La cuffia delle meraviglie?

Durante una conversazione via PC, mentre mi diceva di apprezzare le cuffie, oggetti parecchio di moda al momento, l’amico Roberto Mugnaini mi ha inviato il link a un oggetto piuttosto interessante.

Si tratta appunto di una cuffia, ma non una delle solite. Stiamo parlando infatti di un oggettino da 50.000 euro, esposto all’ultima edizione del CES, da dove un ragazzotto dall’aria spiritata, e vestito con una polo debitamente sponsorizzata, ha decantato via youtube le meraviglie di questa nuova follia.

Non lo nascondo: appena ho visto la faccia del videoreporter, la prima cosa che mi è venuta in mente è che per la presentazione di un oggetto del genere è proprio il tipo adatto.

Una seconda riflessione ha riguardato il grado di esperienza del nostro e quindi la sua dimestichezza con i parametri necessari a discernere se e quanto il livello prestazionale dell’oggetto possa essere all’altezza di un prezzo di vendita che non so se è più provocatorio o paradossale.

Capisco che così facendo mi sono messo nelle stesse condizioni del dettagliante che tanti anni fa si mostrò convinto che non fossi in grado di comprendere le doti effettive dell’amplificatore da me scelto, ma tant’è.

Come di regola in casi simili, la video-presentazione è infarcita di formule di circostanza, basate sui luoghi comuni più triti e banali.

Primo fra tutti quello che la cuffia in questione è davvero fabbricata in Germania, nazione che dunque si vuole presentare una volta di più come il vero, impareggiabile e insostituibile paradiso della tecnologia. Concetto darwiniano di rara efficacia per suffragare l’idea che qualsiasi prezzo sia giustificato per un prodotto di tale provenienza.

Il giovane presentatore tiene poi a sottolineare che l’oggetto richiede “un’intera giornata di lavoro” per essere realizzato, come se stesse parlando di chissà cosa. Ho capito, ma questa giornata di lavoro piena quanto ce la vogliamo far pagare?

Anche perché si dà il caso che la forza lavoro operante sul suolo teutonico sia per oltre il 20% ridotta alle condizioni neoschiaviste dell’Hartz IV. Sempre nello stato tedesco vi è la percentuale più elevata, a livello continentale, di lavoratori sottopagati rispetto al reddito medio nazionale. Ma forse all’entusiasta video-recensore, e alla faccia del politicamente corretto che per quanto mi riguarda è il vocabolo di neolingua che sta per ipocrisia, questa realtà sfugge.

Inevitabile, prima di vedere l’oggetto, chiedersi come si possa solo immaginare di riuscire a rendere plausibile un prezzo simile.

In effetti non lo è in alcun modo per una cuffia, fosse pure d’oro zecchino. L’unica motivazione plausibile è dare al pubblico che se lo può permettere un ulteriore status symbol, dalla valenza di coronamento alla propria condizione di privilegio.

Osservando la questione a mente fredda, invece, non può trattarsi altro che di una dimostrazione di scarso raziocinio, visto che si è pagata una cuffia come una piccola casa di campagna, e di cinismo, conseguente allo spendere somme simili per un oggetto così futile quando il 99% della popolazione mondiale sta conoscendo un concreto impoverimento, e da noi a 11 milioni di persone è stata sottratta persino la possibilità di accedere a cure mediche.

Si tratta per l’appunto delle condizioni necessarie affinché il restante 1% possa permettersi vezzi simili, in base alla mancanza del più elementare senso etico.

Nel contesto attuale si rileva la propensione dell’industria tedesca a realizzare un numero crescente di prodotti atti a celebrare nel modo più acconcio gli esiti del travaso di ricchezza dal basso verso l’alto, a favore dell’1% della popolazione. Tendenza che si è coraggiosamente deciso di sostenere, quale ulteriore rappresentanza del mondo legato alla riproduzione sonora nella specifica fascia di mercato.

Scelte del genere a mio avviso sono tipiche di ogni realtà che corre verso il proprio epilogo, giungendovi attraverso una fase di palese ma incompresa decadenza, in cui si vanno progressivamente perdendo i contatti con il mondo reale.

La cuffia in questione opera mediante trasduttori elettrostatici.

 

Le orecchie di Spock

Il ragazzotto che ha curato la presentazione video indulge a lungo nel rilevare le finezze realizzative di questo prodotto, sia pure incorrendo anche in qualche svarione clamoroso. Non si sa quanto indotto ma di sicuro indicativo di un entusiasmo forse un po’ fuori luogo.

Ne è un esempio l’individuare il motivo estetico in alluminio che circonda gli auricolari come “alette per il raffreddamento”, atte a favorire le corrette condizioni di lavoro per i trasduttori. Chissà se il simpatico ragazzo arriverà un giorno a chiedersi quali quantità di energia dovranno mai accogliere quei trasduttori, per avere bisogno di elementi atti allo smaltimento del calore che ne deriva. Nella fattispecie oltretutto, quei presunti dissipatori sono conformati in maniera da essere del tutto inutili allo scopo.

Da quest'angolazione, i padiglioni della cuffia ricordano le orecchie del vulcaniano più noto tra gli appassionati delle serie TV ispirate alla fantascienza
Da quest’angolazione, i padiglioni della cuffia ricordano le orecchie del vulcaniano più noto tra gli appassionati delle serie TV ispirate alla fantascienza

Sinceramente quel motivo puntuto alla sommità degli auricolari ricorda più che altro le orecchie di Spock. In quanto tale potrebbe rappresentare un messaggio tra le righe, atto forse a suggerire all’osservatore la valenza della cuffia quale oggetto futuribile, proprio di un progresso ultraterreno. Dunque una vera meraviglia tecnologica, di portata pari a quelle con cui si compirà il destino già scritto per il genere umano alla conquista dell’universo.

L’urgenza di reperire elementi atti a giustificare il prezzo di vendita dell’oggetto porta il nostro eroe a magnificare persino i cuscinetti circumaurali ricoperti in vera pelle (si, ma quanta me ne devi dare, per arrivare a 50.000 euro?).

Si può immaginare che buona parte dei costi di produzione derivi dall’elettronica a corredo della cuffia, che ha le funzioni di amplificatore-elevatore necessario per i trasduttori elettrostatici.

A questo punto tanto valeva farla pagare a parte, per sottolineare ancor meglio l’esclusività del prodotto.

Diciamo allora che sotto questo profilo, lo spennare gonzi provvisti di troppo denaro, lo scopo dei quali sembrerebbe il mostrare le capacità di spesa con cui forse ritengono di elevare la propria condizione umana, il costruttore della cuffia si trova ancora a un livello, diciamo così, semi-professionistico.

L’elettronica in dotazione alla cuffia delle meraviglie ha un cabinet realizzato in  marmo, che gli conferisce l’aspetto più degno di una lapide funeraria, ma il costruttore tiene ad assicurare trattarsi di purissimo Carrara.

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Ma guarda: per dare una veste acconcia ai loro pretesi primati tecnologici, il virtuoso tedesco si ritrova costretto a rivolgersi alle materie prime e al frutto del lavoro dei lazzaroni di paesi che ha definito PIIGS e accusato senza mezzi termini di voler vivere al di sopra delle loro possibilità.

Dal momento che il peso non rappresenta un elemento critico, già che ci si trovavano perché non realizzarlo in un materiale più nobile, che so, in palladio?

D’altro canto al popolo germanico viene da sempre riconosciuta l’atavica ritrosia allo spendere denaro, che qui si trova il modo di riconfermare anche riguardo al cavo di collegamento, in rame ricoperto d’argento.

Via, per 50.000 euro se ne sarebbe potuto mettere tranquillamente anche uno realizzato completamente nel materiale più nobile: difficile credere che la spesa necessaria avrebbe condotto al fallimento.

 

Gadget innocenti per ricchi gaudenti

Oltre ai controlli rotanti, che fuoriescono alla pressione del ditino, l’elettronica ha in dotazione due quartetti di valvole, che dalle immagini del filmato non sono riuscito a identificare ma per la pronunciata dentellatura degli isolatori in mica danno l’impressione di essere delle vere cinesi. All’accensione i tubi a vuoto si sollevano come per magia dal pannello superiore.

Forse per sottolineare l’esclusività della soluzione si è pensato di proteggerle una ad una mediante teche in materiale trasparente, probabilmente vetro, illuminandole anche dal basso per aumentare ulteriormente l’effetto coreografico d’insieme.

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La cerimonia mistica dell’ascensione delle valvole.

Chissà qual è la conseguenza di tale protezione per il raffreddamento degli elementi attivi, notoriamente critico riguardo alla loro durata. E’ anche vero che chi può spendere tanto denaro per una cuffia non avrà certo problemi a rinnovare il corredo di componenti attivi con più frequenza del necessario, anche se non è detto sia a conoscenza di tale necessità.

Data la somma in ballo si sarebbe potuto prevedere almeno un sistema di controllo delle temperature, cui però non si fa cenno nel materiale propagandistico diramato dal costruttore. In compenso è caratterizzato dall’impiego delle parole-chiave più efficaci per indurre nell’osservatore uno stato di accettazione passiva del messaggio diffuso per il suo tramite.

Alcune di esse meritano di essere menzionate. Quella che mi ha colpito di più è “Shape the future of audio”. Se per mezzo dell’oggetto in questione ci viene offerta persino la possibilità di  “dare forma al futuro dell’audio”, quasi quasi ci si convince che il prezzo richiesto sia addirittura conveniente.

Purtroppo però l’immagine abbinata a uno slogan tanto affascinante non è assolutamente all’altezza del suo compito. Se agitarsi in una sorta di discoteca disadorna, fianco a fianco con un gruppo di bamboccioni di varia età sovrastati dal DJ di turno equivale a ridefinire il futuro dell’audio, forse è meglio tenerselo così com’è.

Per tralasciare poi il simbolismo di sottomissione e ritualità pagana che trasuda dall’immagine.

 

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Per un verso mi chiedo come si ritenga possibile abbinare elementi che cozzano l’uno con l’altro in maniera che definirei persino surreale. Al riguardo l’unica spiegazione che riesco a darmi è quella della dissociazione: non solo dalla realtà concreta, ma persino da quella che si intende costruire per le proprie finalità commerciali.

Attenzione però, l’imporre un modello di dissociazione ne causa l’accettazione, almeno nella parte più ricettiva dei destinatari del messaggio.

Da un’altra prospettiva è inevitabile domandarsi quanto denaro avrà percepito il “creativo” di turno per aver partorito questa genialata, e quale potrà essere lo stipendio di chi ha dato il beneplacito a roba simile.

Altri slogan degni di menzione sono “Legend Reborn”, “Reshaping Excellence”, “Beauty with a purpose”, “Precious metal”: un mini trattato riguardo alle parole chiave atte a colpire proprio laddove ha origine lo stimolo per l’attività onirica dell’osservatore, probabilmente in assenza di argomenti più solidi.

Il battere ripetuto su concetti come “shaping”, “reshape” e “legend” è da ritenersi indicativo degli obiettivi propri della campagna promozionale abbinata alla cuffia in questione.

Contemporaneamente all’ascensione delle valvole si celebra una cerimonia parallela, quella dell’apertura del sesamo di Alì Babà, o forziere di banca centrale che dir si voglia, all’interno del quale è custodito il tesoro rappresentato dalla cuffia-più-costosa-del-mondo.

Sinceramente già la sua semplice osservazione dà adito a più di qualche critica. Ad esempio per la ricopertura del cavo di collegamento, eseguita mediante calza estensibile. Inserendovi delle pagliuzze in metallo prezioso se ne poteva rendere più regale l’aspetto. Anche il connettore dà l’idea di poter essere realizzato con modalità più all’altezza di un prodotto tanto esclusivo.

il-forziereAl di la di tutto questo, i contenitori che riguardano il meccanismo di ascensione delle valvole e il contenitore in cui alloggia la cuffia non sembrano integrati con la più grande maestria nel design dell’oggetto.

Sotto il profilo tecnico si rilevano altre scelte che osservate superficialmente potrebbero apparire plausibili, ma che rivelano gli ulteriori elementi di contraddittorietà per un prodotto che ambirebbe a imporsi quale vertice indiscusso della tecnologia attuale. Un esempio riguarda la sezione di conversione D/A presente nell’elettronica di controllo, riguardo alla quale si vanta l’impiego di integrati di produzione Sabre.

Malgrado siano stati oltremodo celebrati dalla stampa di settore e dal codazzo acritico che le si trascina dietro, all’atto pratico i prodotti di quel marchio si sono rivelati non all’altezza degli esemplari più efficaci del settore.

Per un oggetto di costo simile si sarebbe potuto tranquillamente ricorrere a convertitori realmente ai massimi livelli oggi disponibili. O meglio realizzarli appositamente, scelta già percorsa in passato da apparecchiature senz’altro di rango, ma non caratterizzate dalle ambizioni, o meglio dalle velleità della cuffia delle meraviglie, il cui progetto rivela dunque un ulteriore aspetto di natura non proprio cristallina.

Ancora una volta si afferma il concetto inerente l’indurre nell’osservatore una percezione di qualità, piuttosto che produrne effettivamente e tantomeno fare tendenza al riguardo. Se persino per un prodotto di questo tipo non se ne ha il coraggio, ma si preferisce restare nei ranghi, non si sa più a quale livello occorra rivolgersi per avere certe cose.

In questa specie di sagra organizzata in celebrazione del cinismo e del cattivo gusto, altra specialità cui ai tedeschi è storicamente dato atto di indubbia perizia, non ci si poteva far mancare nulla. Anche per quanto riguarda il programma musicale scelto per la dimostrazione della cuffia, che lascio indovinare a chi legge.

Purtroppo chi darà la risposta giusta non vince proprio un bel niente, tale è la sua ovvietà: si tratta di “Hotel California”, un tempo un bel brano nel suo genere, reso oltremodo stucchevole proprio dall’abuso che se ne è fatto da parte di chi in tutta evidenza non sembra in grado culturalmente di trovare qualcosa di meglio. E neppure dimostra l’intenzione di andare alla ricerca di un pubblico dal palato più fine di tanto. Con tutto il rispetto per gli Eagles, che restano un gruppo di buon valore, nel suo genere e per la sua epoca.

Parte la musica e il video-recensore si lascia inquadrare mentre ascolta con un’aria di grande concentrazione. Per poi assicurarci di non aver mai sentito il brano in modo simile, cercando di assumere l’espressione più convincente che gli riesce.

La credibilità e la scelta dei termini in questi frangenti hanno un’importanza sostanziale: peccato che sia proprio il giudizio emesso dal recensore l’indice più affidabile del fallimento materiale di un prodotto siffatto. Quantomeno sotto il profilo della sua destinazione d’uso primaria, ammesso che sia ancora la riproduzione sonora e non la mera ostentazione delle proprie possibilità economiche.

Se mi chiedi di spendere 50.000 euro per una cuffia, da essa non accetterò nulla meno di sensazioni tali da darmi la convinzione irrefutabile che gli Eagles si siano realmente materializzati di fronte a me.

A dispetto dell’entusiasmo che l’autore del reportage cerca di infondere alla sua valutazione, nulla lascia trasparirbe che il comportamento della cuffia sia stato tale da approssimare sia pure nel modo più remoto qualcosa di simile.

A dire la verità, anzi sembra assumere un’aria alquanto perplessa.

Per ottenere sensazioni paragonabili a quelle da lui descritte, atteniamoci ad esse, forse potrebbe bastare una bella Stax, dal prezzo almeno 10 volte inferiore.

Ma certo, a determinati livelli le prestazioni concrete non interessano più: “noi ti vendiamo un sogno”.

Dunque, tanto il nostro amico, perdonabile per via dell’inesperienza, che però non lo trattiene dal tentare lo scoop atto a portare migliaia di visualizzazioni al suo canale youtube con fine di monetizzazione, quanto il produttore di questo oggetto da nababbi, che al riguardo non ha scusanti, devono essere convinti che il pubblico degli appassionati interessato al loro fenomeno da baraccone sia composto da lobotomizzati come e più di loro.

Spiacente ma si sbagliano: qualcuno cui è rimasto un barlume di senso delle proporzioni e della realtà esiste tuttora.

Un tempo per cose simili c’era una definizione che ne riassumeva in maniera quantomai efficace la molteplicità di elementi deteriori di cui sono costellate: americanate.

Ora si è perso il significato di un termine del genere, dato che proprio la mancanza di senso della misura, l’apprezzamento del futile, del pacchiano, del gigantismo fine a sé stesso, e di conseguenza la perdita di contatto con i canoni di quello che si definiva buon gusto, sono entrati a pieno titolo nell’immaginario comune. Per molti rappresentano anzi un traguardo ambito, verso cui tendere con tutte le proprie forze.

A parte questo, prodotti simili rappresentano un ulteriore tassello nella costruzione di una realtà in cui ogni relazione tra l’insieme dato da funzioni, possibilità d’uso del prodotto e prestazioni nei confronti del prezzo di vendita viene troncata. Cosicché proprio il prezzo stellare, e di conseguenza alla portata di pochissimi, diviene un valore in quanto tale, del tutto a sé stante.

Siamo di fronte così a un fenomeno perfettamente in linea con le prospettive attuali a livello politico-sociale, dominate proprio dalla crescente rarefazione del denaro circolante e dell’abbattimento conseguente del valore medio del lavoro umano. Dunque di un aumento esponenziale dell’importanza, materiale e simbolica, della carta-moneta, semplicemente in funzione della legge della domanda e dell’offerta.

Uno scenario simile ha quale prima conseguenza l’approfondirsi verso proporzioni inimmaginabili solo qualche decennio fa, e tipiche di un nuovo medioevo, del gap censuario tra la sparuta minoranza che compone la parte alta della società, quella cui si rivolge appunto la-cuffia-delle-meraviglie, e tutto il resto di un’umanità espropriata persino della coscienza di sé, quindi definitivamente incapace di progettare anche soltanto un nuovo percorso di emancipazione.

Ecco allora che il prezzo sproporzionato di oggetti simili diviene il valore proprio di un’etica capovolta e delirante, innalzato a simbolo para-religioso, in confronto a cui ogni altra valutazione, e più che mai quella di merito e di metodo, è destinata per forza di cose a diventare insignificante.

Di fronte a quel totem, masse scientificamente private delle più elementari attitudini al raziocinio, anche in virtù di procedimenti simili a quello che fa perno sull’oggetto di cui stiamo parlando, potranno genuflettersi in adorazione. Dell’oggetto in quanto tale, ma soprattutto delle condizioni economiche e sociali propedeutiche al suo possesso.

8 thoughts on “La cuffia delle meraviglie?

  1. L’uomo è da sempre sensibile al fascino dell’esclusività. Queste cuffie sono solo un esempio di modesto valore.
    Ma, a parte la polemica feroce sul prezzo, le cuffie come suonano?

    1. Ovviamente non mi è stato possibile verificare di persona il suono della cuffia.
      A dirla tutta, se per assurdo me lo avessero offerto credo che avrei rifiutato senza pensarci un istante.
      Per farsi un’idea al riguardo la cosa migliore è visionare per intero il filmato di presentazione, linkato nell’articolo.
      Nonostante le sue parole, mi sembra che lo stesso videorecensore non fosse molto convinto.

  2. Ah, dimenticavo: probabilmente gli acquirenti di queste “cuffie di Lourdes” sbatteranno in faccia ad amici e sodali il prezzo corrisposto per questo “miracolo” !!!
    E via con la successiva ostentazione
    Saluti

    1. Buongiorno Salico, concordo anche se trovo esagerata la sua ironia sull’argomento. Non sara’ mica invidia la sua?……
      Cordialmente

      1. Caro Stasi, qualcosa mi sfugge: lei concorda sui contenuti e biasima la mia ironia!!!??
        Ma scusi, lei come commenterebbe un acquisto come questo?
        Chi compra un “oggetto” del genere o è uno……sprovveduto (non dico altro per non essere bannato dall’amministratore) oppure è una persona consapevole dell’assurdità del prezzo proposto e, di proposito, sfoggiarlo come status symbol; dunque quale invidia per un soggetto di questo genere? Suvvia….
        Attendo lumi…
        Saluti

  3. Scusate ma non riesco a frenare le risate….
    Ma seriamente esiste gente disposta a questo pur di apparire?
    Ed io che credevo che il top fosse rappresentato dall’acquirente delle casse vintage di cui all’altro articolo!!!
    Roba da non credere…

  4. Sono d’accordo riguardo alla mossa pubblicitaria, anche se non so quanto possa essere efficace.
    Ho guardato la videoclip e il tipo mi sembra flashato. Anch’io ho avuto l’impressione che la prova d’ascolto non sia stata molto convincente.

  5. Una cuffia a 50.000 euro è follia pura.
    L’amplificatore poi sembra una lapide funeraria.
    Magari è solo una mossa pubblicitaria.

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