I file del Gran Galà

Tra gli scopi per cui ho deciso di includere un dispositivo di registrazione dall’efficacia almeno accettabile nell’equipaggiamento di Il Sito Della Passione Audio, c’è anche quello di dare ai suoi frequentatori la possibilità di non doversi limitare a leggere i resoconti delle mostre di settore, ma di poter valutare di persona la sonorità degli impianti in esse dimostrati. Sia pure con l’intermediazione di un oggetto che ha i suoi limiti e per forza di cose va a sovrapporre le proprie caratteristiche soniche a quelle d’origine.

Si tratta delle limitazioni tipiche del mondo reale, con cui lo si voglia o meno occorre continuare a fare i conti. Per quanto molti provino in ogni modo possibile, e va riconosciuto con un certo successo, a dipingere una realtà di comodo, di fantasia o definibile come meglio si crede. Fatta su misura per il pubblico che si desidera raggiungere, o meglio affabularlo mediante una narrazione in apparenza condivisibile ma priva di qualsiasi legame con i dati di fatto e sempre più densa delle opinioni con cui si pretende di sostituirli.

Così oggi non solo si ritiene possibile e anzi doveroso avere tutto e tutto il suo contrario, con l’ovvia conseguenza di non avere nulla dell’uno e dell’altro, senza peraltro rendersene conto. Si sta perdendo anche la capacità di distinguere tra causa ed effetto, come di comprendere l’incompatibilità di fondo tra elementi tra loro in antitesi e prima ancora i motivi che li rendono tali.

Questo avviene un po’ a tutti i livelli, in primo luogo su quello semantico e più che mai dell’immagine, non a caso assurta a valore assoluto, incontrastato e anteposto agli stessi contenuti, derubricati ormai tra le varie e eventuali. Non a caso, allora, quella che Orwell ha definito a suo tempo neolingua sta acquisendo un passo dopo l’altro la preminenza, proprio perché è per il suo tramite che si riesce a indirizzare il pensiero comune.

Sono le parole, infatti, che influenzano la nostra mente e i suoi meccanismi funzionali nella costruzione nell’articolazione del pensiero. In assenza di alcune di esse, a seguito della loro sostituzione con altre più convenienti, come pure con la messa al bando di quelle scomode, è possibile allestire dei veri e propri recinti concettuali, i cosiddetti frame cui si è fatto più volte riferimento in passato, che funzionano da confini invalicabili, necessari per la diffusione del pensiero corretto, che a quel punto fa presto a diventare unico.

Ecco perché allora diventa non necessario ma proprio impellente svincolarsi da meccanismi del genere, tornando innanzitutto a dare al dato di fatto concreto il rilievo che merita. Un modo possibile, adatto al caso nostro, sta appunto nel catturare quanto era nell’aria nell’evento di nostro interesse. Così da affidarne al singolo la verifica, in base alla sensibilità e alle capacità di discernimento di cui è naturalmente dotato, e il compito di farsi un’idea personale al riguardo.

Come dicevamo, anche il sistema prescelto allo scopo ha i suoi limiti, nessuno si sogna di negarlo. Resta da vedere se siano più o meno pesanti del dover accontentarsi, com’è accaduto finora, della parola tramandata, e se sia più indicato riconoscerli e accettarli per quello che sono oppure non avere nulla del tutto. Che poi sono le condizioni della maggioranza, ossia di quanti non si sono potuti recare alla manifestazione il cui resoconto è stato messo in linea nei giorni scorsi.

Dal mio punto di vista, l’impiego del Tascam DR 40 nella visita al Gran Galà del 35ennale ha avuto innanzitutto una funzione sperimentale. Non ero sicuro al 100% che i limiti propri del dispositivo di registrazione, e in particolare dei microfoni ad esso in dotazione, fossero tali da permettere alla sonorità di ogni saletta, e soprattutto alle differenze dell’una rispetto alle altre, di porsi in evidenza nel modo dovuto.

Il riascolto dei file comparato con l’esperienza fatta di persona, ancora fresca risalendo solo a poche ore prima, ha permesso innanzitutto di stabilire alcuni punti fermi.

In questo sono stato aiutato anche dal numero contenuto degli impianti dimostrati, che se per il visitatore medio può essere stato un elemento di disappunto, per il tentativo di cui stiamo parlando ha avuto una valenza positiva. Proprio perché con un numero di sale maggiore sarebbe stato più difficile tenere a mente con precisione le caratteristiche di ognuna, e poi metterle a confronto con i file registrati.

 

L’udito e il microfono

Sebbene non si potesse stabilire fino a che punto i file avrebbero consentito di eseguire una comparazione in termini assoluti della qualità sonora espressa in ogni saletta, come vedremo forniscono  almeno un parametro di valutazione relativa di buona efficacia e pari utilità. Forse non accontenterà chi ambirebbe magari ad acquisire il meglio dell’esperienza d’ascolto ottenibile nella presenza diretta alla manifestazione, pur senza avervi presenziato, per il loro tramite ci si può fare un’idea della situazione che in essa è andata delineandosi.

Un’esperienza siffatta è portatrice di un aspetto se vogliamo collaterale nell’ambito del discorso che stiamo facendo, ma che in termini generali ha forse un’importanza ancora maggiore. Ci pone infatti di fronte alla riprova che il dispositivo utilizzato allo scopo, e in particolare il suo sistema di trasduzione, funzionano in maniera del tutto diversa dall’udito umano.  Questo ovviamente lo si comprende nel momento in cui si è potuta fare l’esperienza diretta dell’ascolto in ciascuna saletta e poi si va a riascoltare quanto catturato via microfono e registratore.

Si può dire anzi che le due cose non abbiano moltissimi aspetti in comune. Questo è il motivo di fondo per cui qualunque misura eseguita su un’apparecchiatura audio ha un legame del tutto aleatorio con l’esperienza d’ascolto diretta. Proprio in quanto il complesso del sistema uditivo e il microfono con relativo registratore sono due cose profondamente diverse. Come tali danno risultanze che non possono essere messe in relazione diretta e prese ad esempio per una valutazione esaustiva in termini assoluti.

Possono risultare alquanto più indicati per eseguire valutazioni in termini relativi, ma sempre e solo nella consapevolezza che riportarli a un rapporto di pariteticità con l’esperienza diretta non solo non è possibile, ma qualora li si volesse forzare a tale proposito, se ne ricaverebbero indicazioni in gran parte fuorvianti.

Questo le testate più legate all’oltranzismo misurista ovviamente non lo dicono, e neppure lo vogliono sentire. Motivo di fondo per cui con la loro pretesa di fornire dati oggettivi, cui vorrebbero attribuire una totale incontrovertibilità, si sono allontanate sempre più dalla concretezza di quel che i prodotti da esse presi in esame possono offrire. Finendo appunto con il costruire una realtà parallela che come vedremo presto nel dettaglio, con quella del mondo reale non ha praticamente più nulla a che vedere.

 

Il valore dei parametri relativi

Se in assoluto le registrazioni di cui più avanti sono indicati i link per lo scarico non possono che avere un significato parziale, permettono comunque di esprimere una serie di valutazioni non di poco conto se le si considera in termini relativi. Ossia se le si mette a paragone le une con le altre.

Questo appare in buona evidenza già a partire dai primi due file che andiamo ad ascoltare, ricavati da due momenti diversi della dimostrazione dell’impianto presente nella saletta LA Sound.

 

Il primo riguarda un brano noto praticamente a tutti gli appassionati, almeno quelli che ascoltano musica moderna. Si tratta di “Wish you were here”.

La sua registrazione di studio però denota limiti palesi, come tali in grado di influenzare in maniera sostanziale il comportamento di qualsiasi impianto. Dunque se anche può avere un impatto emozionale fondamentale ai fini dell’esperienza d’ascolto nel suo insieme, si rivela del tutto inadatto per una valutazione qualitativa del sistema di riproduzione che abbia una qualche attendibilità.

In termini relativi, invece, ossia nel confronto fatto da ciascun ascoltatore con quello che sa di poter riuscire a ricavare da quel brano quando lo riproduce con il proprio impianto, stante la possibilità di fare riferimento a un termine noto, l’ascolto di un brano simile, può rivelarsi maggiormente significativo rispetto a uno che dimostri ben altra eccellenza sonica. Proprio perché è possibile fare un confronto con quanto si conosce già.

Ponendo in parallelo questo esempio con le altre registrazioni delle sonorità percepite nelle diverse salette della mostra, si comprende che anche una possibilità di valutazione limitata a termini relativi, come quella offerta dalla procedura che stiamo valutando, sotto certi punti di vista va può assumere un significato maggiore di una in termini assoluti, ma priva di qualsiasi elemento di paragone.

Prima di passare oltre vorrei ringraziare la gestione dello stand, per la disponibilità a ripetere per una seconda volta la riproduzione di questo brano, immediatamente dopo la prima, e anche il pubblico presente nella saletta per la pazienza dimostrata. Vi ero entrato quando il brano era ormai quasi terminato, il che ne avrebbe reso la registrazione priva di ogni significato o quasi. Rilevata la cosa mi è stato offerto di poterlo ascoltare una seconda volta, da cui è tratto il file linkato.

 

Sembra un altro impianto ma è sempre lo stesso

La seconda registrazione disponibile per lo scarico riguarda il brano riprodotto subito dopo nella stessa saletta. Il vero e proprio salto della qualità sonora farebbe immaginare si tratti di un altro impianto e di un’altro ambiente. Invece no, sono sempre gli stessi, ripresi peraltro a pochi secondi di distanza. il che pone in un’evidenza marchiana l’importanza della qualità della registrazione e del fare ingresso in ogni stand nel momento più opportuno, alfine di comprendere le effettive doti di ciascuno degli impianti dimostrati.

Infatti se vi si capita durante un brano non del tutto adeguato si possono ricavare impressioni del tutto fuorvianti.

Questo spiega l’importanza fondamentale per la scelta delle tracce da riprodurre durante questo genere di eventi, cosa che invece ha dato spesso l’idea di essere lasciata per buona parte al caso.

 

Il master analogico

Il terzo file linkato è relativo alla registrazione effettuata durante l’ascolto del master analogico di un brano eseguito da Enzo Pietropaoli insieme al suo gruppo.

Anche se l’impianto utilizzato allo scopo non era il migliore della manifestazione, ammesso se ne potesse attribuire la palma a uno di quelli presenti in maniera univoca, la qualità della registrazione ricavata da quell’ascolto è di gran lunga la più naturale e realistica. A ulteriore dimostrazione di quanto detto nel resoconto della manifestazione.

Non credo servano molte altre parole per descrivere il dato di fatto, se non per sottolineare che alla fin fine, sia pure nelle limitazioni sostanziali insite nel dispositivo di ripresa, dai file ottenuti e condivisi è possibile anche ricavare una qualche valutazione assoluta, dotata oltretutto di buona approssimazione alla realtà.

 

Come rendere l’elettrostatico?

I due brani che seguono sono stati catturati nella saletta di Import Audio, in cui operavano due coppie di diffusori elettrostatici. Il primo riguarda quella di dimensioni inferiori, caratterizzata da un’emissione così ampia e realistica da indurre l’impressione che a suonare fosse invece quella più grande.  A me sembra che anche nell’ascolto attraverso una cuffia almeno decente, sempre raccomandabile per i file così realizzati, si riesca ad avere un’idea dell’ampiezza d’immagine dei diffusori e della velocità di risposta alle variazioni più repentine del segnale audio, tipica dell’elettrostatico.

Siccome però potrei essere influenzato dal ricordo delle impressioni ricavate nella visita di persona nella saletta, lascio a ciascuno il compito di farsi un’idea propria al riguardo.

Il passaggio ai diffusori più grandi, sia pure con un brano sostanzialmente diverso per genere musicale e tipo di sonorità, mi sembra dia un rilievo anche maggiore alle prerogative dell’elettrostatico. In questo caso di un esemplare  puro e non di un ibrido come quello ascoltato nel file precedente. In buona misura se ne possono apprezzare, o meglio intuire,  anche capacità e velocità di risposta alle basse frequenze, come nel passaggio al secondo 30 e successivi del file. Dunque, seppure le limitazioni proprie dei microfoni a corredo del registratore utilizzato per forza di cose non possono spingersi a determinati livelli prestazionali, riescono comunque a dare un’idea delle condizioni verificatesi nell’ascolto dei diffusori in questione.

Anche questo potrebbe essere un punto a favore della pratica inerente la registrazione dell’emissione di un impianto, la cui utilità di fondo è stata messa in discussione.

 

La relazione tra esperienza diretta e ascolto della registrazione

Ci sono casi in cui l’esperienza diretta non trova conforto nella verifica della registrazione ad essa relativa. Un esempio è dato dall’ascolto del file catturato nella saletta allestita da Ethos, dalla cui visita ho tratto indicazioni senz’altro positive. Invece trovo la registrazione per nulla soddisfacente e manchevole delle caratteristiche che mi hanno impressionato favorevolmente nella visita di persona.

I motivi potrebbero essere diversi, a iniziare dal posizionamento dei diffusori, molto distanziati tra loro, che quindi ha obbligato a eseguire la registrazione da un punto piuttosto lontano per non trovarsi con le sorgenti sonore esageratamente fuori asse rispetto all’orientamento dei microfoni. Un altro motivo potrebbe essere dato dall’aver sfruttato il lato corto corto della saletta, peraltro piuttosto ampia, nel posizionamento dell’impianto, scelta non so quanto pagante che ha già dato riprova in altre occasioni delle sue controindicazioni.

Anche questa però è tutta esperienza, che è probabile trovi in futuro il modo di mostrare la sua utilità.

 

Analogico e digitale

Questa breve carrellata ha il suo epilogo nelle registrazioni eseguite presso la saletta Audiosilente – Capecci.

Il primo brano riguarda l’impiego del giradischi Blackstone, che spiega ancora una volta come da sperimentazioni simili sia possibile trarre anche qualche indicazione di carattere assoluto. La fluidità di emissione è infatti percepibile senza difficoltà e dimostra una delle prerogative di rilievo maggiore della sorgente. Il brano potrebbe non essere tra i più indicati, ma permette comunque di assaporare le peculiarità tipiche dell’ascolto da analogico, sia pure passato attraverso le forche caudine di una digitalizzazione pesante come potrebbe essere definita quella eseguita dal Tascam DR 40 in modalità “formato CD”.

Il file realizzato quando si è passati all’impiego della sorgente digitale, imperniata su un lettore CD CEC utilizzato come trasporto e DAC Capecci con uscita valvolare, pone in evidenza se vogliamo drammatica la dinamicità e il piglio estroverso dell’impianto presente nella saletta.

 

Considerazioni a margine

Va detto innanzitutto che le registrazioni qui condivise non sono state sottoposte ad elaborazione alcuna, punto fermo numero uno di qualsiasi registrazione presentata in questo spazio. Gli unici interventi hanno riguardato funzioni di edizione, riguardanti essenzialmente le dissolvenze in entrata e in uscita a ciascun brano, alfine di evitarne troncature brutali.  Sottolineo ancora una volta che le registrazioni effettuate non hanno alcuna pretesa di oggettività ma sono state messe in linea nell’intento di offrire un resoconto più dettagliato della manifestazione svoltasi lo scorso fine settimana, dal quale ogni lettore possa ricavare in prima persona le impressioni del caso.

Non potrebbe essere altrimenti, date innanzitutto le condizioni in cui è stato possibile effettuare le riprese. Il posizionamento del registratore è stato quello concesso dalle condizioni di ogni saletta, e dal suo maggiore o minore affollamento al momento della visita. Quindi non è stato possibile scegliere il punto ipotizzabilmente più indicato, il brano eseguito o altro. Il che oltretutto sarebbe andato a discapito della verosimiglianza di tutta l’operazione. Proprio perché un qualsiasi visitatore non può scegliersi la sedia migliore della saletta ma deve accontentarsi di una di quelle libere e, nel momento in cui fa il proprio ingresso nell’ambiente in cui si tiene la dimostrazione, non può far altro che ascoltare il brano che si sta riproducendo.

Quindi, al di là della fattibilità o meno di determinate scelte, inerenti il porre sullo stesso piano tutti gli impianti, ammesso che ciò sia possibile, ho preferito attenermi alle condizioni tipiche in cui verrebbe a trovarsi l’appassionato-tipo in una manifestazione siffatta. Dove appunto trova un posto centrale in prima fila in una saletta, uno intermedio in un’altra, e così via.

L’unico elemento che ho cercato di rispettare, allora, ha riguardato l’equidistanza dei diffusori dal punto di ripresa, per motivazioni che è superfluo descrivere.

Come si può rilevare senza difficoltà, inoltre, il livello di ogni registrazione è diverso da quello delle altre. Questo innanzitutto per preservare al massimo l’aderenza del documento presentato a quelle che sono state le condizioni esistenti nella saletta di pertinenza. Poi anche per evitare di sottoporre il segnale catturato a ulteriori ricampionamenti, che andrebbero necessariamente a discapito del suo livello qualitativo, per quale che sia. Per lo stesso motivo, i file sono stati caricati direttamente in formato .wav invece che in flac, malgrado occupino uno spazio doppio.

Nel momento in cui gli ascoltatori dei file condivisi desiderino eseguire una verifica su valori di livello simile, quanto a pressione sonora, potranno agire senza difficoltà sul controllo di livello del dispositivo di riproduzione.

Le registrazioni sono state eseguite per mezzo dei microfoni in dotazione al DR 40, tutto sommato validi ma per forza di cose non paragonabili a buoni esemplari indipendenti. Per motivi che ritengo evidenti non sarebbe stato possibile ricorrere a quelli che utilizzo in genere per le riprese nella mia sala d’ascolto personale. Il loro ingombro, quello dello stativo necessario a mantenerli in posizione, la presenza dei cavi di collegamento, le difficoltà di trasporto eccetera rendono improponibile una scelta del genere, anche se i risultati delle registrazioni, in termini qualitativi sarebbero stati migliori. Nonché in grado di approssimare con precisione maggiore le condizioni d’ascolto che un qualsiasi visitatore avrebbe trovato.

Si potrà notare, infine, che diverse registrazioni sono affette da un brusio costante, dovuto al continuo discorrere dei visitatori, al trambusto dovuto al loro ingresso e uscita nella saletta, effettuati senza considerazione per le necessità di chi si trovava già al suo interno e così via.

A questo riguardo si può rilevare come nel riascolto in cuffia questa forma di disturbo risulti notevomente più fastidiosa rispetto al trovarsi sul posto di persona. Ciò sottolinea ancora una volta quel che abbiamo rilevato in precedenza, ossia il funzionamento molto diverso di un sistema microfono + registratore rispetto all’udito datoci da Madre Natura.

In secondo luogo le ho tenute così apposta. Dato che se anche avessi provato a ripeterle cento volte, i problemi sarebbero rimasti più o meno gli stessi. E poi perché magari qualcuno, potendo verificare in queste condizioni il fastidio generato da un comportamento siffatto, potrebbe ricavarne il proposito di osservare un maggiore rispetto nei confronti degli altri ascoltatori presenti in sala e degli impianti in esse allestiti.

So che si tratta di una battaglia contro i mulini a vento. Tuttavia continuo a chiedermi cosa si vada a fare in eventi simili o anche ai concerti se invece di ascoltare nel modo migliore e permettere di farlo anche agli altri, si passa tutto il tempo o quasi a discutere. Oltretutto a voce alta, nel tentativo di sovrastare il livello di pressione sonora percepito soggettivamente, allo scopo di farsi intendere dal proprio interlocutore.

Per il momento ritengo sia tutto, quindi non mi resta che augurare buon ascolto.

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