Vi sono oggetti che con le loro caratteristiche, oppure per via della carica simbolica e del carisma che hanno in sé, inducono un cambiamento radicale nella realtà del proprio fabbricante. E a volte persino nella categoria di prodotti cui fanno parte.
Uno tra gli esempi tipici e più noti è quello del B&W 801: diffusore che ha trasformato l’immagine del suo costruttore e cambiato la storia del settore riguardante i sistemi di altoparlanti per impiego domestico. E non solo, dato che ha trovato ampio uso anche in ambito professionale.
Pensato come modello di vertice per il listino del costruttore inglese, destinato a innalzare sensibilmente l’asticella sia in termini tecnici che per quanto riguarda la qualità sonora, dato il suo successo sarebbe diventato il capostipite di un’intera linea di prodotti, mentre la sua sigla sarebbe rimasta a denominare i prodotti B&W più raffinati in assoluto, per tradizione inclusi nella serie 800.
L’801 nella sua prima versione era un tre vie da pavimento con woofer da 30 cm, caratterizzato dal midrange, in kevlar, e dal tweeter racchiusi all’interno di un loro volume indipendente e orientabile. Poco dopo vi si sarebbe affiancato il modello 802 dalle stesse caratteristiche salienti, solo con due woofer da 20 cm, inseriti in un mobile più slanciato.
Con la seconda versione si ebbe per entrambi i modelli l’impiego di un’intelaiatura interna al mobile, atta a irrigidirne ulteriormente la struttura, denominata Matrix. Ne arrivò poi una terza, caratterizzata anche dalla semplificazione del crossover, tale da renderli meno complessi da pilotare e più realistici nella sonorità.
Con l’occasione la serie 800 venne ampliata verso il basso, per mezzo dei modelli 803, 804 e 805.
I primi due erano da pavimento e il terzo da piedistallo. Tutti utilizzavano i mobili Matrix, il midrange in kevlar, dal diametro accrescuto così da potergli affidare anche la riproduzione della gamma inferiore, e il tweeter in titanio dei modelli di vertice. Quest’ultimo era inserito in un contenitore indipendente, prerogativa saliente di 801 e 802, mentre il woofer-mid alloggiava in maniera tradizionale nella struttura principale del mobile.
Sia dal punto di vista tecnico che da quello commerciale la scelta di estendere verso il basso la serie 800 si è dimostrata indovinata: la possibilità di apprezzare una qualità sonora di rilievo, e soprattutto di grande rigore timbrico si estendeva verso un pubblico più ampio, anche se impossibilitato a spendere le somme necessarie per i modelli di punta della serie, oppure privo degli spazi ad essi necessari.
Anche se i nuovi modelli non erano proprio a buon mercato, tale era la tendenza del periodo, a livello tecnico e commerciale. Riguardava appunto la condivisione su modelli via via più abbordabili delle soluzioni sperimentate inizialmente sui prodotti di rango maggiore, anche in funzione delle economie di scala ottenibili aumentando il numero di pezzi in cui si realizza un determinato particolare.
Questo non migliora solo le caratteristiche d’insieme nella gamma dei prodotti offerti, ma anche l’immagine del marchio, forse in misura maggiore: basta osservare l’impiego via via più ampio delle membrane in kevlar, pensate inizialmente per i modelli di vertice e poi esteso gradatamente fino a quelli più abbordabili, delle quali B&W è divenuto sinonimo, non solo per la scelta tecnica ma anche per la qualità sonora che ne deriva.
Del resto allora la tendenza dominante anche a livello sociale era quella: tutto il contrario di quel che avviene oggi con la forbice tra i ceti che viene vieppiù esasperata, oltre ogni ragionevolezza e opportunità. Di pari passo va il settore di nostro interesse, le cui scelte tendono a essere diversificate a fondo, alfine di distanziare il più possibile il prodotto alla portata di molti da quello destinato a un pubblico più esclusivo. Non solo a livello tecnico ma anche nei costi, giustificando così almeno in apparenza l’ascesa ai prezzi folli che è la vera dominante di questo periodo che, come tale, sta dando il colpo di grazia definitivo a un settore merceologico boccheggiante da fin troppo tempo. Così facendo si è arrivati a compromettere le sue condizioni fino al punto che neppure l’interesse del pubblico, tuttora rilevante e persino in crescita, riesce più a far “bere il cavallo”.
Del resto sono le stesse condizioni in cui versa l’economia mondiale, devastata da un trentennio di ricette iperliberiste folli ma soprattutto criminali a produrre tali condizioni, a fronte delle quali non c’è misura che riesca a interrompere la spirale deflattiva. Neppure quelle che nel decalogo farneticante degli artefici della realtà odierna sarebbero da bandire, in quanto sinonimo di un’inflazione senza controllo.
800 junior
Come abbiamo visto, l’estensione della serie 800 verso il basso si articolava su due modelli da pavimento, 803 e 804, e uno da piedistallo, 805.
Inizialmente le differenze tra i primi due non erano particolarmente evidenti, dato che si trattava in entrambi i casi di sistemi a due vie e mezza, tipologia che allora andava affermandosi, e tre altoparlanti: woofer in materiale sintetico, woofer mid in kevlar, e tweeter a cupola in titanio.
L’803 aveva un cabinet alquanto più alto e ingombrante, oltre a woofer e woofer-mid dalle dimensioni maggiori. Il loro diametro era di 19 cm contro i 17 del modello inferiore. Nella sua prima serie ebbe vita breve e ne venne realizzata presto una nuova versione. L’803 Serie 2 aveva la differenza maggiore nell’impiego di due woofer da 16 cm. Anche il woofer-mid era da 16 cm, alloggiato in un volume di carico indipendente, soluzione utilizzata di solito sui diffusori a tre vie, anche se l’803 S2 restava un due vie e mezzo. Era caratterizzato inoltre da un proprio tubo d’accordo, fuoriuscente sul retro.
L’804 ha mantenuto invece la soluzione tradizionale, riguardante l’inserimento di woofer e woofer-mid in un volume di carico comune, dotato di un condotto reflex singolo. Sull’803 Serie 2 fu modificato anche il crossover, con l’impiego di componenti migliorati. In particolare per i condensatori della cella del tweeter, di produzione Ansar e qualità maggiore rispetto anche ai modelli di vertice della serie, che continuavano a usare i soliti Bennic.
Così è stata ottenuta una diversificazione maggiore rispetto al modello più piccolo, ben tangibile anche a colpo d’occhio, quantomeno a griglie rimosse data la presenza di un altoparlante in più.
Nondimeno l’804 restava un diffusore dalle caratteristiche senz’altro degne d’interesse, tanto è vero che ancora oggi è forse quello reperibile più facilmente di tutta la serie, a riprova della sua buona diffusione.
Al momento attuale una coppia in condizioni impeccabili può essere acquistata tra i 700 e i 1.000 euro.
Nuovo decennio, nuovo approccio
I modelli destinati ad ampliare la serie 800 sono stati presentati nella primavera del 1990, simboleggiando se vogliamo, nel loro piccolo, il cambio di passo e di mentalità nei confronti del decennio precedente, segnato da una sorta d’impazzimento generalizzato. Aspetto per cui quello iniziato da qualche mese non sembra aver nulla da individiare ad epoca del passato alcuna ma lasciamo andare, altrimenti non se ne esce.
Malgrado si rivolgessero a un pubblico più ampio rispetto ai predecessori, già a livello estetico gli “800 junior” possedevano alcuni elementi di raffinatezza non indifferente. A iniziare dal taglio degli spigoli verticali del mobile che pertanto, visto in pianta, si raffigurava non più come il solito quadrato o rettangolo ma era di fatto un ottagono, sia pure con i lati maggiori ben più estesi degli altri. Nell’osservazione frontale la cosa era più evidente a griglie rimosse, ma anche queste ultime proponevano spunti di rilievo, come le estremità in alluminio anodizzato di disegno esclusivo, caratterizzato da profonde scanalature verticali e di spessore considerevole. La loro struttura era in MDF, caratterizzata da svasature dei fori praticati in corrispondenza degli altoparlanti, a seguire idealmente il profilo delle membrane, mentre la stoffa con cui erano ricoperte era di qualità facilmente verificabile già al tatto.
Lo stemma del costruttore era posizionato all’estremità inferiore. I caratteri rossi che distinguono quelli degli esemplari di cui ci stiamo occupando ne certficano l’appartenenza ai lotti di produzione iniziali. Quelli successivi sono caratterizzati da una finitura argentata e dalla superficie prismatica, atta a scomporre nelle sue diverse tonalità la luce da cui sono colpiti, con un gradevole effetto visivo.
Tutti i diffusori della serie 800 del periodo potevano essere equipaggiati con un filtro attivo, destinato a estendere e regolarizzare la risposta all’estremo inferiore, scelta allora piuttosto in voga nell’alto di gamma. In pratica il suo impiego dava luogo a un allineamento Butterworth del sesto ordine, massimamente piatto, tale da sospingere la risposta degli 803 Serie 2 addirittura a 22 Hz, valore ancora oggi fantascientifico, figuriamoci in quell’epoca, per un diffusore di taglia simile oltretutto equipaggiato con woofer da soli 16 cm.
Così equipaggiati gli 804 si fermavano, per così dire, a 26 Hz.
In assenza del filtro, l’allineamento della via bassa è un Butterworth del quarto ordine.
Al di là del costo non indifferente dell’oggetto e dei suoi benefici, il suo impiego pratico determinava un certo scadimento per la qualità sonora generale. Era dovuto ai componenti attivi utilizzati al suo interno e con ogni probabilità anche ai cavi necessari per collegarlo al resto dell’impianto. Lo si poteva posizionare sul loop del registratore, scelta che permetteva di escluderlo a piacimento, oppure tra pre e finale. L’adattamento delle caratteristiche funzionali a ciascuno dei diffusori inclusi nella serie 800 era ottenuto per mezzo di due serie di microinterruttori.
Sul retro del mobile la vaschetta portamorsetti ospita due coppie di connettori, oltretutto di robustezza notevole, così da permettere il pilotaggio del diffusore in bi wiring, scelta che allora andava affermandosi grazie ai vantaggi da cui è caratterizzata.
Come sempre in questi casi, per collegare le due coppie di morsetti si usavano i mefitici ponticelli in metallo, da sostituire al più presto. Data la loro conformazione, più complessa del solito, per rimuoverli era necessario rimuovere la ghiera della via inferiore, mentra l’altra bastava allentarla.
La vaschetta è incollata al cabinet invece di essere fissata a vite, scelta discutibile che obbliga a riscaldarla, rischiandone la defomazione, qualora ne sia necessario lo smontaggio.
Quanto agli altoparlanti, la parte del leone è affidata ovviamente al woofer-mid in kevlar da 16 cm, artefice primario della sonorità degli 804 Matrix e più in generale delle fortune del costruttore inglese. Naturalezza, neutralità, leggerezza e rigidità della membrana, contenimento delle risonanze e un decadimento particolarmente omogeneo alla frequenza d’incrocio e oltre, ne fanno un esemplare dalle caratteristiche ancor oggi invidiate e difficilmente superabili.
Tuttavia degli altoparlanti a corredo degli 804 e dei loro simili si è iniziato a parlar male, stando alle indicazioni di qualche accadimento recente. Lo si fa alludendo a manchevolezze riguardo le quali ci si guarda bene non dall’argomentare ma persino da una mera elencazione. Assumendo posizioni del genere, purtroppo si palesano attitudini all’autolesionismo, sia pure eseguito a propria insaputa. Per puro caso, infatti, quando il kevlar era appannaggio di esemplari di produzione corrente, quelle stesse fonti si sperticavano nelle lodi. Dunque di certi problemi, ammesso che esistano, non se ne accorgeva nessuno. Figuriamoci parlarne.
Conoscendo a fondo la realtà di certi ambientini, le abitudini di chi vi gravita attorno e soprattutto l’arsenale di pretesti che si tiene buono per ogni eventualità, si potrebbe supporre che siccome dopo un impiego protrattosi per decenni da qualche tempo il kevlar è stato sostituito, per meglio spingere il materiale utilizzato non si trovi di meglio che ricorrere alla maldicenza nei confronti di quello che è andato a sostituire.
Forse perché mancano argomenti migliori, che nel caso si userebbero?
Certe asserzioni sono semplicemente assurde e si ritorcono per forza di cose sui loro autori, quantomeno agli occhi di chi conosca almeno a grandi linee la storia di ciò di cui si sta parlando.
Chi potrebbe sostenere che l’affermazione planetaria di B&W come costruttore di vertice nell’ambito dei diffusori non abbia nulla a che fare con gli altoparlanti in kevlar che è stata la prima a realizzare e hanno avuto più tentativi di imitazione della Settimana Enigmistica?
Ora, se quel materiale, e di conseguenza gli altoparlanti e i diffusori che con esso sono stati realizzati avessero avuto tutti i problemi che solo adesso si pretende di attribuire loro, come avrebbero potuto dar luogo a tanta fama? Casomai avrebbero affossato il marchio inglese e tutti quanti vi si sono ispirati.
E’ possibile, inoltre, che la squadra di progettazione in forza a B&W fosse composta da un branco d’incompetenti, al punto tale di compiacersi dall’utilizzo di quel materiale, per tutti i modelli di vertice, per poi riproporlo su tutte le serie poste in commercio?
Insomma, da decenni a questa parte sarebbero stati tutti degl’incapaci cronici e i soli ad aver capito qualcosa sono quelli che scrivono certe cose. Cosa che in effetti appare molto probabile.
E’ vero che negare l’evidenza, persino quella più marchiana e riconosciuta è oggi uno tra gli sport maggiormente in voga, ma arrivare a simili vette di revisionismo storico, anche se forse sarebbe più corretto parlare di cialtroneria, sconfina con quello che qualcuno ha definito giustamente neo-primitivismo.
Certe affermazioni causano oltretutto un danno enorme, nei confronti di quanti non abbiano il retroterra culturale o solo l’età sufficienti a sapere per conto proprio come siano andate davvero le cose, e di conseguenza per l’intero ambiente della riproduzone sonora amatoriale. Già di per sé devastato dalla mitomania a sfondo onanista-megalomane di troppi suoi addetti, condita generosamente, come se non bastasse, con un’inadeguatezza capace d’ìssarsi a vette di teatralità quantomai improbabili.
Dunque vediamo: quando un lettore non particolarmente esperto si va a leggere l’articolo sul rinomatissimo giornalone, a firma del dotto recensore, e putacaso gli capita poi di ascoltare diffusori che utilizzano gli altoparlanti in questione, chi e cosa riuscirà a spiegargli che la neutralità timbrica così evidente cui si trova di fronte non è un difetto ma un pregio che solo pochissimi sono riusciti a ottenere, a prezzo di grandi sforzi e difficoltà? Con quale approccio il malcapitato si avvicinerà all’ascolto di altri prodotti dopo tale esperienza? Quali effetti potrebbero derivarne nel medio-lungo termine?
Forse che solo a prezzo di difficoltà molto maggiori potrà riuscire un giorno a trovare, seppure, il bandolo della matassa?
E una volta riuscitovi, è probabile che abbia speso di più o di meno per arrivare a quel punto?
Di qui anche il motivo concreto per cui, in certe sedi, s’invoca senza sosta il ricambio generazionale: le panzane su cui ci si compiace d’indulgere in modo simile, è ben più facile farle passare con chi “non ha l’età”. E oltretutto la reputazione ne viene messa assai meno a repentaglio.
Più volte ho parlato dell’eterno presente materializzato dalla “heavy rotation” simil radiofonica costituita dall’incessante sarabanda di prodotti con cui la pubblicistica di settore esegue il suo martellamento, con la scusa della recensione e al grido di “ce lo chiede il lettore!” E poi anche delle sue conseguenze, che per beffa del destino miete le sue prime vittime proprio nella manovalanza utilizzata per la costruzione della realtà parallela, perennemente bloccata nella sua fissità temporale, che il sistema di (dis)informazione fa di tutto per far sembrare vera. Qui ne abbiamo un nuovo, ennesimo, deprecabile esempio.
Il bello è che per propinare certa roba si ha pure il coraggio di chiedere del denaro.
Un vero direttore serve, anche se ci si convince di poterne fare a meno. Possibilmente uno che ne mastichi almeno qualcosa della materia di cui si discetta. L’improvvisato tale o il facente funzioni a mezzo servizio purtroppo non bastano. Come questo fatterello dimostra in maniera impietosa, chi ritenga di potervi rinunciare lo fa a spese della credibilità della pubblicazione che manda in edicola, già di per sé ridotta al lumicino. Anche se ormai cose simili sembra non si sappia a cosa servano.
A dispetto di certe pretese, la realizzazione dell’altoparlante è impeccabile, anche per la parte non a vista. Il cestello pressofuso è una scelta indicata ai fini della migliore stabilità strutturale. Le sue razze non sono particolarmente aerodinamiche ma sottili, così da favorire il deflusso dell’aria mossa dalla faccia posteriore della membrana. Il magnete ha dimensioni adeguate e la riduzione al minimo delle tolleranze tra le diverse parti, e in particolare tra la struttura fissa e l’equipaggio mobile, è tale da attribuire all’altoparlante un’efficacia superiore alla norma.
Il woofer che andava a sostenere l’emissione dell’altoparlante in kevlar alle frequenze inferiori ha caratteristiche sostanzialmente simili, a parte il materiale da cui è costituita la membrana. Il costruttore lo ha denoninato Cobex, probabilmente una crasi tra copolimero e bextrene. Proprio in quel periodo le membrane in materiale sintetico stavano diventando sempre più diffuse, grazie alla maggiore uniformità delle caratteristiche fisico-meccaniche tra esemplari diversi della stessa tipologia, che era invece il punto tradizionalmente debole di quelle in fibra di cellulosa. Anche per questo si aveva una riduzione dei costi rispetto al passato.
Osservando gli altoparlanti dal retro, si nota il risvolto sul bordo esterno delle membrane, alla giunzione con la cerniera, atto a migliorare la rigidità dell’equipaggio mobile.
Il tweeter è a cupola in titanio, materiale caratterizzato da uno smorzamento delle risonanze più efficace rispetto al più “vile” e usuale alluminio, utilizzato nelle realizzazioni più diffuse. Era quello il periodo in cui le membrane metalliche stavano diventando una scelta fin quasi obbligata, poiché ritenute più rispondenti alla necessità di evidenziare al meglio le caratteristiche sonore del digitale, che aveva acquisto il monopolio fin quasi totale nell’ambito delle sorgenti.
Il tweeter B&W della serie 800 mostrava un comportamento brillante e di estensione eccellente, ma nello stesso tempo ben controllato, cosa non facile da ottenere con l’impiego del metallo. Disponeva di una lente rifasatrice posizionata in corrispondenza del bordo esterno, mentre una sospensione, miniaturizzata ma in piena regola, rendeva più omogeneo e lineare il movimento della membrana. La bobina era immersa in olio conduttivo, all’interno di un gap particolarmente stretto mentre il magnete, di tipo tradizionale, era decisamente abbondante.
La forma inconsueta dell’insieme, la cui sagoma esterna è racchiusa quasi del tutto entro l’area coperta dalla membrana, si deve alla necessità di alloggiare il tweeter nel contenitore esterno posto alla sommità del mobile.
Il cablaggio interno del diffusore era realizzato interamente con cavo Monster Cable. Per gli 803 Serie 2 venne scelto del Van den Hul in rame argentato.
Il crossover ha la topologia tipica che avrebbe caratterizzato i diffusori B&W a due vie costruiti dal 1990 in poi e sarebbe stata estesa anche ai modelli superiori, a partire dalla terza serie, ovviamente completata da quanto necessario per i tagli del midrange.
Alcune soluzioni rispecchiano le tipicità dell’epoca, come per il condensatore elettrolitico impiegato nella via inferiore. Malgrado sia connesso in parallelo all’altoparlante, il che in linea teorica dovrebbe renderlo meno influente sulla sonorità dell’altoparlante, se lo si sostituisce con un esemplare in polipropilene di qualità si ottiene un miglioramento ben percettibile, che per quanto possa sembrare imprevedibile non si limita alle gamme media e bassa, va a ripercuotersi anche sulle frequenze superiori. Il crossover è suddiviso in due parti, alloggiate su stampati diversi.
Per il loro fissaggio al cabinet sono utilizzati degl’inserti a espansione, i cosiddetti funghetti, che fanno tribolare non poco quando si devono staccare gli stampati dalla loro base. Anche perché gli spazi a disposizione internamente al mobile sono quello che sono e la struttura Matrix li rende ancora più angusti. Quanto sarebbe costato utilizzare delle normali viti? Il tempo necessario a serrarle avrebbe comportato questa gravissima esplosione per i tempi di assemblaggio?
Come vediamo ancora una volta, la logica industriale trova il modo di far passare le sue soluzioni sbrigative anche laddove per costi e raffinatezza del prodotto finito se ne potrebbe fare tranquillamente a meno, rendendo anche più adeguate le caratteristiche del prodotto alla sua classe d’appartenenza.
A volte si ha l’impressione che vi sia una sorta di timore a fare le cose in modo acconcio.
All’impiego del condensatore elettrolitico potrebbe essere attribuito il comportamento del diffusore, definito alquanto aspro come si legge in rete con una certa frequenza.
In realtà anche in condizioni originali l’804 non lo è assolutamente: il problema si deve alla sua tendenza fisiologica, come per qualsiasi altro diffusore di qualità, a porre nell’evidenza migliore tutte le caratteristiche del segnale che gli arriva dall’impianto, nel bene e nel male.
Questo dimostra ancora una volta che se riscontrare un difetto può essere relativamente facile, anche se non di rado accade che lo si scambi per un pregio e viceversa, proprio in conseguenza di accadimenti come quello descritto poco fa, individuarne correttamente le cause è ben altra cosa.
Le bobine sono tutte del tipo con traferro, altra scelta tipica dell’epoca.
A testimoniare le prerogative di ogni singolo esemplare e la rispondenza al progetto d’origine, ciascun diffusore era corredato di un grafico di risposta tracciato in modo tale da evidenziare le discrepanze nei confronti del riferimento del costruttore.
Come noto un tracciato di risposta in frequenza lascia in sostanza il tempo che trova, data l’origine incerta dell’emissione da cui trae origine il grafico relativo. Quello a corredo del diffusore, quindi, lo si può prendere come una testimonianza della cura riposta dal costruttore nei confronti di ogni singolo esemplare facente parte della serie 800.
Gli 804 all’ascolto
Sia pure a tanti anni di distanza dalla loro presentazione, circa trenta, i diffusori della serie 800 Matrix hanno dalla loro una sonorità che non fatica a convincere l’ascoltatore avvertito. Del resto si tratta forse degli ultimi realizzati dal costruttore inglese seguendo la sua filosofia originaria, improntata in primo luogo al rigore timbrico. Con la curvatura delle superfici del cabinet, caratteristica saliente delle serie successive, sarebbe iniziata quella rincorsa alle richieste del mercato che nel giro di pochi anni avrebbe reso B&W altra cosa rispetto alla fase in cui la neutralità era considerato il primo degli obiettivi da perseguire, cui si attribuiva un significato molto maggiore rispetto alle altre caratteristiche su cui si articola la realtà operativa di un qualsiasi diffusore.
Del resto gli anni 2000 si stavano avvicinando, con il loro portato di impazzimento di massa non dissimile a quello degli ’80 ma innalzato a potenza, che a questo punto si potrebbero osservare come una sorta di prova generale.
Linearità, precisione, dettaglio, facilità di pilotaggio, estensione agli estremi banda, assenza pressoché totale di qualsiasi elemento sopra le righe sono gli elementi primari della loro sonorità, per forza di cose convincente, che per essere apprezzata al meglio richiede impianti non particolarmente costosi ma ben messi a punto.
Questo avviene per via della selettività considerevole del diffusore, che se non si fa pregare per portare alla luce ogni elemento della registrazione, si dimostra altrettanto poco indulgente nei confronti di eventuali magagne dei componenti a monte. Aspetto tipico peraltro, lo ripetiamo ancora, di qualsiasi diffusore di qualità.
Caratteristiche del genere, se vogliamo in maniera un po’ paradossale, risultano persino più godibili oggi rispetto a un tempo. Da un lato per via delle qualità soniche migliorate di sorgenti ed elettroniche, che forniscono agli 804 un segnale dalle doti più spiccate, e nello stesso tempo trovano in essi il tramite capace di porle in evidenza senza difficoltà. Dall’altro per la pochezza di troppi dei diffusori attuali commercializzati a prezzi accessibili, fin troppo spesso votati più ad assecondare passivamente i gusti di un pubblico non particolarmente esperto che a ottenere un’attendibilità degna di questo nome in termini di sonorità.
Senza contare che malgrado l’età, gli 804 sono perfettamente in grado di porre in evidenza la loro appartenenza a una serie da alto di gamma, sia pure di qualche decennio addietro. Cosa che non è uno svantaggio, anzi. A questo proposito andrebbe tenuto presente che a differenza di quelli appartenenti ad altri settori legati alla tecnologia, i prodotti audio se erano validi un tempo continuano a esserlo anche oggi. E con ogni probabilità lo saranno anche in futuro.
Se poi si considera il prezzo a cui oggi è possibile acquistarne una coppia in buone condizioni, gli 804 Matrix non hanno praticamente rivali. Anche all’interno della gamma di prodotti di cui facevano parte. Infatti sono poco ingombranti, facili da pilotare, dotati di una gamma bassa solida e ben estesa, oltreché presente, mentre su medie e alte le caratteristiche del mid in kevlar e del tweeter in titanio s’impongono, dimostrandosi al di là di ogni critica. Pertanto se il paragone con gli 805 è improponibile, essendo diffusori da piedistallo, nei confronti degli 803 Serie 2 il suo esito non è da dare per scontato. Seppure indiscutibilmente superiori, questi ultimi sono ancor più rigorosi e quindi possono sembrare meno gradevoli, specie nel primo momento. Inoltre, malgrado siano dotati di doppi woofer in abbinamento al woofer mid, la loro gamma bassa è si più estesa e lineare, ma anche un tantino meno generosa nella percezione all’ascolto, oltre a necessitare di un amplificatore capace di misurarsi con la maggior difficoltà del carico da essi rappresentato. Gli 803 Serie 2 hanno anche una sensibilità alquanto maggiore, ma dato che anche quella del modello in esame è tuttaltro che deficitaria, questo elemento non assume un’importanza particolare.
L’804 insomma è se vogliamo più spigliato e facile da ascoltare oltreché da far andare, soprattutto se si cerca di trarre il meglio delle sue possibilità.
Fin qui le impressioni destate dal diffusore al naturale. Una volta messo a posto, ossia ottimizzato per crossover, cablaggio interno e coibentazione, inizia a volare letteralmente, ferma restando la necessità di componenti a monte all’altezza della situazione. Soprattutto, diventa ancor più difficile trovare un paragone di produzione attuale a un prezzo che non sia spropositato. E per certi aspetti anche mettendo da parte le questioni economiche: in particolare se si ascolta senza pregiudizi, prescindendo dagli elementi meramente quantitativi, decorativi o folcloristici, e soprattutto lo si fa per mezzo dei padiglioni uditivi e di quel che ad essi fa seguito, invece che per mezzo delle targhette dei fabbricanti, dei prezzi di listino, della presentazione estetica o del canto suadente ma ingannevole delle sirene pubblicitarie, palese o dissimulato che sia.
Il miglioramento maggiore lo si ha a mio avviso in termini di raffinatezza. La fluidità di emissione si avvantaggia in grande misura, rendendo l’804 davvero piacevole da ascoltare, oltre ogni aspettativa. La capacità di restituire un fronte sonoro di ampiezza e tridimensionalità consistenti è un altro tra gli aspetti che si apprezzano maggiormente a seguito dell’intervento, che in sostanza trasforma letteralmente il diffusore. In particolare sotto il profilo della qualità sonora in assoluto, nei suoi diversi aspetti, mentre la voce propria dell’804 e la sua grande linearità restano immutate. Come sempre avviene del resto quando un intervento del genere viene eseguito con finalità dedicate in primo luogo all’ascolto e non a fare scena con il supercomponente che fa spalancare la bocca, ma può dimostrarsi fuori luogo in un determinato contesto.
Più importante dei componenti utilizzati, poi, è come li s’impiega il loro abbinamento con il complessivo di cui entrano a far parte e le soluzioni che si adottano per la loro messa in opera.
Vediamo ora cosa ne pensa il possessore dei diffusori, Alessandro.
Il cambiamento dato dall’acquisto di questi diffusori rispetto a quelli che avevo in precedenza è stato particolarmente avvertibile. Dapprincipio avevo forti dubbi, essendo piuttosto anziani, che riuscissero a suonare meglio rispetto a esemplari di oggi, peraltro dal costo rilevante (listino pari a un valore tra le tre e le cinque volte la somma con cui è possibile acquistare una coppia di 804 Matrix n.d.C.C.). Invece la differenza c’è ed è anche parecchia: appena arrivati a casa mia e collegati all’impianto non è stata difficile da capire e tutta a favore degli 804.
In genere ho bisogno di un po’ di tempo per apprezzare fino in fondo le differenze dovute a un cambio di apparecchiature, di diffusori o altro. Tuttavia quando gli 804 sono tornati dall’intervento eseguito su di essi, appena collegati all’impianto la prima parola che mi è venuta in mente è realismo. Cosa che mi ha fatto molto piacere perché si tratta di una caratteristica di cui vado alla ricerca in modo particolare.
Oggi, ad upgrade avvenuto, c’è stato un salto incredibile rispetto all’impostazione precedente e dopo alcuni giorni di utilizzo lo posso pienamente confermare. Il piacere d’ascolto è sempre straordinario, anche a bassi volumi e con incisioni prima al limite dell’ascoltabile. Ricordo in particolare le partite per violino solo di Bach. Ora sono deliziose, mai stancanti.
Pur non ritenendomi un grandissimo esperto di ascolti, i concerti dal vivo li ricordo e se dovessi descrivere quello che percepisco, parlerei di grande realismo, presenza scenica degli interpreti, profondità e apertura straordinarie. Tutto è incredibilmente “reale”, ogni strumentista è ben collocato sul fronte sonoro, il dettaglio è eccellente, l’equilibrio timbrico impeccabile. Ovviamente I progressi sono rapportati alla configurazione che avevo imparato a conoscere e a cui ero abituato.
Parte dei miglioramenti è legata alla modifica della sorgente, ma l’impressione è che l’apporto dei diffusori sia determinante anche perchè rappresentavano il principale anello debole dell’impianto.
Ora ci sono ancora alcune “strozzature” che talvolta, soprattutto con alcune incisioni tendono a costringere il suono tra I diffusori. Quindi un ulteriore miglioramento è possibile, ma non potrebbe essere altrimenti. Penso ai cavi non ancora all’altezza e al finale decisamente migliorabile, però già con questa impostazione ho raggiunto e direi superato il livello che mi ero inizialmente prefissato. Tuttavia, come si dice, la fame vien mangiando e questa configurazione merita di essere completata a dovere, magari con una coppia di finali mono e un giro di cavi ben fatti, senza dimenticare un eventuale DAC.
Comincio davvero a pensare che quello che sta crescendo sotto I miei occhi, sia un “impiantino” di ottimo livello, in grado di restituire grandi soddisfazioni.Vorrei rilevare anche qualche elemento collaterale, che tuttavia mi sembra importante nel delineare la nuova situazione. Anche a volume sostenuto la sonorità dà meno fastidio a chi si trova nelle altre stanze. Tra l’altro per avere un ascolto convincente trovo che ora sia necessario alzare meno rispetto a prima. L’impianto si trova in mansarda e mia moglie non chiede più di abbassare quando guarda la televisione al piano di sotto. Anche mia figlia riesce ad addormentarsi con l’impianto acceso, cosa che prima non era possibile. Quando lei si metteva a dormire, ero costretto a spegnere.
Se dovessi usare una parola sola per descrivere la situazione attuale, la direi “seducente”, che significa “condurre a sè”: diventa sempre più difficile staccarsi dalla sedia e abbandonare l’ascolto e questa è senza dubbio una delle caratteristiche più difficili da ottenere.
Credo non ci sia molto altro da dire, dato che Alessandro ha colto con ottima precisione i punti salienti nella sonorità del diffusore così messo a punto. In effetti è di raffinatezza, presenza e realismo parecchio evidenti, fermo restando il contesto di rigore timbrico ben noto delle serie 800 Matrix. A dimostrazione che, quando le cose vanno come devono andare, la valutazioni di ascoltatori anche dalle esperienze molto diverse, inerenti realtà poste a distanza considerevole l’una dall’altra, finiscono con il rassomigliarsi sempre più.
E’ opinione comune che la riproduzione sonora stia diventando di giorno in giorno meno avvicinabile, soprattutto a certi livelli qualitativi. Difficile sostenere il contrario, ma è altrettanto vero che se si cerca con attenzione, e soprattutto senza prestare fede alle corbellerie che della verosimiglianza hanno fatto un optional, è ancora possibile realizzare impianti capaci di dare soddisfazioni a prezzi non del tutto impossibili.
(Lo sfondo dell’immagine di apertura è stato dipinto a olio da Paola Fortunati)






Buongiorno, sono in procinto di prendere delle b&w 804 matrix, leggendo l’articolo ho visto che esiste un upgrade che migliora le caratteristiche di sonorità delle casse. Vorrei sapere in cosa consiste, e dov’è possibile effettuare questo upgrade. Io abito in provincia di Pavia. Mi faccia sapere grazie.
Buonasera Maurizio,
grazie dell’interessamento.
L’intervento riguarda il rifacimento del crossover, del cablaggio, mediante cavi realizzati a mano da me personalmente, in base alle necessità di ciascun altoparlante, e della coibentazione interna.
I risultati che ne derivano sono da ritenere particolarmente interessanti, come dalle impressioni di un possessore dei diffusori che ha deciso di far eseguire l’intervento. In sostanza permette al diffusore di esprimere finalmente il suo pieno potenziale, penalizzato come sempre avviene dalle scelte fatte in origine del costruttore.
ciao Claudio interessante come sempre questo articolo, volevo chiederti tra le 804 e le cdm 7 quale sceglieresti? Sono entrambi ancora diffusori che valgono il confronto con diffusori moderni trovandoli in condizioni buone?
grazie e un caro saluto
Giuseppe
Ciao Giuseppe, grazie dell’apprezzamento.
Tra i due sceglierei senz’altro gli 804, essendo appartenenti a un segmento superiore e caratterizzati da soluzioni tecniche di raffinatezza maggiore.
In generale entrambi i modelli non solo valgono il confronto con esemplari moderni, ma proprio questi ultimi difficilmente possono ambire a un paragone, specie se il loro prezzo rimane a livelli umani.
Come ho scritto più volte, ormai la produzione di apparecchiature hi-fi vede relegato l’ottenimento di qualità sonore di rilievo tra le varie ed eventuali, quando va bene.
Se poi sottoponi uno qualsiasi dei due a un intervento atto a far si che possano esprimere il loro vero potenziale, di possibilità di confronto ne rimangono davvero poche.
Ciao Claudio ho seguito il tuo consiglio e mi sono portato a casa le 804,mamma che diffusori, per ora voglio solo ringraziarti e farti tanti auguri di passare delle buone feste. Non fossimo distanti te le porterei ma già cosi devo dire che sono favolose, grazie ancora
Giuseppe
Ciao Giuseppe,
mi fa piacere abbia apprezzato.
Se un domani deciderai di ottimizzarli mandami un messaggio. chissà che non si trovi un modo di farli viaggiare senza pericolo.
A presto a auguri anche a te!
Salve,
sono a chiederle ,quale intervento è necessario
fare sulle 804 per portale “ in ottimizzazione”.
Se gentilmente mi potrebbe segnalare quale laboratorio/artigiano esegue questo tipo di intervento.
Da molti anni possiedo B&W , ma non sono a conoscenza di un bravo laboratorio che ci possa mettere le mani senza degradare il suono.
Saluti
Demetrio
Ciao Demetrio, ho inviato un messaggio alla tua casella e-mail.
Ciao,
sono nuovo nel campo del HIFI, mio malgrado… 🙂 ma alla veneranda età di 58 vorrei recuperare!
Possessore di un Piatto Thorens TD160 / NAD 3020 / casse Linn Kan + Magnet All Ribbon 2 vorrei passare a qualcosa di più consistente dal punto di vista dell’ascolto (ascolto prevalentemente classici country/jazz/rock).
Questi diffusori B&W 804 sembra abbiano un ottimo prezzo e dalla recensione capisco possano essere una scelta oculata e soddisfacente…
Problemi di Budget mi costringono ad “ocular” la scelta e ti proporrei due domande:
1) le modifiche al diffusore di cui parli sono obbligatori o gli 804 si esprimono al meglio già nella versione di fabbrica ?
2) avevo intenzione di proporzionare meglio l’amplificatore ed inserire un MArantz pm6007: secondo la tua esperienza potrebbe essere una giusta accoppiata ?
Grazie per eventuali consigli vorrai dare al novello “tendente” hifi…ista! 🙂
Riccardo
Ciao Riccardo,
grazie della considerazione.
Gli 804 Serie Matrix sono diffusori che si esprimono in maniera ottima già in origine, per quanto le loro prestazioni dopo l’intervento di ottimizzazione siano tutt’altra cosa.
Il vero dubbio riguarda l’abbinamento con il tuo amplificatore, per quanto le 804 siano molto più efficienti delle LINN e ancor più una volta ottimizzate.
Forse l’amplificatore che hai individuato a sostituzione non è la scelta più adatta.
T’invio comunque una mail all’indirizzo che hai indicato. Se per caso non lo ricevi, mandami tu un messaggio per mezzo del modulo contatto.
A presto.