RISONATORE SCHUMANN AUDIO 2C

Tra le possibilità di miglioramento per le doti sonore dell’impianto che si sono rese disponibili di recente, c’è quella riguardante l’impiego del risonatore, o generatore, di Schumann.

L’impiego di apparecchiature simili è già noto da qualche anno, sebbene la loro diffusione sia rimasta alquanto marginale. Da un lato per via del loro costo, almeno per quanto riguarda quelli di produzione industriale, dall’altro perché è immaginabile che l’appassionato medio non sia disposto ad attribuire la propria fiducia a un oggetto la cui funzionalità, e soprattutto gli elementi su cui interviene, sono difficili da comprendere.

Infatti il generatore di Schumann non si collega all’impianto, ma va semplicemente posizionato nell’ambiente d’ascolto e li lasciato a irradiare la sua risonanza.

 

PRINCIPI FUNZIONALI

Senza voler scrivere un trattato sulla questione, vediamo per sommi capi di cosa si tratta.

Tra il globo terracqueo e la parte superiore dell’atmosfera, detta ionosfera, esiste una cavità, utilizzabile per la trasmissione a distanza di energia. La possibilità di tale impiego fu definita da Nikola Tesla fin dagli inizi dello scorso secolo, nel 1905. Al genio croato, artefice dello sviluppo della corrente alternata e delle trasmissioni radio, la cui paternità venne attribuita erroneamente a Marconi che sfruttò i suoi studi, si devono infatti le prime osservazioni documentate delle risonanze elettromagnetiche globali, che formarono la base del suo sistema per la trasmissione energetica senza fili.

Per eseguire esperimenti al riguardo costruì la Wardenclyffe Tower, che purtroppo venne distrutta da un incendio, non prima che riuscisse a inviare quantità enormi di energia a grandissima distanza.

La sue scoperte riguardo alla possibilità di sfruttare una fonte di energia virtualmente illimitata, mediante apparecchiature non troppo complesse, non hanno mai trovato ampia diffusione. Anche per via degli interessi dell’industria dell’energia basata sulle sorgenti convenzionali, come quelle fossili, e del sistema economico-politico che vi ruota attorno.

Il che non vuol dire che al loro riguardo l’interesse sia scarso, tanto è vero che alla morte di Tesla, avvenuta in solitudine e in povertà, la sua residenza venne frugata e ripulita da cima a fondo dai servizi segreti americani, che si impossessarono di tutta la documentazione riguardante i suoi studi, mai interrotti.

Quegli studi sono ancora oggi custoditi gelosamente dal segreto militare, probabilmente sulla base della considerazione che dare a tutti una fonte di energia libera e gratuita sarebbe troppo pericoloso per gli equilibri geopolitici ed economici mondiali.

La Wardenclyffe Tower e i laboratori attigui
La Wardenclyffe Tower e i laboratori attigui

 

LA FREQUENZA FONDAMENTALE DELLA TERRA

La cavità esistente tra terra e ionosfera è caratterizzata da una risonanza elettromagnetica che lo scienziato tedesco Winfried Otto Schumann calcolò teoricamente nel 1952 in 7,83 Hz, valore poi comprovato negli anni successivi. Per questo oggi è nota come risonanza di Schumann e viene definita come la risonanza naturale del globo terrestre.

La Terra ha dimensioni limitate, le quali fanno si che la guida d’onda presente tra di essa e la ionosfera agisca come una sorta di cavità di risonanza per le onde elettromagnetiche nella banda ELF, Extremely Low Frequencies.

La cavità viene eccitata naturalmente per mezzo dell’energia liberata dalle scariche dei fulmini. Le risonanze di Schumann sono osservabili nello spettro di potenza del rumore elettromagnetico naturale di fondo, in forma di picchi che ricadono nelle frequenze attorno a 7,83 Hz, che rappresenta la fondamentale, e a 14,1 Hz, 20,3 Hz, 26,4 Hz e 32,4 Hz.

La risonanza di Schumann e i suoi multipli
La risonanza di Schumann e i suoi multipliLa frequenza fondamentale delle risonanze di Schumann è un’onda stazionaria che ha una lunghezza corrispondente alla circonferenza della Terra. Il suo valore può variare a causa di alcuni fattori, tra i quali le perturbazioni della ionosfera indotte dal Sole, che comprimono la parete superiore della cavità. Le frequenze superiori sono divise da intervalli di circa 6,5 Hz, caratteristica che viene attribuita alla geometria sferica dell’atmosfera.

La frequenza di Schumann, dunque, può essere vista come quella fondamentale del globo terracqueo, cui gli esseri viventi sono esposti fin dalla notte dei tempi, e in quanto tale costituisce uno tra gli elementi propri dell’ambiente in cui la vita è nata e poi si è sviluppata e diffusa.

Le conseguenze indotte negli esseri viventi dall’esposizione alle onde di Schumann possono essere meglio comprese in base al fatto che la NASA, l’ente spaziale americano, ha utilizzato proprio dei generatori di Schumann nei veicoli spaziali destinati a restare a lungo fuori dall’atmosfera terrestre, al fine di mitigare le sindromi indotte negli astronauti dalla vita nello spazio.

Le attività umane, ormai sempre più spesso caratterizzate da emissioni a frequenze superiori rispetto a quella di Schumann, dai 50 Hz delle reti di distribuzione dell’energia elettrica alle centinaia e migliaia di MHz delle emissioni radio e delle reti telefoniche cellulari, hanno fatto si da produrre non solo inquinamento elettromagnetico, ma anche un effetto di mascheramento per le onde di Schumann, la cui “ricezione” da parte degli esseri viventi può risultare attutita.

Per questo motivo, già da tempo sono in commercio generatori di onde Schumann destinati alle applicazioni cosiddette di benessere, il cui scopo è proprio ripristinare condizioni almeno in parte simili a quelle esistenti prima del diffondersi in maniera così capillare delle emissioni di energia ad alta frequenza.

Ad esse si attribuiscono un miglioramento del rilassamento, della meditazione, delle fasi veglia-sonno e una riduzione dell’insonnia.

La terra e la cavità della ionosfera da cui trae origine la risonanza di Schumann
La terra e la cavità della ionosfera da cui trae origine la risonanza di Schumann

Un elemento che sottolinea l’interdipendenza tra le onde Schumann e la vita umana consiste nel fatto che le onde cerebrali, e la loro classificazione, ne ricalcano precisamente le frequenze-base. Il limite tra onde Theta, relative alla fase del sonno R.E.M, e onde Alfa, proprie della veglia a occhi chiusi e delle fasi immediatamente precedenti l’addormentamento è situato a 7,8 Hz. A 14,1 Hz c’è il passaggio alle onde Beta, caratteristiche del soggetto cosciente.

Altre ricerche, tra cui quelle del biologo Montaigner, hanno messo in relazione la risonanza di Schumann e il DNA.

 

LE ONDE SCHUMANN IN CAMPO AUDIO E MUSICALE

Probabilmente è dalla scoperta, casuale, che gli effetti dei risonatori di Schumann non influiscono solo sul benessere individuale ma anche sulla riproduzione sonora, che tali dispositivi sono andati diffondendosi in campo audio. Non solo in ambito amatoriale, ma anche e soprattutto in quello professionale, in cui hanno trovato un impiego piuttosto ampio.

Sperimentazioni sono state effettuate anche nell’ambito dell’esecuzione musicale. Vi sono musicisti che hanno ripudiato completamente il La a 440 Hz, a suo tempo stabilito per la sensazione di maggiore brillantezza conferita alla sonorità delle esecuzioni musicali rispetto alla frequenza di 432 Hz, per passare al La a 422,82 Hz, che è multiplo intero della frequenza di Schumann, arrotondato a 423 Hz. A loro dire, la musica così eseguita assume una profondità e una capacità di penetrare materialmente l’udito e l’organismo umano, oltre alla psiche, tali da causare il rifiuto totale e definitivo di accordature a frequenza diversa.

La risonanza di Schumann
La risonanza di Schumann

Il funzionamento del generatore di Schumann si basa appunto sull’emissione in ambiente di quantità limitate di energia, alla frequenza di 7,83 Hz. L’emissione non avviene attraverso l’impianto audio, ma direttamente nell’ambiente, per mezzo dell’antenna di cui sono equipaggiati tali dispositivi.

Come abbiamo detto, allora, il generatore di Schumann non va collegato all’impianto, ma semplicemente attivato nell’ambiente d’ascolto.

Tali condizioni operative fanno si che l’influsso di tale dispositivo non sia valutabile immediatamente, come avverrebbe agendo su una levetta o un selettore per commutare l’attivazione di un controllo di tono o l’inclusione di un elaboratore nel percorso del segnale. Questo può causare nelle fasi iniziali una certa difficoltà nel comprenderne l’effetto.

Proprio per le sue modalità funzionali il generatore di Schumann va lasciato lavorare in pace, assieme al nostro udito, per un certo periodo. Diciamo per qualche istante affinché possa “saturare” l’ambiente con la sua emissione. Gli effetti della quale, infatti, divengono meglio percepibili quando si segue una procedura simile.

Winfried Otto Schumann
Winfried Otto Schumann

I costruttori che realizzano su scala industriale dispositivi simili consigliano di lasciarli sempre accesi. Senza arrivare a tanto, basta lasciarli agire per qualche tempo al fine di verificarne i benefici.

 

IMPRESSIONI D’IMPIEGO

L’effetto meglio percepibile del generatore di Schumann va a influire sul fronte sonoro. Che appare più ampio, tridimensionale e dai piani meglio separati, ma soprattutto meno legato nella sua percezione soggettiva alla posizione in cui si trovano gli altoparlanti, e poi anche alle loro dimensioni fisiche.

La riproduzione quindi è più nell’aria e verosimile, il che determina il ridursi della componente attribuibile soggettivamente alla sua natura, appunto, di riproduzione, in favore di sensazioni di maggiore realismo. Quanto più la qualità di riproduzione è elevata all’origine, tanto più l’effetto dello Schumann sembra divenire convincente, proprio in termini di realismo e di presenza in ambiente dello strumento o dell’evento riprodotto.

L’organo Hammond, forse per la ricchezza armonica della sua emissione, acquisisce una luminosità, un dimensionamento spaziale che ne rendono l’ascolto ben più avvincente. Lo stesso avviene con il pianoforte.

Qui si ha una certa contraddizione, che non so spiegare e quindi mi limito a prenderne atto, data la sua evidenza. Sebbene l’effetto del generatore di onde Schumann sembri risultare più godibile nei suoi effetti quando la qualità di riproduzione all’origine è maggiore, il dispositivo dimostra di poter influire positivamente anche sulla riproduzione di impianti di qualità molto bassa. Come ad esempio il sistemino 2.1 da 30 Euro che utilizzo per il personal computer e spesso anche con lo schermo TV.

Dato che siamo arrivati a parlare di televisione, va detto che il generatore sembra in grado di migliorare anche la qualità di visione, sia pure in maniera meno evidente rispetto alla riproduzione audio. Le conferisce una maggiore saturazione cromatica e un effetto di definizione e separazione tra i piani dell’immagine nel suo insieme più evidente.

Tornando all’audio, un altro aspetto di rilievo concerne la perdita delle asprezze tipiche della riproduzione: le sonorità appuntite spesso in agguato con gli impianti mirati a ottenere le prestazioni soggettivamente superiori, vanno a mitigarsi dando spazio a una morbidezza e una rotondità che rendono l’emissione percettibilmente più armoniosa. Elemento che va a rafforzare ulteriormente le impressioni di realismo che si ricavano con l’impiego del generatore di Schumann.

Questo effetto di arrotondamento sembra trovare la sua evidenza anche nella riproduzione del contrabbasso, che anche con le elettroniche a stato solido acquisisce una dolcezza e un realismo in grado di meglio assimilarsi allo strumento vero, rendendo percettibile più facilmente il tocco delle mani sulla corda e le risonanze legnose della cassa.

Sempre per quel che riguarda la gamma bassa, o meglio quella bassissima, invece di apparire come una sorta di muggito, proprio per via delle frequenze in cui ricade la sua emissione, la pedaliera dell’organo acquisisce una ricostruzione più accurata. Non solo per la fondamentale, ma anche per gli armonici, con una riproposizione del contenuto spettrale tipico dello strumento più convincente.

Anche il dettaglio dà l’impressione di essere più preciso, o comunque molto meno difficoltoso da indagare nelle sue diverse componenti. Qui l’effetto sembra variare maggiormente da disco a disco, con alcuni che restano quasi del tutto assimilabili all’ascolto senza generatore, e altri invece che ne traggono un vantaggio inatteso.

Che si percepisca o meno un incremento in termini di introspezione, in funzione del disco riprodotto, il maggiore realismo di cui godono i solisti, tanto gli strumenti quanto le voci, si palesa in maniera palpabile con una regolarità molto maggiore. Anche qui in proporzioni variabili da una registrazione all’altra, ma sempre in modo tale da produrre un miglioramento evidente nei confronti di un ascolto privo dell’effetto Schumann.

Ciò si percepisce in particolare quando si è imparato a prenderne le misure, cosa per la quale è necessario un minimo di quello che si potrebbe definire acclimatamento. Proprio per via del fatto che si tratta di qualcosa di diverso da quello che si è abituati a rilevare nelle variazioni più consuete della qualità sonora, come quelle dovute alla sostituzione di una o più apparecchiature.

Questo significa che in una valutazione frettolosa o superficiale si potrebbe essere indotti a ritenere che il generatore di Schumann non abbia effetto alcuno. Soprattutto se si opera come si farebbe, poniamo, con un equalizzatore, spostando di continuo il commutatore da acceso a spento e pretendendo di sentire il cambiamento in modo immediato a livello di equilibrio timbrico.

No, qui le cose avvengono in maniera diversa, proprio per via del fatto che il generatore di Schumann non è collegato all’impianto e il suo influsso avviene nell’ambiente. Se utilizzandolo per la prima volta si agisce al fine di valutarne l’efficacia come si farebbe appunto con un equalizzatore, si rischia di non riuscire a percepire il suo effetto, anche per via del fatto che non si sa bene dove rivolgere l’attenzione e quindi cosa si deve ascoltare.

Questo risultato l’ho potuto verificare, anche con un ex collega di redazione, il quale probabilmente si aspettava di percepire a seguito della sua attivazione il tipico cambiamento repentino, che per forza di cose invece non trovava. Malgrado ciò, dopo una serie di tentativi, e di spiegazioni riguardo agli elementi sui quali doveva concentrare la sua attenzione, anche lui ne ha compreso gli effetti, sia pure nell’atmosfera alquanto caotica di una fiera di settore.

Viceversa, persone dall’udito più educato, come musicisti o persone che lavorano negli studi di registrazione  sembrano in grado di cogliere con più facilità gli effetti del risonatore.

Proprio perché ha bisogno di qualche istante per “saturare” l’ambiente con il suo effetto, il generatore di Schumann può essere meglio valutato nei suoi effetti in fase sottrattiva invece che additiva. Mi spiego meglio: anche se alla sua attivazione si potrebbe capire ben poco, va lasciato funzionare per un qualche tempo, diciamo venti-trenta minuti, preferibilmente nell’ascolto di una registrazione tecnicamente e timbricamente di livello impeccabile. Si ascolta con calma e in maniera rilassata, ovvero senza forzarsi a voler trovare a tutti i costi delle differenze, ma lasciando semplicemente fluire la musica e godendone come si fa in genere.

A un certo punto si inizia a comprendere che l’impianto sta suonando in maniera diversa dal solito, più musicale e con maggior naturalezza. A quel punto si può delegare a un assistente il compito di disattivare il generatore. Li per li sembra non accadere nulla, ma in capo a qualche secondo si percepisce in maniera piuttosto netta che la riproduzione sembra afflosciarsi. Proprio come accadrebbe a una torta di mele tirata fuori dal forno prematuramente. Anche se vista attraverso il vetro sembra gonfia e ben cresciuta, non appena la si estrae collassa su sé stessa.

Ecco, allo spegnimento del generatore di Schumann accade un po’ la stessa cosa. La sonorità perde le sue caratteristiche di dolcezza, armonia, ampiezza e tridimensionalità d’immagine ma soprattutto tende a rientrare all’interno dei diffusori, recuperando tutto il proprio connotato artificioso di riproduzione. A quel punto l’udito ne rileva lo scadimento, per quanto si continui a comprenderne il livello qualitativo, essendo effettuata da un impianto all’altezza.

Tornano a galla insomma le sue asprezze tipiche e quella caratteristica un po’ “artificiale”, che magari fino a un attimo prima di provare il generatore di Schumann poteva quasi sembrare un attributo qualitativamente rilevante.

L’emissione sembra diventare ossuta e segaligna, addirittura “stitica” se mi si passa il termine, che però ritengo il più descrittivo in merito alla sensazione concreta di ciò che accade.

So perfettamente che quanto descritto fin qui ha un carattere quantomai soggettivo, persino più di quanto accade di norma per la descrizione di apparecchiature audio più tradizionali.

D’altronde sono queste le impressioni che si ricavano dall’impiego di un generatore di Schumann e non posso che descriverle nel modo migliore chi mi riesce. Ciò non toglie che l’apporto di tale dispositivo possa assumere un’importanza notevole nell’equilibrio di un qualsiasi impianto, oltretutto ai fini di parametri riguardo ai quali è molto difficile ottenere risultati del genere procedendo con le modalità diciamo così tradizionali.

Comunque una volta che ci si è abituati al suo impiego non è difficile comprenderne i vantaggi, soprattutto se come già accennato si agisce per via sottrattiva.

In particolare quando accade di dimenticarsi di accenderlo. Dopo qualche istante di ascolto ci si trova inevitabilmente a chiedersi cosa ci sia che non va nell’impianto.

Un rapido controllo e l’accensione del generatore riportano in breve alle condizioni d’ascolto più godibili.

 

IL RISONATORE SCHUMANN AUDIO 2C

Come tutte le apparecchiature descritte in questo sito, anche il risonatore Schumann è stato realizzato inizialmente per il mio uso personale.

Le differenze rispetto a quelli in commercio riguardano principalmente tre elementi.

In primo luogo il ricorso alla componentistica più efficace per la sua particolare funzione, in luogo di quella del livello più economico possibile che ho avuto modo di riscontrare nei prodotti più noti di questa tipologia.

Questi ultimi adottano un’antenna realizzata su circuito stampato, scelta che si rivela pagante nella produzione di serie, data la sua maggiore praticità. Tuttavia una vera antenna a filo rimane più efficace, date le sue migliori capacità di irradiazione.

Il risonatore Audio 2C impiega inoltre una circuitazione che permette un’intensità maggiore della risonanza irradiata, che ne rende ancora più efficace l’impiego. A tale proposito, dal momento dell’adozione della circuitazione di efficienza migliorata, ho potuto rilevare che le incertezze negli ascoltatori diciamo così occasionali si sono ridotte praticamente allo zero.

Alcuni acquirenti che avevano già potuto verificare le prestazioni dei modelli più noti in commercio, si sono detti convinti che il risonatore Audio 2C produce un effetto più evidente e percepibile con maggiore facilità.

 

MODI D’USO

L’unico controllo posseduto dal risonatore è la levetta di attivazione, posizionata sul pannello frontale. L’antenna che fuoriesce dal retro va svolta e collocata nella posizione preferita, riguardo alla quale può essere conveniente fare qualche esperimento. Personalmente tengo il generatore su un ripiano della libreria che si trova sopra il mio impianto.

Il generatore può essere equipaggiato di spia lampeggiante, sincronizzata sul pulsare del circuito risonante. Alcuni utilizzatori trovano fastidioso il lampeggiare, caso in cui si può scegliere la versione a led fisso.

Date le dimensioni ridotte, il risonatore può trovare posto un po’ dovunque.

 

UN MODELLO PIU’ RAFFINATO

Su richiesta di un appassionato ho realizzato un esemplare con un contenitore in legno massello e credo che il risultato a livello estetico sia decisamente gradevole.

A quel punto tanto valeva fare qualcosa anche per la circuitazione e così ho pensato di utilizzare esclusivamente componentistica speciale. Condensatori NOS militari per l’alimentazione, potenziometro Bourns per la regolazione del circuito risonante, resistenze a strato metallico all’1%, condensatori audiophile, amplificazione mediante transistor serie speciale con reofori dorati.

L’alimentazione è sempre separata, a scelta del tipo switching oppure lineare. La switching dispone del proprio contenitore esterno, mentre per la lineare è previsto un contenitore apposito, sempre in massello.

La finitura del legno è a base di cera naturale

 

Ci sono poi altri modelli, quello a due generatori, entrambi operanti a frequenza Schumann, pari a 7,83 Hz, o altrimenti su una o due frequenze distinte da scegliere in base alle preferenze individuali. A quel punto non si tratta più di frequenza di Schumann, e quindi l’oggetto viene definito semplicemente “risonatore”, senza altri attributi. Può essere abbinato nel suo funzionamento al risonatore di Schumann vero e proprio, nell’impiego riguardante la riproduzione sonora. Il suo impiego favorisce un ulteriore ampliamento del fronte sonoro, in particolare per la sua estensione laterale, mentre la porzione centrale dell’immagine viene portata maggiormente in primo piano.

C’è infine il modello ad emissione codificata, operante sempre a frequenza di Schumann, ma secondo una sequenza composta da accensioni e spegnimenti di durata variabile, programmata dall’utilizzatore a seconda dei suoi desideri.

Informazioni sull’impiego e gli effetti del risonatore, testimonianze ed esperienze di utilizzatori e altre notizie sono pubblicate nell’articolo “Risonatori di Schumann, info ed esperienze“.