RISPOSTE

Questo è lo spazio dedicato ai quesiti dei lettori, inviati attraverso la pagina Chiedi a Claudio.

All’invio della domanda, si prega di specificare il luogo di residenza. Grazie.


Denon Q-Damping

Pietro mi scrive:

Buongiorno Claudio,
intanto complimenti vivissimi per questo sito.
Ti scrivo perche’ mi sono imbattuto in un giradischi DENON. Si tratta del DP37 F. Oltre la regolazione dell’antiskating, alla base del braccio c’è una seconda rotellina per la regolazione del G DAMPING, poco nota ai piu’.
Penso che si tratti della regolazione della rigidità di lettura del braccio, chiedo a Te ulteriori lumi.
Grazie
Cordialmente Pietro

Buongiorno Pietro,
grazie dell’apprezzamento.
Il Q-damping è un sistema elettronico che dovrebbe ridurre gli effetti causati dall’interfacciamento meccanico tra massa del braccio e cedevolezza della testina, stanti nel noto picco di risposta presente a frequenza subsonica.

Dell’argomento abbiamo parlato nella serie di articoli dedicati al giradischi, in particolare nelle puntate riguardanti braccio e testina.

Il Q-Damping pertanto è in sostanza uno smorzatore, attuato elettronicamente, del quale il costruttore raccomanda la regolazione in funzione del peso di lettura. Se il peso richiesto dalla testina è di 2 grammi, andrebbe regolato così anche il controllo in questione.

E’ possibile che in realtà il sistema produca più danni di quelli che dovrebbe prevenire. Si può ipotizzare sia stato incluso nella dotazione del giradischi allo scopo di permetterne l’impiego con le testine più note dello stesso costruttore, caratterizzate da una cedevolezza per la quale la massa del braccio utilizzato è probabile sia insufficiente.

In conseguenza la cosa migliore è di tenerlo disattivato, per regolarsi secondo la prassi nell’abbinamento tra braccio e testina, ovvero tra massa del primo e cedevolezza della seconda.

Il problema è che malgrado abbia previsto tale controllo, o forse proprio per questo, il costruttore non si è curato di dichiarare la massa del braccio. Per limitarsi a dire genericamente che è “bassa”, in quanto realizzato con una canna dritta.

Per quanto mi riguarda, questo è un motivo più che sufficiente per evitare i giradischi di quel costruttore, cosa del resto non così inusuale tra gli appassionati più avvertiti dell’epoca anche se per altri motivi, dato che non ha comunicato neppure i dati essenziali al loro funzionamento corretto. Generando così un’altra serie di domande che non è questa la sede in cui affrontarle, anche se qualsiasi analogista in grado di maneggiare i fondamentali della materia può immaginarle senza difficoltà e darsi una risposta per proprio conto.

Per chi ne ha già uno, l’unica è regolarsi a occhio, utilizzando su quel giradischi testine dal peso di lettura consigliato che non ecceda 1.5-1,8 grammi, valore che dovrebbe distinguere i modelli dalla cedevolezza medio-alta.
Come abbiamo visto negli articoli dedicato all’argomento, in realtà il dato relativo al peso di lettura è un valore di massima, che rispecchia la stima effettuata dal fabbricante sulla base delle condizioni medie in cui reputa che la testina verrà utilizzata.

Ecco perché un qualsiasi utilizzatore accorto, a seguito delle verifiche opportune, potrebbe scoprire che la testina in suo possesso esibisce il comportamento migliore fuori dall’intervallo di pressione di lettura consigliato dal fabbricante, a volte di parecchio.

Spero di esserti stato utile
Claudio

 

 

 


OTL fai da te

Ranieri mi scrive:

Ranieri mi scrive:

Claudio buongiorno. Complimenti innanzitutto per la qualità del sito, e per l’eleganza del linguaggio, oggi non comune, specie quando si tratta di questioni tecniche.
Mi sono avvicinato di recente al mondo delle valvole, mediante alcuni apparecchi vecchi ma interessanti. Adesso vorrei cimentarmi nella realizzazione di un amplificatore OTL di basso wattaggio (diciamo intorno ai 5 watt), che non sia troppo complesso da costruire e da tarare. Le sarei grato di un suggerimento in merito a un progetto disponibile.
Cordialità
Ranieri

Ciao Ranieri,
grazie della considerazione e dei complimenti.

Visto che siamo tra appassionati, potremmo darci del tu.

Non ho idea di quale sia la tua esperienza in termini di costruzione. Nell’ambito delle amplificazioni valvolari, la scelta dell’OTL è forse la più affascinante.
L’eliminazione dei trasformatori di uscita, giustamente vista come palla al piede di tali elettroniche, ha sempre stimolato la fantasia degli appassionati.
Tuttavia è anche quella più irta di problemi, non solo a livello tecnico ma anche pratico.
Col passare del tempo, la reperibilità dei tubi necessari allo scopo, tutti NOS, diventa sempre più difficoltosa. Se poi si considera che per le loro caratteristiche gli OTL pretendono esemplari in grado di rispettare tolleranze particolarmente strette, e più in generale mettono alla frusta la componentistica di contorno, emerge un quadro ancora più complesso, ai limiti della percorribilità.

A questo proposito, ritengo che l’insegnamento di Mariani, come noto uno tra i più grandi maestri del settore, non solo a livello nazionale, sia indicativo. Dopo aver esplorato l’OTL nel modo che sappiamo, l’ultima sua realizzazione è stata un amplificatore finale a stato solido, il GM 400. Prima di essa arrivò il GM 50, un push-pull di KT88 con trasformatori di uscita.

Questo non è avvenuto per caso, ritengo proprio in seguito alle difficoltà di gestione degli OTL, dovute alla innanzitutto alla reperibilità dei tubi, che il passare del tempo rende sempre maggiori, e alla complessità della procedura di selezione necessaria per l’ottenimento di un livello adeguato di affidabilità. Ricordiamo che allo scopo Mariani progettò e costruì una serie di apparecchiature ex novo, che occupavano due rack da oltre due metri di altezza ciascuno.

In tutta sincerità non saprei consigliarti uno schema percorribile e affidabile a sufficienza. C’è però il forum OTL Asylum, frequentato dagli appassionati della specialità provenienti un po’ da tutto il mondo, dove si possono trovare spunti interessanti, oltre a farsi un’idea di ciò cui si va incontro.

Per qualsiasi altra incertezza o delucidazione non hai che da riscrivere.

Un saluto
Claudio

 


Il giradischi automatico oggi

Antonino mi scrive:

Buongiorno, ho un giradischi Thorens TD 158, tanto per intenderci quello completamente automatico, quindi il braccio è regolato dalla fabbrica non regolabile manualmente, vero che da casa esiste un modo per regolarlo?
Il problema che ha il mio giradischi dovrebbe essere l’antistaking, sopratutto con i 45 giri, non li centra, quando il braccio arriva all’inizio del disco torna indietro e si posa nel posto sbagliato. In più quando alzo il braccio e lo sposto verso il centro torna sempre verso l’esterno, invece con i 33 giri centra l’inizio normalmente ma quando alzo il braccio e lo mando giù mentre scende si sposta verso l’esterno.
Ne risentono negativamente la testina la puntina e i dischi?
Sono obbligato a mandarlo in centro assistenza oppure c’è un trucco per ripararlo io da casa?
La ringrazio del suo prezioso consiglio

Ciao Antonino,
grazie della considerazione.

I guai da te riportati sono uno tra i motivi per cui non è raccomandabile acquistare giiradischi provvisti di automatismi e meno che mai venduti a prezzi tanto bassi.
Oggi la riproduzione vinilica è uno sport costoso, quindi meglio evitare oggetti troppo economici, ancor più quando non si limitano alle funzioni di base.

Il manuale del tuo giradischi riporta la presenza di una vite che serve per regolare il punto di discesa del braccio, sulla quale potresti intervenire.

Il mio consiglio però è di usare la funzione manuale nell’avvio della riproduzione, fortunatamente ammessa dal tuo giradischi.

Quanto alla regolazione dell’antiskating, non sembra che ne sia prevista una su cui l’utilizzatore possa intervenire. Probabilmente quella impostata sull’esemplare in tuo possesso è alquanto generosa.

Per sincerartene puoi osservare la puntina mentre è in riproduzione a metà facciata del disco. Se l’asticciola rimane bene in verticale, la forza di antiskating è giusta. Se invece punta verso il perno del giradischi è superiore al dovuto. Altrimenti se punta verso il margine esterno del disco e insufficiente.

La forza di antiskating necessaria varia in funzione del peso di lettura adottato, oltreché di un’altra serie di parametri, sia pure in misura minore, che sarebbe consigliabile verificare, e più marginalmente della forma dello stiilo.

A lungo termine una forza di antiskating errata tende a portare l’asticciola fuori asse, causa deformazione della sospensione dell’equipaggio mobile.
Dato che però la testina in dotazione al tuo giradischi è di scarso valore, come sempre avviene per gli esemplari di prima dotazione, non penso si tratti di un problema troppo grave.

Un’altra conseguenza è data dal caricare una parete del solco più dell’altra, con potenziale perdita del tracciamento su quella caricata meno, evidenziata da sonorità gracchianti su un solo canale, soprattutto nei passaggi in cui il segnale ha un livello più elevato. In linea di massima non dovrebbe causare soverchi problemi, ma nel caso puoi provare a vedere se aumentando leggermente il peso di lettura il problema si risolve.

Per evitare problemi simili ti converrebbe puntare su un giradischi di qualità migliore e dootato solo delle funzioni essenziali.

Il Rega P3 o Planar 3, anche usato, è una scelta ottima sotto questo punto di vista e non troppo costosa, che ti permetterà anche di migliorare in maniera considerevole la qualità di riproduzione.

In caso di dubbi o per altre domande non esitare a riscrivere.

Un saluto
Claudio

 


Musica, hi-fi e gergo da iniziati

Paolo mi scrive:

Salve Claudio,

mi fa molto piacere aver scoperto il tuo sito da cui ho ricavato numerose positive impressioni specialmente quelle riguardanti la posizione che ognuno di noi ha nei confronti dell’Alta Fedeltà. Prima di tutto mi complimento perché ritengo tu sia un musicologo e non un impiantologo (come il 95% di quelli che dicono di amare la musica!). Già questo mi può spingere a parlare serenamente di musica senza condizionamenti dei soliti stereotipi di giudizio dei vari componenti: non sono mai riuscito a capire cosa significano i vari sproloqui tipo setosità, liquidità, rotondità, eufonicità e via dicendo. In passato ero lettore saltuario delle riviste di HIFI che sinceramente suscitavano una certa diffidenza per la continua esaltazione del componente in prova senza il minimo aspetto critico (e dalla tua esperienza che hai descritto si capisce perché), poi, per mancanza di spazio, cambiando casa e mancanza di..liquido! mi sono accontentato di quello che avevo senza rinunciare alla cosa più bella del mondo. la MUSICA!

Grazie Claudio

Paolo

 

 

Ciao Paolo,

grazie dell’attenzione e dell’apprezzamento.
Non penso mi si possa definire come un musicologo. Sono molto appassionato di musica, questo si, fin dalla prima adolescenza, e la mia inclinazione caratteriale mi ha portato ad approfondire i temi ad essa legati, quindi anche la sua riproduzione.
A questo proposito ho sempre sostenuto che senza musica gli impianti non avrebbero motivo di esistere, valutazione che in questi ultimi tempi sta trovando una sostanziale smentita: soprattutto nell’ambito della riproduzione sonora di qualità molto elevata, sembra se ne voglia fare sempre più a meno. La musica utilizzata per la dimostrazione degli impianti e da numerosi appassionati che li acquistano è sempre la stessa, caratterizzata da un livello artistico e di creatività parecchio migliorabile, difetto numero 1 di troppa parte delle cosiddette registrazioni audiophile.

Quanto al gergo utilizzato dalla pubblicistica specializzata, e alle espressioni idiomatiche che tanto di frequente si possono incontrare nei relativi testi, hanno un’origine nella difficoltà concreta di esprimere a parole le sensazioni suscitate dall’ascolto di impianti audio sempre più raffinati. A lungo andare si è formata così una sorta di neolingua, per larga parte comprensibile soltanto al pubblico degli iniziati, che se da un lato si è ritenuto facilitasse le cose, dall’altro li ha separati ulteriormente dalle persone “normali”, scavando un solco via via più profondo e rendendo ancora più difficoltoso l’accesso delle nuove leve, il cosiddetto sangue giovane di cui questo settore è in carenza cronica.
Proprio perché oltre all’intrinseca complessità della materia è necessario acquisre padronanza con un lessico criptico alfine di potersi avvalere di uno strumento che aiuti a orientarsi tra le diverse opportunità di un’offerta sempre troppo ampia, e in larga parte differisce poco o nulla dalla concorrenza.
Come succede quasi sempre inoltre, se una cosa nasce per uno scopo preciso, in breve va a soddisfarne uno del tutto diverso, se non addirittura opposto.
Così quel lessico è diventato un pretesto, che abbinato all’annichilimento di qualsiasi forma di analisi critica ha prodotto effetti devastanti, andando a danno di quel che ha creduto di favorire.
Cosa del resto ovvia: se insieme ai prodotti che lo meritano effettivamente se ne incensano altri che sono ben lontani dall’eccellenza con cui li si dipinge, inizialmente si può verificare un incremento d’interesse e delle vendite, ma a lungo termine la perdita di credibilità, il diffondersi del sospetto e infine il disamoramento di percentuali sempre maggiori di pubblico sono inevitabili.
Malgrado ciò, e pur avendo sotto gli occhi i danni enormi che ha causato, la pubblicistica di settore prosegue imperterrita sulla sua strada, secondo una vocazione all’autolesionismo prezzolato che è uno tra i paradossi più evidenti di un settore che di essi fa il proprio pane quotidiano.
Quanto al denaro necessario a migliorare l’impianto, se si seguono le ricette della pubblicistica di settore ne serve effettivamente molto. Tuttavia, come scrivo spesso, ci sono tante cose che si possono fare e hanno costo zero.
Riviste e siti allineati non ne parlano, perché dall’impegno personale degli appassionati volto al miglioramento del loro impianto non si guadagna nulla in termini economici, anche se è l’attività per mezzo della quale si possono ottenere i miglioramenti più cospicui.
Soprattutto a partire da certi livelli, la messa a punto dell’impianto e il perfezionamento delle condizioni in cui opera assumono un’importanza ancora maggiore delle apparecchiature stesse, proprio perché sono gravate in larga parte dagli stessi limiti, causati dalle logiche realizzative di tipo industriale e dalla stessa mentalità che ne deriva, tendenti a trascurare tutto quanto abbia un costo sia pur minimo e per contro a dare la massima enfasi a soluzioni molto spesso di facciata, cui si attribuiscono doti miracolistiche che una volta sul campo trovano fatalmente un riscontro limitato o nullo.
Oltretutto le rare volte che si sono cimentate sull’argomento, le riviste hanno dato consigli del tutto errati, o meglio dalle conseguenze devastanti. Ulteriore dimostrazione della competenza del personale che opera al loro interno, riguardo a tutto ciò che non sia produrre grafici e valori numerici cui attribuire la massima enfasi, il cui scopo primario non è definire le modalità di funzionamento delle apparecchiature, nei confronti delle quali hanno dimostrato di essere ingannevoli, ma attribuire un’aura di falsa scientificità e autorevolezza alle loro figure e alle testate per cui operano, gabbando i lettori che in buona fede credono ancora a roba del genere.
In casi simili si parla di circonvenzione di incapaci: qui ci troviamo in una situazione diversa e per certi versi peggiore: si cerca in ogni modo di ridurre il proprio pubblico a una massa di incapaci, alfine di procedere più facilmente alla loro circonvenzione, eseguita in conto terzi.
Quindi anche se hai cambiato casa da poco, con tutte le spese che ne derivano, curando l’installazione e la messa a punto dell’impianto potrai apportare dei miglioramenti a costo zero o quasi, con risultati che possono essere più significativi di quelli ottenuti con l’acquisto di apparecchiature che, per quanto costose, restano comunque gravate sempre dagli stessi limiti.
Ti ringrazio di nuovo per l’attenzione, sperando che continui a seguire il mio sito con assiduità
Claudio

 

 

 


Scelte realizzative, testine e altri argomenti

Salvatore mi scrive:

 

Ciao Claudio, leggo sempre – da profano quindi capendo poco – i tuoi articoli, ultimo quello sui preamp.

Le limitate frequentazioni con intenditori veri o presunti dei miei ultimi 50 anni mi hanno convinto che la filosofia “less is more” (intendendo componenti essenziali ma di qualità superiore) è la più consona alla riproduzione sonora domestica.

Non è che io abbia seguito fino in fondo questa filosofia, per tre ragioni: 1) l’amore per la musica non mi ha stravolto al punto di pensare che più spendi e meglio senti; 2) i miei limitati mezzi economici; 3) non ultimo, le caratteristiche fisiche degli ambienti che mi hanno ospitato – 5 traslochi! -le mie apparecchiature, all’inizio veramente ridicole: a 18 anni mio padre mi regalò una fonovaligia “stereo” della Lesa, il primo disco lo acquistai alle Messaggerie Musicali a Roma, erano I notturni di Chopin… e lo conservo ancora che ho 73 anni, ovviamente insuonabile!

BASTA direbbe Gigi Proietti

Insomma, non ho potuto “trattare” adeguatamente l’ambiente di ascolto, e questo non solo per motivi economici ma… per amor di pace!

Non voglio divagare oltre e ti chiedo di spiegarmi un paio di cose:

a) tempo fa mi hai dato consigli circa il tipo di testina da montare sul piatto, fra l’altro ti sei espresso positivamente sulle ùGrado, in particolare quelle col corpo in legno a bassa tensione di uscita. Perché la maggior parte delle testine MC è a bassa tensione di uscita e invece le MM sono ad alta tensione di uscita?

b) sempre parlando di testine, quanto sono importanti la cosiddetta “impedenza di carico” e la “cedevolezza”?

Grazie in anticipo, un cordiale saluto

Salvatore

Ciao Salvatore,

grazie della considerazione e dell’assidua frequentazione di Il Sito Della Passione Audio.

Innanzitutto complimenti per la passione che ti tiene tuttora legato alla riproduzione sonora dopo tanti anni.

Quanto al concetto di “il meno è più”, uno tra i suoi punti a favore è proprio che applicandolo, e facendo le scelte giuste, è possibile ottenere livelli rimarchevoli di qualità sonora senza spendere cifre troppo elevate.

Riguardo al trattamento acustico dell’ambiente, si tratta in effetti di un elemento di grande importanza. Per fortuna non c’è bisogno di ricorrere obbligatoriamente ad attrezzature specifiche, ma anche utilizzando gli elementi tipici di arredo per una qualsiasi abitazione, divani, librerie, tendaggi, tappeti eccetera, si possono ottenere risultati degni di nota.

Quanto al resto dei tuoi quesiti, tempo fa ho pubblicato un articolo dedicato proprio alle testine, che ti consiglio di leggere.

La diversa tensione di uscita tra MC e MM è data proprio dalle caratteristiche funzionali delle due tipologie. Muovendo delle bobine per forza di cose leggere e con nuclei non particolarmente sostanziosi, talvolta amagnetici, la tensione di uscita ottenibile è quella che è. Aumentando dimensioni e forza dei nuclei, come nelle MC ad alta uscita, si finisce con lo snaturare per buona parte le caratteristiche di questo tipo di testine.

Facendo muovere i magneti di fronte alle bobine che restano fisse, le testine MM producono tensioni d’uscita maggiori, senza però poter assurgere, al,meno in linea generale, alla raffinatezza sonora tipica delle migliori MC.

La leggerezza di tutto quanto connesso meccanicamente all’equipaggio mobile è fondamentale per ridurne l’inerzia, parametro molto importante per la sua capacità di seguire le modulazioni del solco, che influisce indirettamente anche sulla cedevolezza.

Infatti  un equipaggio mobile di massa maggiore obbliga all’impiego di una sospensione più rigida, che quindi comporta cedevolezza minore. Questo si ripercuote sulle capacità di tracciamento, di solito riducendole, e sul peso di lettura, che deve essere maggiore.

Quindi la cedevolezza è un fattore di grande importanza, nella lettura più accurata del supporto vinilico, a sua volta legato alla scelta del braccio per le note questioni di interfacciamento meccanico.

Senza affrontare tutto il discorso, alquanto complesso e che è già stato fatto nell’articolo linkato, qui ci limitiamo a ricordare che una testina di cedevolezza elevata va abbinata a un braccio a bassa massa, mentre se la cedevolezza è bassa ci vuole un braccio di massa elevata. In questo modo si riesce a contenere l’ampiezza della risonanza tipica del sistema alle frequenze infrasoniche, facendo anche in modo che ricada laddove è meno dannosa. Le sue conseguenze sono il tipico correre avanti e indietro dei woofer in assenza di suono percepibile.

L’impedenza di carico è appunto il valore di impedenza visto dalla testina quando collegata all’ingresso phono, che tra le altre cose influenza la sua sonorità. Aumentandone il valore la timbrica della testina tende a schiarirsi diventando più brillante, quindi lo si può aggiustare in funzione delle necessità inerenti la qualità sonora dell’impianto.

Questo è tutto, ma in caso di altri dubbi non esitare a riscrivere

A presto

Claudio

 


Un ampli che “polarizza molto”

Viscardo di Torino mi scrive:

 

Buongiorno gentilissimo, scrivo da Torino dove grazie ad amici audiofili e diverse settimane di prove in mio ambiente (raro privilegio), ho acquistato un finale ICS (L. Castiglia) prodotto di nicchia che lei molto probabilmente conosce.. con pre Delta Sigma, il tutto rigorosamente usato. Mi dicono però che rispetto al resto dei componenti e alle dimensioni della stanza in cui devono “lavorare”, questo finale é davvero “tanto”, troppo, che sarebbe opportuno modificarlo per farlo funzionare meglio ( scalda un bel po’) perché polarizza molto e viene sfruttato al 20% delle sue reali capacità. Io passo intere giornate ad ascoltare musica ( da Bach a H. Hancock, da A. Parson P., Dire Straits a Mozart..) e credo di avere un discreto orecchio, ma questi tecnicismi mi mettono in difficoltà. Attualmente queste meccaniche lavorano con Cd Marantz SA15S1, vinile Pro-Ject eXperience con Sumiko blue point MC alta uscita (prephono Project tube) e diff. ProAc studio130. Secondo lei può essere realmente utile un intervento del genere su una finale per me definitivo, anche in prospettiva un domani di migliorare alcuni elementi della catena? Grazie per l’attenzione, cordialità.

Ciao Viscardo e grazie della considerazione.

Il genere di valutazioni di cui mi parli andrebbe fatto prima dell’acquisto.
A maggior ragione se hai avuto modo di ascoltare quell’amplificatore nel tuo ambiente.

Le ragioni che mi riporti francamente mi sembrano prive di senso.
Cosa vuol dire che quell’amplificatore “polarizza molto”?

Probabilmente lavora in Classe A, per una parte o per tutta la sua erogazione, caratteristica cui si attribuiscono una serie di elementi migliorativi e che presuppone scelte di progetto tali da moltiplicare i costi di realizzazione e non ha senso cambiare adesso.
Se non piace il Classe A si sceglie altrimenti, risparmiando anche molto denaro a parità di potenza erogata, anche se dubito che amplificatori operanti diversamente possano dare le stesse sensazioni d’ascolto.

Rispetto al funzionamento in Classe B, il tuo amplificatore lavora non al 20, ma forse al 10 se non al 5% delle sue possibilità. Ma si tratta appunto di un Classe A, che nasce così e così va lasciato.

Non avrebbe alcun senso andare a stravolgerne le caratteristiche di fondo, per ottenere cosa, oltretutto? Una potenza di uscita moltiplicata almeno per 5?

Per farne che, se la tua stanza ha dimensioni contenute e dovendo accettare un calo della qualità sonora inerente le distorsioni di passaggio per lo zero che si eliminano appunto operando in Classe A?

Oltretutto stravolgere le apparecchiature in modo simile non ha nessun senso. Un conto è operare dei ritocchi di ottimizzazione, sempre possibili, in base alle proprie preferenze e alle scelte fatte dal costruttore. Ben altro è eseguire degli interventi del genere che suggerisci, che ripeto sono per me privi di senso.
In termini tecnici ma soprattutto di rispetto. Per le apparecchiature, il loro progettista, che se ha fatto scelte scelte è di sicuro per un buon motivo, per il loro possessore e per il denaro che ha speso, che con ogni probabilità non è piovuto dal cielo.

A quel punto meglio cambiare amplificatore, anche se dubito che senza affrontare spese ingenti riusciresti a migliorare quello che hai in maniera significativa.

Oltretutto i numeri sono numeri e non hanno nulla a che vedere con la qualità sonora. Quindi un 200 watt non suona meglio di un 20 perché ha potenza maggiore.
Per una serie di motivi anzi, è molto probabile suoni decisamente peggio.

Inutile oltretutto fasciarsi la testa ora, prima di essersela rotta.
Se un domani avrai necessità di potenze maggiori, in base ai cambiamenti che interverranno nel tuo impianto, valuterai il da farsi al momento opportuno. Fermo restando che con ogni probabilità, andando su un finale più potente è facile che ti troverai a rimpiangere le doti sonore di quello che hai ora.

Quindi, basandomi su quello che mi racconti, non saprei proprio come valutare i suggerimenti che ti sono stati dati.

Se hai altri dubbi o necessiti di ulteriori ragguagli non esitare a riscrivere.

Saluti
Claudio

 


Rock Progressivo italiano

Maurizio mi scrive:

Ciao Claudio,

dopo aver letto il tuo articolo sono rimasto male.

Avevo Intenzione di fare quella collezione ma le tue parole mi hanno smontato.

Dici che debba lasciare perdere? Il prog  non è un genere che ho seguito molto e per questo la raccolta mi è sembrata interessante per colamre questa lacuna. Ascolto musica classica , jazz , ecc.

I prezzi sono buoni però se come tu dici non si sentono gli strumenti o appiattiti in maniera esagerata, è meglio lasciar perdere .

Ho fatto quella jazz e non mi sembra male per niente .Comprare dischi ai mercatini è sempre più difficile: costano molto e chissà come suonano dopo tutti questi anni. Così ho colto l’occasione di chiederti se vale la pena ma credo sia già stata data

Cordiali saluti
Maurizio

 

Ciao Maurizio e grazie per la domanda.

Avevo la tua stessa intenzione, poi ho preso il primo disco, di buona buona stampa e planarità: silenziosità migliorabile ma sonorità pessima.

In sostanza unisce i difetti di vinile e CD.

Il secondo è forse meno compromessso dal punto di vista sonico, ma mi è capitato un vinile ondulato.

Riguardo alla raccolta dedicata al jazz ho sentito anch’io buoni commenti. Fermo restando che se non si ha la possibilità di paragoni con gli originali, la valutazione resta su un piano puramente soggettivo.

Purtroppo la situazione dei vinili usati è quella che è. In particolare, quelli di alcuni generi musicali sono oggetto di una vera e propria speculazione. Molto dipende dalla quantità di richieste che li riguarda.

Se si è disposti a passare sopra a tante cose, la raccolta degli LP in edicola si può prendere in considerazione.

Desiderando qualcosa che dia un vero piacere d’ascolto, per il progressivo italiano mi rivolgerei alle riedizioni giapponesi su CD. Ne ho provata qualcuna e le ho trovate ben attinenti alle sonorità originali e in qualche caso persino migliorative.

Buoni ascolti
Claudio

 


Cavi fatti in casa

Giorgio mi scrive:

Salve Claudio,

complimenti per Il Sito Della Passione Audio: era ora che qualcuno si decidesse a scrivere e a consigliare gli audiofili come me per migliorare l’amato impianto senza dover spendere cifre da capogiro.

Vorrei costruirmi dei cavi di potenza con dell cavo solid core da 0,5mm x12 passate, per un totale  di 6mm di diametro. La lunghezza è di 2m.

Avrei pensato di twistarlo per gli alti e lasciare quelli diretti per i bassi. Tu che mi consigli, data la tua esperienza, di continuare nell’impresa? Scusa, dimenticavo la parte più importante che è il mio impianto:  amplificatore Gryphon Tabu, lettore cd Roksan Caspian 2cd  ,cavo di segnale Neutral Cable Mantra 2 Blue Edition e diffusori ProAc Studio 140.Grazie in anticipo.

 

Ciao Giorgio,
grazie per l’apprezzamento e per la domanda.
Mi sembra di capire che vuoi realizzare un cavo bi wiring.
In questo caso ritengo che l’attorcigliatura sia conveniente utilizzarla per tutte e due le “vie”.
Per quanto con una sezione maggiore si riduca la resistenza del cavo, non sempre è conveniente aumentarla a dismisura. Specie se la tratta da coprire è relativamente corta, come nel tuo caso.
Provare a costruire qualche cavo è senz’altro consigliabile: si fa esperienza e ci si fa un’idea più appropriata di quello che si trova in giro a livello di prodotto “ufficiale”.
Quindi ti dico: perché no?
L’unico aspetto potenzialmente discutibile riguarda i costi che andresti ad affrontare. Anche in termini di tempo e di impersonale, entrambi non indifferenti se si vogliono fare le cose in un certo modo, presupposto indispensabile per ottenere risultati di un certo rilievo.
Se nel complesso fossero superiori a una determinata soglia, affidarsi a qualcuno che già ne realizza potrebbe essere più conveniente.
Forse non in termini assoluti, ma probabilmente per quel che riguarda il rapporto costi/benefici.
E’ anche vero che così non faresti l’esperienza riguardante la realizzazione del cavo in prima persona e non avresti la soddisfazione che ne deriva: anche questo è da mettere nel conto.
Se poi decidi di realizzarli, spero che mi farai sapere come vengono e come suonano, quantomeno in raffronto a quelli che già possiedi.

A presto.


Dubbi su una AKG K340

Marco mi scrive:

Ciao Claudio,
approfitto della tua gentilezza ed esperienza anche nel mondo delle cuffie per chiederti un paio di consigli sulla AKG K340.
Dopo anni di letture su riviste e forum mi sono convinto a provarle, ma l’unico modo che ho trovato alla fine è stato acquistarle tramite eBay.

Quando mi sono arrivate direi che le ho trovate in buono stato tranne per il solito problema che ho sentito già da molti utenti, cioè i cordini elastici che regolano l’altezza dell’archetto che si sono seccati e lasciano la cuffia nella posizione bassa e vanno quindi sostituiti. Solo che non esistendo più i ricambi mi sono arrangiato annodando un cordino elastico preso in merceria. Non male, devo fare altre prove circa la lunghezza del cordino ma sembra che regga il peso.
Invece la cosa più fastidiosa (per me) è che il precedente proprietario era evidentemente un’accanito fumatore in quanto le cuffie hanno uno sgradevole odore di sigaretta.
Ho purtroppo constatato che non sono solo i pad a puzzare (che sarebbero facilmente sostituibili in quanto se ho capito bene sono simili come dimensione a quelli delle odierne K240) ma sono anche le altre parti della cuffia ad avere lo sgradevole odore anche dopo aver fatto una pulizia con vari liquidi.
Le sto tenendo all’aria aperta (il più possibile) da settimane ma rimane ancora l’odore di fumo, ho letto che un metodo valido potrebbe essere utilizzare uno ionizzatore che elimina gli odori di fumo dalle stanze, proverò anche questo metodo.

Dai primi ascolti le ho trovate decisamente buone anche pensando che si tratta di un modello che ormai ha quasi 40 anni e forse perché essendo già un estimatore del suono Stax (con le mie SR507 – SR404 – SR40) ho apprezzato quel tipo di sonorità che magari non a tutti piace.
Rispetto a delle moderne dinamiche di medio prezzo si difendono ancora, riuscendo anche a dare un qualcosa in più sotto l’aspetto dell’headstage e della correttezza timbrica degli alti e medi.
Il problema maggiore secondo me è lo scollamento con i bassi, che lo intuirebbe anche chi non conoscesse le caratteristiche tecniche di questa cuffia, non essendoci un’unico driver come nella maggioranza delle cuffie in commercio.
Ma devo ammettere che con certe registrazioni mi hanno emozionato almeno al pari di alcune cuffie top dinamiche del mio “harem” (HD 800, AH-D 7000, MDR Z7) pur mantenendo un loro carattere ben preciso (sempre naturalmente nel limite dell’età del progetto) e alla fine ho deciso di tenerle.

Da quello che ho capito sono del tipo a electret quindi non sono delle vere elettrostatiche (nonostante ci sia scritto sulle stesse cuffie) anche perché altrimenti avrebbero bisogno di un alimentatore a parte come le Stax per alzare il voltaggio, ma essendo caricate in fabbrica un giorno questa carica si esaurirà. Giusto?

E veniamo al punto: quale versione sono? le Bass Heavy o le Bass Light?
Non avendo provato altre K340 (e non essendoci un numero seriale come nelle sucessive K1000) ho bisogno del parere di un esperto come te: hanno la scritta AKG argentata sulla banda superiore dell’archetto e quindi se non sbaglio dovrebbe trattarsi della versione più recente (fine ’80 o inizio ’90), ma si tratta delle “Bass Heavy” o delle “Bass Light” (o della via di mezzo che qualcuno ha ipotizzato esista)?
Ho smontato il driver ma mi è rimasto ugualmente questo dubbio, posso mandarti la foto che ho fatto del driver così potresti identificarla tu?
Questo perché (sempre da quello che ho letto), se avessi acquistato una Bass Heavy vivrei felice senza andare a cercare un’altra K340 proprio perché è considerata la più performante tra le due, altrimenti avrei sempre il dubbio di non aver mai ascoltato la versione migliore.
Insomma le solite menate da audiofilo, anzi cuffiofilo che è pure peggio… 😉

E poi un’altra cosa: secondo te ne varrebbe la pena renderle bilanciate cambiando il cavo?
Ho sia il Bryston che il CEC e forse una volta bilanciate potrebbero andare ancora meglio.
Tu che ne pensi?

Esiste poi anche una possibilità di modding oltre alla sostituzione del cavo? Se sì quale potrebbe essere secondo la tua esperienza?

Mi scuso per le molte domande e per la lunghezza del messaggio ma sei l’unico di cui mi fido per conoscenza ed esperienza nel settore delle cuffie.

Grazie mille!!!
Buon lavoro.

 

Ciao Marco, grazie per la domanda e la considerazione.

Di cuffie ne ho provate davvero tante, però anche se la memoria fa acqua da tutte le parti, non ricordo di aver mai avuto tra le mani una K 340. Cosa che mi dispiace, trattandosi del modello di punta, a suo tempo, di un costruttore come AKG, del quale ho avuto più volte modo di verificare la serietà.

Riguarda all’odore che lamenti, deve trattarsi come dici giustamente di un esemplare che ha vissuto a lungo nell’ambiente di un fumatore accanito. Per caso hai provato con uno di quei liquidi fatti apposta per togliere odori simili da tende e divani?

Tenerla troppo a lungo all’aperto te lo sconsiglio, raggi ultravioletti e umidità potrebbero fare danni peggiori. Prova magari con detergenti dall’azione più energica, con attenzione, ed eventualmente sostituendo i cuscinetti che probabilmente sono i particolari più a rischio di impregnarsi con “inquinanti” di vario genere.

Leggendo il tuo messaggio non mi sembra che lamenti una carenza di basse frequenze. Oltretutto possiedi alcune cuffie che hanno una gamma inferiore potente ed estesa, quindi nel caso avresti notato all’istante un’eventuale manchevolezza. E siccome ho idea che tu sia un utilizzatore esigente e di ampia esperienza, non credo ti sarebbe potuta sfuggire una cosa del genere.

Pertanto tendo a pensare che la cuffia in tuo possesso sia della seconda serie, quella contraddistinta da una presenza maggiore del basso.

Della gamma inferiore, invece, rilevi lo “scollamento”, come lo definisci, nei confronti del resto della banda riprodotta. Non so quanto sia da imputare alla presenza di trasduttori separati, oltretutto operanti su principi diversi, dato che l’incrocio tra di essi dovrebbe avvenire intorno ai 4 kHz.

Anche se mi sembra poco probabile, prendiamo in esame per un attimo l’ipotesi che l’esemplare in tuo possesso sia uno delle primissime serie: è possibile che passando a un esemplare di produzione successiva, cui si attribuisce una presenza maggiore delle basse frequenze, il fenomeno che ti disturba divenga ancora più evidente.

Quindi, in tutta sincerità non starei a farmi tanti crucci al riguardo. Se proprio vuoi avere la sicurezza in merito al tuo dubbio ti basterà verificare la presenza del resistore R2, che dovrebbe essere da 5.6 kohm. Scaricando il manuale di servizio troverai informazioni utili al riguardo, anche in merito alla posizione di tale componente.

Qualora dovessi scoprire che è presente sul tuo esemplare, prima di rimuoverlo ti consiglierei di by-passarlo semplicemente, per verificare il comportamento della cuffia in sua assenza.

Tornando al discorso dello scollamento delle basse rispetto al resto della gamma, se già non è facile fare diagnosi sul posto, ancora più complesso è eseguirle a distanza. Tuttavia riterrei probabile trattarsi di un problema originato altrove. Il fatto che non si verifichi con le altre cuffie in tuo possesso potrebbe non significare nulla: la K 340 è una cuffia alquanto pretenziosa nei confronti di ciò che la pilota. E’ vero anche che sorgente e amplificazione sono di livello elevato. Rispetto a quest’ultima non mi hai detto se si tratta di un integrato o due telai. Nella seconda ipotesi immagino che la cuffia sia collegata al pre. Allora forse potresti verificare il comportamento della cuffia insieme a un buon amplificatore dedicato, possibilmente indicato per il suo valore di impedenza.

Un’ultima nota riguardo al dubbio che ti attanaglia: credo che sia più importante ricavare soddisfazione dall’impiego dell’oggetto che si possiede, rispetto alla consapevolezza si tratti o meno del modello più evoluto. Proprio perché se c’è un dato livello di soddisfazione, non è detto che cambiando versione resti tale e quale, ma potrebbe anche peggiorare. Avere più bassi non è detto che sia per forza un elemento migliorativo, soprattutto se non si notano gravi carenze al riguardo.

Casomai mi preoccuperei maggiormente di mettere quel che possiedo nelle condizioni di rendere al meglio.

Solo a quel punto penserei all’eventualità di apportare modifiche, riguardo alle quali è probabile che qualcosa si possa fare. Con l’impiego di un cavo migliore, ma anche con ritocchi di altro tipo. Per decidere al riguardo occorrerebbe avere la cuffia a disposizione: solo provandola si potrebbe formulare qualche ipotesi di intervento che sia sensata.

Se lo desideri invia pure la foto dell’interno. Più che il driver però dovrebbe ritrarre i componenti interni, proprio per verificare la presenza o meno della resistenza R2.

Spero di essere riuscito a diradare almeno in  parte i tuoi dubbi, comunque per qualsiasi altra cosa i moduli di contatto del sito sono a disposizione tua e di tutti gli altri appassionati.

A presto!


Incertezze analogiche

Sergio mi scrive da Verona:

Gent.mo Claudio,
da alcuni mesi ho ripreso con assiduità (sono da poco andato in pensione) ad ascoltare la musica sopratutto jazz e vorrei sottoporti il mio dubbio vorrei acquistare un giradischi vintage THORENS TD 160 ma quale (TD 160 – TD 160 MKII – TD 160 SUPER ) con il braccio originale Thorens o con quale… oppure mi consigli qualche altro giradischi ho sentito parlare bene anche del ARISTON RD 11 e RD 80… ti vado ad elencare i miei due impianti Hi Fi:
Il primo molto datato è composto da:
Amplificatore TECHNICS SU-V85A
Diffusori CHARIO SINTAR 5
Equalizzatore KENWOOD GE-1100
Lettore CD TECHNICS SL-P212 (poco funzionante!)
Giradischi THORENS TD 125 MKII con BraccioSME 3009 II e Testina BENZ-GLIDER-MICRO H”
Il Secondo nuovo impianto:
Amplificatore a valvole SYNTHESIS ROMA 753AC
Diffusori OPERA QUINTA
Lettore CD NAIm CD5 Si
Giradischi REGA RP8 con testina REGA ELYS 2 e Preamplificatore REGA FONO MM DISK STAGE
Il giradischi che vorrei acquistare sarebbe da inserire con l’amplificatore a valvole.
Ti ringrazio se vorrai dedicarmi un pò del tuo prezioso tempo sarà sicuramente un suggerimento competente per la tua grande esperienza.
Cordialmente
Sergio Pimazzoni

Ciao Sergio,

grazie per la domanda e per la considerazione.

Se in condizioni perfette, il Thorens TD 160 è di sicuro un buon giradischi. Siccome quelli di primo equipaggiamento non sono mai stati il punto forte delle macchine svizzere, forse sarebbe il caso di cercarne uno con braccio di altro marchio. A questo proposito a me piacciono molto gli unipivot, anche se ai livelli di prezzo correlati con un 160 non è che ce ne siano molti. Una possibilità potrebbe essere il Mayware Formula IV, che però non è facilissimo da reperire, almeno sul nostro mercato.

Molti oltretutto non gradiscono avere tra le mani un braccio “ballerino” come lo sono in genere gli unpivot, che però si fanno perdonare con prestazioni soniche convincenti, in genere fuori dalla portata dei concorrenti ad articolazione fissa.

Vedo però che già possiedi un Thorens, oltretutto un TD 125, a suo tempo modello di vertice del marchio, oltre a un Rega P8, altra macchina niente male. Allora, forse, tanto varrebbe rivolgersi a un giradischi realizzato da un altro costruttore, che tu hai indicato in Ariston Audio. Si tratterebbe di un’ottima scelta, riguardo all’RD 11 e anche all’RD 80, che ritengo entrambi superiori a un TD 160. Il marchio scozzese oltretutto incarnava con grande efficacia la filosofia mirante alla massima qualità sonora a prezzi umani, perseguita innanzitutto evitando fronzoli inutili. Scelta tipica della loro epoca, che a suo tempo venne indicata come Rinascimento. Fece seguito al cosiddetto Medioevo, contraddistinto in tal modo per via delle scelte tecniche che lo caratterizzarono: sulla carta molto interessanti ma che finivano con il penalizzare fortemente il comportamento all’ascolto. Si tratta di qualcosa che oggi è totalmente dimenticato e così nel ritorno di interesse verso il vintage, sono proprio quelle appartenenti al medioevo le apparecchiature più considerate, mentre quelle della fase successiva, ben più meritevoli, sono rimaste nel dimenticatoio. Non credo sia un caso quanto un frutto dell’incapacità, tipica della realtà attuale, di tenere in considerazione quel che ci insegna il passato. Ammesso che lo si conosca, il che è tutto da verificare.

Quindi, se ne trovi uno in buone condizioni, credo che un bell’Ariston Audio sia il più adatto per la tua situazione. Ti ricordo anche che nella serie di articoli intitolata “IL giradischi” e in particolare nella terza puntata, potrai trovare suggerimenti per effettuare una scelta oculata ai fini dell’acquisto di un esemplare in ottime condizioni di esercizio.


Un cenno di apprezzamento

Adriano di Padova mi scrive:

Buongiorno sig. Claudio,

ho notato che in alcuni siti-forum abbastanza famosi regna sovrana molta disinformazione, per non parlare poi degli attacchi incrociati al vetriolo che i rispettivi guru si scambiano molto spesso. Ha voluto il caso che proprio in uno di questi abbia trovato il link al suo sito postato da un’utente. Bene mi sento di poter dire che ho avuto una botta di (mi passi il termine) “culo”. Finalmente una voce fuori dal coro, svincolata da meri interessi esclusivamente economici.
Bravo! Continui cosi.

Caro Adriano,
se per te va bene, tra appassionati ci diamo del tu.

Grazie innanzitutto dell’attenzione e della considerazione.
E’ da tanto che stavo pensando di aprire un mio sito personale, dedicato alla riproduzione sonora ma diverso da quanto si trova in giro.
Non potendo stanziare la somma necessaria per affidarmi a un professionista del settore, ho dovuto fare tutto da me, partendo da zero. Questo ha richiesto un lavoro di diversi mesi, ma solo nel momento in cui l’ho messo in linea ho compreso che razza di impegno comporti portare avanti un sito nel modo dovuto.
Ma ormai ci sono: mi sono messo in ballo e devo ballare.
A questo proposito l’aiuto e il supporto degli appassionati non è solo importante ma essenziale.
Ti ringrazio quindi delle belle parole e spero che vorrai sostenere Il Sito Della Passione Audio con una frequentazione assidua e inviando commenti agli articoli pubblicati.

Cordiali saluti

 


Consigli per un neofita

Andrea mi scrive:

Salve Claudio,

mi chiamo Andrea e sono entrato nel mondo dell’hi-fi da qualche anno.

Il mio impianto è composto da un lettore digitale Yamaha CD-S 700, un amplificatore integrato valvolare Audiospace Galaxy 34 e diffusori Indiana Line Diva 665.

La mia domanda è la seguente: quanto vale la pena spendere per un impianto hi fi? Il mio dubbio è che ad un certo punto,ci sia più opulenza che qualità effettiva.

Sono pieno di dubbi: vorrei un suo consiglio e la ringrazio anticipatamente.

Cordiali saluti

Caro Andrea, grazie della tua domanda e della considerazione.

Inizierei con l’invitare te e gli altri frequentatori del sito a darmi del tu, come si conviene tra appassionati.

Diciamo poi che se tutti i neofiti in campo audio fossero muniti di un amplificatore a valvole, la situazione sarebbe meno grigia di come la si dipinge!

Del resto mi dici che è già qualche anno che ti interessi di riproduzione sonora e quindi ritengo abbia ormai superato la fase in cui ritenersi un esordiente.

Sebbene sia fatto di poche parole, il quesito che mi poni è estremamente complesso, per la varietà di elementi su cui si deve articolare una risposta degna di questo nome. In ogni caso vai a toccare uno dei punti dolenti della situazione attuale. Come ho avuto modo di rilevare più volte, la corsa al miglioramento dell’estetica, o meglio alla cosmetica, ha resto il contenitore più importante del contenuto. Non solo in termini industriali e commerciali, ma anche per un numero crescente di appassionati.

A questo proposito ti consiglio la lettura di due articoli: “Quel che si vede è di camicia…” e “La percezione della qualità“.

Resta comunque il fatto che ancora non si è individuato il limite delle prestazioni in termini di qualità sonora ottenibile da un impianto. Nella mia ricerca personale, pur essendo arrivato a livelli che definirei piuttosto interessanti, riassunti per sommi capi in “impressioni di un ascolto“, ogni qualvolta eseguo un intervento sul mio impianto, diciamo così a carattere sperimentale, riscontro che le prospettive di miglioramento che ripongo in esso vengono largamente superate, dando spesso luogo a passi in avanti maggiori del previsto, non solo in termini diciamo così quantitativi, ma che vanno a interessare parametri inattesi. Lo stesso avviene quando intervengo su apparecchiature o diffusori altrui.

Quindi dal mio punto di vista, ammesso la si voglia, di consistenza ce ne sarebbe a iosa. Come sempre però, molto dipende dalle leggi economiche che regolano un qualsiasi settore commerciale. La sua storia ha dimostrato più volte che perseguire un livello qualitativo troppo elevato non è pagante e anzi può condurre rapidamente al termine dell’attività. Più proficuo invece è investire in attività di PR, pubblicità, palese ma soprattutto occulta, veste estetica e così via. Badando a ridurre all’osso i costi vivi che si dedicano al nocciolo duro dell’apparecchiatura, così da massimizzare il profitto derivante dalla sua commercializzazione.

Se si tiene conto di queste cose, il tuo dubbio risulta molto ben giustificato: d’altronde viviamo in un sistema che riconosce esclusivamente la legge del profitto e queste ne sono le conseguenze, a ogni livello. Si parla tanto di merito, pretestuosamente, ma quello che conta davvero è il profitto. Chi non ne fa abbastanza, domani dovrà abbassare la saracinesca, qualunque sia il livello qualitativo delle apparecchiature che propone.

E’ evidente che questa realtà influenzi fortemente l’offerta sul mercato delle apparecchiature audio, soprattutto da parte dei marchi più consolidati, che proprio per il loro status dimostrano di aver applicato la lezione nel modo più opportuno.

Ciò non toglie che possano esistere altre realtà che offrono oggetti più significativi in termini musicali, anche se purtroppo nell’ambito della produzione di serie sembra inevitabile lo scontrarsi con quella mediocrità di fondo che rappresenta l’elemento comune alla stragrande maggioranza dell’offerta attuale, al di là del suo prezzo.

Poi è anche una questione di sensibilità: alle mie orecchie gli impianti più grandi e pretenziosi suonano quasi sempre gravati da problemi più fastidiosi di quelli messi in evidenza da impianti più piccoli ma curati con una certa attenzione, elemento che sarà preso in esame in un articolo di prossima pubblicazione.

Diciamo che al tuo livello di miglioramenti possibili ce ne sono ancora molti, forse non a prezzi impossibili. Decidere se ne valga la pena o meno è ancora una volta una questione molto personale, legata a desideri, sensibilità e ovviamente disponibilità economica. In funzione di essa un determinato miglioramento può essere valutato in maniera del tutto opposta.

Credo di capire che tu saresti orientato a migliorare il tuo impianto, se possibile anche di parecchio, ma ti spaventa non poco la spesa necessaria. Questo è il limite più grande del settore che riguarda la riproduzione audio, in particolare dal punto di vista di un giovane, che con gli stipendi che girano attualmente ha ben poco da scialare. Anche perché non deve pensare solo all’impianto ma anche a farsi una vita.

Sotto questo profilo ti invito caldamente a tenere sempre a mente che la qualità sonora ottenibile non è mai solo una questione di apparecchiature. Soprattutto a certi livelli le condizioni in cui le si fa funzionare e in generale gli elementi di contorno diventano di importanza addirittura preponderante. Quindi un impianto buttato lì alla rinfusa non sarà mai un impianto ben suonante, anche se costa centinaia di migliaia di euro. Invece uno molto più economico ma ben curato può dare risultati che con l’altro non si vedrebbero manco col cannocchiale.

Per ottenere certe cose occorrono sensibilità, buona volontà da parte dell’utilizzatore e anche una certa dose di inventiva oltre alla voglia di sperimentare. Ma siccome queste sono cose su cui a livello commerciale non guadagna nessuno, e anzi si perde, dato che curare al meglio un impianto può evitare di spendere in continuazione per cambi di apparecchiature che lasciano quasi sempre il tempo che trovano in termini puramente qualitativi e permettono in genere spostamenti laterali, le fonti di informazione allineate di queste cose non ne parlano. Se proprio devono, cercano di farlo il meno possibile. Oltretutto confondendo quasi sempre le carte in tavola, anche per via della scarsa o nulla attitudine al riguardo da parte di chi opera in certi ambienti.

Non mi hai detto dove risiedi, ma se vuoi iniziare a farti un’idea di certe cose e del fatto che per ottenerle non serve assolutamente rivolgersi ai nomi più celebrati del settore, spendendo cifre impossibili, il mio invito è innanzitutto di leggere gli articoli del sito. Quelli già pubblicati, dai quali si possono trarre diversi suggerimenti, e quelli che verranno. E poi di cercare di perfezionare quello che si possiede, a meno naturalmente che non sia gravato da limiti troppo pesanti, e di metterlo nelle condizioni in cui può esprimere il meglio. Si vede così dove può arrivare e quali sono i suo i veri limiti, che impareremo a comprendere molto meglio, e solo a quel punto sostituire uno o più componenti. Poi se ti fa piacere sei invitato a visitare la mia saletta, dove ti sarà possibile toccare con mano certe cose, il che vale più di mille discorsi.

Fermo restando che se hai altre domande saranno sempre le benvenute. Mi fa sempre molto piacere cercare di aiutare come posso gli appassionati alle prime armi. In particolare quelli che si pongono con educazione e voglia di imparare, come nel tuo caso. Noi vecchiacci serviamo proprio a questo, almeno dal punto di vista della condivisione, che resta uno dei valori che reputo fondamentali a livello umano, anche riguardo a questo settore, letteralmente prosciugato dall’arrivismo e dalla sete di denaro di troppi individui.

 


OTL, dubbi per un miglioramento

Giulio di Roma mi scrive:

Ciao Claudio, vorrei abusare della tua pazienza (e competenza, ovviamente…); possiedo già un Graaf GM 20, ma sto pensando a un GM 200 per aumentare potenza e capacità di pilotaggio ( ho delle Magneplanar MG 3.6 e dei monitor Dynaudio Acoustics M2). Vorrei sapere cosa ne pensi e se invece, a tuo giudizio, non sarebbe preferibile un altro GM 20 per una configurazione in mono.

Grazie!!!

 

Ciao Giulio e grazie per la domanda.

Il dilemma che ti poni non è di semplice soluzione. Ragionando solo in termini di erogazione di potenza e capacità di pilotaggio, la scelta del GM 200 sarebbe la più indicata. Si tratta infatti di un finale di potenza strabordante, dalle capacità di pilotaggio molto poco comuni per un valvolare, OTL o meno.

Qualche dubbio potrebbe derivare invece dalla possibilità di gestire nel modo dovuto un parco componenti attivi particolarmente numeroso. E’ vero che la vita media delle finali utilizzate dal GM 200 è piuttosto lunga, ma nel caso dell’acquisto di un valvolare usato è sempre buona norma dare per scontata la necessità di una loro sostituzione.

Nel caso si tratta di due set da 12 valvole ciascuno, che andrebbero anche selezionate, cosa non molto facile da realizzare nel modo dovuto, al di là dei costi.

Voglio comunque sottolineare che l’impiego di un GM 200 in un impianto all’altezza della situazione resta comunque un’esperienza capace di dare grandi emozioni.

Al di là delle prestazioni pure, la scelta di un secondo GM 20 credo sia forse percorribile con maggiore facilità. Lavorando in mono, in sostanza raddoppia l’impedenza vista da ogni stadio di uscita e questo non può fare che del bene per un finale OTL. Configurazione che per forza di cose trova il suo ostacolo maggiore proprio nell’accoppiamento della sezione di uscita con il carico. Per questo motivo e per via dell’aumentata potenza erogata, si ottiene anche di allungare sensibilmente la vita delle valvole finali. La maggiore potenza va poi ad ampliare sensibilmente la gamma degli abbinamenti utili tra la sezione di uscita e il carico. L’impiego del finale viene a essere meno limitato dalla sua potenza, che in stereo non è elevatissima anche se più che sufficiente in molti ambienti domestici, laddove siano utilizzati diffusori di sensibilità medio-alta, come del resto sanno perfettamente i possessori di questo bel finale.

Tra le due opzioni direi che forse quella inerente i due GM 20 in mono resta meno “energetica” rispetto al GM 200 ma offre forse un quid di raffinatezza in più, che non credo sia da disprezzare. Non per questo si deve pensare che il GM 200 sia deficitario a tale proposito, tutt’altro.

Dal momento che sei alla ricerca di miglioramenti, ti faccio presente che un ulteriore e rimarchevole passo in avanti si ottiene sostituendo alcune componenti interne del GM 20. Un po’ in termini qualitativi, un po’ perché le temperature interne sono quelle che sono e tendono a mettere alla frusta alcuni materiali, che dopo alcuni anni di utilizzo potrebbero tendere a mostrare la corda in maniera forse più evidente rispetto ad altri progetti. Per quanto all’origine siano stati montati di elementi ben in linea con le necessità dell’amplificatore e tipici della loro epoca, oggi è disponibile ben altro. Da un intervento del genere insieme alla qualità sonora ne guadagna anche l’affidabilità, ma soprattutto è la voce del GM 20 che diviene ancora più nitida e limpida, andando a confermare ulteriormente e a rendere più esplicite le sue doti sonore eccezionali.


Questione di imprinting

Rosario mi (ri)scrive:

Al mio sintoampli.Marantz 2270 ho adattato per l’audio 2 casse bose 901 serie V. La scelta è stata giusta oppure ho sbagliato? Queste casse erano un mio desiderio di gioventù e alla prima  occasione perché sono in ottimo stato le presi!

Caro Rosario,

non di rado le esperienze fatte in gioventù vanno a costituire una sorta di imprinting che poi ci portiamo dietro per il resto della vita.

Chi si compera l’Alfa GT che sognava da ragazzo, chi come me continua ad apprezzare il genere musicale che in gioventù lo ha attirato maggiormente, anche perché stiamo parlando di un’epoca in cui la creatività era ben altra cosa rispetto a quella di oggi: di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe.

Di sicuro allora non sei l’unico ad aver fatto una scelta simile, non tanto per il modello del diffusore ma per le ragioni in base alle quali gli hai accordato la tua preferenza.

Se la tua idea era quella di mettere insieme un impianto vintage, dal punto di vista diciamo così filologico la tua scelta credo sia inappuntabile. I Bose 901 sono infatti tra i diffusori più rappresentativi della loro era. Non solo per la loro tipicità, ma anche in quanto testimonianza che a quell’epoca la creatività dei progettisti poteva spaziare maggiormente rispetto a quel che accade al giorno d’oggi, in cui le linee guida sono molto più rigide. Con la conseguenza che tecnicamente le apparecchiature si somigliano molto di più l’una alle altre e le differenze più significative sono spesso relative all’estetica.

I 901 sono comunque tra i diffusori che più mi impressionarono quando ebbi modo di ascoltarli, proprio per l’ampiezza del fronte sonoro che potevano ricreare. Certo, allora l’esperienza era molto minore e ancor più diversi erano i parametri che si possedevano. Resta il fatto che ricordo ancora vividamente quell’evento. Parecchi anni dopo ebbi l’occasione di riascoltarli e sinceramente mi lasciarono molto più freddo. Il che spiega appunto che se l’impressione ricavata da un determinato avvenimento ci resta impressa nella memoria, non vuol dire che ad anni di distanza la stessa esperienza debba destare sensazioni simili.

Credo quindi che l’ultima parola stia a te, quanto al livello di soddisfazione che ottieni dall’impiego di quel diffusore. Dal momento stesso che mi fai una domanda simile, forse anche tu non sei del tutto convinto. Fare una valutazione a distanza non è facile: di sicuro ci sono diffusori ben più prestanti agli estremi banda, viceversa l’ampiezza del fronte sonoro, la bellezza della gamma media e la naturalezza tipica dei monovia, anche se parzialmente inficiata dalla presenza dell’equalizzatore, che spero sia a corredo della coppia in tuo possesso in quanto faceva parte della dotazione di origine, potrebbero essere ancor oggi difficili da contrastare per un diffusore di tipo più tradizionale.

Questo, abbinato alla rappresentatività fuori discussione del 901, potrebbe far pendere un eventuale giudizio riguardo alla tua scelta sul versante positivo.

A presto!


Vintage e malfunzionamenti

Rosario mi scrive:

Salve ho un sintoamplificatore Marantz mod. 2270 e da un po’ di tempo mi da un problema! Improvvisamente un canale non si sente ma quando muovo il tastino mono fruscia un po’ e poi si rimette a posto! Ho paura di aprirlo e magari spruzzargli sopra uno spray pulisci contatti! Mi saprebbe dire come risolvere il problema? A volte lo fa anche muovendo il selettore!

Ciao Rosario e grazie della domanda.

Il tuo problema è quello tipico di molti utilizzatori di elettroniche con qualche decina di anni sulle spalle.

Dipende dal fatto che col tempo, e il mancato utilizzo, una patina di ossido si deposita sui contatti di interruttori, selettori e non di rado anche potenziometri.

Il sistema più semplice per tentare di ovviare al problema è di azionare ripetutamente gli interruttori e i selettori che danno problemi, prima di accendere l’amplificatore.

Così facendo è l’attrito stesso tra i contatti che tende a rimuovere l’ossido formatosi. Ripetendo il “trattamento” per qualche tempo, vedrai che il difetto tenderà a scomparire. Per evitare che si ripresenti, meglio non lasciare spenta l’elettronica per lunghi periodi. Meglio, anzi, utilizzarla tutti i giorni.

In genere il trucco funziona, soprattutto se per le prime volte avrai un po’ di pazienza e lo ripeterai più e più volte.

Nel caso non dovesse riuscire, potrai pensare all’impiego di uno spray. Se non ti senti di aprire il sintoampli, potrai affidarti a un tecnico, che non dovrebbe chiederti una grossa cifra per l’intervento.


Giradischi e tappetino

Davide mi scrive:

Ciao Claudio,

questa è la terza lettera, diamoci del tu… 😀
Per le casse ho arrangiato al momento con un paio di Jamo E825 che i miei usavano come parte di un home theatre da loro poco utilizzato.
Forse lontane dalla tipologia che mi avevi suggerito, ma la resa audio è migliorata non poco.

Ti chiedo un piccolo consiglio ora, sono alla ricerca di uno slipmat nuovo per il mio giradischi di max 5mm di altezza.
Il gira che ho è un Dual DTJ 301 USB, un simil-Technics 1200 come modello e struttura, niente a che fare con i modelli degli anni ’70. Ha la superficie del piatto in metallo, e quindi che materiale considerare per il nuovo mat da metterci sopra, per eliminare le risonanze e mantenere quanto più aderente possibile il disco?

In settimana mi arriverà un foglio di sughero (pagato 7 € su amazon) per provare ad autocostruirmene uno, applicando in seguito un foglio di antirombo adesivo, come visto su un sito audio.

E’ una soluzione credibile?
Tieni conto che lo spessore di 5mm mi serve per far lavorare il braccio in pari, visto che il giradischi non ha la regolazione del VTA (in alternativa leggendo sui forum si parla di mettere uno spessore tra shell e testina, ma mi sembra un metodo discutibile).

Prenditi tutto il tempo per digerire il trittico vigilia/Natale/Santo Stefano e grazie in anticipo.

Davide

Ciao Davide,
innanzitutto ti ringrazio per la tua assiduità. Certamente tra appassionati il tu va benissimo, e senza bisogno di arrivare alla terza lettera ;-).

Il miglioramento che hai ottenuto è un’ottima cosa. Quindi hai già fatto un passo avanti.

Per il tappetino, il sughero è tra i materiali più utilizzati, per via delle sue proprietà smorzanti.
Per questo motivo doppiarlo con bitume potrebbe essere eccessivo, a meno che il tuo giradischi abbia una sonorità particolarmente esasperata sul medioalto.

In quel caso però ritengo che si dovrebbe intervenire sule vere cause del problema e non tentare di contrastarlo con un errore di segno opposto.

Il mio consiglio quindi è di iniziare provando solo con il sughero. Il tappetino ha un’importanza fondamentale per la sonorità del giradischi e tende a evidenziare le caratteristiche di risonanza del materiale da cui è composto. Credo quindi che il bitume, abbinato al sughero, gli attribuirebbe una sonorità gommosa e fin troppo tendente al chiuso.

Il bitume adesivo può essere utilizzato più efficacemente per foderare la parte inferiore del piatto, limitandone la risonanza propria, e le superfici interne del giradischi, ottenendo risultati più interessanti.

Se usando solo il foglio di sughero lo spessore non è sufficiente per ottenere il parallelismo del braccio, poco male. Si tratta infatti di un altro dei dogmi presi in maniera acefala da molti appassionati e diffusi in modo anche peggiore dalla pubblicistica di settore.
La regolazione del VTA è giusta non quando si appaga il senso della vista, ma nel momento in cui il giradischi suona al meglio. Ovvero quando l’angolo tra cantilever e piano del disco approssima quello del bulino incisore, di solito superiore a quello tipico dei fonorivelatori in commercio e purtroppo diverso da disco a disco.
Un VTA leggermente superiore, ovvero con il braccio un pochino puntato, ti darà un dettaglio maggiore e una sonorità più chiara e definita.
Evita per quanto possibile l’interposizione di qualunque cosa tra testina e shell.

Se la sonorità dovesse risultare troppo chiara, il mio consiglio è di aumentare lo spessore del tappetino usando del cartoncino bristol, materiale sottile e dalle ottime proprietà antirisonanti, che quindi puoi usare anche sovrapponendo in più strati fino a ottenere il risultato voluto. Che torno a ripetere, non è quello geometrico ma quello sonoro.
Meglio ancora, puoi provare il cartoncino grigiastro usato in genere per le scatole da scarpe.
Eventualmente potrai modificare la sonorità del tappetino così ottenuto ponendo l’uno o l’altro dei materiali da cui è composto a contatto con il disco.

Dal momento che ti ci trovi, rivedi anche l’equilibratura del braccio e l’impostazione corretta del peso di lettura.

Il bloccaggio migliore per il disco sul piatto si ottiene con un pressore fonografico, fortemente consigliato.
Anche in quel caso l’interposizione di un cartoncino tra disco e clamp può migliorare percettibilmente la qualità del suono.


Libri e installazioni

Fabrizio mi scrive:

A Claudio vorrei chiedere una cosa:
Ho letto a diverse riprese il libro “Get Better Sound” di Jim Smith, nel quale viene a più riprese detto che il peggior posizionamento delle elettroniche è quello tra i diffusori, e invece invariabilmente vedo elettroniche messe in bella mostra tra diffusori anche con woofer di notevoli dimensioni, con inevitabili problemi di acoustic feedback, ecc.. , problemi ai quali si tenta di ovviare con tavolini sempre più pesanti, disaccoppiatori vari, eccetera. Il tutto secondo me per mettere al contro l’ aspetto onanistico del possesso del sempre più grande, costoso e inutile.
La MUSICA in secondo piano, sempre…
Sconsolante.

Caro Fabrizio, grazie del commento.
Inizio col dire che i frequentatori del sito forse non saranno tantissimi ma sono di qualità superlativa. Un commento come il tuo ne è la migliore delle riprove.
Ti dirò, i libri sull’argomento di nostro interesse possono essere un bel passatempo, riguardo alla loro lettura, ma poi all’atto pratico ho l’impressione che lascino un po’ il tempo che trovano. In particolare per il fatto che della riproduzione sonora e dei meccanismi che la regolano si sa ancora troppo poco, senza contare il fatto che ciascuno ha una visione propria e del tutto particolare al riguardo. E poi, soprattutto per il motivo che ogni impianto vive di vita propria e ha le sue leggi al riguardo, che in altri contesti potrebbero essere completamente sovvertite.
L’argomento da te sollevate pone in evidenza come spesso chi si dedica ad attività come quelle inerente la scrittura di un libro finisca spesso con l’essere alquanto fuori contatto con la realtà. Andando a proporre soluzioni che potrebbero in teoria favorire un elemento, penalizzandone però numerosi altri. In questo caso quelli di praticità, concernenti l’installazione di un impianto e ancor più riguardo alla vivibilità degli ambienti in cui essa avviene, quasi mai dedicati in esclusiva all’ascolto di musica.
Non è detto poi che gli spazi a disposizione, quasi sempre risicati come quelli delle abitazioni di oggi, permettano di ottenere una maggiore distanza tra diffusori e impianto, installando quest’ultimo lateralmente. Si potrebbe pervenire invece a una situazione opposta, dato che il diffusore più vicino potrebbe finire con il trovarsi a distanza ancora minore. Spesso, anzi, l’installazione centrale delle elettroniche è praticamente obbligata.
Comunque la si ponga, l’attenzione per l’isolamento delle apparecchiature è un elemento fondamentale per ottenere determinati risultati, essendo parte delle condizioni di contorno che soprattutto a partire da certi livelli diventano più importanti delle apparecchiature stesse. Con buona pace dei misuristi e di quanti, a iniziare dalla pubblicistica di settore, diffondono la falsa verità che tutto dipenda dalle apparecchiature. Forse perché la pubblicità che permette alle loro testate di sopravvivere riguarda proprio quelle. Viceversa sugli sforzi che ciascuno compie in proprio per migliorare le condizioni operative dell’impianto, aumentando così la propria esperienza, si guadagna poco o nulla.
Lo stesso va detto per lo smorzamento delle risonanze interne ai contenitori, aspetto del tutto trascurato dalla produzione di serie ma di valenza fondamentale ai fini della sonorità dell’impianto. Questo non solo per i giradischi e le apparecchiature a valvole, ma un po’ per tutti i componenti, come si può rilevare facilmente sperimentando al riguardo.
Di sicuro l’installazione centrale delle apparecchiature dell’impianto rispetto ai diffusori un vantaggio ce l’ha ed è quello di permettere la massima riduzione per la lunghezza dei cavi, altro elemento in genere trascurato ma di grande importanza.
Quindi come vediamo se allontanando si guadagna per un verso, si perde con un altro. Si tratta quindi di una questione di compromessi la cui entità e i risultati ottenibili variano da impianto a impianto. A questo proposito rinunciando ai subwoofer mefitici, tipici dell’ancor più mefitico audio-video e non solo, di sicuro si elimina alla radice una fonte del problema.
Resta il fatto che, come fai rilevare, la componente visiva assume un rilievo fondamentale anche nelle attività idealmente volte a coinvolgere soprattutto l’udito.
Proprio all’ascoltare con gli occhi, e alle altre forme di ascolto creativo o comunque non convenzionale è dedicato il prossimo articolo che sarà pubblicato, e che sto ancora scrivendo.
Quanto all’onanismo, forse è meglio non toccare questo tasto. Del resto è proprio la fruizione della riproduzione audio a generarlo, trattandosi di attività spesso svolta in solitaria, e come tale propedeutica anche a forme di vero e proprio autismo, se possibile ancora peggiori. Le conseguenze sono evidenti: basta frequentare forum e gruppi dedicati sui social per comprenderne la portata, inerente l’impossibilità di intraprendere un discorso non basato sui luoghi comuni più triti, che per l’intolleranza tipica di alcune fazioni non di rado viene fatto trascendere in rissa.
Quanto alla musica, sono perfettamente d’accordo. Ecco perché, sia pure nei miei poderosi limiti, cerco di dare ad essa e agli argomenti correlati una parte importante dello spazio del sito. Organizzato in modo tale da avere una categoria specificamente dedicata al riguardo: Musica e Supporti. Come tutte la altre ha il suo motto, che recita: “Senza la musica gli impianti audio non avrebbero motivo di esistere”. Credo sia sufficientemente esplicativo della mia posizione al riguardo.
Detto questo, spero che continuerai a essere un assiduo del sito e inviare commenti di cotanto rilievo.
A presto!


Piccoli monitor

Toni M. mi scrive:

Buongiorno Claudio, apprezzo molto i tuoi commenti… hi-end in generale. Scusami se mi permetto, volevo chiederti un consiglio per l’acquisto di due diffusori che ho già avuto in passato nel.mio secondo impianto. Il dubbio è tra Harbeth Studio 30 e Rogers LS 5/9. Un mio amico li vende e devo scegliere, perché non posso acquistarli entrambi. Musicalmente mi piacciono molto, per la prima ci sarebbe il problema ricambi etc. Conosco entrambi: Rogers piu rigoroso, Harbeth piu ruffiano… Il problema sarebbe trovare ricambi per la prima. Sto fuori dal giro di appassionati amici da parecchio e non sono aggiornato. Il mio timore è che i woofer Rogers si rompano. Si, perché spremo SEMPRE tutto come limoni: casse, amplificatori… Ascolto a volumi elevati e ora le elettroniche pesanti le evito. Ricordi del passato, con gli Spectral ho fatto fuori diversi mini…

Che faccio?

Ciao Toni, grazie per l’apprezzamento e la fiducia. In pratica è come se tu negli anni ’60 mi avessi chiesto: meglio sposare la Loren o la Cardinale? Io che posso risponderti? Tutte e due. Anzi, se poi ti sposi anche la Sandrelli ancora meglio!

Scherzi a parte, perdona la mia franchezza ma se le tue abitudini di ascolto sono quelle che mi dici, forse nessuno dei diffusori che hai menzionato fa al caso tuo. Volendo scegliere tra di essi, temo che dovrai ridimensionare alquanto le pressioni sonore abituali per i tuoi ascolti. Magari un buon valvolare di potenza media potrebbe aiutarti a ottenere un buon compromesso, dato che l’aumento di distorsione più graduale da cui è caratterizzato quel tipo di amplificatori, quando arrivano al sovraccarico, si rivelerebbe meno dannoso per l’incolumità dei diffusori.

Viceversa, gli stato solido, quando arrivano al clipping tendono a produrre una quantità di distorsione che passa istantaneamente da livelli infinitesimali a elevatissimi, con una salita pressoché verticale. Proprio le condizioni tipiche nelle quali, se si insiste oltre certi limiti e non si riduce del necessario la rotazione della manopola del volume, è più probabile bruciare altoparlanti anche piuttosto robusti. Proprio la brutta esperienza in cui mi racconti di essere incappato.

Può essere evitata controllando che la sonorità dell’impianto resti sempre pulita e non dia cenni di irruvidimento, caso in cui è sufficiente ridurre la rotazione della manopola del volume di quel tanto che basta per riportare a sonorità alle condizioni migliori. Caratterizzate appunto da sostanziale assenza di distorsioni e garanzia di incolumità degli altoparlanti.

Detto questo, con i miei gusti forse preferirei le Rogers, per la loro sonorità un pochino più rigorosa. E’ anche vero, però, che nella mia esperienza con le LS 3/5 ho potuto verificare che alcune soluzioni scelte a livello di crossover, inerenti le reti di compensazione adottate, tendono a penalizzare sensibilmente la naturalezza di quel diffusore e la sostanza della sua emissione. E’ sempre questione di preferenze, ma personalmente preferisco sopportare per qualche istante una volta ogni tanto qualche lieve difetto timbrico, piuttosto che dover convivere per il 100% della durata dell’ascolto con una penalizzazione del genere, che tarpa le ali al diffusore nel suo complesso e in tale misura. Scelte di questi tipo sono state adottate anche per il 5/9, nato ugualmente come monitor BBC. La sua origine ha prodotto scelte progettuali ben precise, che hanno le loro conseguenze sulla sonorità del diffusore, spesso non tenute nel dovuto conto dagli appassionati.

In un esemplare destinato a un impiego così specifico, appunto il fare da piccolo monitor per gli impieghi dell’ente radiotelevisivo inglese, oltretutto molto rigoroso nelle sue idee e nelle sue scelte, le esigenze di linearità della risposta sono di gran lunga prevalenti su quelle che riguardano la naturalezza della sonorità. Pregiudicata appunto dall’impiego di reti di compensazione tanto complesse nella rete di crossover. Il motivo è semplice: la necessità di gran lunga più importante, per quel diffusore, era di mettere i tecnici del suono nelle condizioni di poter attribuire l’equilibrio timbrico migliore alle riprese da cui derivavano le trasmissioni. Elemento che però non è sinonimo di naturalezza di emissione, quando ottenuto non per mezzo delle caratteristiche proprie degli altoparlanti, ma appunto con manipolazioni del segnale fornito loro mediante la rete di filtraggio, che a tale proposito producono quasi sempre conseguenze peggiori del male che si propongono di curare. Almeno a livello di naturalezza di emissione e quindi di piacere d’ascolto, cose che alla BBC interessavano ben poco, dato che quei diffusori non avevano il compito di gratificare i tecnici che li utilizzavano, ma metterli nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro.

Ecco perché diffusori nati per l’impiego professionale, cui una certa fascia di appassionati tende ad attribuire proprietà taumaturgiche, in una sorta di auto-subordinazione, a livello di fascia di utilizzatori e di scopo, alla “casta superiore” dei tecnici. Quando invece spesso e volentieri sono degli zucconi irrecuperabili, anche per via delle loro origini professionali e culturali. Ecco perché alla resa dei conti i prodotti nati per gli impieghi professionali possono rivelarsi molto meno efficaci di quanto si potrebbe credere per gli scopi tipici degli appassionati. Quantomeno nei confronti di diffusori nati per privilegiare la naturalezza dell’ascolto, invece di parametri tecnici che con essa possono avere poco o nulla a che vedere. Poi che anche esemplari simili siano al momento attuale piuttosto difficili da reperire, tantopiù a costi abbordabili, è un elemento che non sposta di una virgola il fulcro della questione.

Dopo tutto questo bel discorso, che a te potrebbe interessare fino a un certo punto ma è necessario fare quando si parla di monitor, che siano i BBC per i quali c’è chi arriva a spendere somme inverosimili o professionali in genere, forse sceglierei i Rogers. Anche se non attenderei un solo istante per liberarli di tutto quanto tarpa loro le ali a livello di naturalezza. Esperimento che ho già fatto e ha dato risultati di livello superiore alle attese, soprattutto nell’abbinamento a sorgenti ed elettroniche di qualità.

Spero di esserti stato utile, ma se hai altri dubbi non esitare a riscrivere.

In bocca al lupo coi tuoi nuovi diffusori!


Cambi al vertice

Vittorio mi scrive:

Caro Claudio, ti ho già scritto alcune settimane fa e ti ringrazio per la cortesia e le tue risposte.
Veniamo al dunque. Sono arrivato al punto di dire di essere a posto per quanto riguarda il pre, il finale e i diffusori. Definitivo è una parola grossa però a 58 anni mi ritengo soddisfatto dei componenti che sono in mio possesso che sono Pre Graaf 13.5 B ultimissima versione (con il frontale con forma tradizionale  e che ha la finestrella per le valvole solo anteriore)finale Graaf GM 100 e diffusori Sonus Faber Extrema. E qui ci fermiamo perché sono oggetti di altissimo livello. Dovrò in seguito cambiare tutto il cablaggio (Klimo Ais sbilanciati) perché vorrei collegare tutto in bialnciato e i cavi di potenza Van den Hul Magnum perché forse 2 metri con il nuovo posizionamento non mi bastano e come cavi di alimentazione i Cablerie d’Eupen Volga e non so se tutta questa cavetteria sia adeguata al resto dei componenti e pensare anche all’acustica ambientale.
Ora ti chiedo lumi sulla sorgente: ho un lettore cd Goldmund 39DA e ti faccio queste domande.
1 – Tenere il lettore cosi com’è perché adeguato al resto
2 – Tenere il lettore, usarlo come meccanica e acquistare un Dac (eventualmente anche con campionamenti fino a 192/24 e oltre, ingresso usb e con dsd con uscita a discreti
3 – Tenere il lettore e fargli una modifica all’alimentazione ed allo stadio di uscita
4 – Cambiare il lettore con un lettore cd / Sacd con ingressi digitali e coassiali e usb conconvertitore di qualità adeguata
Anche se la tentazione di abbinargli in seguito un bel giradischi è tanta (ma i soldi pochi)
Scusa la prolissità di questi scritti.
Un saluto.
Ciao Claudio.
Vittorio.

Ciao Vittorio,
ricordo benissimo chi sei e intanto grazie della domanda e dell’attenzione nei confronti del mio sito.
Le alternative che proponi hanno tutte un loro senso.
Dal mio punto di vista, però, arriva una domanda, che è questa.
Nel momento in cui voglio migliorare il mio impianto e ho una serie di alternative, come faccio a capire se è veramente necessario fare dei cambiamenti più o meno radicali, e nel caso a decidere quali, se prima non metto quello che ho già nelle condizioni di esprimersi come deve?
Quindi, dato che possiedi una serie di apparecchiature già ottime, mentre i cavi invece sono alquanto mediocri, anche se rinomati, secondo me è li che dovresti intervenire.
A livelli come il tuo i cavi, gli elementi di contorno e la messa a punto assumono un ruolo fondamentale, dal mio punto di vista superiore a quello delle apparecchiature stesse.
Perché quando si guida una Formula 1 la macchina è importante, ma ancora di più lo è la messa a punto.
Oggi fai la pole position, ma per la prossima gara, se non adatti la macchina al circuito, ti ritrovi in ultima fila.
Quindi interverrei su quello, facendo attenzione però a fare un passo in avanti e non lateralmente, come accadrebbe ricorrendo ad altri magari più costosi ma caratterizzati dalla stessa mediocrità di fondo.
Su questo avrei dovuto pubblicare già da tempo un articolo, ma purtroppo non sono ancora riuscito a trovare il tempo necessario, dovendo distribuire quanto pubblicato sui diversi argomenti.
Oltretutto il sito mi assorbe molto e non è che possa tralasciare il resto più di tanto.
Sistemato il discorso cavi, mi prenderei qualche tempo di pausa per valutare al meglio la situazione venutasi a creare. In quel modo ritengo si chiarirebbero le idee al fine del passo successivo. Tuttavia ritengo probabile che curando al meglio cavi e messa a punto i motivi che spingono a desiderare i cambiamenti che mi hai accennato potrebbero venire meno, anche in considerazione della qualità della sorgente che possiedi.
Quanto al giradischi, potrebbe essere un’altra ipotesi da non scartare a priori. Fermo restando il fatto che i prezzi attuali del settore, non disponendo di somme elevate, rendono forse consigliabile evitare di disperdere le risorse disponibili su più fronti, ma di concentrarle su un solo obiettivo. Quantomeno se ti proponi di ottenere il livello di qualità sonora più elevato.

Come sempre, qualora avessi altri dubbi non esitare a riscrivere.

A presto


Estetica e suono

Antonio mi scrive:

Buonasera Claudio, e complimenti di nuovo per il tuo sito, colmo di informazioni interessanti.
Volevo chiederti un parere su ciò che a me sembra un valore non trascurabile (spero di non scatenare un putiferio), di ogniddove artifizio musicale: l’estetica.
E vero che curare l’estetica di un oggetto che ‘suoni’, oltre a renderlo più appariscente e piacevole allo sguardo, non è detto che potrebbe farlo lavorare meglio, o renderlo più efficiente, o non è così?
Esistono mirabili esempi che lasciano pensare al contrario, come ad esempio i diffusori Nautilus di Bowers & Wilkins, considerati quasi eticamente più oggetti da museo che suono…
E’ possibile che quanto sopra valga solo per oggetti come diffusori, mi potresti dire, ma non credi che oggetti tipo la Nakamichi 1000ZXL Limited, oppure il Sansui AU 20000 (ne cito solo due, d’annata), non siano dei capolavori di tecnica ed estetica?
Grazie per la risposta!

Ciao Antonio e bentornato su questo spazio.

Innanzitutto non sei tu a dover ringraziare per la risposta, ma io per una domanda di calibro simile.

Interlocutori come te sono un valore aggiunto per qualsiasi contesto. Il fatto che Il Sito Della Passione Audio abbia frequentatori assidui del tuo livello,  e che oltretutto danno un contributo simile, è motivo di orgoglio e credo sia una testimonianza della sua qualità e della differenza sostanziale che intercorre nei confronti di tutto il resto oggi esistente nell’ambito della riproduzione sonora.

Sviscerare a fondo l’argomento che proponi richiederebbe un tomo da centinaia e centinaia di pagine per le implicazioni che comporta. Per forza di cose qui ci limitiamo a sfiorare gli elementi più superficiali della questione.

Diciamo innanzitutto che in pratica da sempre il design delle apparecchiature audio ha rappresentato un elemento di richiamo fondamentale. Anche in un periodo in cui la sua funzione era molto più utilitaristica. Per fare un esempio, un preamplificatore come il Galactron Mk 16 è stato il sogno ad occhi aperti per tanti appassionati della mia età, quando erano alle prime armi. Per molti addirittura, di fronte a un’estetica simile il suono, non eccezionale a dire il vero, passava in secondo piano o addirittura diventava una variabile di poca o nulla importanza. Lo stesso vale per gli oggetti che hai menzionato, e per molti altri, veri e propri esempi di design industriale ai massimi livelli.

Il preamplificatore Galactron Mk16
Il preamplificatore Galactron Mk16

Dunque l’estetica può far lavorare meglio? I registratori di cassa di chi vende le apparecchiature più studiate al riguardo è sicuro. Quando si entra nel merito del loro modo di suonare, però è un altro paio di maniche

Così dall’estetica si è passati alla cosmetica, della quale origini, finalità e conseguenze sono state descritte in “Quello che si vede è di camicia…” e in “La percezione della qualità“. Ormai sembra aver preso il sopravvento su qualsiasi altra cosa, come se le apparecchiature audio avessero quale scopo primario il compiacere l’occhio.

Fermo restando che ognuno è libero di pensarla come vuole, al riguardo e su tutto il resto, per conto mio non smetterò mai di essere un convinto detrattore del predominio attribuito oggi alle doti visive delle apparecchiature nei confronti di quelle sonore. Nonché di tutti gli elementi strumentali, WAF e simili, utilizzati nel corso del tempo per giustificare tale degenerazione.

Poiché ogni centesimo speso per l’estetica viene per forza di cose sottratto agli elementi che vanno a influire sulla qualità sonora di una qualsiasi apparecchiatura, il punto di vista di un tradizionalista a questo riguardo come me, non può che osservare con sospetto qualunque cosa vada oltre lo stretto indispensabile. Oggi però, che non solo in questo settore l’efficacia di un qualsiasi oggetto nei confronti della sua destinazione è qualcosa finito tra le varie e eventuali, anche in virtù del cortese interessamento dei geni del marketing, comprendo perfettamente che la mia posizione sia drammaticamente sorpassata.

Motivo di più per esserne orgoglioso, da testardo e convinto delle mie idee quale sono, e soprattutto perché mi piace la qualità del suono ai massimi livelli, ossia spinta all’illusione di essere realmente di fronte a strumenti ed esecutori. Quando ho ottenuto questo, il resto passa in secondo piano.

Non a caso le apparecchiature che ho costruito e le altre inserite nel mio impianto, diffusori e meccanica digitale, che un affinamento dopo l’altro ho portato a livelli che secondo il giudizio dei rari visitatori fin qui avventuratisi nella mia saletta sono sconvolgenti, hanno un’estetica che definire spartana è già un grosso complimento. Anche e soprattutto quella dei diffusori, che ho stravolto sempre più, un passo dopo l’altro, proprio in funzione dei risultati che mi ero prefisso.

Questo rispecchia il mio approccio alla riproduzione sonora, in cui il suono portato alle sue estreme conseguenze ha il 99% dell’importanza e il resto se lo dividono gli altri aspetti della questione.

Sono un estremista? Forse. Del resto ho sempre detestato il cerchiobottismo e tutto il resto dei pretesti messi a paravento dell’ipocrisia.

Se per sorgenti ed elettroniche l’estetica ha influsso sul loro suono, dato che il telaio contribuisce sensibilmente al riguardo, quello dei diffusori ne viene influenzato molto di più. Proprio la necessità non solo di compiacere ma di lusingare il senso estetico del pubblico credo sia uno tra i numerosi motivi alla base della voluta limitazione delle loro prestazioni e per forza di cose di quelle degli impianti di cui fanno parte.

D’altronde immaginare un diffusore di alto livello, come quello mediante il quale si vorrebbe pervenire a determinati risultati, che non abbia un aspetto rutilante nelle sue superfici lucidate a specchio, oggi sembrerebbe un’eresia. Eppure proprio li risiede buona parte delle contraddizioni che non solo gli impediscono di fare il suo lavoro nel modo in cui potrebbe, ma alla lunga sono state parte rilevante nel processo che ha portato il vintage a essere mai così in voga come al momento attuale.

Dunque l’estetica non solo può essere dannosa perché sottrae risorse al nocciolo duro dell’apparecchiatura audio, ma a certi livelli va a rappresentare un limite concreto per le sue doti sonore, in particolare per i diffusori.

Quanto ai notissimi sistemi di altoparlanti cui fai riferimento, sono divenuti all’istante un’icona del loro genere. Se da un lato rappresentano l’estremizzazione massima del tema tecnico portato avanti dal loro costruttore, dall’altro sono un’interpretazione molto astuta proprio sotto il profilo visivo, in cui l’esasperazione di alcuni stilemi sembra volta più che altro al richiamo di determinate suggestioni. Non a caso quel diffusore è stato sfruttato alla morte, prima di tutto ai fini della comunicazione commerciale e pubblicitaria. Allora un’aerodinamica meglio indicata forse per altri frutti della tecnica moderna, ha se non il fine quantomeno la capacità di stampare a fuoco nelle menti del maggior numero di appassionati il logo del loro costruttore.

Se sotto questo profilo si tratta di un’operazione indubbiamente riuscita, le notizie provenienti da diverse fonti sembrerebbero invece dare rilievi di altro tenore per quel che riguarda la sonorità. Personalmente non ho mai avuto modo di ascoltare quei diffusori, temo però che le loro caratteristiche somatiche non siano del tutto confacenti all’ottenimento di determinati risultati. Potrebbero esserlo forse in un’accezione strettamente limitata al diffusore, ma non nel contesto riguardante la sua interazione con l’ambiente. Questo almeno è quanto sembrerebbe risultare dalla ricerca che nel mio piccolo, o meglio infinitesimale, soprattutto se paragonato a certe realtà, ho eseguito a partire da soluzioni tecniche se vogliamo primitive nei confronti dei diffusori di cui stiamo parlando, ma che ne rappresentano senz’altro l’origine.

Non sempre, infatti, quel che più aggrada la vista, e per il suo tramite vorrebbe suggerire la migliore funzionalità ai fini della qualità sonora, trova poi l’approvazione dell’udito. A dire il vero, anzi, non succede quasi mai.

Questa massima, qualora fosse tenuta in considerazione maggiore, permetterebbe alla media degli impianti di suonare decisamente meglio.

Non a caso, è proprio nel momento in cui si è messa da parte l’estetica, anche nella maniera più drastica, per dare il supporto migliore a quanto favorisce le doti sonore, che il settore dell’audio ha conosciuto le sue sorti migliori. Da quando invece ci si è messi in testa che la vista è più importante dell’udito siamo caduti nella voragine di una crisi della quale non si vede ancora il fondo.

Certo, le belle apparecchiature piacciono a tutti, soprattutto in fotografia. In effetti sono quanto di meglio per istigare al sogno. Ma quando si tratta di andare sul concreto, ovvero di far si che a materializzare i propri desideri sia il numero più alto di persone e non una casta di “eletti”, o meglio di spocchiosi e presuntuosi ma sostanzialmente incompetenti, le cose cambiano e di molto.

In sostanza, allora, l’estetica portata oltre determinati limiti ha conseguenze negative per la maggior parte degli appassionati. In primo luogo perché con le spese che comporta, le quali oggi ricoprono una porzione maggioritaria dei costi di produzione, pone molte apparecchiature fuori dalle loro possibilità di acquisto. Inoltre va a costituire un elemento ingannevole, proprio perché rappresenta un elemento meramente di facciata, sfruttato per suggerire l’esistenza di un livello qualitativo che, invece, proprio per quanto appena detto, non può che venirne penalizzato.

Questo, caro Antonio, è il mio punto di vista. Altri potranno non essere d’accordo e come ho già detto va benissimo così. Anche perché altrimenti sarebbe una bella noia.

Spero comunque che continuerai il più a lungo possibile a dare un supporto così rilevante e gradito al Sito Della Passione Audio.

A presto!


Yamaha NS 690

Rosario mi scrive:

Buongiorno, volendo sostituire tutti i condensatori delle suddette casse cosa mi consiglia?
Elenco dei condensatori originali
33 uf 50v
18 uf 50v
2.5 m 160
3.5 uf 100
Come posso sostituirli?
In commercio non esistono con questi valori
Grazie

Ciao Rosario e grazie della domanda.

Gli Yamaha NS 690 sono diffusori che conosco piuttosto bene, dato che tempo addietro ho eseguito su di essi proprio il lavoro su cui mi chiedi ragguagli.

Se già non l’hai vista, puoi trovare una foto del crossover ottimizzato e alcune notizie al riguardo nella pagina dedicata alle ottimizzazioni.

Il diffusore che possiedi è di ottima qualità anche secondo i criteri attuali. Quindi più che meritevole di un intervento del genere, in seguito al quale godrebbe di un miglioramento rimarchevole della qualità sonora.

Oltretutto i componenti montati all’origine, per quanto di qualità, per l’epoca, sono caratterizzati da scostamenti parecchio significativi rispetto ai valori nominali. Questo significa che con componenti nuovi e di livello adeguato, che invece hanno scostamenti minimi rispetto ai valori nominali, il crossover, e di conseguenza gli altoparlanti, inizierebbero finalmente a lavori nelle condizioni previste dal progettista. All’ascolto anche sotto questo profilo la differenza è percepibile.

Imbarcandosi in un lavoro del genere, è consigliabile anche rifare il cablaggio interno, dato che a parte le questioni legate all’invecchiamento, fra altoparlanti e controlli, all’interno di ogni diffusore la lunghezza dei conduttori è tutt’altro che trascurabile. Ne derivano ulteriori e cospicui vantaggi in termini di qualità sonora.

Questo tipo di interventi, se eseguito come si deve, lascia sostanzialmente invariato l’equilibrio timbrico del diffusore, trasponendolo però su un livello qualitativo sensibilmente superiore.

I valori dei componenti da utilizzare ne comportano un dimensionamento parecchio generoso, da cui deriva un ingombro decisamente superiore rispetto a quello dell’originale, che deve in ogni caso trovare posto nell’alloggiamento previsto a suo tempo dal costruttore.

Questo è un elemento che influisce sulla delicatezza del lavoro necessario. Meglio quindi non affrontarlo da soli qualora non si sia più che sicuri di avere l’esperienza necessaria, come mi sembra sia il tuo caso.

Anche il rifacimento del cablaggio interno, per via della presenza dei controlli, è più complesso del solito.

Spero di essere riuscito a darti i ragguagli necessari, fermo restando che il modulo contatti è comunque a tua disposizione, come di quella di tutti gli altri frequentatori del sito.


Rifare il crossover

Stefano di Savona mi scrive:

Ciao Claudio, insieme a un amico avremmo deciso di modificare il crossover dei nostri diffusori. Io possiedo dei Dynaudio MSP 330 con amplificazione Perreaux, lui ha le Monitor Audio Gold Signature con amplificazione Audio Innovations e pre Audio Note.Hai dei consigli per noi riguardo le modifiche da apportare? Secondo te è il caso di sostituire le induttanze con nucleo in ferrite con induttanze di pari valore avvolte in aria?

Ciao Stefano e grazie della domanda.
Per dare una risposta sensata al tuo quesito andrebbe fatta innanzitutto una verifica dello schema del crossover, per vedere come e dove lavorano le induttanze che vorresti sostituire. Poi occorrerebbe sapere di che qualità è il resto della componentistica.
Dal mio punto di vista, per avere un miglioramento che sia davvero tale attraverso il cambio delle bobine, occorre montarne di resistenza non superiore a quella originale. Il che, scegliendo le bobine avvolte in aria, e meglio ancora quelle con cavo litz oppure del tipo a nastro, comporta in genere spese ragguardevoli. Soprattutto per le vie bassa e media, dati i probabili valori in gioco.
A quel punto, forse, non avendo possibilità di spesa illimitate, converrebbe maggiormente concentrarsi su condensatori e resistenze, sempre in base a quello che è montato in origine.
Quando si interviene sul crossover, poi, tanto vale rifare anche il cablaggio interno, che è molto importante, proprio perché si tratta dell’ultima parte di cavo prima degli altoparlanti.
In genere invece ci si limita a cambiare i cavi tra ampli e diffusori, senza considerare che all’interno di questi ultimi ci sono diversi metri di cavo non sempre di qualità eccellente.
Così facendo si mette in pratica lo stesso concetto del costruire un’autostrada a sei corsie, per poi farla terminare in una stretta provinciale di campagna, con le conseguenze immaginabili.
Già che ci si trova, a quel punto tanto vale dare anche un’occhiata alla coibentazione interna, quasi sempre deficitaria per i motivi che ho spiegato in “Quello che si vede è di camicia…“.
A quel punto si ottiene un diffusore che, se il lavoro è stato fatto a dovere, mantiene le prerogative timbriche dell’originale, ma con una qualità sonora d’insieme trasposta a un livello molto più alto.
Va rilevato inoltre che c’è modo e modo di eseguire interventi del genere. Al di là del cambio dei condensatori con altri più o meno validi, ci sono alcuni accorgimenti, che potremmo assimilare ai segreti di ogni cuoco a livello professionistico, mediante i quali si ottengono risultati percettibilmente migliori, in termini di qualità sonora, a parità di componenti scelti.
Qualunque sia l’opzione scelta, il mio consiglio è di operare innanzitutto con oculatezza e di non andare a stravolgere il progetto di un crossover. Se è stato fatto in un certo modo, il motivo c’è sempre, al di là del livello qualitativo dei componenti utilizzati, sui quali si tende in genere a risparmiare.
Poiché il crossover influenza molto profondamente la sonorità degli altoparlanti e quindi del diffusore nel suo insieme, va da sé che migliorandone le caratteristiche d’insieme si otterrà un risultato non solo molto soddisfacente, ma che desterà numerose domande riguardo alle scelte operate dai costruttori. Questo naturalmente se si agisce nel modo dovuto, altrimenti si potrebbe andare incontro a sorprese poco gradite.
Spero di aver risposto in maniera esauriente ai tuoi dubbi, ma nel caso non esitare a riscrivere.

Teorie affascinanti e pratiche deprecabili

Antonio mi scrive:

Ciao Claudio,

ho letto i tuoi articoli e devo dire che mi trovo in sintonia con le tue teorie su tutto ciò che riguarda l’audio.
Conosco persone che stanno spendendo un capitale accecate dalla presunta competenza tecnica di venditori che approfittano della scarsa capacità, delle suddette persone, di riconoscere se avviene un miglioramento audio o no aggiungendo nella propria catena un cavo, uno stabilizzatore di tensione o altre apparecchiature utracostose.

Caro Antonio, grazie dell’attenzione e della considerazione nei confronti miei e del mio lavoro.

Quello della riproduzione sonora è un mondo complesso e affascinante. Buona parte del suo fascino deriva proprio dalla sua complessità, oltreché naturalmente dal piacere che si ricava nell’ascolto di musica, soprattutto quando è resa a un alto livello qualitativo.

Ora, è evidente che proprio la sua complessità lasci spazio a ogni sorta di comportamenti, più o meno in buona fede. Come sempre avviene, a fronte di persone che fanno il loro mestiere con passione e competenza, ce ne sono altre che cercano di approfittare, nei modi più vari suggeriti dalla loro fantasia, della mancanza di esperienza e di fondamentali tipica di molti appassionati. A questo proposito anche la pubblicistica di settore, quale che sia il supporto che utilizza, ha storicamente colpe enormi, essendosi posta quale fine di gran lunga preponderante il fare da vetrina per le apparecchiature del migliore offerente.

Forse, tutto sommato, è anche meglio che sia così, dato che quando ha cercato di andare oltre i suoi ristretti orizzonti concettuali ha spesso fatto più danno che altro.

In merito ai possibili comportamenti che è possibile adottare, ti invito a leggere la risposta che ho dato a un appassionato che ha il tuo stesso nome.

E’ proprio operando in quel modo che si è portato il settore alle condizioni attuali, allontanando un gran numero di appassionati, nauseati proprio dalle cose chi fai riferimento anche tu.

Nel lungo termine ciò a causato la netta contrazione dei volumi di vendita, da cui il crollo delle entrate di tanti rivenditori, che quindi hanno dovuto chiudere i loro negozi. I quali, oltre a rappresentare una fonte di approvvigionamento di apparecchiature, bene o male hanno costituito per decenni la spina dorsale della crescita di questo settore. Proprio perché tanti appassionati, recandovisi, potevano ascoltare le apparecchiature e costruirsi mano a mano la loro esperienza personale. Invece che dover farsene una “de relato”, basata su “informazioni” non di rado diffuse da fonti che hanno interessi molto precisi.

E’ proprio in tal modo che tanti appassionati della mia età, me compreso, hanno iniziato a farsi le ossa.

Ora questa funzione non esiste praticamente più, dato che molto di quello che avveniva in quei luoghi si svolge in rete, con le conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi. Prima fra tutte la sparizione di quelle che potevano essere delle figure guida, come i negozianti che vedevano la loro attività non solo in termini d’incasso ma anche come una passione. Gran parte di tutto ciò è andato distrutto, e alle mutate condizioni ambientali è sopravvissuto solo chi è riuscito ad adattarsi darwinianamente ad esse. La realtà attuale sembra suggerire che la correttezza dei comportamenti e dei rapporti con la clientela non sia stato un elemento pagante, tutt’altro, come testimonia appunto quanto scritto nel link di cui sopra.

Quelle figure guida storiche sono state sostituite in parte da appassionati assai di rado all’altezza del compito che si sono attribuiti, i quali vanno avanti soprattutto a colpi di presunzione, frasi fatte, dogmi costruiti con il frutto della loro fantasia e quindi oscurantismo e intolleranza, vere e proprie negazioni della realtà e via di questo passo.

Ad essi si affiancano figure a dir poco equivoche, o meglio prive di scrupoli, che con i mezzi ingannevoli ricavati sfruttando, o meglio piegando alle loro necessità, le possibilità di comunicazione oggi offerte dalla rete, fanno del loro meglio per produrre disinformazione. Ma soprattutto perseguire in una forma impropria, per non dire altro, i loro personali interessi economici, che ovviamente sono quanto di più lontano da quelli degli appassionati. Non di rado a supporto di azioni simili si utilizzano forme palesi di manganellaggio mediatico, eseguito con le modalità tipiche di quello che a tutti gli effetti è vero e proprio squadrismo. Metodi che dal mio punto di vista sono semplicemente abietti e dimostrano come meglio non si potrebbe le intenzioni e la statura umana ed etica di chi si serve di strumenti simili. .

Alla netta contrazione dei volumi di vendita, e di conseguenza dei margini grazie ai quali un’attività commerciale può tenersi in piedi, condizioni aggravate da una pressione fiscale folle che può essere partorita soltanto da una classe dirigente parassitaria, del tutto dissociata dalla realtà che essa stessa ha prodotto e dalle sue conseguenze, il settore nel suo complesso ha risposto nella maniera peggiore che potesse. Ossia con la realizzazione di una nuova classe di apparecchiature, la famigerata “Alba di una nuova era”, che non solo hanno costi fuori da ogni considerazione per le possibilità di spesa dell’utenza media, ma che hanno anche caratteristiche tecniche e sonore che non giustificano assolutamente esborsi simili. A questo riguardo si è deciso di puntare tutto su due settori, la comunicazione e la cosmetica, con effetti che ho cercato di analizzare in due articoli, “La percezione della qualità” e “Quello che si vede è di camicia…“.

Le conseguenze sono proprio quelle che lamenti nella tua domanda.

E’ evidente inoltre che in questo modo il settore nel suo complesso non fa altro che sfruttare, per conto mio in modo bieco, le oggettive difficoltà incontrate da molti appassionati innanzitutto nell’ascoltare prima dell’acquisto le apparecchiature di loro interesse, e poi quelle riguardanti innanzitutto il percepire, e poi il discernere tra mere differenze e concreti incrementi delle doti sonore. Cosa, questa, che non è mai stata semplice e che oggi lo è meno che mai, anche per via dell’impiego indiscriminato delle modalità di comunicazione più ingannevoli, volte proprio a suggerire cose che non esistono, se non addirittura a turlupinare gli appassionati. I quali a loro volta sono chiamati a coprire i costi di tutto quanto si fa per carpire in maniera fraudolenta la loro buona fede. Il che è francamente inaccettabile e non può che causare altro che nuovi  e maggiori disastri.

Ugualmente difficile, per il comune appassionato, è costruirsi dei parametri di verifica che permettano di operare le proprie scelte nel modo più accorto, dato che nelle condizioni attuali costruirsi un’esperienza concreta diventa sempre più complesso e irto di ostacoli.

Del resto sono queste le conseguenze che derivano dal mettere i destini di un settore nelle mani di persone inadeguate al riguardo, la cui specialità migliore è quella di contare banconote.

Non è detto comunque, che alcuni tra i prodotti offerti da un mercato ormai dominate dalle distorsioni che abbiamo descritto e da una lunga serie di altri problemi, non possano essere utili per il miglioramento degli impianti di tanti appassionati.

Tutte queste considerazioni mi hanno suggerito che, forse, se gli appassionati potessero fare riferimento a un servizio di consulenza, anche i meno esperti potrebbe affrontare spese che non sono mai irrisorie con una ragionevole sicurezza che si rivelino il più possibile proficue. tenendosi alla larga di imbonitori personaggi senza scrupoli e via dicendo.

Poi, come dicevo anche al tuo omonimo che mi ha scritto ieri, si dovrebbe imparare a discernere l’elemento tecnico dalle questioni commerciali.

L’esempio più tipico al riguardo è proprio quello dei cavi, i costi dei quali sono spesso molto elevati. Ciò non toglie tuttavia che la loro funzione sia imprescindibile qualora si vogliano raggiungere risultati degni di considerazione in termini di qualità sonora. Lo stesso discorso vale anche per altri oggetti diciamo così di complemento, la cui funzione va osservata tenendo conto di un principio basilare, sul quale batto di continuo, proprio perché la pubblicistica di settore sorvola su di esso. Forse perché va contro gli interessi suoi e di chi le fornisce le risorse atte a proseguire nella sua opera.

L’allestimento di un impianto dalle qualità sonore rilevanti non è mai stato e non sarà mai soltanto una questione di apparecchiature. Anzi, più si procede sulla via del perfezionamento e più le condizioni di contorno assumono un’importanza preponderante. Allo stesso modo, più cresce la qualità dell’impianto e più basta un nonnulla per roviinare il risultato complessivo, proprio perché la perfezione è qualcosa di estremamente delicato, che lo diviene sempre più mano a mano che si avvicina ai suoi limiti estremi.

E’ evidente che chi ha il solo interesse nel vendere apparecchiature certe cose non te le viene a raccontare, ammesso e non concesso che ne sia a conoscenza, anche se comprenderle è soprattutto questione di buon senso.

Merce oggi rara: se non lo fosse, del resto, il nostro settore non sarebbe ridotto alle condizioni in cui si trova.


Dispositivi regali

Antonio di Roma mi scrive:

Buonasera Claudio,
vorrei chiederti di valutare gli oggetti posti in questo sito, aldilà delle citazioni “esoteriche”, “olistiche” ed “eterne”, quasi da rasentare una sorta di (ridicola) religiosità (o assurdità) più che estremistica:
Se mi si consente, un appunto di lode lo faccio, a dispetto della derisione dei poveri mortali, a tutti i costruttori audio che si immedesimano in una sorte di ‘Ulisse’ dell’Odissea e che vogliono, ma non riescono, a far ritorno ad Itaca…
Laddove ognuno di noi potrà definirsi innovatore, dove regole fisiche e matematiche impongono freddamente la certezza dei propri ‘paletti’, c’è sempre il pensiero controcorrente e il dettame dato dalla pochezza dell’inesperienza (o ignoranza da leoni da tastiera).
Il caro ing. Bartolomeo Aloia aveva capito bene ciò che voleva realizzare con le sue corazzate di elettrolitici, e per un po’ ha avuto fortuna.
Ma il mondo andava in altre direzioni, arrivava il surround, l’innovazione, il mondo tridimensionale ed avvolgente del suono.
Oggi invece, a distanza di tanti anni, mai come prima si ritorna al passato violentemente con la Stereofonia con la ‘S’ maiuscola…

Ciao Antonio e grazie della domanda.

Hai toccato talmente tanti argomenti che al riguardo più di una risposta ci vorrebbe una serie di articoli. Allora cercherò di fare quello che posso.

Riguardo al primo dei tuoi quesiti, purtroppo non posso darti una valutazione precisa, dato che conosco quegli oggetti solo di nome e per aver visitato come tanti altri il sito di cui hai inviato il link.

Posso dire che personalmente adotterei uno stile di comunicazione del tutto diverso, per i motivi che ho descritto qui. E’ altrettanto vero che molti prodotti che puntano in primo luogo su un nome altisonante, anche se dietro c’è poco altro, hanno trovato un buon successo. Quindi sotto il profilo strettamente commerciale politiche simili non sarebbero del tutto sbagliate, mettendo da parte le questioni etiche. Del resto tenendo conto anche di quelle, il 99% di quel che gira sul mercato della riproduzione sonora sarebbe da stigmatizzare.

Questo non vuole assolutamente dire che reputi quei prodotti privi di fondamento: in questo settore più che in ogni altro non si deve mai dare nulla per scontato.

Quanto alle regole fisiche e matematiche, conosciamo talmente poco della riproduzione sonora, del modo con cui la percepiamo e dello stesso ambiente che ci circonda da esporci al rischio concreto che, credendo di applicarle nel modo più corretto e rigoroso, potremmo trovarci invece di fronte alla dimostrazione di aver sbagliato su tutta linea. Quantomeno nel momento in cui si mettono da parte schermi di PC e tracciati dei grafici ottenuti al banco di misura per dar retta al nostro orecchio. Che per conto mio resta sempre il giudice supremo e implacabile.

Una conferma ci viene dall’esperienza che ho descritto in “Percorsi alternativi“. Se non l’avessi fatta in prima persona, leggendone forse troverei difficile dar credito a cose simili.

Dico questo perché nel piccolo, o meglio nel microscopico della mia ricerca personale, mi è capitato di fare l’esatto contrario di quello che vorrebbero le regole più o meno codificate, riscontrandone un vantaggio. A volte, anzi, i passi avanti più consistenti li ho fatti proprio nel momento in cui sono andato contro quelli che si definirebbero principi basilari della materia di nostro interesse.

Un altro dato di fatto è che certuni in questo settore usano tutto quanto messo a disposizione dall’arsenale della malafede peggiore. Anche con modi che si definirebbero del tutto controintuitivi, e senza curarsi del fatto che quanto fanno è non solo autolesionista ma va a mettere pesantemente in discussione la loro stessa competenza di operatori. Se si tiene conto anche di questo, davvero non si sa più cosa pensare e a cosa si possa credere o meno.

Mi spiego meglio: è alquanto diffusa in questo periodo, o forse lo è da molto di più ma ero io che non me ne avvedevo, l’abitudine di prendere posizioni del tutto strumentali, al fine di sfruttare per il proprio tornaconto economico la scarsa esperienza di tanti appassionati. Al riguardo si nega non solo l’utilità di certi oggetti, ma proprio la loro stessa funzione, solleticando così la pancia di certe frange di appassionati, per giocare sporco sulla mancata comprensione delle questioni primarie e sull’assenza di fondamentali riguardo alla riproduzione sonora. Allo scopo si fa alle persone un discorso implicito che suona più o meno come un “vedi, io non ti faccio spendere tutti quei soldi per cavi che costano troppo e per altre cose che non servono a nulla, malgrado ci potrei guadagnare bene”, carpendo così la loro fiducia.

Personaggi simili non dicono però che è proprio in quel modo, ovvero inducendo gli inesperti a sorvolare sull’uso di elementi indispensabili ai fini del raggiungimento di determinati risultati qualitativi, che li spingono a cambiare di continuo apparecchiature. Per andare regolarmente su quelle più costose, sulle quali i guadagni sono ben altri, promettendo oltretutto la luna e quindi causando la loro insoddisfazione. Che alla lunga, ovvero a furia di spendere soldi per restare sempre con gli stessi problemi, o meglio per vederli crescere sempre più, di pari passo alle frustrazioni, li spinge infine ad abbandonare questo settore credendo si tratti di una truffa generalizzata. Malgrado abbiano una grande passione per la musica e la sua riproduzione.

In realtà di disonesto c’è solo il comportamento di quei personaggi, del tutto disinteressati del fatto che perseguendo in modo simile il loro interesse pecuniario non fanno altro che distruggere questo settore, dato che è proprio questo il modo con cui lo si è ridotto a uno stato di crisi ormai endemico, dal quale ormai non c’è più via d’uscita.

D’altronde a loro non interessa nulla della crisi che alimentano nel settore in cui operano. Per il semplice motivo che dopo averne devastato uno passano tranquillamente a quello successivo. La loro passione infatti non sta in nessuno di essi, ma solo nell’accumulare denaro diffondendo con astuzia menzogne convincenti, presso chi non ha gli strumenti culturali necessari a comprenderne l’essenza.

Ecco allora che si perviene al capovolgimento dei ruoli e quindi al paradosso: il disonesto si traveste da benefattore. Proprio in conseguenza dei metodi che utilizza, trasforma chi cerca di rappresentare una visione più corretta in un impostore.

Poi è senz’altro vero che ci sono in giro cavi dai costi improponibili. Ma non è certo approfittando della difficoltà dei meno avvertiti nel discernere l’elemento tecnico dall’aspetto commerciale della questione che li si aiuta a crescere e a migliorare la loro esperienza.

Lo stesso peraltro avviene per tante apparecchiature dal prezzo elevatissimo, che magari una volta sul campo si comportano parecchio peggio di cose che costano il 10% del loro prezzo di listino, senza che nei loro confronti si verifichi un’alzata di scudi altrettanto chiassosa.

I costi tipici dei cavi, oltretutto, non sono altro che una conseguenza della realtà propria della filiera di distribuzione operante in questo settore, della quale gli stessi di cui parliamo sono parte attiva. In tale ambito, se si prospettano margini di ricarico inferiori a una data soglia, le possibilità di vedere il proprio prodotto presente nei punti vendita, che peraltro hanno costi di gestione ben precisi, crolla allo zero. Quale che sia il suo livello di efficacia. Di questo però solo pochi mostrano di voler tenere conto.

Eccoci allora al paradosso nel paradosso, in cui sono gli stessi che hanno parte attiva ai fini di certe distorsioni a livello commerciale a mostrarsi nemici acerrimi dello stato di cose dovuto in buona parte a loro stessi.

Tutto questo, oltretutto è la conseguenza di politiche commerciali e di comunicazione del tutto avulse dalla minima coscienza etica, che sempre più spesso fanno del prezzo un sinonimo di eccellenza tecnica, imponendolo quale garanzia di contenuti esclusivi. Questo è un problema che ho affrontato nell’articolo “La percezione della qualità“, che suggerisco a te e ad eventuali altri lettori.

Se vogliamo, il discorso del multicanali cui hai accennato attiene logiche non dissimili: la ricerca di profitti idealmente illimitati, come quelli conseguenti alle possibilità di ampliamento del bacino di utenza potenziale che sembrava indurre, ha causato danni enormi su molti piani diversi. Anche questo, ovviamente, ha dato il suo contributo all’emorragia di appassionati che sta andando avanti da decenni. Si tratta di un aspetto che ho affrontato in maniera approfondita nell’articolo “Quel che si vede è di camicia…

Siccome da alcuni vocaboli che hai utilizzato per il tuo quesito mi sono fatto l’idea, magari sbagliata, che anche tu sia alquanto incline allo scetticismo su certi argomenti, mi sento di dirti ancora una volta che, ai fini del poco di esperienza che ho messo insieme, ho sempre cercato di non dare mai nulla per scontato, e di dare a ogni cosa l’opportunità di dimostrare il proprio valore. Proprio nella consapevolezza che se ne sa troppo poco di questa materia per dire a priori cosa sia giusto e cosa no. E poi che c’è sempre da imparare.

Tutto questo tenendo presente che non si può pretendere di trovare miglioramenti di un qualche rilievo quando si dispone di un mezzo di verifica gravato da problemi di entità maggiore di qualche ordine di grandezza rispetto ad essi. Insomma, se il nostro schermo non riesce a farci vedere manco gli scarafaggi, di sicuro non potremo usarlo per cercare formiche. Fermo restando che anch’esse, in numero opportuno, possono sollevare pesi che si riterrebbero inverosimili.

Già il semplice sentirsi in dovere di rispiegare ogni volta cose tanto lapalissiane, ti da un’idea di quale possa essere la deliberata dissociazione dalla realtà che predomina tra gli appassionati di riproduzione sonora. Le cui frange più deteriori sono definite da alcuni con un termine che detesto, idiofili, ma che più vado avanti e più devo ammettere non sia del tutto fuori luogo. Almeno nei confronti di alcuni.

A parte questo, sono sempre più convinto che chi nega l’influsso dei cavi e di altri elementi non abbia fatto mai prova alcuna al riguardo, ma sostenga certe cose solo per partito preso.

Inevitabile allora chiedersi se sia più estremista chi presto o tardi ha preso atto di certe cose o chi si ostina ancora a negarle, anche a tanti anni di distanza dalla dimostrazione concreta di determinate realtà.

E’ anche vero che ci sono certuni che pur percependo differenze le negano ugualmente, prima di tutto con sé stessi. Dimostrando in tali evenienze tutto il disagio che procura la collisione tra quello che viene loro evidenziato dall’udito e la disperata volontà di non tenerne conto da parte della mente.

A questo punto, però, non siamo più nell’ambito della riproduzione sonora, ma andiamo a finire in quelli della sociologia e della psichiatria. Allora meglio lasciar perdere, altrimenti non se ne esce più.

Tanto chi ha sincera intenzione di verificare certe cose, e soprattutto di prenderne atto per imparare qualcosa, se vuole può trovare i mezzi per farlo, dato che gliene viene frequentemente offerta la possibilità. Chi non lo desidera, invece, credendo di aver capito tutto, resti pure nelle proprie convinzioni: ci penserà poi la definitiva mediocrità dei suoi mezzi di riproduzione, al di là del loro costo, a dimostrarne la fondatezza.

Con questo spero di aver risposto almeno in parte ai tuoi quesiti, e nel caso non esitare a riscrivere, nonché di averti tra i frequentatori abituali di Il Sito Della Passione Audio.

A presto.


Ancora su diffusori da mansarda

Davide mi (ri)scrive:

Grazie per la risposta. Un paio di postille: l’amplificatore è stato sottoposto a pulizia al momento di sistemare l’impianto in camera. Poi ho trovato un paio di diffusori da pavimento di scuola inglese Mission 752 usati in ottime condizioni a 230 €.
Non vorrei sfinirla con ulteriori consigli per gli acquisti, ma sarei curioso di un suo giudizio a proposito. Buona serata e a presto.

Davide

Caro Davide, sottoporre a pulizia l’amplificatore, soprattutto quando si tratta di un esemplare con qualche decennio di età sulle spalle, è senz’altro un accorgimento consigliabile. Soprattutto perché se affidato a persona competente permette di verificare lo stato complessivo dei componenti interni. Ovviamente una semplice pulizia non può fare nulla nei confronti dell’invecchiamento di alcuni componenti, in primo luogo i condensatori. Quelli cosiddetti di filtraggio, ovverosia gli esemplari di solito abbastanza grossi posizionati in genere nelle vicinanze del trasformatore, sono i responsabili diretti per la fornitura alle circuitazioni di segnale dell’energia necessaria al loro funzionamento. Va da sé che se sono esausti non potranno che fare il loro dovere solo parzialmente, limitando quindi le possibilità dello stadio finale a riversare energia sul carico, ossia i diffusori. Un po’ come strozzando il tubo della benzina, al carburatore non arriva il combustibile e quindi la macchina magari cammina lo stesso ma non può esprimere appieno le sue prestazioni.

Qualsiasi tipo di condensatore, e in particolare gli elettrolitici con cui si realizzano quasi sempre le sezioni di filtraggio, ha una vita utile ben definita, che un amplificatore come il tuo ha ottime probabilità di aver ecceduto largamente. Come ti ho detto, questa potrebbe essere non solo la causa dei difetti che lamenti, ma è anche il motivo principale per cui le elettroniche così anziane sono sopravvalutate in maniera finanche esagerata. Da chi le vende e da chi le compera. Proprio perché i costi attuali di quei componenti e degli altri che sarebbe necessario sostituire, a cui vanno aggiunte le spese di manodopera, rende più conveniente l’acquisto di elettroniche nuove.

Il diffusore che ti interessa è di buon livello ed è meritevole di attenzione, tuttavia non può essere paragonato a quanto ti ho proposto, anche se il suo prezzo è ben più conveniente.


Lettori digitali: usati o ultimo modello?

Umberto di Roma mi scrive:

Buona Sera Claudio, grazie innanzitutto dello spazio e di aver creato questo sito sempre pieno di spunti interessanti. Ti volevo chiedere quali passi in avanti sono stati fatti secondo te nella progettazione di lettori cd, non considerando l’introduzione dei nuovi formati poi falliti. Vale ancora la pena comprare un lettore usato di 15-20 anni fa? O ci si deve orientare verso qualcosa di più recente?

Ciao Umberto e grazie a te per la domanda.

Mi fa un grande piacere che apprezzi Il Sito Della Passione Audio, a proposito del quale gli argomenti interessanti che riguardano la riproduzione audio per fortuna non mancano. Almeno per ora. Anche per via della trascuratezza al riguardo tipica della pubblicistica di settore, al di là del supporto che utilizza, più che mai decisa a fare soltanto da vetrina per le apparecchiature. Quindi per forza di cose non considera i numerosi argomenti che potrebbero aiutare gli appassionati nella loro crescita. Forse si preferisce che restino il più possibile all’oscuro rispetto a tante questioni, per motivi immaginabili.

Venendo al tuo quesito, dare una risposta univoca non è possibile, dipende da caso a caso e soprattutto dai costi che si ha intenzione di affrontare. Al momento attuale al prezzo di un lettore intermedio si può acquistare una macchina di gran classe con qualche anno sulle spalle, ma ancora in grado di lavorare egregiamente per chissà quanto tempo. Oppure con una spesa irrisoria si può comperare un lettore usato più che dignitoso. Che magari con qualche ritocco potrebbe diventare una bestiolina capace di dare più di qualche dispiacere a macchine con cui non lo si riterrebbe paragonabile.

Poi potrebbero esserci esigenze particolari, come quelle di utilizzare un PC per la musica liquida, e al riguardo molte macchine attuali dispongono di presa USB adibita allo scopo. Un’altra variante potrebbe essere data dall’impiego del lettore, se come macchina a sé stante oppure come unità di trasporto abbinata a un DAC esterno. In questo caso l’eventuale presenza nelle macchine più moderne di sezioni di conversione compatibili con i formati recenti potrebbe passare in second’ordine.

A tale proposito va fatta chiarezza su un elemento sovente trascurato da molti appassionati. Gli stadi di conversione compatibili con i formati più recenti hanno dalla loro una velocità maggiore, dovuta proprio alla necessità di operare su frequenze di campionamento più elevate. Questo aspetto potrebbe rivelarsi vantaggioso anche con i formati più stagionati. per quel che riguarda la qualità sonora. Gli appassionati dimostrano di essere molto sensibili al riguardo, forse in conseguenza di quel che trovano scritto in giro, in cui di solito si attribuisce al convertitore un’importanza maggiore al dovuto. Lo si fa perché editorialmente e dal punto di vista pubblicitario è un’argomento pagante, che oltretutto permette di attribuire al lettore digitale una certa immagine.

Va tenuto conto però che come al solito non conta tanto il convertitore in sé e per sé, quanto le condizioni in cui lo si fa operare. In termini di alimentazione, sezione di uscita e così via. Quindi il convertitore X, al quale si tende ad attribuire una caratterizzazione univoca in termini di qualità sonora, in realtà può suonare in maniera eccellente oppure men che mediocre, proprio in conseguenza delle condizioni in cui il costruttore ha deciso di farlo funzionare. Questo è un argomento generalmente sottaciuto, e così si vedono appassionati che si accapigliano riguardo ai presunti meriti di un convertitore rispetto all’altro, senza rendersi conto che stanno parlando di cose prive di senso, qualora non si considerino gli elementi di contorno.

Diciamo comunque che i miglioramenti più significativi per le macchine di ultima generazione riguardano appunto i convertitori più moderni e la presenza dell’ingresso USB, anche se poi rispetto a macchine di qualche anno addietro potrebbero dover scontare una realizzazione eseguita maggiormente in economia. Quindi come dicevo prima, la valutazione non può che essere effettuata caso per caso.

Detto questo, spero di averti dato una panoramica sufficiente a far si che tu possa prendere una decisione più consapevole, tenendo presente che in questi casi il modo migliore per togliersi i dubbi dalla testa è procedere a un ascolto approfondito delle macchine che ti interessano maggiormente. Se possibile nelle condizioni più efficaci al riguardo, ovverosia sul tuo impianto, anche se non è sempre possibile, anzi in realtà non lo è quasi mai

Se hai altri dubbi non esitare a riscrivere.

Saluti.


Diffusori per la mansarda

Davide mi scrive:

Ciao, ho messo su da un paio di mesi un impianto audio per vinile/liquida da Mac in camera mia, che è una mansarda di dimensioni medio/piccole, con soffitto mediamente alto (3,5 m).
L’impianto è il seguente:
1) Giradischi Dual DTJ 310 USB con testina Nagaoka MP10
2) Pre-phono Lehmann Black Cube Statement
3) Amplificatore integrato Nikko IA-600
Per le casse ho dovuto, come scelta di emergenza, prendermi un paio di Auna Linie BH300 da pavimento, che valgono tanto quanto le ho pagate: 95 €.
E’ per questo che vorrei regalarmi per Natale un paio di diffusori di una qualità migliore, nei limiti del mio budget, massimo 250-300 €.
L’indecisione sarebbe se prendere un paio di diffusori da piedistallo, oppure da pavimento, tenendo conto del rimbombo dei bassi (cosa che mi ha spinto a tappare il bass reflex delle mie Auna).
Perdonatemi eventuali errori/ingenuità da neofita.
In attesa di una risposta, ti auguro buona domenica.

Davide

Caro Davide, innanzitutto grazie della domanda e non preoccuparti di quelli che definisci eventuali errori o ingenuità da neofita.

In primo luogo perché in questo spazio i neofiti sono non solo i benvenuti, ma anche molto apprezzati. Soprattutto quando, come nel tuo caso, inviano i loro quesiti con garbo, dimostrando passione e voglia di imparare. E poi perché l’azione scriteriata e prolungatasi per decenni da parte di chi agisce in questo settore a livello commerciale ed editoriale lo ha letteralmente massacrato, oltre ad allontanare tantissimi appassionati. Quindi c’è un bisogno enorme di sangue nuovo, che per una serie di ragioni, però, non affluisce.

Poi, siccome stai parlando con un analogista sfegatato, il fatto che il tuo impianto abbia un bel giradischi con tanto di pre phono, è un’ulteriore benemerenza a tuo favore. Al riguardo mi complimento per la scelta della testina, che seppure medio-economica e non dell’ultima serie, è realizzata da un marchio i cui prodotti hanno doti sonore rilevanti.

Veniamo al tuo quesito: mi hai parlato dell’altezza della tua mansarda che almeno in parte dovrebbe compensare la limitazione della sua superficie. Se si tratta di una vera mansarda, ossia ha il tetto inclinato a due falde tipico di tali ambienti, dovrebbe avere molti meno problemi di rimbombo rispetto alle normali stanze d’appartamento. Proprio perché l’altezza del soffitto digradante favorisce la distribuzione delle risonanze su una gamma di frequenze molto più ampia, situazione parecchio favorevole. A patto naturalmente che tu non vada a incastonare i diffusori in corrispondenza di pareti dall’altezza troppo limitata o peggio di angoli, il che potrebbe essere una spiegazione ai problemi che riporti. Infatti proprio negli angoli il rinforzo delle basse frequenze è maggiore.

Molto importanti al riguardo sono anche le possibilità di installazione che la collocazione interna dei mobili ti lascia a disposizione. In generale porre i diffusori vicino alle pareti causa un rinforzo delle frequenze basse, oltre a riflessioni un po’ su tutta la banda audio, controproducenti per la qualità sonora. In questi casi la parete retrostante i diffusori tende a rinforzare i bassi profondi, mentre quelle laterali influiscono maggiormente sul medio basso.

Quindi per prima cosa potresti provare a disporre in maniera diversa i diffusori che possiedi attualmente, allontanandoli in varia misura dalle pareti. Meglio ancora se li disporrai asimmetricamente rispetto alle pareti laterali, possibilmente con un rapporto di 1,6 circa tra quella a lato del diffusore di sinistra e l’altra. In questo modo le risonanze si distribuiscono su una gamma più vasta di frequenze invece di concentrarsi su una di esse, come avviene per la disposizione simmetrica raccomandata da tanti che non pensano a quello che dicono, mitigando così i rinforzi dannosi.

Vedrai che così i bassi si ridurranno e potrai anche togliere il tappo dal condotto reflex che è un palliativo in genere poco influente. Infatti va a intervenire soprattutto all’estremo inferiore, mentre in genere i problemi che lamenti riguardano l’intervallo di frequenze immediatamente superiore. Inoltre è controproducente, perché va a incrementare l’escursione del woofer alle frequenze inferiori, con un probabile aumento delle distorsioni e una riduzione della potenza sopportata.

Un’altra spiegazione, magari parziale, potrebbe essere data dal fatto che i tuoi diffusori sono talmente economici che con ogni probabilità non hanno assorbente interno, il che potrebbe essere una causa probabile del rimbombo che lamenti.

A questo proposito, se hai a disposizione qualche foglio di gommapiuma o di altro assorbente adatto, cascame e simili, al limite anche qualche vecchia coperta, potresti provare a inserirlo all’interno delle casse, smontando i woofer. A questo proposito fai attenzione a non rovinare la membrana, tenendo sempre una mano vicino alla punta del cacciavite a sua protezione. Inserendo l’assorbente, fai in modo che sia posizionato vicino alle pareti della cassa, le ricopra il più possibile e non interferisca con il passaggio dell’aria verso il condotto reflex. Chissà che in questo modo i tuoi diffusori non ti diano qualche lieta sorpresa.

Quindi per prendere una decisione riguardo a diffusori da pavimento o da scaffale, il mio consiglio è di sperimentare nella maniera più approfondita, dato che la sperimentazione è la madre di tutti i miglioramenti e di tutte le esperienze, e vedere se riesci a trovare un’installazione che permetta l’impiego di sistemi da pavimento. A questo riguardo tieni presente che se questi ultimi possono avere un comportamento più generoso alle basse frequenze, quelli da piedistallo danno di solito prestazioni migliori per quel che riguarda l’immagine stereofonica, e la precisione su medie e alte, per via delle dimensioni minori del cabinet, che equivale a riflessioni e quindi disturbi minori. Poi anche perché costando meno, con la cifra a tua disposizione potresti scegliere modelli di qualità superiore. Un altro consiglio che posso darti è che con la cifra che hai a disposizione forse sarebbe meglio andare sull’usato, il che ti permetterebbe di scegliere un diffusore di pregio maggiore. Al riguardo ti consiglio diffusori di scuola inglese, che in genere sono i più rigorosi quanto a sonorità, e quindi godibili anche a lungo termine. La mia politica è di non fare riferimento a modelli o marchi specifici, ma per questa volta voglio fare un’eccezione, tantopiù che stiamo parlando di usato. A me piacciono moltissimo i B&W CDM 1, che sono diffusori piccoli ma di gran classe e anche molto ben rifiniti. Il loro woofer mid in kevlar da 16 cm è un classico tra gli altoparlanti di qualità superiore. Forse per acquistarne una coppia in buono stato sarà necessario aggiungere almeno un centinaio di euro alla cifra che hai preventivato, ma ti assicuro che ne varrà la pena. Così facendo potrai godere per molti anni del tuo investimento, del quale apprezzerai sempre più le prerogative, anche in vista di eventuali miglioramenti futuri per il resto della tua catena. Si tratta infatti di diffusori all’altezza di impianti anche di classe molto alta, che valgono più del prezzo oggi richiesto. Un sito dove puoi avere una buona panoramica dell’offerta di usato è www.hifishark.com/.

Riguardando la lista dei tuoi componenti, mi viene il dubbio che la colpa dei bassi poco controllati potrebbe essere anche dell’amplificatore, dato che con la sua età potrebbe avere i condensatori di filtraggio ormai esausti e quindi non in grado di fornire l’energia nel modo migliore per il comportamento degli stadi finali. Se hai qualche amico appassionato, potresti provare il suo amplificatore e magari le sue casse nel tuo ambiente, cosa che ti fornirebbe ulteriori indicazioni, sempre utili per fare una scelta oculata.

Per il momento ti saluto e se hai altri dubbi non esitare a riscrivere.

A presto e in bocca al lupo con il tuo impianto! 😉


Consigli e consiglieri

Vittorio mi scrive:

Caro Claudio, con il Graaf GM 100 piloto le Sonus Faber Extrema, diffusori notoriamente non facili. A me l’abbinamento piace ma alcuni e anche Tezzon di Sonus Faber mi hanno consigliato uno stato solido tipo i Viola (troppo costosi) gli Audia flight, Accuphase. Altri consigliano Jeff Rowland M5, Mark Levinson 332, 23, o come faceva Serblin gli Spectral. A me con il GM 100 piacciono. Forse non avranno la potenza bruta di uno stato solido ma suonano eccome se suonano. Forse con questi stato solido che ho indicato guadagneranno in potenza e grinta ma la naturalezza e rotondità rimarranno? Il resto è dell’impianto è un lettore cd Golmund 39DA e il preamplificatore Graaf 13.5. Saluti.

Caro Vittorio, sappiamo bene con le chiacchiere c’è chi riesce a far camminare i treni. Tantopiù in un settore come quello della riproduzione sonora, nel quale il tasso di mitomania è particolarmente elevato.
Come ho scritto nell’articolo dedicato agli OTL, ho sentito un GM 100 ridicolizzare letteralmente amplificazioni che sulla carta non avrebbero dovuto vederlo manco in fotografia, come gli Halcro DM 68. Non solo perché di costo dieci volte maggiore, e pari quello di un appartamento, ma anche per le loro modalità realizzative, monofonici, e la loro stazza, di fronte alla quale il GM 100 appariva come un nanerottolo. Oltretutto secondo la critica e il pubblico che le va dietro avrebbero dovuto essere insuperabili sotto ogni profilo, anche per via dei risultati eccellenti al banco di misura.

Si dà il caso però che al nostro udito, se minimamente educato ad apprezzare sonorità musicali invece di un effettismo speciale tanto deteriore quanto inutile, di quei bei grafici e dei numeri ancor più convincenti, in apparenza, che li accompagnano non gliene freghi un bel nulla. Anzi, sembra volersi prendere gioco degli sforzi fatti per ricavare tutta quella carta e delle persone che si affannano al riguardo, evidenziando con frequenza sconcertante come le apparecchiature che ottengono i risultati migliori alle misure, una volte messe alla prova dei fatti, dimostrano tutta la loro mediocrità.
A comprovare una volta di più questa realtà, in quell’occasione il giudizio dei presenti fu unanime. Come ho già scritto tra di essi c’era anche la persona di scarsa esperienza che risponde al nome di A. J. Van den Hul.
Come ha ridicolizzato quelle, stai tranquillo che il GM 100 porrebbe in un’evidenza imbarazzante le limitazioni di molte tra le elettroniche che ti sono state consigliate.
Detto questo ti domando: tutte queste persone che elargiscono consigli con tanta sapienza, poi vanno anche a dimostrarne la giustezza alla prova dei fatti?
Sinceramente ho i miei dubbi. E’ probabile invece che le tue fondate perplessità troverebbero un riscontro immediato.
Lascia parlare le persone, che proprio in base alle cose che dicono dimostrano di dover fare ancora parecchia esperienza prima di poter esprimere giudizi che, oltre a non essere campati in aria, siano di qualche utilità alle persone e non solo ai fini di produrre incertezze e spese inutili. E’ evidente che chi si esprime in un certo modo non abbia ancora ben chiari vari concetti fondamentali nell’allestimento di catene di classe elevata.

La mia convinzione, inoltre, è che chi realizza un diffusore, si chiami come vuole, se mi viene a dire che può funzionare solo con un”amplificazione costosissima, non sta facendo altro che certificare il fallimento: suo e del suo prodotto.

Poi occorrerebbe finalmente comprendere che il suono di un impianto non è dato solo dalle apparecchiature da cui è composto, in particolare a certi livelli, ma anche e soprattutto dalle condizioni in cui le si fa operare. Che più sale il livello generale in termini di qualità e più assumono rilievo.

Tuttavia si insiste a consigliare sempre e soltanto il cambio di apparecchiature. Che è la causa della sindrome endemica numero 1 tra gli appassionati: l’eterna insoddisfazione. Che per essere raggiunta e mantenuta tale, tra l’altro, comporta spese di grande rilievo. Torno a ripetere anche che la sindrome endemica numero 2 è quella inerente il rimpianto per l’apparecchiatura leggendaria che si è venduta, tanti anni fa. Ma se andava così bene perché ci si è disfatti di essa? Forse lo si è fatto a propria insaputa?

Sinceramente non mi spiego come sia possibile, dopo aver sbattuto la testa un numero di volte imprecisato, non capire che a furia di cambiare apparecchiature non si approda mai a niente. Viceversa, è proprio quanto più le si migliora, seppure a furia di cambiare si possa ottenere tale risultato, cosa di cui ho i miei dubbi, che si mettono sempre meglio in luce i problemi derivanti dalla trascuratezza delle condizioni in cui le si fa operare.

Del resto di queste cose non parla mai nessuno, men che meno le riviste o i siti internet che non siano www.claudiochecchi.it: molto più comodo e remunerativo dedicarsi completamente a fare da vetrina per le apparecchiature che si susseguono una dopo l’altra, reiterando tutte le medesime mediocrità di fondo. E’ evidente che così facendo si spingono le persone a credere che la riproduzione sonora sia solo fare continui cambi, dato che in sostanza è quello e non altro che si prospetta. Lasciando intendere che la qualità “assoluta” sia solo una questione di portafoglio: basta averlo ben rigonfio. Purtroppo le cose stanno in maniera ben diversa e sono le continue lamentele degli appassionati a certificarlo come meglio non si potrebbe, anche se al riguardo si fa finta di nulla.

Tornando al tuo quesito c’è poi un altro aspetto: si può usare il finale che si vuole, anche il più potente di questo mondo, ma se non lo si spinge adeguatamente, sembrerà sempre carente. Viceversa, un esemplare meno prestante ma supportato come si deve da sorgente e preamplificatore, darà sensazioni molto migliori a livello energetico.

Quindi i giudizi espressi in base a valutazioni aleatorie tipo casse difficili e simili lasciano il tempo che trovano: quello che conta sono i risultati che si ottengono sul campo. A questo proposito inviterei chi elargisce i consigli che ti sono stati dati a portare a casa tua il finale che è convinto possa fare così bene e vedere se poi è così superiore al tuo GM 100. Personalmente ritengo che insieme ai loro finali quelle persone farebbero la fine dei famosi pifferi di montagna, che vennero per suonare e furono suonati.

Questo a patto che il tuo GM 100 sia in condizioni ottimali per quanto riguarda le valvole finali e il resto dei componenti attivi.

Poi se vuoi migliorare, eventualmente potresti fare un pensierino ad aggiornarlo, magari insieme al preamplificatore e al limite al lettore CD, così da metterli nelle condizioni di esprimere appieno il loro potenziale. Allo stesso tempo potresti curare anche le condizioni di contorno, che sono sempre molto importanti.

In questo modo andresti a spendere una somma decisamente inferiore a quella necessaria per l’acquisto di uno di quei finali, che oltretutto rappresentano un’incognita. Così facendo manterresti la sonorità che apprezzi tanto, dimostrando in questo capacità di giudizio che altri evidentemente non hanno, trasposta però su un livello qualitativo sensibilmente superiore. A quel punto a certe amplificazioni e ai loro mentori gli faresti proprio ciao ciao con la manina. O, per dirla in gergo motociclistico, li sverniceresti.

Resta poi da vedere il motivo in base al quale quei diffusori siano così “difficili”.

Al riguardo ho le mie idee in merito ma per ora mi sembra di aver detto già abbastanza. Fermo restando che se vuoi delucidazioni te le darò volentieri in privato.

Un caro saluto e spero di ritrovarti al più presto su queste pagine.


Ancora su “prova d’ascolto”

Alberto di Modena mi (ri)scrive:

Ti ringrazio Claudio per la tua chiara e pronta risposta in merito alla mia in effetti strana richiesta di abbinare un Pre Audio Research ad un Finale Spectral.
Gli amici che hanno fatto queste prove e che mi hanno suggerito di fare quando possibile lo stesso a casa mia, sono stati spronati chi più’ e chi meno, dal fatto di avere un suono nella catena esistente leggermente asciutto e con certi generi poco eufonico.
Ora a prescindere dai diffusori, dal proprio ambiente e dalla musica che si ascolta, devo dire che anche nel mio sistema ho notato questa caratteristica,rispetto a un anno fa quando avevo un altro tipo di elettroniche. Io amo del suono Spectral la grande neutralità’,velocità,dettaglio e controllo,ma con gli attuali diffusori Focal Utopia Alto,pago un pelo di asciuttezza in gamma Medio alta,nulla più’.
Per questo motivo sarei curioso di fare questa prova,che d’accordissimo con te va un po’ contro la filosofia di Spectral a livello progettistico e di filosofia di suono.
DI certo posso migliorare il mio sistema e ovviare a questo seppur piccolo,difetto con alcuni generi musicali,ma mi piacerebbe capire fino a che punto e se ha un senso fare queste prove e dedicare tempo.Spero di essere stato abbastanza chiaro e attendo i tuoi commenti,sempre molto utili e descritti in maniera semplice e molto pacata.
Saluti

Bentornato Alberto. Se la mia risposta precedente ti è sembrata chiara, vedrai che questa lo sarà ancora di più. Innanzitutto mi sembra strano che si comprino apparecchiature che non fanno nulla per nascondere la loro connotazione per poi lamentarsi delle caratteristiche che pongono in evidenza, una volta installate nella propria abitazione. Oltretutto dopo l’esperienza già fatta da amici, che dovrebbe insegnare qualcosa. Ecco perché, sopratutto quando ci si accinge a spese del genere, il poter disporre di persone realmente in grado di dare un consiglio disinteressato, ammesso che lo si voglia stare a sentire, diventa importante. Dato che è proprio così che si evita di buttare soldi dalla finestra. Scusa se mi esprimo in questi termini ma il succo del tuo quesito continua a sembrarmi contraddittorio. Detto questo, dal mio punto di vista la prova che ti è stato consigliata non ha molto senso. Perché come ti ripeto andresti a correggere un errore con uno di segno opposto e di parecchio più marchiano. Il che non potrebbe fare altro dal peggiorare la situazione.
Ritengo probabile che il tuo problema sia nell’abbinamento di elettroniche e diffusori entrambi forse un po’ spinti su certi particolari, nei confronti delle caratteristiche dell’installazione che hai eseguito al riguardo.
E’ evidente però che se hai fatto quelle scelte, i tuoi gusti sono indirizzati su sonorità di un certo tipo. Allora che senso avrebbe andare su cose ad essi del tutto contrarie?
Ora, non so proprio fino a che punto possa avere un senso strangolare tutto con un pre non “eufonico”, ma per scelta del suo costruttore senza verve né dinamica, dato che lo stesso costruttore ha deciso che dagli impianti che includono le sue elettroniche non debba mai trasparire alcunché di vitale. Per tema che possa essere preso per un difetto, al pari di come si potrebbe interpretare anche solo un’ impronta alla brillantezza, quali che siano le caratteristiche della registrazione.
Con elettroniche come quella ritengo che perderesti gran parte delle caratteristiche di presenza in ambiente, realismo e precisione del tuo impianto.  A quel punto tanto varrebbe comperarsi un caterpillar, se l’intento è quello di spianare tutto. E a buon bisogno si risparmierebbe pure qualche soldo.
Allora secondo me non andresti a migliorare ma solo a sminuirne le caratteristiche, facendone intanto un ibrido senza capo né coda, e poi una grossa radio, in termini di sonorità, con l’intento di rendere un difetto meno palese.
Ciò non toglie che tu possa fare una prova al riguardo, e le prove se fatte con un minimo di cervello ma soprattutto possedendo i parametri necessari a valutarne correttamente il responso non sono mai una perdita di tempo. Quantomeno se non comporta spese eccessive.
Fin qui il mio commento alla proposta dei tuoi amici, da qui in poi il mio modo di vedere certe cose.
Sono un incrollabile avversatore del continuo cambio di apparecchiature, che a mio avviso produce solo il sostituire uno o più difetti con altri non di rado peggiori. Lasciando irrisolti i problemi di fondo perché non risiedono laddove si crede di trovarli. Da ciò deriva l’insoddisfazione perenne che rappresenta la sindrome endemica numero 1 degli appassionati di riproduzione sonora. La sindrome numero 2 è quella inerente il rimpianto per la leggendaria apparecchiatura venduta “per errore”, o forse a propria insaputa, tanti anni fa. Entrambe sono dovute proprio all’approccio profondamente inadeguato con cui si realizzano gli impianti, e più che mai quelli di alto livello, che non potrà mai essere lo stesso di uno di classe intermedia.
Ecco il motivo dell’esplosione del vintage: non perché le apparecchiature siano peggiorate oltremodo rispetto a quelle d’epoca, con i loro condensatori svenuti e cavi ossidati, tutt’altro. E’ l’approccio degli appassionati del tutto inadeguato alle caratteristiche e alle necessità delle migliori apparecchiature di oggi.
Così gli appassionati, dopo aver preso numerose e costose cantonate, cercano di tornare alle condizioni del tempo che fu, quando non c’era bisogno di accortezze che nessuno si cura di spiegare loro. Dato che riviste e siti internet pensano solo a reclamizzare il nuovo prodotto del costruttore tal dei tali, convincendo gli appassionati che per fare il “grande impianto” basta avere il denaro per comperarne i componenti.
In realtà le cose stanno in modo profondamente diverso. Il Sito Della Passione Audio è nato anche e soprattutto per provare a colmare almeno in parte determinate lacune. Gli insulti e i tentativi di delegittimazione, oltretutto puerili, ricevuti da fonti ben precise quando ha sollevato la cappa di silenzio riguardo ad alcuni argomenti, sono la prova che l’interesse preponderante è quello di lasciare le cose come stanno. Dato che l’appassionato deve solo comperare, sostituire, comperare di nuovo e così via, fino a consunzione. Che avviene il giorno in cui si stanca e molla tutto. Poi, se è proprio mediante il forzare all’esasperazione questo ciclo senza senso che si è voluto suicidare il settore e ridurre al lumicino la passione di tanti, pazienza. Forse dovremmo sforzarci di capire che numerose tra le caratteristiche sonore di un impianto derivano non dalle apparecchiature da cui è composto. ma dalle condizioni in cui le si fa operare.
Quindi, prima di fare cambiamenti così radicali, e improduttivi, inizierei appunto con il porre quelle che possiedi nelle condizioni di esprimersi come potrebbero.
Personalmente ritengo sia probabile che agendo in quel modo salveresti capra e cavoli. Ossia potresti utilizzare le elettroniche che preferisci insieme con i tuoi diffusori, stemperando gran parte dei difetti da te lamentati e riportandoli a proporzioni accettabili. E forse eliminandoli.
D’altronde più si persegue il perfezionamento e più basta un nonnulla per rovinare il risultato. Il difetto che ne deriva, oltretutto, assume proporzioni tanto più evidenti proprio per la capacità di apparecchiature del genere di porre ogni elemento della riproduzione nella visibilità migliore.
Quindi più grande è l’impianto, più grandi sono i problemi che può creare e più grandi sono le proporzioni con cui evidenzia i limiti delle registrazioni che gli si fanno riprodurre. Di conseguenza maggiori sono le accortezze che occorre mettere in campo affinché possa esprimersi come deve. Poi andrebbe anche capito che all’impianto non si dovrebbe chiedere di correggere i difetti delle registrazioni.
Questo modo di vedere le cose, del tutto contrario a quanto suggerito dalla pubblicistica di settore, che tende a raffigurare l’incremento delle prestazioni quale funzione diretta della spesa affrontata senza altre condizioni, e all’opinione dominante, mi viene indicato dalle esperienze che ho potuto fare nel corso del tempo.
Eccoti dunque il mio pensiero, espresso come sempre in piena franchezza.

A questo punto la scelta sta a te.
Puoi spendere un mucchio di soldi per stravolgere le caratteristiche del tuo impianto in base alle quali lo hai scelto a suo tempo, limitando le sue potenzialità, oppure metterne in ballo una frazione per fare in modo che possa esprimersi nel modo dovuto, avvicinandosi molto di più al tipo di sonorità che vorresti.


Prova d’ascolto.

Alberto mi scrive:

Ciao Claudio,
Complimenti per l’ottimo lavoro e servizio che stai offrendo a chi come me ha a volte bisogno di un consiglio o indicazione.
Sono il Responsabile Commerciale Estero di Omega Audio, quindi capisco abbastanza chiaramente quello che tu intendi per qualità di cavi, connettori e distributori di rete. A parte questa piccola presentazione ti chiedo se hai avuto esperienze in merito a prove di ascolto tra Pre Audio Research e Finali Spectral. Io al momento posseggo un Pre Spectral 30SL G2 con finale Spectral DMA 200S, abbinate ai diffusori Focal Utopia Alto. Sorgenti CD Omega Audio 4 Telai, Giradischi Michell Orbe con Braccio SME V e Testina Torlai Light Brown. In base ai suggerimenti di alcuni amici audiofili che hanno Spectral,sarei curioso di testare un Pre Audio Research Reference 2/3/5.
Ti chiedo un commento in merito in base alla tua esperienza.
Grazie tante e buona serata.

Ciao Alberto, grazie per l’apprezzamento e per la domanda. A dire il vero mi ero ripromesso di non rispondere pubblicamente a quesiti riguardanti apparecchiature specifiche e il loro abbinamento, come di non mettere in linea prove d’ascolto e reportage al riguardo. Motivo, evitare qualsiasi forma di pubblicità occulta, sia pure involontaria, e un altra serie di questioni derivanti dalla malafede a scopo di lucro con cui si è operato e si continua a operare in questo settore da parte di certuni. Le conseguenze sono evidenti e in definitiva vanno a ledere non solo la libertà di opinione, pensiero e azione dei singoli componenti la collettività, tranquillamente sacrificate in nome del tornaconto personale, ma addirittura la possibilità stessa di fare informazione serenamente riguardo a questo settore. Ti faccio un esempio. In base a scelte precise effettuate a suo tempo in ambito politico, ormai da decenni non si può più andare allo stadio a vedere la nazionale di calcio e fare il tifo al riguardo nel modo più spontaneo, ossia gridando forza Italia, senza aspettarsi che chi ti siede vicino possa dirti, ammiccando vistosamente: “voti per Silvio, eh?”

Per venire alla tua domanda, leggendola non ho potuto fare altro dall’interrogarmi sulle motivazioni del consiglio che ti è stato dato e sull’avallo che sembra aver ricevuto da parte tua, ricavandone solo altre perplessità. Ma come, i tuoi amici utilizzano amplificazioni di un marchio ben preciso e connotato in termini di caratteristiche sonore, nonché letteralmente osannato da molti, ma poi ti consigliano il preamplificatore di un marchio non solo diverso ma che si trova agli antipodi per caratteristiche tecniche e sonore? In genere succede il contrario: chi possiede oggetti di un certo marchio fa per essi un tifo sfegatato, sovente anche oltre i dati più o meno oggettivi e le opportunità connesse alla realtà di ogni singolo impianto. Questo mi fa pensare che la tua catena, sia pure allestita a partire da apparecchiature che prese una per una sono di valore indiscutibile, possa evidenziare alcuni problemi di abbinamento. In particolare per quanto riguarda la sua sonorità, che a tratti potrebbe rivelare sintomi di un’estremizzazione maggiore del desiderabile. Di qui, forse, il consiglio di ricorrere a un preamplificatore capace in qualche maniera di stemperare l’esuberanza dei componenti che lo seguono. Se è questo il modo in cui stanno effettivamente le cose, vado a illustrarti la mia opinione. Per quanto sia possibile che in questo modo tu possa ottenere i risultati che desideri, sinceramente mi sembra un approccio non del tutto corretto, dato che in pratica ci troviamo di fronte a un errore, per risolvere il quale ne utilizziamo un altro di segno opposto. Oltretutto in merito al preamplificatore, il cui ruolo è non solo oltremodo delicato, ma in grado di caratterizzare nel bene e nel male il comportamento del finale e di tutto l’impianto. Quanto al finale, possiamo anche averne uno da 100.000 watt, ma se il pre non lo spinge nel modo dovuto e a sua volta lo stesso pre non è spinto a dovere da quanto lo precede, la sensazione che avremo sarà sempre e solo di carenza. Per potenza, dinamica e il resto degli elementi che attengono la parte energetica della riproduzione sonora. Dal mio punto di vista, allora, che resta comunque espresso a distanza e in quanto tale da prendere con il più ampio beneficio d’inventario, la cosa migliore sarebbe ripartire dall’inizio. Quindi che tu mi spiegassi nello specifico quali sono i motivi che hanno spinto i tuoi amici a darti il consiglio di cui mi hai parlato e che ti spingono a seguirlo. Avendo più chiara la tua situazione potrò darti un’opinione che non sia del tutto campata in aria per riconsiderare la composizione della tua catena, così da avvicinarti maggiormente ai risultati che ti prefiggi.

 


Filtraggio e rigenerazione della corrente di rete

Alessandro mi scrive:

Salve, sto cercando di costruirmi dei cavi di alimentazione corretti seguendo indicazioni dal web, per l’esattezza sul noto sito TNT-audio. Ho un amplificatore abbastanza vetusto ma a mio avviso ben funzionante, un Kenwood ka3020. Mi chiedo cosa voglia dire ‘rigenerare’ e ‘filtrare’ la corrente: attraverso quali dispositivi è possibile farlo? Grazie.

Caro Alessandro, grazie a te della domanda. Dal momento che i problemi riscontrabili nella corrente fornita dalla rete di distribuzione dell’energia, descritti sommariamente nell’articolo “L’hi-fi non è una lampadina” possono causare un degrado percepibile ai fini delle doti sonore di un impianto, già da parecchi anni sono divenuti di uso alquanto comune filtri e rigeneratori di rete. Si tratta appunto delle apparecchiature che svolgono le funzioni di rigenerazione e di filtraggio della corrente elettrica inerenti la tua domanda. Le loro caratteristiche realizzative rispecchiano il diverso approccio che è possibile adottare nei confronti dei problemi suesposti. I filtri sono elementi passivi, realizzati tipicamente mediante bobine e condensatori di valore appropriato, opportunamente connessi tra loro. Sono destinati appunto a filtrare le componenti spurie dell’energia elettrica fornita dalla rete, che come saprai è una corrente alternata di 230 V e 50 Hz. Quindi nei limiti della loro efficacia, i filtri tagliano via l’eventuale, o meglio sicura, presenza di disturbi ad altre frequenze. I rigeneratori sono invece apparecchiature di tipo attivo, atte a “ricostruire” un segnale di tensione e frequenza pari a quella di rete. Possiamo raffigurarceli come una sorta di amplificatori, che però lavorano a frequenza e tensione fisse, di potenza più o meno elevata. Il loro problema è proprio questo, dato che per alimentare correttamente le apparecchiature di un impianto, senza rappresentare a loro volta un limite per la quantità di energia ad esse fornita, che andrebbe a penalizzarne il funzionamento oltre alle doti sonore, è necessario che i rigeneratori possano erogare correnti elevate. Questo incide ovviamente sui loro costi, quasi mai alla portata dei possessori di impianti di classe non altissima. Per questo motivo si usa talvolta collegare ai rigeneratori soltanto sorgenti e preamplificatori, proprio per evitare sovraccarichi e ridurre i costi necessari all’acquisto del rigeneratore. In questo modo però i disturbi di rete trovano il modo di entrare nella catena audio attraverso l’amplificatore, limitando quindi l’efficacia della soluzione. Diciamo allora che per un impianto come il tuo, già il fatto di trasportare in modo ragionevolmente corretto l’energia alle apparecchiature è un accorgimento benefico e dimostra che sei un appassionato avvertito e intenzionato a porre i componenti del tuo impianto, per quali che siano, nelle condizioni operative migliori. Mi chiedo però se il tuo amplificatore sia in grado di ricevere un cavo come quello che progetti di realizzare. Se come temo non dispone di un connettore IEC tripolare per il cordone di rete, per intenderci simile a quello presente sugli alimentatori dei computer fissi, per utilizzare il cavo di alimentazione che vuoi costruirti dovrai per forza di cose montarne uno, oppure collegare il tuo cavo direttamente alle terminazioni del trasformatore interno. Entrambe le operazioni è meglio affidarle a un tecnico competente. Tieni presente comunque che un cavo di alimentazione di qualità maggiore può essere utilizzato anche per le altre apparecchiature del tuo impianto, come ad esempio la sorgente. Ti rendo noto, infine, che esistono in commercio dei connettori IEC che incorporano il filtro di rete. Il loro ingombro però è maggiore, quindi prima di acquistarli è consigliabile verificare che esista lo spazio necessario all’interno dell’apparecchiatura in cui li si vuole montare.


Di che razza di finali si tratta?

Massimo di Pinerolo mi scrive:

Buongiorno Claudio, innanzitutto grazie per l’amicizia concessami su FB, mi ritengo un tuo estimatore “da sempre”, e per questo avrei una domanda da farti.
In una prova su FdS di un paio d’anni fa, se non ricordo male sui Graaf, nelle apparecchiature di riferimento tu citi le elettroniche Audio 2C, in special modo i finali ZR1 che hanno destato la mia curiosità.
Non ho trovato nulla in rete, si tratta di apparecchiature ancora in commercio? Ce ne puoi parlare un po’?
Grazie e Saluti,
Massimo

Ciao Massimo, grazie della domanda e ancor più per la considerazione nei miei confronti, della quale mi ritengo grandemente onorato. Riguardo alla tua domanda, cominciamo dall’inizio. Nel momento in cui ho avuto la necessità di oltrepassare i limiti delle apparecchiature che avevo usato fino ad allora, per una serie di motivi facili da immaginare ho dovuto realizzarne altre per conto mio. Nate per scommessa, di sicuro per una questione di fortuna si sono rivelate in grado di andare oltre le aspettative dal punto di vista sonico. Quindi ho iniziato a utilizzarle in pianta stabile. Non solo per il mio piacere personale, ma anche per gli impieghi diciamo così “professionali”. Così, nel momento in cui è stato necessario elencarle nella lista delle apparecchiature utilizzate nelle prove d’ascolto, mi sono trovato a dover dare loro un nome. A questo proposito detesto l’abitudine sopravvenuta negli ultimi anni di cercare di colpire l’immaginazione degli appassionati con denominazioni esageratamente suggestive, se non roboanti, che per conto mio ritengo dimostrazione, da parte di chi le utilizza, della mancanza di mezzi più idonei per attrarre l’attenzione. Così ho deciso per Audio 2C, facendo riferimento alle mie iniziali: scelta fin troppo banale ma in linea con le mie convinzioni. Per primo è arrivato un convertitore D/A e subito dopo i finali monofonici che menzioni nella tua domanda. Poi è stata la volta di un preamplificatore valvolare a due telai, di un amplificatore integrato, di un nuovo convertitore D/A e di un secondo pre a valvole, più economico. I Mos ZR1 devono la loro sigla alla tipologia di componenti attivi che utilizzano nella sezione finale, Mosfet appunto, e a un’altra scelta che resta un mio piccolo segreto di Pulcinella. Se finora non hai potuto trovare nulla in rete al loro riguardo, da adesso, almeno in merito ad Audio 2C, puoi trovare qualcosa qui nel mio sito, in particolare alla filosofia che sta alla base di tutte le apparecchiature che realizzo. E’ descritta per sommi capi nella pagina ad essa dedicata. Qualcuna delle mie elettroniche ha già un suo spazio, presto anche i finali che hanno destato la tua curiosità avranno il loro. A questo proposito ti prego di portare ancora un po’ di pazienza, dato che sono da solo e devo pensare anche agli articoli da pubblicare sul sito, oltre a tutto il resto. Quei finali, inoltre, trovano impiego anche nell’amplificatore integrato PF-1T, sia pure in versione stereofonica e più consona all’impiego in un’apparecchiatura di quel genere.


Analogico, ne vale la pena?

Enrico di Milano mi scrive:

Buona sera Claudio, ciò che le chiedo penso sia un dilemma per tutti gli appassionati come me sulla soglia dei 50 anni ovvero: il mio impianto Hi-Fi, di cui sono soddisfatto fruitore, manca di giradischi e, come può ben immaginare, da vecchio appassionato di musica posseggo circa 300 LP del caro e vecchio vinile che rimangono giocoforza nel cassetto; secondo lei è il caso di affrontare la spesa per un giradischi (e quale modello???) oppure rinunciare e limitarsi all’ascolto digitale? A me sembra che il digitale manchi sempre di freschezza rispetto all’analogico…..oppure sono fisime di un barbogio passatista?
Grazie mille e complimenti per questo nuovo sito!
Tanti saluti, Enrico

Caro Enrico, grazie a te della domanda e dei complimenti. Per prima cosa invito te e tutti gli altri appassionati che mi scriveranno a darmi del tu, come si fa tra persone animate dalla stessa passione. Per venire al tuo quesito, da analogista irriducibile quale sono, penso che una collezione di 300 LP meriti senz’altro di essere goduta e nel modo migliore. Il problema sono appunto i costi, che tra giradischi, testina e pre phono possono arrivare facilmente sui 2000 euro, anche senza andare su cose particolarmente esclusive e anzi tenendosi piuttosto bassi. Per conto mio la naturalezza dell’analogico, che è sempre stato e resta tuttora il suo elemento vincente nei confronti del digitale, merita di spendere anche cifre parecchio superiori a quella cui ho accennato. Sta poi alla disponibilità economica di ciascuno, e alla volontà di mettere in ballo certe somme, la decisione finale riguardo al dare il via all’operazione. Dovendo contenere i costi, forse sceglierei un buon giradischi usato per lasciare uno spazio maggiore alla testina e soprattutto al pre phono, che nell’equilibrio della sorgente analogica ha un’importanza fondamentale.

P.S.

Forse ti farà piacere sapere che è in preparazione un articolo dedicato proprio alla situazione attuale nel campo delle sorgenti analogiche.


Vintage alla riscossa

Franco di Frosinone mi chiede:

Caro Claudio, la settimana scorsa ho accompagnato un amico a prendere il suo nuovo finale presso un grande negozio del nord Italia. Così ho trovato questo amplificatore integrato di classe elevata che nonostante i suoi anni era in condizioni impeccabili. Il prezzo mi è sembrato buono e così non ho resistito alla tentazione di comperarlo. Quando l’ho portato a casa e l’ho collegato all’impianto ho avuto una grande sorpresa. A mio giudizio va meglio della costosa amplificazione moderna, valvolare e a due telai, che fino a ieri ho ritenuto tra le cose più efficaci in assoluto che si possano ascoltare. Tu cosa ne pensi, ti sembra possibile? 

Caro Franco, innanzitutto complimenti per il colpo fortunato che ti è capitato. Esauriti i convenevoli di rito, passo a esporti le mie impressioni al riguardo. Tra le cose che col tempo ho imparato ad apprezzare nella riproduzione sonora, e in tutto ciò che ad essa è legato, ce ne sono due in particolare. La prima è che non si deve mai dare nulla per scontato, la seconda è che non si smette mai di imparare. In quest’ottica, il comportamento sfoderato dal tuo integrato vintage può non essere sorprendente. E’ anche vero però che senza controprove al riguardo, potrebbe essere dovuto alle condizioni particolarmente favorevoli, nei confronti delle sue caratteristiche tecniche e funzionali, in cui si è trovato a operare con l’impianto cui lo hai collegato. Diciamo allora che per farsi un’idea più precisa in merito ci vorrebbe una verifica in abbinamento ad altri impianti. E’ vero inoltre che la prima impressione potrebbe essere giusta ma non del tutto esaustiva. Magari alla lunga, dopo aver ascoltato un numero maggiore di dischi, potrebbero saltar fuori i limiti di un’elettronica che per una serie di circostanze non si sono manifestati al primo approccio. Ci sarebbe poi un altro discorso, di lunghezza e complessità tali da non poter essere affrontato in questa sede. Allora riassumo il tutto facendo io una domanda a te: posto che la perfezione assoluta non esiste, e che nel processo di avvicinamento ad essa che interessa le migliori tra le apparecchiature odierne si rendono necessarie condizioni di contorno sempre più stringenti affinché le loro caratteristiche possano esprimersi a fondo, siamo sicuri noi utilizzatori di mettere a disposizione di apparecchiature tanto raffinate le condizioni necessarie per farle rendere al meglio, oppure le obblighiamo a operare in contesti poco o nulla dissimili a quelli di trenta e più anni fa?


Sorgenti digitali, problemi di lettura

Emanuele di Forlì mi scrive:

Ciao Claudio, possiedo un lettore digitale marca Xxxxx, modello XX-XXX X del quale sono molto soddisfatto. Da qualche tempo però ha dei problemi di lettura, che si verificano soprattutto con i dischi masterizzati e sembra che si presentino con sempre maggiore frequenza. Per questo sto valutando se sia il caso di venderlo e acquistare una nuova sorgente.

Ciao Emanuele e grazie della domanda.

Credo che il tuo lettore, ormai con qualche anno di età sulle spalle, possa avere problemi al pick up ottico. Nulla di particolarmente serio: si tratta soltanto di eseguire una nuova taratura del pick up, che dovrebbe ovviare all’inconveniente lamentato.

Se anche in questo modo non si riesce a risolvere il problema, potrebbe essere necessario sostituire il pick up, un po’ come si fa con i giradischi analogici quando lo stilo è usurato. L’intervento è alla portata di qualsiasi laboratorio tecnico della tua zona in grado di operare sulle macchine digitali. Se proprio non riesci a trovarne uno fammelo sapere e ti saprò indirizzare, anche se sarà necessaria la spedizione del tuo lettore. La spesa occorrente per un intervento simile non dovrebbe essere troppo elevata.

Dopo la nuova taratura, o alla peggio la sostituzione del pick up ottico, la tua macchina leggerà come da nuova. Quindi se sei soddisfatto del suo comportamento non hai alcun bisogno di comperare un nuovo lettore. Casomai la somma che avevi preventivato di usare in quel modo potrai destinarla in maniera più proficua alla crescita del tuo impianto.


Giradischi mal tarato o è solo questione di sporco?

Francesco di Colleferro (RM) mi scrive:

Caro Claudio, qualche tempo fa ho acquistato un giradischi usato che mi ha fatto riscoprire il piacere di ascoltare la musica in analogico, grazie a una collezione di dischi che già avevo in casa. Tuttavia con alcuni di essi succede che verso fine disco il suono incomincia a diventare più sporco, quasi a distorcere. Non so se possa dipendere dalla puntina o altro, tu puoi darmi un consiglio?

Ciao Francesco e grazie della domanda.

Innanzitutto verifica che sulla puntina non si accumuli sporco, cosa che per ovvi motivi diventa più evidente proprio a fine disco. In questo modo causa difficoltà di tracciamento, da cui distorsione. Per pulirla puoi usare un pennellino per rasoi da barba elettrici o simili, avendo cura di passarlo esclusivamente da dietro in avanti per non rischiare di danneggiare il cantilever.

Se la puntina resta ben pulita anche a fine disco, il problema che lamenti potrebbe essere dovuto in primo luogo al posizionamento non del tutto corretto della testina sullo shell. Allo scopo sarebbe meglio eseguire una verifica della taratura, in particolare rispetto al valore dell’overhang. Ossia dello sbalzo tra stilo e perno del piatto, quando il braccio si trova a fine corsa. Questo valore è di solito dichiarato dal costruttore del braccio, o del giradischi se del tipo già munito di braccio nella dotazione di serie.

Nel caso tu non riesca a reperire tale valore, puoi utilizzare una dima per la verifica dell’errore radiale di lettura, con l’aiuto della quale posizionare la testina in modo di ridurlo per quanto possibile. Non solo a fine disco, ma su tutto l’arco di lettura, altrimenti l’errore che lamenti potrebbe ripresentarsi in altri punti. Altri elementi da controllare al riguardo sono il peso di lettura, che non deve essere troppo basso, e l’antiskating, da regolare in funzione del peso di lettura e della forma dello stilo.

Forse ti farà piacere sapere che ho in programma la pubblicazione di una serie di articoli dedicati proprio alla taratura dei giradischi, un’arte difficile e complessa ma che può essere effettuata da chiunque abbia un po’ di buona volontà, conosca i parametri su cui intervenire e il modo con cui farlo.


Tweeter bruciato

Carlo di Roma mi scrive:

Ciao Claudio, giorni fa stavo ascoltando musica con alcuni amici e dopo un po’ mi sono accorto che un tweeter si era ammutolito. I collegamenti mi sembra siano in ordine quindi ho paura che si sia rotto. Una figuraccia che non ti dico, i miei amici hanno cominciato a prendermi in giro, dicendo che il mio impianto non vale nulla. La cosa però mi sembra strana, dato che ho un amplificatore da 50 watt per canale, mentre le casse sono da 150. Quindi possono reggere benissimo la potenza dell’amplificatore. Oltretutto non stavo ascoltando a volumi esagerati, dato che la manopola del volume era poco oltre la metà corsa. Tu hai idea di cosa possa essere successo?

Ciao Carlo e grazie per la domanda.

Per prima cosa ti dico che mi spiace molto per l’accaduto. Da quanto mi racconti però, temo proprio che abbia rotto il tweeter.

Al di là del fatto che, per una somma di ragioni, quando si è in compagnia si tende in certi casi ad alzare il volume più del dovuto, se i tuoi diffusori sono dati per 150 W di potenza sopportata e il tuo amplificatore ha una potenza nominale di 2×50 W non vuol dire praticamente nulla. Infatti se si eccede con la rotazione della manopola del volume, l’amplificatore tende a lavorare sempre più in condizioni di saturazione.

Sopratutto con gli amplificatori a stato solido, questo causa distorsioni ragguardevoli e di ordine elevato, che vanno a scaricarsi proprio sul tweeter, per potenze che nei casi più estremi possono raggiungere valori ben superiori a quelli di targa. Di qui la possibilità di danneggiamento dell’altoparlante, che per un po’ regge ma alla lunga il calore accumulato finisce con il romperlo.

Per evitare il ripetersi di questi problemi si dovrebbe avere l’accortezza di non far saturare l’amplificatore. Ovvero di mantenerlo sempre nelle condizioni in cui la sonorità resta pulita. Non appena si cominciano a udire segni non di distorsione netta, ma di un semplice irruvidirsi del suono, si può essere certi che si sta andando oltre, sia pure per brevi istanti data la natura impulsiva del segnale audio, la potenza massima dell’amplificatore.

Che sia successo proprio così lo suggerisce il fatto che tu abbia ruotato con tale generosità la manopola del volume. A questo riguardo va tenuto presente che il punto in cui si ha la potenza massima non è a fondo corsa della manopola, ma lo si può raggiungere anche molto prima, in funzione del livello di uscita della sorgente e della sensibilità d’ingresso dell’amplificatore. Soprattutto con le sorgenti digitali, che hanno un livello di uscita sostenuto.

Inoltre, specie i dischi dei generi moderni sono spesso caratterizzati da segnali ad alto livello e fortemente compressi, per tenersi il più possibile nelle vicinanze dello 0 dB, secondo i dettami della “Loudness War” di cui parleremo presto. In condizioni del genere la potenza massima indistorta può essere raggiunta già con la manopola a ore 9.

Detto questo, in modo apparentemente paradossale, nelle condizioni da te descritte ma con un amplificatore più potente il tweeter probabilmente si sarebbe salvato. Proprio perché anche a volume così elevato un amplificatore più potente avrebbe continuato a lavorare nell’ambito della potenza massima erogabile, quindi senza dar luogo alle distorsioni che hanno bruciato il tuo tweeter.

Quindi ora non ti resta che sostituirlo e per il futuro fare maggior attenzione al modo con cui agisci sulla manopola del volume. In bocca al lupo! 🙂