siamo talmente assuefatti da non considerarne più le conseguenze. Salvo poi, nel momento in cui si riflette sul rapporto tra il prezzo e il valore intrinseco di un prodotto, chiedersi se si sia vittime di una truffa. Che quindi è prodotta soprattutto dalla logica funzionale di un sistema, cui peraltro non è facile dare un’alternativa. Tutto questo, ovviamente fatte salve alcune esagerazioni che però non riguardano soltanto il settore di nostro interesse ma un po’ tutto il comparto relativo ai generi voluttuari.

  3. Complimenti vorrei costruirli con tequei diffusori…ho una coppia di great heil li fermi…un gg ci costruirò qualche cosa. Buona fortuna facci sapere come suonano.

    1. Grazie dell’attenzione e dei complimenti, Alberto. I tweeter Heil sono affascinanti ma complicatucci, da far suonare e da abbinare al meglio. In bocca al lupo per il tuo progetto e speriamo che troverai presto il tempo per portarlo a termine. Se anche vorrai far conoscere i risultati ottenuti, sarà un grande piacere. A presto allora!

      1. I Great Heil sono fantastici e “imbarazzanti ” allo stesso tempo , per assurdo vanno meglio abbinati a piccoli altoparlanti in grado di stargli dietro come velocità.I nastri si muovono in orizzontale creando due emissioni in fase su entrambi i lati (un Bipolo , credo ) . L’ideale sarebbe un sistema tipo Mirage M1 .

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