Hi-Fi e motociclette

di Russell Kingery*

 

Ho vissuto il periodo in cui l’industria dell’hi-fi è nata e l’ho vista crescere, dallo stadio del fai da te in un cottage al fenomeno che è oggi. Sebbene l’avvento della stereofonia sia avvenuto un po’ prima della mia epoca, era ancora abbastanza recente affinché abbia memoria di quanti realizzarono il loro impianto monofonico costruendo un grosso diffusore a tromba ripiegata, per usarlo con l’uscita a valvole di una vecchia radio cui avevano collegato i fili di un fonografo.

Ricordo di aver letto su una vecchia rivista l’articolo riguardante l’arrivo della stereofonia, in cui si lamentava la necessità di dover raddoppiare tutto, aggiungendo un altro amplificatore e un altro altoparlante. Lo si riteneva un grosso guaio per un miglioramento così piccolo, a parte per le nuove registrazioni stereofoniche della Decca, così reali di far credere di essere proprio li!
La percezione è una cosa strana: il burro di arachidi sembra buono finché non si assaggia un filet mignon!

Da giovane avevo un impianto mid-fi che suonava in maniera gradevole. Un sintoampli Technics da 25 watt con diffusori AKL Tower e un giradischi a cinghia di cui non ricordo la marca. Forse era un ADC, era grande e aveva un bel braccio a S. Per i primi anni ’70 era un bell’impianto.

Ricordo che anche se i miei amici avevano il loro impianto, il mio era ritenuto il migliore dei dintorni. Chissà se lo era davvero.

Il mio primo assaggio di high-end lo ebbi presso un rivenditore di Richmond, Virginia: Audio Art, attivo ancora oggi. Era all’incirca il 1985, l’impianto era composto da finali mono B&K Sonata con il loro pre, diffusori Vandersteen 2C e un bellissimo giradischi Sota con il piatto a vuoto d’aria. Era magico, i dischi di jazz suonavano come se il gruppo fosse li nella stanza. La loro estetica era senza stravaganze, dei cabinet scuri. Il pre aveva solo tre manopole, era pulito e semplice.

Il plinth in legno del Sota era il più impressionate e il design inusuale dei Vandersteen era molto moderno per quell’epoca.
Finii con il comperare proprio i diffusori, dato che avevo già un Adcom 555 con il suo pre. Li acquistai presso un altro negozio, non così hi-end come quello che aveva i B&K. L’addetto cercò di vendermeli, ma il mio Adcom era ancora nuovo e mi piaceva molto. Così ho finito per comperare un giradischi Denon in un terzo negozio, anch’esso di mid-fi. Il Denon sembrava quello che dava di più per il suo prezzo: 700 dollari nel 1986 erano un bel po’ per un giradischi. Gli montai una Ortofon da 160 dollari ed ero anch’io nel business!

Quel sistema non ha mai avuto la presentazione olografica del sistema B&K ma era lo stesso molto gradevole: spingeva all’ascolto di un disco dopo l’altro. Quella capacità di trasportare i musicisti nella stanza non l’ho mai ottenuta. Credo che il posizionamento degli altoparlanti, dovuto alle circostanze del mondo reale che obbligano a vivere con troppi mobili e tenere i diffusori così vicini alle pareti, non permettano quell’ultimo grado di realismo.

Dovrei posizionare i diffusori più vicini tra loro e meglio all’interno della stanza. Comunque per quello che ho, l’impianto suona in maniera gradevole. Riesco a percepire un accenno di realismo, il palco è appena dietro la parete di fondo. Se chiudo gli occhi, è oltre gli altoparlanti, come se la parete fosse scomparsa e la musica provenisse da un grande spazio aperto dietro ai diffusori.

Il sistema più realistico che ho ascoltato lo trovai sempre in quel negozio, Audio Art, quando tornai per comperare il mio lettore CD nel 1987. Era composto da dei Krell monofonici, preampli Klyne, e due lettori Sony ES da mettere a confronto per il mio acquisto. I diffusori erano dei Martin Logan Sequel. Allora costavano solo 2500 dollari, ma nel 1987 erano un sacco di soldi. Ho avuto molte volte la tentazione di prenderne una coppia usati, da allora. Forse un giorno avrò anch’io le mie Logan o magari delle Magnepan.

Mi piace molto la potenza dei diffusori Legacy che posseggo attualmente. Possono davvero scuoterti e hanno un equilibrio bellissimo, con un estremo superiore vellutato. Gli acuti sono molto morbidi, non attenuati ma neppure troppo presenti, sono liquidi ed estesi. Il basso è dove eccellono, le frequenze inferiori sono controllate e a fuoco. Oltretutto si estendono parecchio, sono molte le cose che fanno bene.

Del mio impianto il punto debole è il pre. Il Parasound Halo 3  non è assolutamente da buttare via ma non è al livello degli altri componenti. Nel momento in cui anche il pre sarà all’altezza, mi aspetto di migliorare molto in termini di realismo e presenza del palco.
Credo che un pre a valvole aggiungerebbe molto realismo al mio sistema, ma sto osservando anche modelli a stato solido, come un Krell. Quel marchio ne realizza alcuni che mi attraggono. Per me è importante il tape loop, dato che possiedo un registratore pro Sony Minidisc che uso per imparare nuove canzoni. È un gran bell’oggetto per qualsiasi musicista. Di sicuro non ha la qualità di una macchina a bobine, ma è molto superiore ai modelli a cassette e la possibilità di accesso diretto alle tracce lo rende perfetto per questo tipo d’impiego.

 

Harley Davidson e stereofonia

Stavo leggendo l’articolo “Guarda come si sente bene”, in cui si parla dell’attrattiva estetica delle apparecchiature moderne e di come le persone sono spinte ad acquistarle più per l’aspetto che per come suonano. Devo ammettere che il modo con cui un oggetto si presenta ha importanza per me. Non è la cosa più importante, ma non voglio brutti diffusori in casa mia!

Forse l’estetica ha importanza maggiore rispetto al colpo d’occhio iniziale: Possiedo una Harley Davidson, uno dei “road kings” con un mucchio di cromature. E’ una moto bella da vedere, con grandi scarichi che fanno un rumore fragoroso quando si dà gas. Qualunque moto può portarmi dal punto A al punto B, e molte giapponesi possono farlo meglio e più a buon mercato. Ma io apprezzo anche l’orgoglio del possesso. La mia moto attira l’attenzione, sono abituato alle persone che mi avvicinano quando ci vado in giro, alla gente piace! Vogliono parlarne e guardare, e poi le ragazze ne sono attratte e vogliono farci un giro. Provo un grande piacere quando vado per le strade di campagna e do potenza. L’aspetto e il suono di una moto sono importanti per l’esperienza che se ne trae dall’uso. Oltre all’orgoglio del possesso c’è anche il valore di rivendita che altri marchi non hanno. Una giapponese di 20 anni non ha valore o quasi, ma questa Harley vale ancora 7000 dollari. Mi piace averla per tutte queste ragioni, è più di una motocicletta, è arte. Una scultura semovente, una cosa di bellezza. Così gli impianti stereo non beneficiano anch’essi di tutto questo?

Se sei un’industria di amplificatori stereo, metti anni di ricerca nel tuo prodotto, selezioni accuratamente ogni pezzo e usi solo i componenti migliori. Gli interni sono una cosa da osservare e sei orgoglioso del tuo oggetto. Quello di cui ha bisogno è una scatola per tenere insieme il tutto. Ma tu vuoi che il tuo amplificatore si distingua, che da fuori rispecchi tutte le cure riservate all’interno. Vuoi che le persone siano orgogliose di possederlo, il suo aspetto dovrebbe suggerire la personalità del marchio, vuoi che rifletta ciò che sei.

Ora, sono d’accordo che molti esagerano. Spendono troppo del prezzo complessivo per l’estetica. Quei nuovi Dan D’Agostino o come si chiamano, amplificatori da 20.000 dollari con telai di rame massiccio, superfici e d’acciaio tirate a lucido e quel bellissimo strumento rotondo sul frontale. Anche Boulder fa un ampli da 20.000 dollari, ma è così piatto da sembrare una suora. Un contenitore squadrato verniciato argento, nulla più di una lettura digitale in un angolo, nessuna personalizzazione di sorta. Forse sono andati troppo in là nel senso opposto.

In effetti si rivolgono a un pubblico diverso. I Boulder sono privi di “nonsense”. Tutto va alla qualità del prodotto, mentre altri potrebbero desiderare i Dan D’Agostino. Chi li sceglie vuole qualcosa che impressioni i suoi amici quando lo guardano. Vogliono vedere un oggetto di bellezza per la spesa importante che hanno affrontato. Non è solo un amplificatore, è arte!

Immagino che personalmente cada nel mezzo. Non ho bisogno di vedere tutti quei soldi spesi per l’estetica, ma non penso neppure che il mio oggetto debba essere troppo semplificato. Il Krell che ho appena acquistato è un esempio, le alettature esterne hanno la loro funzione, il frontale è semplice, ha un aspetto vagamente industriale ma sempre gradevole e mi sento orgoglioso quando qualcuno entra e lo vede.

D’altra parte nei miei acquisti vengo influenzato dalle apparenze. Nessuno può ascoltare un amplificatore mentre guarda una foto a tutta grandezza sulle pagine patinate di una rivista. I designer allora fanno in modo che lo si desideri. Stavo osservando uno dei nuovi Pass, il prezzo è alto ma sono così belli. Quella luce blu nel grande indicatore sul frontale, mi piacciono proprio tanto! Anche se forse troppa parte del prezzo è destinata all’aspetto. Ma al dunque è una valutazione soggettiva: quanto si dovrebbe spendere per l’estetica? Ognuno ha la sua risposta.

Il mio punto di vista può essere considerato naive, poiché dà per scontato che tutti i coinvolti siano onesti. Immagino che io tenda a pensare il meglio delle persone, fino a che non abbia la prova del contrario.

Il tuo invece, in quell’articolo, riguarda più chi non si fida del suo udito ma conta sugli occhi per le scelte d’acquisto. Se l’aspetto è da vera hi-fi e costa come vera hi-fi, allora deve esserlo! Può sembrare una posizione molto impopolare essere in disaccordo con il venditore del negozio di hi-fi, quando ti spiega che quell’oggetto tanto costoso è proprio quello che vuoi.

Sono sicuro che non suoni male, ma impianti che suonano bene possono essere acquistati a prezzi terreni.

Una tra le immagini più olografiche che ho mai ascoltato era prodotta da diffusori da 2500 dollari. Sono sicuro che ce ne sono di migliori e non ho mai ascoltato, ma in compenso quelli peggiori si accumulano con grande rapidità.

 

Ascolta prima di comperare

Quante volte ho letto sui forum di persone che consigliano di non comperare fino a che non si è ascoltato l’oggetto inserito nel proprio impianto. Lo si dovrebbe prendere in prestito dal proprio rivenditore e tenerlo per una settimana, prima di decidere. Dove vivono queste persone, che riescono a  trovare negozi che prestano ai clienti apparecchiature e cavi tanto costosi?

Quel che è certo è che non ho mai sentito parlare di posti nelle vicinanze che ti lascerebbero uscire con qualcosa che non hai pagato. Molti accettano apparecchiature indietro se non si è soddisfatti, ma prima è necessario comperare. Inoltre credo si debba avere una ragione davvero importante per riportare indietro un oggetto. Forse se si ha un buon rapporto con un negozio e vi si è spesa qualche decina di migliaia di dollari, potrebbero essere inclini ad accontentarti? Se si vivesse a Beverly Hills o a New York, nei quartieri più esclusivi, le cose andrebbero diversamente?

L’ascolto approfondito prima di comperare è qualcosa che solo pochi riescono a fare. Naturalmente, dato che compero oggetti usati, non ho la possibilità di farlo. In passato ho pensato di di acquistare apparecchiature usate e rivenderle in un piccolo negozio tutto mio. Guardando i siti di annunci capita spesso di imbattersi in buoni affari: avendo una certa disponibilità di contante si potrebbero acquistare, così da mettere insieme impianti da far ascoltare alle persone della zona, che poi li acquisterebbero. Sono troppo vecchio ormai e non dispongo più di tutto quel contante, ma sarebbe stato il mio ideale. Un venditore di apparecchiature audio ha un lavoro eccezionale, dal mio punto di vista.

 

* Russell Kingery vive in Virginia, Stati Uniti. La sua formazione comprende un degree in scienze elettroniche, digitali e informatiche e ha lavorato nel settore dell’elettronica per molti anni. Oltre a essere un appassionato di lunga esperienza è un musicista, suona il basso in un gruppo locale, e un tecnico del suono sia in studio di registrazione che dal vivo.

 

 

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